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La svolta del 1955 e la nascita di «Rassegna sindacale»

Il 1955 è un anno molto importante nella storia della Cgil. Le elezioni per le Commissioni interne alla Fiat si conclusero con una netta sconfitta della Fiom-Cgil, da quella sconfitta e dalla conseguente autocritica di Di Vittorio al Direttivo del 26 aprile 1955, prese le mosse un radicale ripensamento della linea politica adottata della confederazione fino a quel momento, che investì aspetti organizzativi e politiche contrattuali. Ciò si tradusse anche in un ripensamento e in una riorganizzazione degli strumenti comunicativi e propagandistici del sindacato. È in questo contesto che nasce «Rassegna sindacale».

In una circolare dell’ottobre 1955 firmata da Oreste Lizzadri, l’Ufficio Stampa e propaganda informava della decisione della Segreteria, di trasformare «Notiziario della Cgil» in «Rassegna sindacale», quindicinale di informazione, orientamento e dibattito. Si intendeva venire incontro alle numerose richieste delle camere del lavoro e dei sindacati, e mettere a disposizione dei quadri e dei dirigenti di ogni istanza, una pubblicazione che, accanto all’indispensabile compito di informazione e di documentazione, assolvesse anche

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quello dell’orientamento, attraverso le questioni sindacali più importanti del momento. Esigenza che la Cgil considerava ormai improrogabile155.

«Notiziario della Cgil» cessava quindi le pubblicazioni con il numero doppio 21-22 del novembre 1955. Non si trattò però di una vera e propria soppressione (la circolare parla infatti di una «trasformazione») perché il giornale divenne in pratica un inserto della nuova rivista. Non solo. «Rassegna sindacale», uscita a partire dal 15 dicembre 1955, aveva come direttore Antonio Tatò, già direttore del «Notiziario» (con la collaborazione di Spartaco Silvestri come segretario di redazione).

Il quindicinale era suddiviso in due parti: la prima era costituita da alcune rubriche, fisse e saltuarie, quali «Articoli», «Note e polemiche», «Recensioni», «Segnalazioni», «Lettere e quesiti a Rassegna». La seconda, intitolata proprio «Notiziario», era invece suddivisa in: «Attività sindacale», «Attività parlamentare», «Documentazione» e, a volte, «Leggi e giurisprudenza». In apertura di questa seconda parte, era presente anche la rubrica «Quindici giorni».

Questa formula a “due sezioni” rispondeva proprio all’esigenza di avere a disposizione un organo di stampa che fosse nello stesso tempo uno strumento di dibattito e orientamento (attraverso la prima parte) e di formazione e documentazione (attraverso la seconda), sviluppando quella scansione tra decisione e dibattito già impostata prima del 1955.

Il periodico si proponeva di seguire con il massimo spirito critico le posizioni della Cisl e della Uil, confrontandole continuamente con quelle padronali e con le esigenze e le aspirazioni espresse dai lavoratori cattolici, socialdemocratici, repubblicani, indipendenti. Intendeva studiare e valorizzare le esperienze che la Cgil andava man mano compiendo nelle fabbriche, negli uffici e nei campi, durante e dopo le lotte e guardando sempre alla necessità di rafforzare l'unità dei lavoratori e l'unità d'azione dei sindacati. «Un lavoro di conoscenza» era il compito che si dava «Rassegna Sindacale», che con i suoi scritti, le sue polemiche, i suoi giudizi, intendeva recare un apporto nuovo alle lotte della classe operaia e dei lavoratori per il salario, la libertà, il rispetto e l’attuazione delle norme della Costituzione156.

Nel luglio 1956, dopo l’uscita dei primi 16 numeri, l’Ufficio Stampa e propaganda e la redazione del quindicinale tracciarono un primo bilancio del giornale mettendo in evidenza gli aspetti positivi e negativi, sia per quanto riguarda il contenuto che la diffusione di esso157. Si rilevava da una parte che la scelta degli argomenti e la loro trattazione erano ad un livello

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ASCGIL, Circ. n. 1363, 18 ottobre 1955, Serie «Segreteria. Circolari». 156

Cfr. Introduzione, in «Rassegna sindacale», I, n. 1, 15 dicembre 1955, p. 1.

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ASCGIL, Promemoria su “Rassegna Sindacale”, 30 luglio 1956, allegato alla Circ. n. 1438, 2 agosto 1956, Serie «Segreteria generale. Circolari».

superiore rispetto a quello raggiunto da «Notiziario», valutando positivamente la partecipazione dei dirigenti sindacali alle discussioni (seppure in maniera ancora saltuaria), così come la collaborazione di personalità sindacali e politiche esterne alla Cgil, che oltre a dare lustro alla rivista, dimostrava la possibilità di far convergere attorno alla confederazione determinate forze politiche e sindacali.

Era però considerato insufficiente l’intervento della pubblicazione su problemi politici del movimento sindacale italiano, sul significato ed il valore degli aspetti nuovi che presentava la vita economica e produttiva italiana, sulle modificazioni che in relazione a ciò si andavano manifestando nello schieramento e nelle posizioni delle varie organizzazioni sindacali, sia del padronato, che dei lavoratori, che del governo.

Gli argomenti trattati erano in effetti troppo spesso “congiunturali”, legati affrettatamente ad un determinato avvenimento accaduto nell’arco dei quindici giorni trascorsi. Il contenuto politico-sindacale del quindicinale era ancora troppo esile e non si soffermava su quei problemi ed argomenti di fondo, attorno ai quali convergevano lo studio e la discussione del movimento sindacale nel suo complesso.

Secondo la redazione e l’Ufficio stampa, le deficienze del giornale erano causate da tre ordini di fattori: l’organizzazione e il meccanismo redazionale, che rendevano un po’ precaria la produzione degli scritti; il pubblico di «Rassegna», il suo mercato, il metodo e l’organizzazione della sua diffusione; la periodicità, che condizionava anche le prime due questioni. Si rendevano quindi necessari alcuni interventi, a partire dalla costituzione di un comitato permanente, che collaborasse alla redazione della rivista, organizzando la programmazione e la produzione degli articoli, assicurandone la consegna entro il termine fissato. Bisognava poi creare una rete di suoi “produttori” che si dedicassero sistematicamente alla diffusione del periodico per assicurare abbonamenti e vendita diretta158.

Il problema principale di «Rassegna» restava però il suo mercato e la sua periodicità. Il pubblico del giornale era costituito da due tipi di lettori distinti, legati alle due differenti parti del quindicinale. Difficilmente si sarebbe perso il lettore affezionato al vecchio «Notiziario» e alla sua natura formativa e documentaria, poiché la seconda parte del periodico era in grado di assolvere bene a queste funzioni. Era invece necessario conquistare nuovi lettori, rivolgendosi al pubblico della prima parte del giornale ed indirizzarsi verso i fruitori di riviste, sia quelle di partito che specializzate.

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Si sarebbe addirittura voluto raggiungere l’obiettivo della vendita nelle principali edicole e librerie dei maggiori centri del Paese.

Su questo aspetto incideva la periodicità delle uscite che rispondeva ancora alle esigenze che avevano portato alla pubblicazione del «Notiziario», cioè la necessità di un periodico inteso come bollettino d’informazione e documentazione su trattative, circolari, leggi. Se infatti nei primi anni di vita del rinato movimento sindacale, la prima necessità da soddisfare nei rapporti fra centro e periferia era quella di disporre di uno strumento che stabilisse una comunicazione frequente dal vertice verso la base, attraverso un periodico di natura essenzialmente informativa, questa esigenza era stata successivamente soddisfatta dai quotidiani, dalle pubblicazioni delle federazioni e dei sindacati di categoria, dalle circolari delle varie istanze. La seconda parte di notiziario si era quindi trasformata con il tempo e con il mutare delle esigenze del dirigente sindacale, acquisendo una funzione di consultazione. Come tale costituiva un strumento utilizzabile al di fuori di qualsiasi scadenza di termini e del pericolo di non giungere con la necessaria tempestività.

Per aumentare la diffusione, sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione, si decise allora di trasformare l’organo di stampa in un mensile, mantenendo la formula a “due sezioni” ma aumentando la foliazione così da implementare la parte dedicata agli articoli, agli studi, alle note, ai saggi ed alle recensioni, per rivolgersi quindi al pubblico delle riviste specializzate.

Dopo circa un anno di elaborazione e pianificazione159, nel febbraio-marzo 1958 uscì il primo numero mensile di «Rassegna sindacale». I direttori del giornale erano Agostino Novella e Fernando Santi, mentre il vice direttore responsabile era ancora Antonio Tatò160.

La rivista vera e propria si apriva con un editoriale e si articolava in diverse sezioni: «La nostra politica», «Cronache e commenti», «Studi, incontri, discussioni», «Letture del mese», «Sfogliando le riviste», «Dalle fabbriche, dalle categorie, dalle province», «I sindacati in Italia e nel mondo», «Lavoro ed economia in cifre». Veniva dunque dato un ampio spazio ad articoli, interviste, inchieste su temi di politica sindacale economica e sociale. Si commentavano e si criticavano i fatti del mese attraverso brevi editoriali e corsivi polemici o si faceva il punto della posizione della Cgil rispetto a quella del padronato, del governo, delle altre centrali sindacali, su diverse questioni, lotte, vertenze, battaglie parlamentari di

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L’Ufficio Stampa e propaganda ricevette l’incarico di elaborare il piano di trasformazione, distribuzione e finanziamento nel marzo 1957 (cfr. ASCGIL, Verbale di Segreteria, 12 marzo 1957, Serie «Segreteria»).Il piano venne approvato dalla Segreteria confederale tre mesi più tardi (cfr. ASCGIL, Verbale di Segreteria, 7 giugno 1957, Serie «Segreteria»). Ulteriori perfezionamenti vennero proposti successivamente anche dopo aver raccolto dei giudizi nei riguardi del contenuto, della formula e dell’utilità, presso le Camere, le Federazioni sindacali, le leghe e presso persone esterne alla Cgil. (cfr. ASCGIL, Per la trasformazione di “Rassegna sindacale” da periodico quindicinale in rivista mensile, 22 maggio 1957, b. 7, fasc. 135 «Stampa confederale», 1957, Serie «Segreteria generale. Atti e corrispondenza»).

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attualità. Si pubblicavano studi, profili, saggi, di fabbriche, di zone agricole o di settori produttivi e dei servizi; si analizzavano lotte ed esperienze organizzative esemplari, contratti collettivi, leggi sociali o accordi sindacali, con particolare attenzione verso quelli di carattere aziendale. Venivano infine presentati i testi integrali di alcuni documenti che riflettevano la vita, le posizioni, l’attività dei sindacati degli altri Paesi, ma anche del movimento sindacale italiano in tutte le sue componenti ed espressioni.

Il passaggio di «Rassegna sindacale» da quindicinale a mensile comportò anche il coinvolgimento un gruppo di dirigenti di rilievo e l’apertura ad un più largo e sistematico contributo di collaboratori161. La rivista fu quindi anche un tentativo di passaggio dall’oralità alla scrittura. Per la Cgil, infatti, la capacità di formazione autonoma e di riflessione dei quadri sindacali, era un problema di non facile soluzione. Come racconta Bruno Roscani, uno dei primi e più assidui collaboratori del periodico, esistevano delle difficoltà culturali, molti quadri intermedi sapevano solo parlare e non erano abituati a scrivere e questo era un problema che riguardava non solo i dirigenti delle strutture periferiche ma anche quelli del centro confederale162. Il coinvolgimento dei quadri Cgil nell’opera di arricchimento del giornale, li costrinse a confrontarsi con la scrittura giornalistica, in questo senso «Rassegna» ebbe quindi anche uno scopo formativo e pedagogico, malgrado il predominio della tradizione orale, come canale principale della trasmissione delle notizie all’interno del sindacato163.