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Giuramento e antropogenesi nelle Eumenidi eschilee

Capitolo secondo

2.2 Il giuramento nella Grecia antica

2.3.6 Giuramento e antropogenesi nelle Eumenidi eschilee

Sulla scia degli esempi che abbiamo riportato diventa, dunque, chiaro perché la violazione del giuramento soprattutto nel mondo greco sia considerata “il peggior flagello” in quanto espone pericolosamente gli uomini che non mantengono la parola data a punizioni, vendette e maledizioni che li vedrà protagonisti di sciagure e disgrazie terribili come la morte fisica, mettendo in moto delle forze di ordine religioso e creando per chi pronuncia tali giuramenti un legame con l’al di là, con l’Ade, per l’appunto.

Le analisi che fin qui abbiamo offerto mostrano come nel mondo greco e, in particolare, nelle tragedie, il controllo dell’azione sfugga, lasciando prevalere l’aggressività, il conflitto, l’ostilità ossia la discordia che in alcuni casi è tenuta a freno proprio dal giuramento, e in altri casi viene invece scatenata dal giuramento stesso venendo così a creare uno iato, una rottura. Il fine degli esempi riportati è stato quello di

244 Citazione di Gernet in Loraux (1997) La cité divisée, trad. it La città divisa (2006) cit. p. 204. 245 Lo stesso, in un certo senso, vale per l’enunciato di supplica (cfr, Giordano 1999, pp. 42-44.

129 mostrare non solo l’ambivalenza tipica di questi fenomeni linguistici e il carattere simmetrico che li lega tra di loro246, che è ben noto, piuttosto come il processo di antropogenesi o di ominazione non avviene solo attraverso il giuramento ma si mostra anche attraverso altri fenomeni che hanno una forte componente aggressiva.

Quanto stiamo affermando viene posto in evidenza, per esempio, nelle Eumenidi eschilee, in cui è possibile ritrovare una singolare articolazione della formazione, o meglio, trasformazione dell’animale umano che avviene non solo attraverso la parola di benedizione ma anche e soprattutto attraverso al parola di maledizione.

È proprio nella scena finale delle Eumenidi, in cui Oreste stabilisce l’alleanza tra Argo e Atene attraverso un giuramento, che viene messa in risalto questa trasformazione:

«O Pallade, tu hai salvato la mia casa: e me, privato della terra patria, hai restituito. E gli Elleni diranno: “Quest’uomo di Argo abita ancora nei possessi paterni, per volere di Pallade e del Lossia e del terzo salvatore, Zeus che tutto porta a termine”. Ed egli, per rispetto della morte di mio padre, mi concede salvezza, pur vedendo che costoro difendono mia madre. E io a questa terra e al suo popolo per tutto l’immenso tempo avvenire avendo fatto giuramento, tornerò alla mia casa: giammai un re della mia terra verrà qui portando un esercito ben armato. Allora infatti, io stesso, pur dalla tomba, coloro che avessero trasgredito questo giuramento di ora, punirò con sventure senza scampo, togliendo coraggio al loro cammino con infausti auspici, onde si pentano dell’impresa: ma se resteranno nei patti, e questa città di Pallade sempre onoreranno con alleanza in guerra, io sarò a loro molto benigno. Salve a te, e anche a te, popolo di questa città: che tu consegua sempre lotta senza scampo per i tuoi nemici, e salvezza e vittoria in guerra!247».

Oreste emana sia maledizioni che benedizioni contro gli Argivi per i quali egli presta ora un giuramento. Egli diventa, cioè, qualcosa di più che un semplice mortale, e il giuramento che presta diventa più che un semplice giuramento: si costruisce come un giuramento-maledizione. Questo è un esempio di una permutazione notevole della formula giuramento che trasforma la voce di Oreste da un individuo che parla a nome della sua città in un potere demoniaco in grado di punire lo spergiuro, privando

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La prossimità fra giuramento/spergiuro e bestemmia è messa, per esempio, in risalto da Benveniste nello studio su La blasfemia e l’eufemia in Problemi II quando dice: «la bestemmia è di fatto un giuramento, anche se un giuramento di oltraggio» cit. p. 289.

130 completamente le Erinni dei loro compiti, poiché le sue parole sono pronunciate da una posizione di assolutezza sacrale.

Ma è soprattutto grazie alla ricostruzione offerta recentemente da Judith Fletcher dei giuramenti nell’Orestea, che è possibile affermare non solo la relazione tra il giuramento e la natura violenta e vendicativa delle Erinni che trascinano la casa di Atreo in una serie di eventi tragici ma anche la trasformazione del protagonista di questi eventi, ossia Oreste: «As a chthonic deity Orestes will enact either curses or blessings for the Argives on whose behalf he now swears an oath. He becomes something more than mortal, more than a man swearing an oath; rather than invoking a curse upon himself, should he forswear his oath, he constructs himself as an oath-curse. This is a remarkable permutation of the oath formula which transforms the voice of Orestes from an individual speaking on behalf of his city to a daimonic power capable of punishing perjury-a complete expropriation of the offices of the Erinyes248».

Il giuramento di Oreste esplicita non solo la natura ambivalente del giuramento che accomuna chi giura a chi maledice ma mostra in modo accattivante come il giovane, la cui famiglia è stata divorata da maledizioni e bestemmie, diventi lui stesso l'incarnazione e l'agente di un giuramento- maledizione.

Le opere esaminate fin qui riguardano, così come i primi due episodi della trilogia Orestea, una serie di vendette e punizioni in cui perdura la disarmonia e la discordia249. Nelle Eumenidi, invece, si giunge ad una risoluzione delle controversie, all’instaurarsi di una situazione di equilibrio e di armonia; equilibrio ed ordine che si ottengono grazie all’istituzione dell’Aeropago, il tribunale ateniese competente a giudicare i crimini di sangue, una nuova forma di giustizia che è sotto il controllo di Zeus e che non agisce più direttamente attraverso le Erinni che sono la personificazione della vendetta e vengono spesso identificate con maledizioni, ma piuttosto attraverso Dike, la giustizia, ponendo così un punto d’arresto alla serie infinita, alla catena

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Sommerstein A. H. e Fletcher J. (2007) Horkos: The Oath in Greek Society, Bristol Phoenix Press, cit. p. 111.

249 A ben vedere anche le battaglie dell’Iliade si presentano sotto l’aspetto di una catena di vendette:

«Quando un combattente cadeva, doveva essere vendicato. E la vendetta era compiuta, anche se non colpiva l’uccisore, purché colpisse un membro dell’esercito nemico, a tutto il quale si estendeva la responsabilità, così come a tutti i compagni di chi era stato colpito spettava il compito di vendicarlo» (Cantarella, 1979, cit. p. 226).

131 inarrestabile ed infernale di vendette. Le Eumenidi (letteralmente “le benevoli”), tragedia greca che fonda un’unica trilogia, la cosiddetta Orestea, infatti hanno inizio con Oreste che uccide la madre e viene perciò accusato di matricidio. Oreste è colpevole, all’inizio delle Eumenidi ma dall’altra parte la madre, Clitennestra, si macchiò a sua volta di un’altra colpa. Oreste viene così perseguitato dalle dee della vendetta, le Erinni, che vogliono la sua pelle. È grazie al tribunale ateniese e ad Atena che si pronuncerà a favore di Oreste che si esce da una situazione tribale, caratterizzata da aggressività e violenza, e le dee della vendetta, le Erinni, diventano benevoli, dee della giustizia, le Eumenidi, le quali però possono sempre tornare a vendicarsi, hanno cioè un carattere “perturbante” come direbbe Freud: ciò che è benevolo può diventare perturbante.

Scena in cui Atena stabilisce che la questione debba essere consegnata ad una giuria, dal momento che il problema è troppo serio per essere risolto da lei sola, tensioni che è necessario in qualche modo appianare, se si vuole evitare che degenerino in veri e propri conflitti senza fine, e diano luogo, quindi, a troppo frequenti episodi di vendetta.

«Atena

Troppo grave è la causa, perché uno creda di poterla decidere per i mortali: e nemmeno a me è lecito giudicare una causa di sangue che acerba ira suscita. Soprattutto perché tu, pur essendoti purificato, supplice venisti, puro e innocuo, alla mia dimora: e così, libero da biasimo, nella città ti accolgo. Ma costoro posseggono ufficio non facile a placarsi: e se non conseguono vittoria in giudizio, per questa terra poi veleno caduto dal suolo del loro cuore sarà morbo insostenibile, funesto. Questa è la condizione: entrambe le cose sono dolorose, accoglierle o rimandarle, senza scampo per me. E poiché questa causa qui è giunta, per i delitti di sangue io sceglierò giudici giurati e ne farò un istituto per tutto il tempo avvenire. (Alle due parti) E voi, le prove e le testimonianze chiamate, giuramenti a soccorso della giustizia. Io, dopo aver scelto i migliori dei miei cittadini, tornerò: ed essi questa causa giudicheranno rettamente, senza violare i giuramenti con animo ingiusto250».

Scena in cui si stabilisce l’alleanza tra Argo e Atene, promessa prima da Apollo e poi da Oreste. Nonostante le frequenti allusioni al giuramento questa è l’unica volta che un giuramento viene effettivamente eseguito nell’Orestea e non avviene dietro le

132 quinte come il giuramento di Clitennestra e di Oreste quando giurano di ottenere vendetta251.

«Atena

(in tono di solenne proclamazione) Quest’uomo è assolto dall’accusa di omicidio: eguale è il numero dei voti.

Oreste

(dopo che Apollo è uscito) O Pallade, tu hai salvato la mia casa: e me, privato della terra patria, hai restituito. E gli Elleni diranno: «Quest’uomo di Argo abita ancora nei possessi paterni, per volere di Pallade e del Lossia e del terzo salvatore, Zeus che tutto porta a termine». Ed egli, per rispetto della morte di mio padre, mi concede salvezza, pur vedendo che costoro difendono mia madre. E io a questa terra e al suo popolo per tutto l’immenso tempo avvenire avendo fatto giuramento, tornerò alla mia casa: giammai un re della mia terra verrà qui portando un esercito ben armato. Allora infatti, io stesso, pur dalla tomba, coloro che avessero trasgredito questo giuramento di ora, punirò con sventure senza scampo, togliendo coraggio al loro cammino con infausti auspici, onde si pentano dell’impresa: ma se resteranno nei patti, e questa città di Pallade sempre onoreranno con alleanza in guerra, io sarò a loro molto benigno. Salve a te, e anche a te, popolo di questa città: che tu consegua sempre lotta senza scampo per i tuoi nemici, e salvezza e vittoria in guerra!252».

Oreste emana sia maledizioni o benedizioni contro gli Argivi per i quali egli presta ora un giuramento. Egli diventa qualcosa di più che un semplice mortale, più di un semplice giuramento, si costruisce come un giuramento-maledizione. Questa è una permutazione notevole della formula giuramento che trasforma la voce di Oreste da un individuo che parla a nome della sua città, ad un potere demoniaco in grado di punire lo spergiuro, privando completamente le Erinni dei loro compiti.

Accattivante, per certi versi, questa versione di horkos che viene raggiunta nel contesto della giurisprudenza ateniese: grazie al giuramento di Oreste le Erinni sono

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Ricordiamo che nell’antica Grecia la vendetta era un dovere sociale: chi non si vendicava era riprovato e ritenuto vile, e per questo spregevole; mentre, per converso, chi vendicava le offese ricevute veniva lodato, ricordando che da questo verrà loro fama eterna, come rivela chiaramente la gloria che si fa Oreste fra tutti gli uomini, uccidendo l’assassinio del padre, Egisto, divenendo Oreste divino. Ciò è rivelato chiaramente da una serie di passi dell’Odissea: «Non senti che gloria s’è fatto Oreste divino

Fra gli uomini tutti, uccidendo l’assassino del padre, Egisto ingannatore, che il nobile padre gli uccise» (Od., 1, 298-300. Vedi anche Od., 3, 202-209.

133 sistemate in modo sicuro all'interno della polis. E con una certa logica complessa il giovane, la cui famiglia è stata divorata da maledizioni e bestemmie, diventa lui stesso l'incarnazione e l'agente di una maledizione-giuramento.

L’enfasi delle vicende e dei dialoghi riportati va posta ai fini del nostro discorso proprio sulla connessione giuramento-maledizione che è fondamentale per comprendere l’ambivalenza dei giuramenti che se da un lato pongono fine ad una serie di conflitti dall’altro lato possono essi stessi generare uno stato di discordia tra gli uomini. Discordia che è generata dalla violazione della parola efficace di giuramento, come abbiamo visto in particolare nel contesto delle tragedie greche, e, di conseguenza, dall’attuarsi della maledizione che risulta essere più che mai efficace. In questa struttura si comprende perché il giuramento sia considerato da Esiodo il peggiore dei flagelli, perché può mettere in pericolo la vita stessa di colui che spergiura volontariamente, violando il giuramento prestato. Le tragedie greche riportate sono fondamentali soprattutto come esempi di rottura o inefficacia dei giuramenti e di conseguenza come esempi di efficacia della maledizione la quale scatena una precisa logica di vendetta che richiama pertanto apertamente i casi esaminati, come, ad esempio, il caso di Medea che ha reso efficace la sua maledizione narrando della morte dei suoi figli e della moglie di Giasone e infine attuandola.

Come si è visto, la maledizione condizionale presente nei giuramenti è la garanzia e la difesa del patto, e si prospetta come punizione per chi contravvenga a quanto è stato giurato, per questo i giuramenti, nel mondo antico, hanno come clausola una maledizione contro lo spergiuro. Quando si verifica la violazione del patto e del giuramento al maledizione da condizionale diventa effettiva.