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Il «Glass-Steagall Act» nel contesto

Nel documento La finanza americana fra euforia e crisi (pagine 107-110)

di un sistema finanziario in rapida evoluzione

Con il Glass-Steagall Act si intende convenzionalmente il

Ban-king Act del 1933, uno dei principali atti legislativi approvati

dall'amministrazione Roosevelt per fronteggiare il progressivo deterioramento dell'economia statunitense che aveva avuto ini-zio con il crollo del mercato aini-zionario nell'ottobre del 1929.

Nell'ambito di un insieme di misure volte a rafforzare la strut-tura finanziaria e ad accrescere il ruolo della Federai Reserve2, questo provvedimento introduceva una netta separazione tra le banche commerciali e quelle d'investimento. Scopo del

incertezze del mercato azionario e dai conflitti d'interesse che in passato avevano scosso le banche. Questa legge fu quindi concepita come risposta alla situazione prevalente nel settore bancario americano nei primi anni Trenta.

Vale la pena di notare, al riguardo, che i difetti della struttu-ra finanziaria esistenti al momento dell'introduzione del

Glass-Steagall Act sono stati successivamente corretti con la creazione,

nel 1934, della Securities and Exchange Commission (SEC) e con il rafforzamento della Riserva federale. Queste misure hanno probabilmente ridotto la necessità di mantere oggi i divieti pre-visti all'inizio degli anni Trenta.

Da allora il sistema finanziario americano ha inoltre subito profondi mutamenti. Attualmente, parte delle incongruenze del

Glass-Steagall Act derivano proprio dalla difficoltà di applicare

una legge che risale a oltre cinquanta anni fa e una realtà finan-ziaria completamente diversa.

Negli ultimi dieci anni si è assistito alla proliferazione di nuo-vi strumenti, mentre i sernuo-vizi finanziari sono stati offerti da una gamma sempre più ampia di istituzioni, in particolare da quelle che operano in titoli3. I prenditori di fondi e gli inve-stitori si sono quindi rivolti in misura minore ai servizi bancari «tradizionali» e hanno cercato nuove fonti di finanziamento e occasioni d'investimento in altri segmenti del mercato finanzia-rio. Ad esempio, le principali società statunitensi hanno trovato nel mercato della carta commerciale e in quello obbligazionario validi sostituti al finanziamento bancario, mentre gli investimenti offerti dalle società assicurative e da quelle operanti nel settore dei titoli hanno avuto rendimenti maggiori di quelli garantiti dai tradizionali depositi bancari. La globalizzazione dei mercati ha posto le banche americane di fronte alla crescente concorren-za di altri intermediari finanziari con la conseguenconcorren-za che in al-cuni settori la loro attività è divenuta relativamente meno importante4.

Questa tendenza ha ricevuto un forte impulso dal notevole sviluppo tecnologico nel campo dell'informatica e delle teleco-municazioni. Questi progressi hanno eliminato le barriere di tempo e di spazio fra i diversi mercati, in modo tale che tutti gli opera-tori dei principali centri finanziari dispongono delle stesse

infor-mazioni simultaneamente e possono immediatamente spostare i loro investimenti tra i vari strumenti di mercato monetario, azioni e obbligazioni, sia sul mercato interno sia su quello estero.

Il tradizionale vantaggio comparato delle banche nell' acquisi-re e valutaacquisi-re le informazioni acquisi-relative ai rischi di cacquisi-redito è stato eroso dalla notevole diminuzione del costo delle tecnologie tele-matiche e infortele-matiche. Questa diminuzione (valutata in circa il 60% fra il 1972 e il 1987) ha ridotto i costi di acquisizione e di valutazione delle informazioni per gli intermediari non fi-nanziari e ha facilitato l'accesso ai mercati dei titoli. L'acuirsi della concorrenza ha inoltre determinato una riduzione dei pro-fitti delle banche commerciali negli Stati Uniti.

Negli ultimi anni queste ultime hanno energicamente combat-tutto contro le barriere poste dal Glass-Steagall Act che impedi-scono loro di fronteggiare la crescente concorrenza del settore non bancario e di soddisfare le esigenze finanziarie dei loro clienti.

Quanti hanno contrastato l'azione delle banche lo hanno fat-to ribadendone la peculiarità come istituzioni finanziarie, le cui responsabilità fiduciarie per quanto concerne i depositi e la crea-zione di moneta non consentono attività rischiose quali quelle connesse con la sottoscrizione e l'attività in titoli di società. E proprio la particolare posizione delle banche nel sistema fi-nanziario che giustifica la possibilità di far ricorso a privilegi governativi quali l'assicurazione federale sui depositi e l'accesso alle facilitazioni di sconto della Riserva federale. Inoltre, tra la fine degli anni Venti e l'inizio del decennio successivo, allor-ché alle banche era consentito di sottoscrivere titoli di società, si registrarono numerosi comportamenti illeciti, il più rilevante dei quali fu il dumping di emissioni invendute che le banche avevano sottoscritto nei fondi comuni di investimento da esse gestiti. Quanti continuano ad opporsi a una riforma del

Glass-Steagall ritengono che questi conflitti di interesse potrebbero

ve-rificarsi anche oggi qualora alle banche fosse consentito nuova-mente di sottoscrivere titoli delle società.

In ogni caso, è opportuno rilevare che le barriere del

Glass-Steagall non sono più insormontabili come una volta. In

partico-lare, il processo di deregolamentazione è proseguito, nonostante i ritardi legislativi da parte del Congresso, attraverso le

decisio-ni prese dai diversi orgadecisio-ni di vigilanza e le interpretaziodecisio-ni date al Glass-Steagall nei tribunali5. Infatti, dal 1984, allorché fu ap-provata l'acquisizione del discount broker Charles Schwab da parte della Bank of America, i mutamenti si sono succeduti a ritmo sempre più sostenuto. Attualmente, negli Stati Uniti le banche commerciali possono sottoscrivere e trattare la carta commercia-le, le obbligazioni emesse dalle amministrazioni municipali e i titoli garantiti da ipoteche e da crediti al consumo6.

Nel documento La finanza americana fra euforia e crisi (pagine 107-110)