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Le tendenze principali sui mercati finanziari americani Il processo innovativo nei servizi finanziari fa parte di un

Nel documento La finanza americana fra euforia e crisi (pagine 47-51)

più vasto insieme di cambiamenti che hanno contribuito a muta-re le principali caratteristiche del sistema finanziario statuniten-se negli ultimi vent'anni:

a) Securitisation. Tale termine viene riferito a un'ampia serie di transazioni finanziarie, dalla cessione di prestiti commerciali al pooling di prestiti ipotecari o all'emissione di carta commer-ciale da parte delle imprese; è anche bene ricordare che nel caso dei cosiddetti mortgage pass throughs, gli scambi erano e sono in grado di diffondersi grazie alle garanzie federali sui mutui della G N M A . Per securitisation si intende anche il crescente ri-corso al mercato obbligazionario da parte di imprese a maggiore rischio che in tal modo possono trovare un'alternativa ai tradi-zionali prestiti bancari.

L'intero fenomeno viene percepito come un passaggio dalla tradizionale funzione di intermediazione bancaria a una situa-zione in cui le relazioni tra creditori e debitori sono più dirette. Ciò si rivela possibile alla luce della migliorata qualità delle in-formazioni sui creditori e, fatto ancora più importante, sui debi-tori. Tuttavia, le banche continuano a giocare un ruolo decisivo poiché sostengono (nel senso di garantire) l'emissione di carta commerciale o le altre operazioni finanziarie sopracitate con let-tere di credito stand-by (SLC) e/o con loan commitments. L'in-centivo per le banche a espandere le loro attività in SLC (COSÌ

come in ogni altra attività fuori bilancio) consiste nell'aggirare le norme sulla riserva obbligatoria, in modo particolare dopo che le autorità di regolazione hanno irrigidito le regole che go-vernano i rapporti tra capitale proprio e attività. «Tramite una SLC, una banca è in grado di sostenere la carta commerciale o le obbligazioni di un suo cliente pur senza essere costretta a mantenere il livello di capitale che sarebbe necessario se l'ope-razione del cliente fosse stata registrata come un prestito»5. Di recente, tuttavia, le autorità di regolazione sembrerebbero incli-ni a considerare le SLC alla stregua di altre attività da prende-re in esame nell'analisi dell'adeguatezza del capitale delle banche6.

b) Interstate banking. Fino a questo momento il Congresso ame-ricano non ha approvato una legge che affronti in maniera com-pleta e razionale il problema della conduzione dell'attività ban-caria in stati diversi da quello nel quale è situata la sede centrale dell'istituzione finanziaria; il problema continua ad essere rego-lato dal McFadden Act del 1927 e dal Glass-Steagall Act del

19337. Tuttavia, per una serie di motivi diversi, i legislatori di ciascuno stato sono stati talmente preoccupati nel concedere a banche di altri stati l'ingresso nelle attività bancarie interne al loro stato che oramai non è errato parlare di un «vasto sviluppo

de facto dell 'intentate banking»*. Il rafforzarsi dei legami

finan-ziari tra stati diversi è stato possibile grazie ad un emendamento al Bank Holding Company Act del 1956, il cosiddetto «emenda-mento Douglas»; quest'ultimo «vietava alle bank holding

compa-nies (BHC) l'acquisizione di banche in più di uno stato a meno

che le acquisizioni venissero autorizzate specificamente dagli sta-tuti dello Stato in cui era residente la banca da acquistare»9. Nel 1975 il Maine fu il primo Stato ad approvare una legislazio-ne tesa a consentire alle BHC provenienti da altri stati l'entrata nel mercato bancario dello Stato; successivamente, altri stati adot-tarono delle leggi incorporanti un principio di reciprocità (valido o per singoli stati o per il restante territorio nazionale) in base al quale l'ingresso a banche esterne ad uno stato viene concesso a condizione che lo stesso trattamento venga riservato dagli sta-ti di provenienza delle altre banche alle banche residensta-ti nello stato fattosi promotore della legge. Ad esempio, lo Stato di New York e quello del Massachusetts introdussero nel 1982 leggi ba-sate sul principio della reciprocità a base, rispettivamente, na-zionale e statale. Un passo molto importante verso una maggiore integrazione territoriale bancaria è legato alle leggi degli stati del New England la cui validità fu affermata dalla Corte Supre-ma nel 198510. A partire da quel momento gli stati che con-sentivano la penetrazione di banche esterne sulla base del prin-cipio di reciprocità sono andati costantemente aumentando fino a raggiungere e superare il numero di quaranta.

c) Non-bank banks e società non finanziarie. L'intensità della concorrenza sui mercati americani dei servizi bancari e

finanzia-ri più in generale, si è accresciuta negli ultimi anni anche per via dell'entrata su tali mercati sia di entità giuridicamente non facili a definirsi come le cosiddette non-bank banks (NBB) sia di società non finanziarie (non finance companies — NFC). Le prime possono essere individuate come società che svolgono at-tività di raccolta di depositi oppure atat-tività di concessione di prestiti, non unendo mai nelle loro funzioni i due aspetti; se ciò venisse effettuato, tali entità istituzionali rientrerebbero nel-la definizione di «banca» così come sancita dal Bank Holding

Company Act.

L'emergere della NBB (O anche limited service banks) negli ul-timi dieci anni, è l'esempio più limpido di quel processo di in-terpretazione della legislazione bancaria affidato alle courts e con-sentito dalle ambiguità dei regolamenti, cui si accennava nell'In-troduzione: una banca è da considerarsi tale solo se accetta de-positi e concede prestiti; le società che praticano una sola delle due attività, pertanto (almeno nell'interpretazione che favorisce le NBB) non devono essere giuridicamente considerate alla stre-gua di banche vere e proprie e possono quindi sfuggire all'impal-catura delle varie regolamentazioni alle quali, in caso contrario, dovrebbero assoggettarsi.

Il problema delle NBB, tuttavia, va inquadrato nel contesto della lotta condotta da una fetta consistente della finanza statu-nitense, le grandi banche newyorchesi in particolare, per incri-nare i vincoli alla loro espansione geografica visti poc'anzi; lo

status di NBB consentirebbe infatti di aggirare anche le

proibi-zione riguardanti l'intentate banking sancite nel McFadden Act. Com'è naturale, le piccole banche locali si sono vivacemente opposte all'espansione delle NBB coinvolgendo immediatamente nella disputa il giudizio dei tribunali11. L'intervento del Con-gresso, con l'approvazione del Competitive Equality Banking Act nell' agosto del 1987, ha favorito, come si vedrà più avanti, gli oppositori delle NBB; secondo la nuova legge, non potranno più costituirsi società giuridicamente costruite in tale maniera e le attività di quelle già esistenti vengono drasticamente limitate. Già prima dell'approvazione del Congresso, tuttavia, nel 1985, alcune sentenze avevano teso a limitare la facoltà, in particolare del Comptroller of the Currency, di vagliare le richieste di

parec-chie banche per potersi estendere su altri mercati bancari trami-te la struttura di una NBB; ciò si rivelava particolarmentrami-te si-gnificativo dato l'atteggiamento favorevole che l'allora

Comp-troller, C. Todd Conover, manifestava nei confronti delle NBB.

Per quanto riguarda le NFC, negli ultimi quindici anni in par-ticolare, ma il fenomeno ha origini più lontane, si è assistito alla crescente concorrenza esercitata, ad esempio, da alcune grandi case automobilistiche o da grosse catene di grandi magazzini, nei confronti delle banche commerciali e quindi, dopo i provve-dimenti di deregolamentazione dei primi anni Ottanta, di altre

depository institutions. Le grosse società non finanziarie si sono

introdotte sia sul segmento dei prestiti al consumo, sia su quello dei prestiti commerciali, conquistando in alcuni casi quote mol-to elevate dei mercati (i crediti rateali per l'acquismol-to di aumol-tomo- automo-bili offrono l'esempio più evidente); l'ingresso sui mercati dei servizi bancari è stato generalmente positivo per le NFC in ter-mini di risultato economico né, occorre aggiungere, ci si poteva attendere un risultato molto diverso data la diversa qualità del-l'attività bancaria delle NFC rispetto a quella delle banche com-merciali (sia rispetto alle garanzie, alle informazioni su un clien-te «finanziario» che è allo sclien-tesso clien-tempo acquirenclien-te di beni, al-l'alta frammentazione dei prestiti effettuati — in breve, a un tipo diverso di rischio). In questa situazione, com'è stato nota-to, «la posizione preminente delle banche si è in qualche modo ridotta sui mercati dei crediti al consumo, dei prestiti commer-ciali, della raccolta dei depositi»12.

Le banche commerciali hanno reagito all'intrusione sui loro mercati tentando di espandere le loro attività (agevolate parzial-mente in ciò dai deregulation acts) in attività finanziarie di perti-nenza in genere delle banche d'investimento o di altri interme-diari finanziari. Tale strategia ha portato a interventi sul merca-to monetario (emissione di Money Market Deposit Account, ad es.), all'utilizzo più accentuato di nuovi strumenti come i futures e altre tecniche di copertura (anche per conto terzi), nonostante la selva di autorizzazioni necessarie per poter agire da interme-diari, e, in particolare, alle pressioni sempre più insistenti relati-ve alla possibilità di sottoscrizione dei titoli13. È indubbio in-fatti che solo con norme più flessibili sia in materia di securities

underwrìtìng che di intentate banking, le banche americane

sa-ranno in grado di competere più efficacemente con le NFC e con le grandi banche di investimento.

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