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Capitolo 2. Movimenti religiosi non approvati

2.5 Gli Apostolici

I vari movimenti che abbiamo visto finora, sebbene non godessero delle simpatie di Salimbene, ad eccezione di quelli ch professavano le dottrine gioachimite, non suscitavano in lui un astio particolarmente acceso. L’ultimo che intendo analizzare, invece, scatena nel frate parmense un odio feroce: si tratta degli Apostolici155.

La formazione del movimento può essere collocata intorno al 1260, ad opera di Gherardo Segarelli, un uomo di umili origini proveniente dai dintorni di Parma – forse Alzado, località nel contado della città.

Questi, dopo la mancata accettazione nell’Ordine dei Frati Minori, decise di fondare un proprio ordine, vendendo per prima cosa tutte le sue proprietà per poi donarle ai poveri e successivamente cominciando a predicare povertà e penitenza, esortando i fedeli a seguire alla lettera i precetti del Vangelo e proponendo come modello l’ideale di vita apostolica, da cui deriva anche la scelta del loro nome.

Gli apostolici rifiutavano di prendere i voti, cosa secondo loro non necessaria, mentre lo era spogliarsi dei propri beni temporali, vivere esclusivamente di elemosina,

155 Sugli apostolici si veda: G.G. Merlo, Eretici ed eresie medievali, Il Mulino, Bologna 2011, pp. 109-116;

EAD, Salimbene e gli apostolici, in Salimbeniana atti del convegno per il VII centenario di Fra Salimbene, Parma 1987-1989, Radio Tau Bologna, 1991, pp. 144-173; EAD, Controllo ed emarginazione della dissidenza religiosa, in Francescanesimo e vita religiosa dei laici nel ’200. Atti dell’VIII Convegno Internazionale, Assisi 16-18 ottobre 1980, Società Internazionale di Studi Francescani, Assisi 1981, pp. 367-388; B. Garofani, Le eresie medievali, Carocci editore, Roma 2008, pp. 97-101; C. Violante, Eresie urbane e eresie rurali, in Medioevo ereticale, a c. di O. Capitani, Il Mulino Bologna, 1977, pp. 204-211.

senza una dimora fissa, indossare una tunica semplice, fare penitenza e predicare. Il movimento degli apostolici prescindeva dunque dall’avere abitazioni stabili, chiese o un culto regolare, preferendo il libero peregrinare per devozione. Il loro intento non era quello di creare una dottrina ben definita, motivo per cui non vollero mai seguire una regola predefinita né creare una gerarchia del movimento – lo stesso Segarelli non si identificò mai come capo, anche se di fatto lo fu; ciò che volevano era soddisfare la loro esigenza di un contatto diretto tra lo spirito di ciascun individuo e Dio, scegliendo uno stile di vita evangelico molto legato alle aspettative escatologiche di matrice gioachimita e caratterizzato da un elevato livello di spontaneismo.

L’esperienza inizialmente non fu vista con particolare diffidenza da parte dei vertici ecclesiastici, anzi, la nascita del movimento avvenne in un clima di piena ortodossia, godendo perfino della protezione di un vescovo importante come Obizzo Sanvitali e riscuotendo consensi anche presso le autorità comunali: gli Statuti di Parma del 1266 concedevano loro, infatti, gli stessi aiuti economici accordati agli altri enti conventuali cittadini.

I primi problemi si verificarono nel 1274, quando il canone Ne nimia religionum

diversitas156 riconobbe a pieno titolo solamente Minori e Predicatori, ordinando lo scioglimento, tra gli altri, dei saccati e degli apostolici, in quanto avevano violato le disposizioni del IV Concilio Lateranense – il canone Ne nimia religionum nello specifico –, in materia di fondazione di qualsiasi nuova religio. Mentre i saccati, come abbiamo visto, accettarono e rispettarono il canone Lionese, non diventando in questo modo dei dissidenti, gli apostolici ignorarono le disposizioni della Santa Sede, ricevendo un ulteriore reclamo da Onorio IV, che nella bolla Olim felicis recordationis del 1286 fece un chiaro riferimento al movimento apostolico, sottolineandone la disobbedienza al canone lionese, l’indebita assunzione di un abito religioso e di una vita itinerante e mendicante e, inoltre, l’influenza negativa esercitata sulle persone comuni, mediante l’immagine di falsa santità apostolica.

La mancata accettazione del canone lionese, unita al rifiuto delle conseguenti ingiunzioni papali di sottomissione all’obbedienza romana, trasforma il movimento da dissidente a ereticale. A questo punto l’eresia apostolica viene inserita tra gli errores da estirpare dalla cristianità. Le prime vere persecuzioni nei confronti degli apostolici

156 Il canone è edito in: Conciliorum oecumenicorum decreta, a c. di G. Alberigo, P.P. Joannou, C. Leonardi,

iniziarono intorno al 1287, in occasione del rientro a Parma dei Predicatori, circa otto anni dopo che essi avevano lasciato la città in seguito ad un tumulto nato contro di loro dopo un rogo ereticale.

Che il clima nei confronti degli apostolici sia cambiato è reso particolarmente evidente dal provvedimento di Obizzo, il quale ordinò l’espulsione degli apostolici dalla sua diocesi157; sarà lui stesso a far incarcerare il Segarelli intorno al 1296,venendo poi

processato e condannato al rogo nel 1300 da Papa Bonifacio VIII.

La maggior parte delle notizie in nostro possesso relative agli apostolici ci è giunta grazie alla Cronica di Salimbene. Nell’opera a questo movimento sono dedicate numerose pagine, che formano una sorta di magnus tractatus (per riprendere una definizione di Merlo).

Vediamo in che modo il nostro frate ci presenta il movimento per la prima volta nel testo:

Illam etiam congregationem illorum ribaldorum et porcariorum et stultorum et ignobilium qui se dicunt Apostolos esse et non sunt, sed sunt synagoga Sathane, omnino destruxit.158

Saltano immediatamente agli occhi le parole fortemente dispregiative che il nostro frate gli riserva. Gli apostolici vengono infatti definiti: stolti, ignobili, ribaldi, porcari e addirittura la sinagoga di Satana – solo per citare i primi di una lunga serie di termini spregiativi che incontreremo in riferimento a questo movimento –, il tutto dopo aver accuratamente riportato il fatto che anche quest’ordine rientrò tra quelli aboliti dopo il Concilio Lionese secondo. L’autore prosegue poi dicendoci:

Quia nec utiles sunt ad predicandum nec ad ecclesiasticum officium decantandum nec ad missas celebrandas nec ad confessiones audiendas nec ad legendum in scolis nec ad consilia danda nec etiam pro benefactoribus exorandum, quia tota die per civitates discurrunt mulieres videndo.159

157 In altre zone gli apostolici continuarono ancora ad avere riconoscimenti ed aiuti: ad esempio a Bologna

il comune concederà loro aiuti economici fino almeno ai primi anni ’90 del Duecento, ma anche qui il clima nei loro confronti è destinato a cambiare in breve tempo. Da lì a pochi anni, infatti, si registrerà il massiccio intervento degli inquisitori lombardi e si cominceranno a registrare anche i primi roghi.

158 Cronica: 369:1146. 159 Ibid.

Il discorso continua ad essere incentrato sull’inutilità di questi uomini, i quali, oltre a non svolgere nessuna delle attività abituali dei Minori e dei Predicatori, addirittura trascorrevano le loro giornate a far niente e a guardare le donne.

L’avere rapporti peccaminosi con le donne (ma non solo) è una colpa che l’autore imputa più volte agli apostolici nel tractatus, al fine di rimarcare, una volta di più, la differenza che c’era tra i Minori (e i Predicatori) e gli apostolici, con i primi attenti a non infrangere il voto di castità e i secondi che invece annoveravano al loro interno persone il cui interesse era far parte dell’ordine per poter commettere più facilmente azioni peccaminose:

Sic ad litteram inter Apostolos Ghirardini Segalelli ingrediuntur ribaldi et seductores et deceptores et latrones et fornicatores, et multa turpia cum mulieribus faciunt nec non et cum pueris, postea redeunt ad ribaldariam.160

Tutto ciò, secondo Salimbene, avviene secondo una perfetta continuità con le azioni del loro fondatore, il quale agli inizi della sua esperienza, per mettersi alla prova e vedere se era in grado di mantenere la castità, dormì nudo accanto alla figlia (nubile, avvenente e ovviamente nuda) di una vedova di Parma; essendo due donne semplici sia la madre che la figlia non sollevarono grandi obiezioni, anzi la madre si reputava perfino fortunata161.

Tra le varie sciocchezze compiute da Segarelli che Salimbene ci riporta, troviamo anche: che si fece circoncidere, al fine di essere uguale a Cristo; che bevve il latte dal seno di una donna, giacendo in una culla come un neonato; e oltre a tutto questo il nostro frate ci racconta dell’episodio della vigna di Collecchio:

Et stans in media via, ex nimia simplicitate, transeuntibus clara voce dicebat: «Ite et vos in vineam meam!». Et qui cognoscebant eum, reputabant eum fatuum, scientes quod nullam vineam ibi habebat. Montanarii, vero, qui eum non cognoscebant, ingrediebantur vineam, versus quam manum extenderat, et comedebant uvas non suas, credentes sibi hoc a proprio vinee domino imperatum.162

Riportando questo episodio, Salimbene vuole dimostrare l’incapacità di Gherardino, ma più in generale degli apostolici, di predicare. Secondo il frate parmense la predicazione è un’attività che deve essere svolta da uomini che abbiano un’accurata

160 Cronica: 418:1290. 161 Cronica: 371:1155. 162 Cronica: 371:1154.

preparazione culturale unita all’autorità istituzionale; mancando questi due elementi, il confuso annuncio evangelico del Segarelli non può portare alcun beneficio ed anzi causa la rovina della vigna. Questo episodio viene utilizzato dal nostro frate per mostrare la confusione e il turbamento che portano gli apostolici nella società.

Sempre legato alla predicazione, Salimbene ci racconta di un fanciullo che gli apostolici facevano predicare in varie chiese. Il ragazzo era nipote di un frate Minore e si stava preparando ad entrare nell’Ordine; tra le attività che svolgeva c’era anche quella di copiare le prediche del suo parente, e così facendo ne aveva imparate alcune a memoria. Dopo essersi reso conto che non sarebbe entrato nell’Ordine in fretta quanto lui voleva, decise di abbandonare tale proposito e di entrare a far parte degli apostolici, i quali:

Quem etiam sermones quos didicerat faciebant in ecclesiis cathedralibus predicare. Et plures eorum, scilicet istorum, imperabant silentium, et puer loquebatur populo congregato.163

Il fatto che un ragazzetto – puerulus – predicasse perfino nelle chiese cattedrali, suscitò notevole curiosità nei fedeli, che cominciarono a non seguire le prediche dei frati Minori preferendo andare ad ascoltare quelle del ragazzo, come avvenne durante una predica di Bonaventura da Iseo, il quale, seppur sorpreso dal fatto che alcuni se ne andassero prima che lui avesse terminato, dice:

«Video quod cor habetis attonitum et circa alia occupatum, et ideo statim

licenciabo vos, quia laborarem incassum si amplius predicarem, quia Scriptura dicit, Eccli. XXXII: Ubi auditus non est, non effundas sermonem, et importune noli extolli in sapientia. Et iterum alia Scriptura dicit, Iob XII: In antiquis est sapientia et in multo tempore prudentia. Sed puerilia sunt hec et circulatorum ludo similia docere quod ignoras, immo, ut cum stomacho loquar, nec hoc scire quod nescias. Certe non indigemus, nec expedit nobis quod veniat Antichristus cum nuntiis suis, quia in populo Christiano multos haberet sequaces. […]»164

E poco dopo aggiunge:

«Vere scriptura Seneceverificatur in vobis: 'Mel musce secuntur, cadavera lupi, frumenta formice: Predam sequitur hec turba, non hominem'. Vere imprecatio Salomonis completur in vobis, Eccle. X: Ve tibi terra cuius rex puer est. Et quia, testante Ecclesiastico X, qualis est rector civitatis, tales et inhabitantes in ea, ideo Apostolus

163 Cronica: 384:1195. 164 Cronica: 385:1198-1199.

docet: Nolite pueri effici sensibus. Quare? Quia Ys. dicit, LXV: Quoniam puer centum annorum morietur, et peccator centum annorum maledictus erit. Ite ergo ad puerum vestrum, quem desideratis audire, et ipse vobis confessionem faciat peccatorum. Nam hodie est dies in qua verba Domini complebuntur, que dixit, Io. XVI: Ecce veniet hora, et iam venit, ut dispergamini in propria et me solum relinquatis. Et non sum solus, quia Pater mecum est». Tunc

licentiati ab eo recesserunt omnes concito gradu, ita quod unus alium non expectabat.165

Il fatto che i fedeli si comportassero in questo modo ogni volta che questo ragazzetto veniva fatto predicare dagli apostolici, offre la possibilità al nostro frate di accusare di stoltezza il popolo cristiano, che corre dietro a questa novità – gaudent

novitate moderni –, non comprendendo il profondo significato teologico dei pueri spiritualis166. Aggiungendo inoltre che, se è vero che la Chiesa durante la festa degli

Innocenti permette all’electum puerorum di sedere sul trono episcopale, lo è altrettanto che:

Sed ista conveniunt Ordini fratrum Minorum et Predicatorum, in quibus intrant pueri litterati, nobiles moribus et honesti.[…] Istis etiam pueris a Domino data est sapientia, sicut Daniel dicit, I: Pueris autem his dedit Deus scientiam et disciplinam in omni libro et sapientiam. Sed vir insipiens non cognoscet, et stultus non intelliget hec, quales sunt isti stulti et ydiote, rudes et bestiales, qui se dicunt Apostolos esse et non sunt.167

Il problema dunque non è legato tanto all’età del ragazzetto, quanto piuttosto alla provenienza: i ragazzi che fanno parte dei due Ordini Mendicanti ricevono da Dio la saggezza e in questo modo rientrano nel disegno divino di cui parla anche l’abate calabrese, diversamente dagli apostolici. Salimbene ci tiene infatti a precisare come l’avvento degli apostolici non sia stato previsto da Gioacchino, diversamente da quello di Minori e Predicatori, dicendo a tal proposito che:

Per quod factum istorum Apostolorum omnino redditur michi suspectum et penitus contemnendum, quia, si ex Deo fuissent, abbas Ioachym nequaquam eos sub

165 Cronica: 386:1202-1203.

166 Salimbene riporta le parole di Gioacchino: «Puto enim quoniam, sicut olim Deus elegit patres antiquos

quibus revelavit misteria sua, postmodum apostolos iuniores quos et appellavit amicos, ita et nunc tertio pueros eligat ad litteram, ad evangeliçandum Evangelium regni propter illos quibus vetera viluerunt»; Cronica: 387:1206.

silentio preterisset.168

Tra le cose che rendono ancora meno sopportabili gli Apostolici per Salimbene c’è la loro profonda ignoranza, dovuta in larga parte alla loro provenienza sociale. Molte loro azioni vengono descritte come vere e proprie deviazioni evangeliche, causate dalla loro condizione di illitterati et ydiote, mostrando anche in questo caso una continuità con il fondatore del movimento, che viene descritto in questo modo:

[…] venit quidam iuvenis natione Parmensis, de vili progenie ortus, illitteratus et

laycus, ydiota et stultus, cui nomen Gerardinus Segalellus […].169

Gherardino Segarelli è rappresentato come un folle; addirittura verso la fine della

Cronica Salimbene ci dice che cominciò a circolare vestito da giullare, tanta era la sua

pazzia, e che si era illuso di poter vivere come gli apostoli ricopiandone l’abito e l’aspetto dall’immagine che aveva visto sul coopertorium lampadis societatis et fraternitatis beati

Francisci presente nella chiesa dei Frati Minori di Parma.

Il fatto che ogni azione compiuta da Gherardino, o dai suoi seguaci, sia secondo Salimbene una forma di devianza, dipende dal fatto che il frate francescano è perfettamente consapevole delle possibili minacce provenienti da un modo di vivere il Vangelo più libero e spregiudicato, che non poteva essere rinchiuso in una disciplina o in un ordo; per questo tende a raccontare ogni fatto in maniera deformante. Per questo motivo i primi interlocutori degli apostolici non furono i poveri come indica il Vangelo, ma i ribaldi; il primo discepolo fu un serviente del convento dei Frati Minori di Parma, che si chiamava frate Roberto, qui erat iuvenis inobediens et protervus, il quale, dopo aver abbandonato quegli apostoli, commettendo dunque anche il peccato di apostasia, prese in moglie una donna che aveva abbandonato il convento, commettendo quest’ulteriore peccato, e tentando poi di giustificarsi con Salimbene stesso, durante un loro dialogo, dicendo:

[…] ad excusationem sue egressionis et sui peccati et sue apostasíe, quod

nunquam obligaverat se ad obedientiam nec ad castitatem, et ideo, ut dicebat, bene poterat uxorem accipere,170

e non ascoltando le parole di Salimbene, il quale gli forniva una lunga serie di esempi sul perché fosse un peccato grave lo sposare una donna che si era consacrata a

168 Cronica: 427:1323. 169 Cronica: 369:1148. 170 Cronica: 378:1175.

Dio171 ed ignorando anche i suoi avvertimenti in merito a chi compiva apostasia172; il

tutto, senza dimenticare come agli inizi della sua esperienza Gherardino girovagava da solo per la città stando in silenzio e senza rivolgere la parola a nessuno, urlando solo di tanto in tanto penitençagite, che era il suo modo, da uomo illetterato che non conosceva il latino, di dire penitentiam agite.

Le cose non potevano poi che peggiorare, a mano a mano che il numero dei seguaci del movimento aumentava. Ci fu un’occasione in cui un gruppo di apostolici giunse a far visita e a rendere omaggio al fondatore del loro ordine, acclamandolo in maniera talmente elementare da ricordare i bambini a cui viene insegnata la grammatica e che devono ripetere più volte la stessa parola173. Gherardino, in cambio di tale onore, li

fece spogliare completamente - quod etiam membra genitalia sine bracis et aliquo

velamine nuda essent – e, dopo aver appoggiato i loro vestiti infagottati al centro, li fece

disporre in cerchio lungo il muro174. Anche Salimbene riconosce che l’intenzione del

Segarelli è quella di fare in modo che i suoi seguaci si spoglino di tutto ut nudi nudum

Christum de cetero sequerentur; ciò che però condanna è il fatto che ad un altro cenno

del fondatore fu fatta entrare una donna, secondo il nostro frate simbolo del peccato175, il

cui compito sarebbe stato quello di restituire i vestiti agli uomini in maniera del tutto casuale, secondo le sue preferenze.

Per quanto riguarda la protezione degli apostolici da parte del vescovo Obizzo, Salimbene la spiega dicendo che, in definitiva, anche lui considerava Gherardino non un religioso, ma un giullare:

Episcopus vero Parmensis, quia homo solatiosus erat, de verbis et operibus stulti istius ridebat, quem reputabat non religiosum sed ioculatorem fatuum et insensatum.176

Dietro il comportamento di Gherardino non c’è la volontà di rendersi “novello

171 Cronica: 379-381:1176-1182. 172 Cronica: 381-382:1183-1185.

173 Et nichil aliud dicebant, nisi quod congregati circa ipsum in quadam domo bene centies alta voce

dicebant: «Pater, pater, pater!». Et post breve intervallum resumebant istud idem et cantabant «Pater, pater, pater!», eo modo quo pueri, qui instruuntur in scolis a magistris gramaticalibus, solent facere, cum per intervalla clamando repetunt quod dictum est a magistro. Cronica: 382:1187.

174 Salimbene ci tiene a precisare il fatto che la schiera non fosse ordinata, ma nec honesta nec bona. 175 Tunc, ex precepto magistri, cum ita inhoneste starent, introducta est «mulier, caput peccati, arma diaboli,

expulsio paradisi, delicti mater, corruptio legis antique». Cronica: 382:1189.

pazzo” (come fece anche San Francesco), ma una pura e semplice pazzia, come ci tiene spesso a precisare Salimbene.

Il frate parmense nel tractatus indica con precisione dodici stoltezze degli apostolici177; di alcune di queste abbiamo già parlato; ripercorriamole però brevemente

per comodità, nell’ordine in cui ce le presenta Salimbene: sono acefali; alcuni girano per il mondo da soli; passano le giornate vagabondando e oziando; non hanno una disciplina che li regola; non danno un’adeguata istruzione ai loro novizi, in quanto non hanno maestri in grado di insegnare i buoni ed onesti costumi religiosi; girano casa per casa; hanno abbandonato i lavori per cui erano portati (allevatori di vacche e maiali o comunque contadini); vogliono predicare senza avere le conoscenze necessarie per farlo ed anche senza aver ricevuto il permesso delle autorità ecclesiastiche; non vogliono avere più di una tonaca; vogliono vivere di elemosine, senza però essere di alcuna utilità a coloro da cui le ricevono; ed infine hanno scelto un nome nobile ed alto, che non si addice ai ribaldi che fanno parte di tale movimento.

Tra le varie colpe elencate, vorrei soffermarmi per un momento su quella relativa alla questione delle tonache. Il problema ruota intorno all’esegesi del passo di Matteo 10,10 che dice: neque duas tunicas (sottinteso habeatis), che gli apostolici interpretano

ad litteram. Secondo Salimbene, invece, questo passo non deve essere interpretato in

senso letterale, perché, così facendo, si entrerebbe in contraddizione con altri valori e precetti stabiliti da Dio stesso. Per dimostrare la correttezza del suo ragionamento articola un discorso lungo e complesso178, che va però inserito all’interno dell’accesa controversia

sulla questione della povertà e dell’interpretazione più o meno rigorosa delle idee francescane, che era in atto nell’Ordine dei Minori.

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