• Non ci sono risultati.

Capitolo 2. Movimenti religiosi non approvati

2.3 I Saccati

Cominciamo la nostra analisi di quelli che possiamo definire movimenti religiosi veri e propri, da uno nato nella Francia meridionale, nei pressi di Tolosa, intorno alla metà del XIII secolo, su cui Salimbene è piuttosto ben informato: i frati del sacco, il cui nome ufficiale era fratres de poenitentia Jesu Christi117.

Fondatore dell’ordine fu Raimondo Athanulfi (o Athénoux), il quale, dopo non essere stato accolto nell’Ordine dei Frati Minori, decise di fondare un suo ordine scegliendo di adottare la regola agostiniana ed ottenendo il riconoscimento da papa Innocenzo IV nel 1251118. L’anno di nascita dell’ordine non è certo, probabilmente

117 Per approfondimenti sulla nascita e lo scioglimento dell’Ordine dei Saccati, si veda: R. W. Emery, The

friars of the Sack, in Speculum 18, 1943, pp. 323-334; F. Andrews, The other friars: the Carmelite, Augustinian, sack and pied friars in the Middle Ages, Woodbridge: Boydell & Brewer 2006, pp. 175-223; G. M. Giacomozzi, L’ordine della penitenza di Gesù Cristo, contributo alla storia della spriritualità del secolo XIII, Ed. Studi storici O.S.M., Roma 1962.

118 Il riconoscimento compare nella bolla Debet ex nostra, del 31 marzo 1251: Venerabilibus fratribus ...

Massiliensi et ... Tholoniensi episcopis, Salutem. Debet ex nostra providentia, qui vicem in terris Jesu Christi gerimus, provenire, ut ipsis famulis, qui mundi spretis honoribus et divitiis derelictis sanctorum patrum nituntur sequi vestigia, in veritatis spiritu et habitu paupertatis ordo debeat et certa regula, qua regantur, per quam etiam sibi et aliis proficiant ad salutem. Cum igitur dilecti filii... rector et fratres Poenitentiae Jesu Christi, abrenunciatis vanitatibus huius mundi et omnibus pompis eius, desiderent sub B. Augustini Regula, Patri luminum vivere, obsequi et facere poenitentiae digniores fructus, cum nulli regulari observantiae sint adstricti, Nos honestis et piis eorum desideriis ex quibus grande lucrum animarum, quod est Nobis inter caetera carius, segui potuerit, benignius annuentes, mandamus quatenus Regulam praedictam auctoritate nostra eisdem rectori et fratribus concedatis, ipsos benigni favoris

nacque verso la fine degli anni Quaranta del Duecento, forse nel 1248, dato che anche Salimbene ne parla nella Cronica quando racconta gli eventi relativi a quell’anno, non specificando però se quello fosse l’anno effettivo di nascita. Secondo Tommaso di Eccleston, invece, la nascita dell’ordine risale al 1245, anno del primo concilio di Lione119.

Come la maggior parte dei movimenti religiosi nati in questo periodo, anche i frati della penitenza conobbero una rapida diffusione; il centro principale fu certamente la Francia meridionale e più in generale la moderna Francia, ma si hanno notizie, come ci conferma anche Salimbene, di diversi conventi in Italia, principalmente al Nord, ma dalle fonti in nostro possesso sappiamo che ce ne erano diversi anche nell’Italia centrale120

(sicuramente ce n’era uno anche a Pisa, ma la sua ubicazione è sconosciuta). La presenza dei saccati è attestata poi anche in Inghilterra, dove furono accolti positivamente sia dal Ministro provinciale dei Frati Minori, Pietro di Tewkesbury, sia da Enrico III, il quale garantì loro la sua protezione e anche di mantenere tutte le donazioni che avevano ricevuto. Numerosi sono i conventi individuati in Spagna, in particolare nella zona della Catalogna e dei Pirenei; l’ordine è poi presente anche in: Germania, Svizzera e Belgio.

Come tutti gli ordini internazionali di questo periodo, anche i frati della penitenza di Gesù Cristo, si organizzarono in provincie, le più antiche erano quelle di: Provenza, Francia, Spagna e Inghilterra, dopo il 1264 fu creata quella di Germania, mentre dopo il 1269 ne furono create due in Italia (Bologna e Lombardia).

Anche l’ordine dei saccati, come tutti quelli nati dopo il 1215 – anno del IV Concilio Lateranense –, venne sciolto per volere di papa Gregorio X nel 1274. Le disposizioni del concilio vietarono ai frati saccati di accogliere nuovi membri, di acquisire nuove proprietà, di accettare sepolture di laici, di predicare e di confessare i fedeli, ma gli fu concessa la possibilità di scegliere se rimanere nel loro ordine fino alla fine della loro

opportuni consilii et auxilii praesidiis confoventes.Datum Lugduni II Kalendas Aprilis, Pontificatus nostri anno octavo. Archivio Segreto Vaticano, Registri Vaticani 24, f 78 (536 inserta).

119 L’indicazione si trova in una nota a margine del De adventu minorum, a c. di F. Lieberman, MGH SS

XXVIII, Hannover 1888, p. 569; fratres de Penitentia Iesu Christi …. qui in Provincia, tempore concili Lugdunensis ortum habuerunt, per quemdam novicium qui expulsum erat.

120 Firenze, Lucca, Siena, Perugia, Spoleto, Viterbo. Tutti questi centri, come per altro molti altri italiani,

vengono identificati solo dopo il Concilio di Lione, ma la loro nascita doveva essere certamente precedente. Per un elenco completo di tutte le città, italiane ed europee, si veda: F. Andrews, The other friars…, pp. 181-185.

vita121, oppure entrare in uno di quelli che erano stati riconosciuti dal Concilio – i

principali ordini che accolsero i saccati furono: Carmelitani e Agostiniani, ma alcuni entrarono anche nei Predicatori, nei Minori e nei Cistercensi.

Per quanto riguarda le proprietà dell’ordine, la maggior parte vennero divise tra gli Ordini Mendicanti, gli altri Ordini religiosi (soprattutto Cistercensi e Premostratensi) e le chiese secolari. Emery122, a tal proposito, ci fornisce un resoconto abbastanza

dettagliato: in totale conosciamo almeno settantasei monasteri che appartennero sicuramente all’Ordine dei saccati, di questi per circa una quarantina siamo in possesso di documentazioni che forniscono informazioni sugli acquirenti, mentre per una quindicina abbiamo soltanto l’autorizzazione papale alla vendita, ma nessuna indicazione su chi possa averli acquistati. La cosa che nota Emery è che gli Ordini Mendicanti, sono molto meno presenti tra gli acquirenti di quanto si potrebbe pensare: contando anche Clarisse, suore Domenicane e altri loro affiliati minori, i Mendicanti entrarono in possesso di ventinove proprietà dei saccati.

Non siamo in possesso né di copie della regola di Sant’Agostino appartenute a quest’ordine e neppure di testi liturgici o formulari per la professione dei nuovi frati. Sono però sopravvissute le costituzioni dell’ordine, che ci permettono di riempire alcune lacune e, pur trattandosi di testi prescrittivi e non descrittivi, di farci un’idea su come veniva intesa la vita comunitaria dai primi membri dell’ordine.

Il Liber constitutionum altro non era che una rielaborazione del testo delle primitive costituzioni scritte dai primi domenicani123. L’anno di produzione di questo

testo non è certo, e benché nelle bolle papali del 1251 e del 1256 non ci sono menzioni relative alle costituzioni, il fatto che si svolgessero dei capitoli e che ci fosse stata l’elezione di un Ministro Generale, ci porta a credere che l’anno di realizzazione non possa essere successivo al 1250. Come per l’originale domenicano, anche il testo dei saccati si divideva in due parti o distinzioni: la prima era dedicata alla vita conventuale; mentre la seconda riguardava i capitoli (provinciali e generali), lo studio e la preghiera, ad ogni modo la maggior parte delle indicazioni relative allo stile di vita comunitario –

121 Questa non sembra essere una scelta così impopolare, si hanno notizie di frati saccati che vivevano

ancora nei monasteri dell’ordine anche nei primi anni del XIV secolo; R. W. Emery, The friars of the Sack,…; pp. 327-328.

122 Ibid., pp. 328-332.

123 Furono composte tra gli anni ’20 e ’30 del Duecento, sottoposte poi ad una revisione da Ramon de

comportamento dei frati dal momento del risveglio, rispetto delle ore canoniche, i pasti e i digiuni –, erano semplicemente riprese dal testo domenicano.

La questione delle proprietà e del possesso di denaro nelle costituzioni rispecchia la preoccupazione dell’autore (o degli autori) del testo di mantenere l’ideale di povertà originario. All’ordine non era consentito possedere campi, vigneti o terreni da affittare, i soli terreni o edifici che potevano possedere erano: il giardino dietro la chiesa e le officine per la produzione dei beni necessari per il convento. In caso di lasciti, l’ordine doveva distribuirli il più presto possibile ai bisognosi e, durante il tempo necessario all’assegnazione, l’amministrazione dei beni doveva spettare a persone di fiducia e non ai frati – da questo punto di vista i saccati erano molto più simili ai primi francescani che ai domenicani.

I frati dovevano vivere di elemosine e in ogni monastero due frati venivano scelti per tenere un registro delle entrate e delle spese. Nel caso in cui un frate fosse stato nominato esecutore testamentario, doveva essergli affiancato un confratello (socius), con il quale avrebbe dovuto concordare tutte le decisioni in merito alla distribuzione dell’eredità. I molti dettagli forniti da questo capitolo sono una chiara indicazione di come l’ordine fosse attento al mantenimento della povertà e del suo carattere mendicante, per altro ci sono diverse prove che dimostrano che riuscirono in questo loro intento: oltre alla testimonianza di Salimbene, esiste una corrispondenza con il papa124 che dimostra come

la percezione dei contemporanei fosse quella di un ordine dedito ad una vita di povertà, anche il poeta Rutebeuf parla dei saccati in una strofa125 della sua poesia Les Ordres de

Paris, sottolineandone la povertà.

Le costituzioni dei saccati prevedevano inoltre il divieto di rappresentazioni inutili (inutiles ymagines picturarum), ovviamente tale divieto non riguardava l’altare maggiore né gli oggetti liturgici. Anche in questo caso la disposizione è simile a quella presente nelle costituzioni domenicane, francescane e prima ancora cistercensi.

124 I saccati vengono citati come ordini in paupertate fundatis dopo i Domenicani e prima dei Carmelitani,

in due bolle emanate da Clemente IV nel 1265 (Ad consequendam gloriam [Jordan 172; Potthast 19455] del 20 novembre e Sane non sine [Jordan 1886; Potthast 19462] del 22 novembre).

125 L'Ordre des Sas est povre et nue,/Et si par est si tart venue/Qu'a envis seront soustenu./Se Dex ot teil

robe vestue/Com il portent parmi la rue,/Bien ont son abit retenu./De ce lor est bien avenu./Par un home sont maintenu:/Tant com il vivra, Dex aiüe!/Se Mors le fait de vie nu,/Voisent lai dont il sont venu,/Si voist chacuns a la charrue. Reutebeuf, Oevres complètes, ed. E Faral and J. Bastin 2 vol., Parigi 1959, I, pp. 325-326.

Anche la questione degli ordini femminili trova spazio nelle costituzioni dei saccati. Come molti altri ordini maschili di questo periodo, i frati non vollero avere nessuna responsabilità nei confronti di donne religiose (cura monialium). Le loro costituzioni vietano specificatamente di occuparsi o di accettare congregazioni di suore all’interno del loro ordine, arrivando persino in un capitolo specifico a vietare l’accesso delle donne nel chiostro, nell’oratorio e nelle botteghe. L’unico momento in cui veniva consentito l’accesso alle donne era per presenziare alla consacrazione di una chiesa e durante il Venerdì Santo. Era però concesso alle donne di seguire le processioni ed ascoltare le predicazioni dei frati.

Per quanto riguarda le gerarchie all’interno dell’ordine, il primo livello era rappresentato dal priore del convento, il quale veniva eletto dai confratelli, ma la cui conferma spettava comunque al rettore e al priore provinciale. Il rettore veniva eletto durante i capitoli generali e la sua conferma dipendeva dall’approvazione papale.

A questo punto, possiamo passare a vedere cosa ci dice il nostro frate su di loro:

Porro homo iste qui Ordinis fratrum Minorum petebat ingressum fuit principium Ordinis Saccatorum, et habebat socium qui similiter intrare volebat. Hi inspirati sunt nutu divino in redicatione fratris Hugonis. Quibus frater Hugo dixit: «Eatis ad nemora et adiscatis comedere rádices, quoniam tribulationes apropinquant».126

Queste sono le prime parole con cui Salimbene ci presenta i frati della penitenza di Gesù Cristo. L’uomo cui si riferisce è Raimondo di Athanulfi127, il cui intento, insieme

ad un suo compagno – frate Bernardo di Manara –, era quello di entrare nell’Ordine dei Frati Minori. Tale volontà non fu assecondata da frate Ugo da Digne, il quale aveva il potere di accogliere nuovi membri nell’Ordine, ma che decise di non esaudire la loro richiesta di diventare minori, fornendo però loro il consiglio di recarsi nel bosco e nutrirsi di ciò che questo poteva offrirgli, in modo da conoscere la penitenza.

È importante notare come Salimbene specifichi le parole usate da frate Ugo con Raimondo e il suo compagno. L’intento di Salimbene è quello di difendere frate Ugo dalle accuse mossegli da alcuni suoi nemici, presenti all’interno dell’Ordine dei Frati

126 Cronica: 366:1135

127 Ecco come lo descrive Salimbene in Cronica: 368:1145: Primus Ordinis Saccatorum dictus est

Raimundus Attanulfi, et fuit oriundus de provincia Provincie, de castro Aree, ubi iuxta mare fit sal; et fuit miles in seculo et fuit in Ordine fratrum Minorum, sed in novitiatu fuit licentiatus et emissus de Ordine quia infirmus erat. Filium habuit in Ordine Saccatorum, qui postea fuit Arelatensis archiepiscopus.

Minori, ed in particolare nella Provincia di Provenza, di essere stato prima il fondatore di quest’ordine e successivamente di non averli accettati nell’Ordine dei Minori, pur avendone la possibilità:

Porro frater Hugo multos habebat in Ordine suo et maxime in Provincia emulos et mordaces, et propter doctrinam abbatis Ioachym, et quia imponebant ei quod Ordinem Boscariolorum fecisset (et non fecerat eum aliter nisi occasionaliter dicendo: «Eatis ad nemora et adiscatis comedere radíces, quia tribulationes apropinquant»), et quia noluit eos ad Ordinem recipere, cum bene posset.128

La stima che aveva fra Salimbene per frate Ugo è particolarmente evidente nella

Cronica, come già ho detto in precedenza, ed emerge anche in questo breve estratto. Per

prima cosa il frate parmense ci tiene a sottolineare che frate Ugo abbia numerosi detrattori all’interno dell’Ordine, per via della sua predicazione delle tesi di Gioacchino da Fiore, ma cosa ancora più importante specifica chiaramente che non fu lui a fondare l’ordine, dicendo che al massimo poteva aver fornito loro l’occasione per crearlo, assolvendolo in questo modo dall’accusa di esserne il fondatore.

A questo punto Salimbene ci dice che cosa fecero i due, dopo aver parlato con frate Ugo:

Tunc iverunt et fecerunt sibi mantellos catabriatos, sicut antiquitus consueverunt habere serviciales Ordinis sancte Clare;et ceperunt mendicare panem per castrum illud in quo habitabant fratres Minores; et abundanter dabatur eis, quia nos et fratres Predicatores docuimus omnes homines mendicare; et quilibet assumit sibi caputium et vult facere unam regulam mendicantem. Isti multiplicati sunt subito, et appellabantur a fratribus Minoribus de provincia Provincie ironice et trufatorie Boscaríoli.129

In questo passo ci sono diversi aspetti particolarmente interessanti: per prima cosa Salimbene ci fornisce il nome che i frati minori della Provincia di Provenza usavano per indicarli, cioè Boscaríoli, un nomignolo volutamente ironico, che si riferiva al loro stile di vita basato sul consiglio di frate Ugo; un’altra cosa interessante da notare è come il nostro frate sottolinei quanto poco basti ad una persona per ritenersi all’altezza di fondare un Ordine mendicante – nello specifico indossare un caputium, un cappuccio –, per non parlare del fatto che questi boscarioli iniziarono a fare la questua del pane nello stesso paese in cui c’era il convento dei Frati Minori riuscendo ad ottenerne molto, suscitando

128 Cronica: 367:1138. 129 Cronica: 366:1136-1137

non poco fastidio nel nostro frate, che ci tiene a sottolineare il fatto che i Minori e i Predicatori abbiano insegnato a tutto il mondo come fare la questua.

Che la questione dell’imitazione dei due Ordini Mendicanti principali (in particolare dei Frati Minori), sia particolarmente indigesta per Salimbene, lo dimostra anche un passo di poco successivo, in cui ci dice:

Porro, processu temporis, fecerunt sibi habitum de sacco non cilicino, sed quasi sindonico, et inferius habebant tunicas optimas et ad collum mantellum de sacco; unde et fratres Saccati dicti sunt. Et fecerunt sibi fieri soleas, sicut habent fratres Minores. Nam quicumque volunt noviter aliquam regulam facere, semper mendicant aliquid ab Ordine beati Francisci, aut soleas aut cordam aut etiam habitum.130

Rispetto al passo citato in precedenza, qui il frate parmense descrive più dettagliatamente la scelta dell’abbigliamento dei saccati, cogliendo l’occasione per spiegare il perché vengano chiamati così, e critica il fatto che loro, ma più in generale tutti i nuovi movimenti, abbiano letteralmente mendicato il proprio abbigliamento dai Frati Minori.

Questo problema, come ci spiega lo stesso Salimbene131, fu risolto da papa

Alessandro IV, con la bolla Licet Ecclesiae del 9 aprile 1256, con cui oltre ad unire tutti i gruppi di eremiti retti dalla regola agostiniana negli Eremitani di Sant’Agostino, imponeva anche l’utilizzo dello stesso abito, in modo tale da non poter essere confusi con altri ordini132.

Se quantomeno la questione dell’abbigliamento si poteva considerare risolta, l’abitudine dei Saccati di comportarsi come i frati Minori e i Predicatori non lo era affatto, anzi il nostro frate ci dice che:

Porro Saccati subito diffuderunt se per civitates Ytalie, in quibus capiebant loca ad habitandum, et omnem modum quem tenebant fratres Minores et Predicatores in

130 Cronica: 367:1139

131 Sed nunc Ordo fratrum Minorum papale privilegium habet quod nullus talem habitum ferre presumat

per quem frater Minor ab aliquo credi possit; Cronica: 367:1140

132 […] nigris dumtaxat et nullis aliis alterius coloris cucullis, ut uniformis amictus normam eiusdem in

vobis professionis ostendat, utamini de caetero universi. Bullarium Ordinis Eremitarum Sancti Augustini. Periodus formationis 1187-1256, Herausgegeben von Benignus Van Liujk, OSA, Wurzburg, augustinus- Verlag, 1964, 128-130.

predicationibus faciendis et confessionibus audiendis et in aquisitionibus mendicandi, ipsi similiter tenebant in omnibus […] Inde etiam seculares non modicum gravabantur.133

È importante notare che Salimbene dice chiaramente che i Saccati, diversamente dai Minori e dai Predicatori, erano un peso per il popolo a cui chiedevano la questua. Per dimostrarlo, riporta l’episodio di donna Giulietta de Adelardis da Modena, la quale vedendoli girare di porta in porta per la città a chiedere del pane, disse loro:

«In veritate dico vobis, fratres, tot habebamus sacculos et peras ad horrea evacuanda quia non indigebamus Ordine Saccatorum»134.

Questa fu una delle principali cause, secondo quanto ci dice Salimbene, che portarono papa Gregorio X, non a caso definito dal nostro frate ispirato da Dio, a decidere durante il Concilio di Lione135 di scogliere tutti gli ordini nati dopo il IV concilio

Lateranense, includendo dunque anche i Saccati, ad eccezione dei Frati Minori e dei Predicatori, specificando nella costituzione relativa alla soppressione la loro indubbia utilità per la Chiesa.

Salimbene non sembra avere nei confronti dei saccati un’aperta ostilità, diversamente da altri movimenti sorti ad imitazione degli Ordini Mendicanti – come per esempio gli apostolici –, forse potremmo definire la sua piuttosto come un’insofferenza nei loro confronti. Ciò che maggiormente gli rimprovera, ma che fondamentalmente è un problema che riguarda tutti gli ordini che stavano nascendo in quegli anni, è l’aver copiato i Frati Minori nello stile di vita, nelle abitudini e anche nel vestiario. Di contro apprezza il fatto che, dopo i provvedimenti del Concilio Lionese secondo, questi frati non si ribellarono alla Chiesa, ma accettarono e rispettarono le decisioni conciliari.

Documenti correlati