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Saint-Loup, l’immaginario razzista del Narratore!

4.1 Gli atti di Saint-Loup, i commenti del Narratore!

contrappunto a quelli di Saint-Loup (4.1), analizzerò alcuni esempi del discorso del Narratore in cui si parla non solo di razze marginali, ma di mito ariano (4.2), per poi, attraverso l’analisi dell’unico passo in cui, a mia conoscenza, Saint-Loup prenda semi-apertamente una posizione anti- razzista, analizzare il comportamento corrispondente e il giudizio del Narratore, e proporne un’interpretazione (4.3).!

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4.1 Gli atti di Saint-Loup, i commenti del

Narratore!

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Anche il privilegio di razza è vissuto da Saint-Loup in maniera non convenzionale e non conformista. Se si pensa al fatto che, tra gli elementi caratterizzanti del pensiero razzista, si possono annoverare il terrore della contaminazione della razza e del meticciato, diventa un elemento rilevante il fatto che entrambe le donne con cui Saint-Loup ha una relazione nel corso del romanzo sono ebree: sia l’amante Rachel, sia — più problematicamente — la legittima sposa Gilberte. !

Mentre il nostro personaggio non commenta mai l’ebraismo delle due donne, la famiglia considera evidentemente il matrimonio con Gilberte una

mésalliance, che ha fatto sì che Saint-Loup abbia davvero finito per

introdurre nella famiglia quella goccia di sangue ebreo che, come abbiamo visto, Basin de Guermantes si vantava non essere mai stata nella famiglia. Considerando che che Saint-Loup è l’unico erede dei Guermantes nella sua generazione —dal momento che né la coppia formata dal duca e dalla duchessa, né quella formata dal principe e dalla principessa ha figli — la sua unione con Gilberte, che per lui non sembra avere alcuna

caratteristica marcata, significherebbe agli occhi di un razzista che la stirpe sarà, a partire da questo momento, per sempre meticcia.!

A fronte della naturalezza con cui Saint-Loup sceglie questa unione, il Narratore non manca di commentare il matrimonio proprio in senso razziale, sostenendo che se Saint-Loup, tra le proposte della madre, ha finito per propendere per Gilberte, la causa è da individuare in una somiglianza di questa con Rachel, dove tale somiglianza, evidentemente, sarebbe secondo lui motivata dalla comune origine ebraica delle due donne107. Questa osservazione, già pesantemente marcata in senso razzista, lo diventa ancora di più se si tiene conto, nel discorso del Narratore, da un lato della costante operazione (che esplorerò meglio tra poco) di feticizzazione e sessualizzazione del soggetto appartenente a una razza marginale; dall’altro, della sua insistenza sul tema della contaminazione in senso razziale e insieme sessuale. Infatti, e più apertamente che in questo passo, quando il Narratore parlerà dell’unione per lui inspiegabile tra Saint-Loup e Morel (che, ancora una volta, è vissuta senza alcun commento da Saint-Loup), il Narratore sarà due volte razzista: prima metaforicamente, dicendo che Saint-Loup è come il sole che ha bisogno della tenebra, rappresentata da Morel (secondo una rete simbolica che identifica la luce e il chiaro con il bene, il nero e il buio con il male), e fuor di metafora, dicendo testualmente che Saint-Loup è come un gran signore che celi, nel fondo del suo cuore, “un goût secret pour les

nègres”108.!

Cfr. M. PROUST, À la recherche du temps perdu, cit., IV, p. 280: “Et en effet j’avais été

107

frappé d’une vague ressemblance qu’on pouvait à la rigueur trouver maintenant entre elles. Peut-être tenait-elle à une similitude réelle de quelques traits (dus par exemple à l’origine hébraïque pourtant si peu marquée chez Gilberte) à cause de laquelle Robert, quand sa famille avait voulu qu’il se mariât, s’était, à conditions de fortune égales, senti plus attiré vers Gilberte. Elle tenait aussi à ce que Gilberte […] cherchait pour plaire à Robert à imiter certaines habitudes chères à l’actrice […]”.

Cfr. M. PROUST, À la recherche du temps perdu, cit., IV, p. 283: “Il est possible que

108

Morel, étant excessivement noir, fût nécessaire à Saint-Loup comme l'ombre l'est au rayon de soleil. On imagine très bien dans cette famille si ancienne un grand seigneur

Un secondo episodio che illustra la stessa differenza nell’atteggiamento dei due personaggi, si trova nella già citata scena del ristorante, quando il Narratore e Saint-Loup pranzano insieme a Rachel.!

Abbiamo già visto che quello che Rachel rappresenta agli occhi di Saint- Loup non è altro che un essere superiore e dotato di ogni qualità; e abbiamo già analizzato, per contro, la reazione del Narratore quando questi identifica Rachel come una donna che si è prostituita109. !

Non soltanto, in generale, è opportuno notare che a fronte del totale silenzio di Saint-Loup sulle origini ebraiche della sua amante fa da contrappunto un Narratore che, chiamandola Rachel quand du Seigneur, le rimarca e le ribadisce ogni volta che la nomina: nella scena del ristorante, il Narratore a fronte del silenzio di Saint-Loup interviene con un commento censorio e razzista, e per giunta in un momento in cui non avrebbe una particolare legittimazione a intervenire, e cioè nel corso della lite tra Rachel e Saint-Loup per una collana di Boucheron che Saint-Loup non ha (ancora) comprato all’amante ma che ha fatto mettere da parte dal gioielliere, per impedire che altri potessero regalargliela. Quando Rachel, per accusare l’amante di tirchieria, gli dà dell’ebreo, Saint-Loup non ha alcuna reazione: è il Narratore a prendere la parola (con il lettore, beninteso), e, con il suo commento, a “ristabilire il giusto ordine delle cose”. Leggiamo il passo:!

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«C’est bien cela, tu as voulu me faire chanter, tu as pris toutes tes précautions d'avance. C'est bien ce qu'on dit : Marsantes, Mater Semita, ça sent la race», répondit Rachel répétant une étymologie qui reposait sur un grossier contresens car Semita

blond, doré, intelligent, doué de tous les prestiges et recelant à fond de cale un goût secret, ignoré de tous, pour les nègres”. E anticipiamo, a questo proposito, quello che dice Richard Dyer sulla caratterizzazione simbolica della sessualità dei bianchi: “White men are seen as divided, with more powerful sex drives but also a greater will power. the sexual dramas of white men have to do with not being able to resist the drives or with struggling to master them. The drives are typically characterised as dark”. Cfr. R. DYER, White. Essays on Race and Culture, London and New York, Routledge, 1997, p. 32.


Cfr. supra, Cap. 3.

signifie « sente » et non « Sémite », mais que les nationalistes appliquaient à Saint-Loup à cause des opinions dreyfusardes qu'il devait pourtant à l'actrice. (Elle était moins bien venue que

personne à traiter de Juive Mme de Marsantes à qui les ethnographes de la société ne pouvaient arriver à trouver de juif que sa parenté avec les Lévy-Mirepoix).110!

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L’operazione che il Narratore compie pronunciando il commento tra parentesi è spiegabile ricorrendo alla nozione di entitlement così come l’ha elaborata il linguista Harvey Sacks111. !

Secondo Sacks, l’idea di entitlement fa sì che, per potersi rivolgere a un gruppo sociale ed esserne ascoltati, sia necessario farne parte: ora, quello che il Narratore mette in discussione con il suo commento non è che gli ebrei siano tirchi per natura, né che sia illegittimo dare dell’ebreo a un tirchio — e anzi, l’uso naturale che il Narratore fa dell’espressione “traiter

de Juive” avvalora questi due punti: semplicemente, egli mette in

discussione il diritto di Rachel a fare questa osservazione, in ragione del fatto che Rachel è ebrea.!

La conseguenza logica di questo commento, dunque è che un tale commento può essere legittimo, ma soltanto se proviene da un bianco, che si costituisce così come il soggetto che può costituire l’altro, senza che l’altro possa partecipare al discorso. Il commento del Narratore ha lo scopo di ristabilire il “giusto ordine” delle cose: un’ebrea non darà dell’ebrea a una bianca, ma accetterà le costruzioni dei bianchi e — per tornare alla collana — le concessioni che i bianchi decidono di offrirle.!

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Nella stessa prospettiva, ancora, è molto istruttivo il confronto tra la reazione di Saint-Loup e quella del Narratore a fronte dell’incontro con

Cfr. M. PROUST, À la recherche du temps perdu, cit., II, pp. 476-477.

110

Cfr. H. SACKS, Lectures on Conversation, cit., I, Lecture 4: Storyteller as ‘witness;’

111

Bloch a Balbec112. Dopo che il Narratore e Saint-Loup hanno sentito, dall’interno di una tenda, pronunciare un discorso apertamente antisemita da parte di qualcuno che non riescono a vedere, l’oratore esce dalla tenda e si rivela: si tratta di Bloch, l’amico del Narratore. Leggiamo, nelle parole del Narratore, la reazione immediata di Saint-Loup a questo incontro, che non testimonia d’altro che del suo interesse per i meriti personali di Bloch, tacendo completamente della sua razza e della sua condizione sociale:!

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Saint-Loup me demanda immédiatement de rappeler à celui-ci qu'ils s'étaient rencontrés au Concours général où Bloch avait eu le prix d'honneur, puis dans une Université populaire.113!

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E confrontiamola subito con quella del Narratore, riportata dopo una breve digressione e come se fosse una frase quasi incidentale, smorzata, nella sua portata, dall’impiego della litote:!

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Personnellement, je ne tenais pas beaucoup à ce que Bloch vînt à l'hôtel.114!

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La cosa più interessante è vedere come il Narratore motiva questa sua riluttanza, che risulta tanto più bizzarra se si considera che, a rigore, Bloch è più amico del Narratore che di Saint-Loup. Leggiamo insieme il passo, prima di commentarlo dettagliatamente:!

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Il était à Balbec, non pas seul, malheureusement, mais avec ses soeurs qui y avaient elles-mêmes beaucoup de parents et d'amis. Or cette colonie juive était plus pittoresque qu'agréable. […] Toujours ensemble, sans mélange d'aucun autre élément, quand les cousines et les oncles de Bloch, ou leurs coreligionnaires mâles ou femelles se rendaient au Casino, les unes pour le «bal», les autres bifurquant vers le baccarat, ils

Cfr. M. PROUST, À la recherche du temps perdu, cit., II, p. 97 sgg.

112

Ibidem.

113

Ivi, p. 98.

formaient un cortège homogène en soi et entièrement dissemblable des gens qui les regardaient passer et les retrouvaient là tous les ans sans jamais échanger un salut avec eux, que ce fût la société des Cambremer, le clan du premier président, ou des grands et petits bourgeois, ou même de simples grainetiers de Paris, dont les filles, belles, fières, moqueuses et françaises comme les statues de Reims, n'auraient pas voulu se mêler à cette horde de fillasses mal élevées, poussant le souci des modes de « bains de mer » jusqu'à toujours avoir l'air de revenir de pêcher la crevette ou d'être en train de danser le tango. Quant aux hommes, malgré l'éclat des smokings et des souliers vernis, l'exagération de leur type faisait penser à ces recherches dites « intelligentes » des peintres qui, ayant à illustrer les Évangiles ou les Mille et Une Nuits, pensent au pays où la scène se passe et donnent à saint Pierre ou à Ali-Baba précisément la figure qu'avait le plus gros «ponte» de Balbec.115!

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Abbiamo visto nel capitolo sulla classe sociale che il Narratore inizialmente scarica sui propri genitori la responsabilità della sociologia di Combray come metro di giudizio, per poi veicolare un discorso classista: allo stesso modo, qui il Narratore cerca inizialmente di de- responsabilizzarsi, per poi veicolare un discorso profondamente razzista. ! La prima frase del discorso del Narratore, “Il était à Balbec, non pas seul,

malheureusement”, che segue immediatamente la presa di posizione “je ne tenais pas beaucoup à ce que Bloch vînt à l’hôtel” sottende che, se

Bloch fosse stato solo, il Narratore avrebbe avuto piacere a frequentarlo e, di conseguenza e a un livello più astratto, che il Narratore non può essere tacciato di antisemitismo, perché è una contingenza a togliergli il desiderio di frequentare il suo amico ebreo, e non il fatto che sia ebreo. Non fosse che questa “contingenza” si rivela, esattamente, essere costituita dagli ebrei che accompagnano Bloch.!

Si noti anzitutto, nella descrizione delle donne, l’opposizione tra le francesi (belle, fiere, disdegnose come le statue della cattedrale di Reims), completamente capaci di riprodurre il gusto alla moda nonostante le loro

Ibidem.

umili origini, e le ebree condannate a restare maleducate e preda del cattivo gusto, (laddove chiaramente la nozione di “buon gusto” non fa altro che sancire uno standard strettamente normativo). !

Non sappiamo se tra le ebree e le francesi ci sia una differenza effettivamente percettibile nell’abbigliamento, o se tale differenza stia negli occhi del Narratore; sappiamo invece che, per quanto riguarda gli uomini, l’atto di portare la divisa della propria classe è perfettamente eseguito, ma viene percepito dal Narratore come incongruo in ragione dei loro tratti somatici. !

Ammettendo, in via ipotetica, che una differenza nell’interpretazione della moda tra le francesi e le ebree sussista, ricordiamo quanto già notato nel Capitolo 2, e cioè che il gusto funziona come uno strumento di aggregazione sociale, secondo l’illuminante saggio di Pierre Bourdieu La

Distinction. Nel quadro della stessa riflessione, il sociologo ha mostrato

come il kitsch altro non sia che “un modo diverso di fruire della cultura di massa”. Unendo le acquisizioni di Bourdieu a quelle di Said, e qualificando come kitsch il gusto delle sorelle di Bloch agli occhi del Narratore e delle donne francesi, diventa chiaro che questi ultimi sancirebbero con la costruzione di questa differenza una distinzione tra un tipo di fruizione della moda che è validato e un tipo di fruizione che invece costringe chi la pratica a rimanere ai margini. !

Dato però quanto si afferma subito dopo a proposito degli uomini, e cioè che la loro interpretazione della moda è perfetta, deve nascere nell’interprete il sospetto che la differenza tra le ebree e le francesi (e l’idea di un “eccesso” da parte delle ebree, sulla quale torneremo molto a lungo) stia più nello sguardo del Narratore che nell’universo fittizio dell’opera, e che non sia altro che una strategia che permette di screditarle, e di affermare la loro non legittimità ad appropriarsi della moda. !

In questa prospettiva diventa estremamente d’aiuto per interpretare il passo appena citato è il concetto di imitazione così come l’ha formulato, ancora, il linguista Harvey Sacks, del quale ho appena usato l’idea di

entitlement. Sacks si chiede: quando e perché avviene che un atto non è

percepito come tale, ma come imitazione?116 La risposta che Sacks si dà è che un atto è percepito come imitazione quando a compierlo è una persona che, nell’ottica di chi lo osserva, non sarebbe legittimato a farlo, dove la legittimazione, a sua volta, deriva dall’idea che il possesso di un bene reale o simbolico debba essere motivato da trasmissione ereditaria. ! Così, nel discorso del Narratore, e a prescindere dall’effettiva realizzazione dell’atto, le francesi sono legittimate a seguire la moda, e lo faranno nel modo giusto, perché è tracciata una linea ereditaria che fa derivare persino le giovani più umili dalle cattedrali di Reims; al contrario gli ebrei — uomini e donne — discendono dal mondo della Bibbia e dal Vangelo, e per questo il loro tentativo di seguire la moda è screditato: perché essi non hanno la legittimazione ereditaria a farlo, e dunque il loro abbigliamento non è atto neutro, ma pretesa e imitazione. Questo discorso, evidentemente, implica che ciascuno abbia il suo posto, e ciò che lo rende particolarmente razzista e ripugnante è il fatto che, come vedremo tra poco, il posto riservato agli ebrei è quello della Bibbia e del Vangelo, e dunque un posto del tutto anacronistico e finzionale.!

Dopo una simile analisi di questo passo, in cui il Narratore rifiuta di frequentare gli ebrei a causa della loro razza, si è costretti a ripensare anche il passo di poco successivo, in cui Bloch accusa il Narratore di essere in preda a una crisi di snobismo, e il Narratore accusa Bloch di essere maleducato ed esprime il desiderio di rispondergli “Se così fosse, non ti frequenterei”: in realtà Bloch coglie perfettamente nel segno, e il fatto di frequentare lui solo tra gli ebrei non assolve il Narratore dalla sua posizione, come egli invece vorrebbe.!

Cfr. H. SACKS, Lectures on Conversation, cit., vol.I, pp. 69-71.

4.2 L’immaginario razzista nel discorso del