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3. Orientamento sessuale: la questione della “svolta

3.1 Saint-Loup, vero nipote del barone di Charlus!

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In un passaggio del volume Du côté des Guermantes si legge una frase che è apparentemente una considerazione incidentale, ma ha in realtà un valore molto più forte per comprendere il modo dell’autore di costruire i rapporti tra i personaggi all’interno della propria opera:!

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On n’est pas toujours impunément le neveu de quelqu’un. C’est très souvent par son intermédiaire qu’une habitude héréditaire est transmise tôt ou tard. On pourrait faire ainsi toute une galerie de portraits, ayant le titre de la comédie allemande Oncle et neveu, où l’on verrait l’oncle veillant jalousement, bien

qu’involontairement, à ce que son neveu finisse par lui ressembler. !64

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In un recentissimo articolo dal titolo Proust et le mariage pour tous , 65

Brigitte Mahuzier, studiosa di letteratura francese e allo stesso tempo di

gender, queer theory e French theory, ha analizzato approfonditamente la

questione del rapporto avunculare all’interno del romanzo proustiano, arrivando a concludere che è attraverso lo zio che avviene la vera filiazione all’interno del romanzo. La questione della filiazione nel romanzo pone effettivamente questioni molto curiose, come per esempio il fatto che molte delle coppie eterosessuali del romanzo finiscano per essere sterili o avere figli in una misura molto limitata (il Narratore non ha fratelli, allo stesso modo non li ha Saint-Loup; fanno eccezione soltanto i Bloch, con ogni probabilità per la loro connotazione razziale, visto che la compagnia formata da Bloch, dalle sue sorelle e dalle sue cugine, quando viene rappresentata, è sempre connotata biblicamente e con una marcata idea di orientalismo), e cercheremo di esplorarle, almeno in parte nel prossimo capitolo. Mahuzier, nella sua opera, si è concentrata sul rapporto avunculare e ha in particolare notato la tensione tra la coppia formata da Oriane e Basin Guermantes, che finisce senza figli nonostante la marcata normatività di entrambi i personaggi (e, in modo particolare, di Basin de Guermantes), e lo scapolo Charlus, omosessuale, che finisce per diventare il padre della nipote di Jupien, adottandola e che svolge per Saint-Loup una sorta di ruolo di “padre adottivo”, in quanto suo tutore. In questo capitolo ci proponiamo di mostrare, anche sulla scorta del suo lavoro, che una forte importanza del rapporto avunculare si vede in particolare nella relazione Saint-Loup- Charlus per quanto riguarda la sfera affettiva del primo.!

Cfr. M. PROUST, À la recherche du temps perdu, cit., III, p. 94.

64

Cfr. B. MAHUZIER, Proust et le mariage pour tous, «Nouvelles francographies», New

65

L’obiettivo di questo paragrafo è infatti quello di dimostrare che il barone di Charlus è, in termini girardiani, il mediatore dei desideri di Saint-Loup, e che le parabole disegnate dalle pratiche sessuali del barone di Charlus e di Saint-Loup sono in gran parte ricalcate l’una sull’altra, e in particolare che Saint-Loup mantiene le proprie pratiche eterosessuali finché è convinto che Charlus sia un impenitente dongiovanni; mentre quando l’omosessualità di Charlus è finalmente rivelata, Saint-Loup inizierà a vivere pienamente il proprio interesse per gli uomini, fino a quel momento latente o inconfessato. Per prima cosa, analizziamo dunque lo sviluppo di Saint-Loup in relazione a quello che il personaggio pensa della sessualità di suo zio.!

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Quando Saint-Loup viene introdotto nel romanzo, una delle prime cose che vengono dette al lettore è che, anche se qualcuno trova a Saint-Loup un’aria leggermente effeminata, è risaputo che ama le donne e che ha avuto moltissime relazioni, anche se al momento è completamente assorbito da una relazione con un’attrice che lo fa soffrire. !

Poche pagine dopo la sua prima comparsa nel racconto, e quasi subito dopo il ritratto di Monsieur de Marsantes , Saint-Loup traccia allo stesso 66

modo un ritratto del barone di Charlus, che (dopo la breve e silenziosa apparizione nel giardino di Tansonville accanto a Madame Swann) costituisce la vera e propria entrata in scena del personaggio nel romanzo. Le prime due caratteristiche descritte nel barone, attraverso l’uso dell’indiretto libero, sono la prestanza fisica e il timore che incute nel nipote , subito dopo, attraverso la stessa modalità retorica, vengono 67

Su cui cfr. supra, Cap. 1.

66

Cfr. M. PROUST, À la recherche du temps perdu, cit., II, pp. 107-108: “Saint-Loup ne put

67

se déplacer, attendant un oncle qui allait venir passer quarante-huit heures auprès de Mme de Villeparisis. Comme, très adonné aux exercices physiques, surtout aux longues marches, c'était en grande partie à pied, en couchant la nuit dans les fermes, que cet oncle devait faire la route depuis le château où il était en villégiature, le moment où il arriverait à Balbec était assez incertain”.

descritti il prestigio dei suoi titoli nobiliari e il suo disdegno . Dopo questi 68

primi elementi, la narrazione entra nel vivo della descrizione della giovinezza del personaggio, attraverso l’uso del discorso indiretto attribuito a Saint-Loup. !

Il meccanismo narrativo messo in atto da Proust a partire da questo momento è molto sofisticato, diffuso nel romanzo e tipico dell’ironia proustiana. Infatti, in questo passaggio Saint-Loup racconta all’eroe quello che lui sa e genuinamente crede della giovinezza dello zio, e cioè che lo zio sia stato e sia tuttora un dandy e un rinomato dongiovanni. Gli eventi successivi del romanzo permetteranno di interpretare questo passaggio retrospettivamente in maniera tale da capire che Saint-Loup era un narratore inaffidabile e ingenuo, che altro non faceva che riportare le versioni edulcorate che aveva appreso in famiglia e dai genitori, ma in questo primo momento il lettore non ha quasi nessun elemento per dubitare delle parole di Saint-Loup, e il lettore anche solo leggermente disattento è portato a trascurare i dettagli rivelatori e ad accogliere in toto la versione di questo narratore inaffidabile. Una volta nota la versione reale dei fatti (e cioè, l’omosessualità di Charlus), l’ingenuità e il candore di Saint-Loup (“deve averne avute di donne! Eppure non saprei dirti

precisamente quali, è sempre stato molto discreto”; “non puoi immaginare quanti uomini del popolo prende tuttora sotto la sua protezione”) avranno

retrospettivamente un effetto di comicità dirompente per il lettore che

Ibidem: “L’oncle qu'on attendait s'appelait Palamède, d'un prénom qu'il avait hérité des

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princes de Sicile ses ancêtres. […] Saint-Loup me dit que même dans la société aristocratique la plus fermée son oncle Palamède se distinguait encore comme particulièrement difficile d'accès, dédaigneux, entiché de sa noblesse, formant avec la femme de son frère et quelques autres personnes choisies ce qu'on appelait le cercle des Phénix. Là même il était si redouté pour ses insolences qu'autrefois il était arrivé que des gens du monde qui désiraient le connaître et s'étaient adressés à son propre frère avaient essuyé un refus. «Non, ne me demandez pas de vous présenter à mon frère Palamède. Ma femme, nous tous, nous nous y attellerions que nous ne pourrions pas. Ou bien vous risqueriez qu'il ne soit pas aimable et je ne le voudrais pas.» Au Jockey, il avait avec quelques amis désigné deux cents membres qu'ils ne se laisseraient jamais présenter. Et chez le comte de Paris il était connu sous le sobriquet du « Prince » à cause de son élégance et de sa fierté”.

abbia ancora in mente il passo, o per chi stia leggendo il romanzo per la seconda volta.!

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Leggiamo dunque il ritratto che Saint-Loup traccia dello zio, cercando di ricostruire la storia che l’autore sta cercando di raccontare attraverso un narratore inaffidabile, o almeno di mettere in luce le diverse possibilità di interpretazione che questa storia offre al lettore. In seguito, cercheremo di mostrare le convergenze tra il destino dello zio e quello di suo nipote. ! Alcuni passaggi del ritratto, e cioè quelli che si riferiscono al tempo medesimo del racconto di Saint-Loup, vanno evidentemente interpretati in maniera diversa rispetto a quanto Saint-Loup sostiene, e su questo la critica è unanime. Al momento del ritratto di Saint-Loup le pratiche omosessuali di Charlus sono già consolidate da tempo, e il doppio livello di lettura dei passaggi che si riferiscono a quel momento è incontestabile. Si legga per esempio:!

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tu n'imagines pas le nombre d'hommes du peuple, lui si hautain avec les gens du monde, qu'il prend en affection, qu'il protège, quitte à être payé d'ingratitude. Ce sera un domestique qui l'aura servi dans un hôtel et qu'il placera à Paris, ou un paysan à qui il fera apprendre un métier. C'est même le côté assez gentil qu'il y a chez lui, par contraste avec le côté mondain. !69

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Il passaggio, all’interno di Sodome et Gomorrhe, in cui il Narratore assiste al primo incontro tra Morel e il barone di Charlus rende evidente il significato da attribuire a questa frase di Saint-Loup:!

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[…] quand tout d’un coup j’eus un éclair et je compris que j’avais été bien naïf. M. de Charlus ne connaissait pas le moins du monde Morel, ni Morel M. de Charlus, lequel, ébloui mais aussi intimidé par un militaire qui ne portait pourtant que des lyres, m’avait requis, dans son émotion, pour lui amener celui qu’il ne soupçonnait pas que je connusse. […] Et me rappelant

Ivi, p. 109.

la façon dont M. de Charlus était venu vers Morel et moi, je saisissais sa ressemblance avec certains de ses parents quand ils levaient une femme dans la rue. Seulement, l’objet visé avait changé de sexe. !70

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Più complesso diventa invece il discorso per quanto riguarda la giovinezza di Charlus. Dal momento che il racconto di Saint-Loup è in effetti l’unico elemento che l’opera fornisce per l’interpretazione della giovinezza di Charlus, situata fuori dal tempo del racconto, il lettore dovrà accontentarsi formulare di una serie di ipotesi, senza poter arrivare a una conclusione certa. Si legga il primo passaggio:!

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Saint-Loup me parla de la jeunesse, depuis longtemps passée, de son oncle. Il amenait tous les jours des femmes dans une garçonnière qu'il avait en commun avec deux de ses amis, beaux comme lui, ce qui faisait qu'on les appelait « les trois Grâces ». !71

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Retoricamente, il passo è formulato secondo un meccanismo ben frequente in Proust quando vuole creare diverse possibilità di lettura, ben analizzato da Perrier e che consiste nell’affermare una verità (o 72

possibilità) meno evidente accanto a una frase che la nega in maniera apparentemente incontrovertibile. Il fatto dato per certo in questa frase — la principale — è quello di cui Proust in realtà vorrà in seguito far dubitare il lettore, e cioè “portava ogni giorno delle donne in un appartamento”, mentre la prima relativa porta il lettore sulla pista più complessa (“che condivideva con due amici belli come lui”), ed è soltanto l’esplicativa, subordinata di secondo grado, a contenere il dettaglio potenzialmente rivelatore (“il che faceva sì che li chiamassero ‘le tre Grazie’”). In altre parole, si ritrova costantemente in queste frasi una sorta di sovvertimento

Ivi, III, p. 257.

70

Ivi, II, p. 109.

71

Cfr. G. PERRIER, Rachel paravent de Saint-Loup?, cit., passim.

della funzione logica tradizionale dei vari elementi: la relativa, invece che specificare il significato veicolato dalla principale, lo contraddice, veicolando la verità meno evidente. Una tale struttura retorica permette di stabilire diversi “gradi di evidenza” dei fatti all’interno dello stesso periodo: la principale rivela la vulgata, la verità semplice che si vorrebbe far credere, le relative la verità più profonda e meno facile da attingere.!

Per quanto riguarda la ricostruzione fattuale a partire da queste parole di Saint-Loup, è chiaro che la scelta del soprannome “le tre Grazie” non può essere innocente nel lessico del faubourg Saint-Germain, e che al tempo della giovinezza di Charlus correvano dei pettegolezzi sui rapporti tra i tre uomini — per quanto il lettore, per il momento, non possa esprimersi sulla fondatezza di questi pettegolezzi. È chiaro altresì che Saint-Loup è candido nel suo racconto, dal momento che, se volesse far passare la versione di uno zio dongiovanni ma fosse al corrente della vera natura delle sue relazioni, ometterebbe il particolare rivelatore.!

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Proseguiamo nella lettura del ritratto di Charlus tracciato dal nipote. La narrazione prosegue con il racconto della “giusta punizione” che lo zio ha inferto a un uomo che gli aveva fatto delle proposte.!

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– Un jour un des hommes qui est aujourd'hui des plus en vue dans le faubourg Saint-Germain, comme eût dit Balzac, mais qui dans une première période assez fâcheuse montrait des goûts bizarres, avait demandé à mon oncle de venir dans cette garçonnière. Mais à peine arrivé ce ne fut pas aux femmes, mais à mon oncle Palamède, qu'il se mit à faire une déclaration. Mon oncle fit semblant de ne pas comprendre, emmena sous un prétexte ses deux amis, ils revinrent, prirent le coupable, le déshabillèrent, le frappèrent jusqu'au sang, et par un froid de dix degrés au-dessous de zéro le jetèrent à coups de pieds dehors où il fut trouvé à demi mort, si bien que la justice fit une enquête à laquelle le malheureux eut toute la peine du monde à la faire renoncer. !73

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Cfr. M. PROUST, À la recherche du temps perdu, cit., II, p. 109.

Qualche elemento nel racconto di Saint-Loup spinge il lettore consapevole a dubitare che le sue parole corrispondano al reale svolgimento dei fatti. Il passaggio di Charlus incatenato nella celebre scena di Le Temps retrouvé dovrebbe retrospettivamente far sorgere nell’interprete per lo meno il sospetto che i fatti si siano svolti in maniera molto diversa: un lettore particolarmente malizioso potrebbe arrivare a immaginare che quello che Saint-Loup qui descrive senza sapere quello che veramente sta raccontando sia un gioco erotico sadomasochistico sfuggito di mano ai suoi partecipanti. Nel suo racconto sembra un po’ bizzarra la reazione, da parte di un gruppo di uomini che vogliono punire di un comportamento omosessuale, di spogliare l’uomo che vogliono punire, in quanto uno degli elementi caratteristici delle reazioni omofobe è quello di prendere le distanze (anche in maniera eccessivamente marcata) da qualsiasi comportamento che potrebbe risultare minimamente ambiguo. Infine, se ammettiamo dall’inizio l’ipotesi che non ci fossero donne nella garçonnière che Charlus condivideva con i suoi amici, diventa evidente che la versione di Saint-Loup diventa inconsistente dall’inizio, e che l’uomo era stato invitato nella garçonnière per incontrarvi altri uomini. !

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Dal momento che l’episodio (così come il passaggio immediatamente precedente) si colloca al di fuori del tempo del racconto, e che l’interprete non dispone di altri elementi per avvalorare questa interpretazione, stabilire una “realtà” univoca dei fatti è impossibile, e bisogna accettare l’ambiguità del passo, e la possibilità di due interpretazioni: che Charlus fosse apertamente omosessuale all’interno del suo gruppo, e partecipasse a giochi sadomasochistici; o che Charlus ancora non avesse o non avesse preso coscienza di un certo tipo di inclinazioni, e avesse dunque rapporti puramente d’amicizia con gli altri, e avesse effettivamente respinto le avances dell’uomo (fermo restando la bizzarria del particolare “le

déshabillèrent”, che necessita di una qualche spiegazione nella seconda

ipotesi interpretativa). !

Una possibilità, per ricostruire una ipotetica volontà dell’autore, risiede nell’analisi dei brouillons sulla genesi del personaggio di Charlus ; tuttavia 74

è fondamentale non perdere mai di vista il fatto che si tratta di testi provvisori, e che niente impedisce che la volontà dell’autore possa cambiare (e diventare persino opposta) nella versione definitiva del testo. Il Cahier VI, ad oggi inedito, riporta un brano mai inserito nella versione definitiva del romanzo e che ricostruisce dal punto di vista di un narratore oggettivo e onnisciente la giovinezza di Guercy (che diventerà poi, appunto, Charlus). In questa versione, Charlus è allo stesso tempo parte di un gruppo di uomini con il quale condivide le inclinazioni (ma il passo resta ambiguo per quanto riguarda le pratiche) e, allo stesso tempo, ha delle amanti, nei confronti delle quali si dimostra indifferente. Essendo il Cahier VI ad oggi inedito, fornisco qui una trascrizione che corrisponde alla “lezione definitiva” del Cahier, tralasciando, visto che uno studio strettamente genetico non è nell’interesse di questo discorso, di fare la trascrizione diplomatica secondo i criteri adottati dall’Équipe dell’ITEM:!

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Tout jeune quand les camarades lui parlaient des plaisirs qu'on a avec les femmes, il se serrait contre eux, croyant seulement communier avec eux dans le désir des mêmes voluptés. Plus tard il sentit que ce n'étaient pas les mêmes, il le sentait mais ne l'avouait pas, ne se l'avouait pas. Les jours sans brume il sortait de son château de Pointon, suivait le chemin qui conduit à la route par où on va au château de son cousin Guy de Gressac. Il le rencontrait à le croix des deux chemins, sur un talus répétaient les jeux de leur enfance, et se quittaient sans avoir prononcé une parole, sans s’en reparler jamais pendant les journées où ils se voyaient et causaient, en gardant plutôt l'un contre l'autre une sorte d'hostilité, mais se retrouvant dans l'ombre, du temps à autre, muets, comme des fantômes de leur

Sulla quale, per una trattazione approfondita dell’argomento, cfr. l’esaustivo L.

74

Teyssandier, De Guercy à Charlus. Transformation d’un personnage d’À la recherche du temps perdu, Paris, Champion, 2013.

enfance qui se seraient visités. Mais son cousin devenu Prince de Guermantes avait des maîtresses et n'était repris que rarement du bizarre souvenir. !

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Et M. de Guerchy revenait souvent après des heures d'attente sur le talus, le coeur gros. Puis son cousin se maria et il et il ne le vit plus que comme homme causant et riant, un peu froid avec lui cependant, et ne ….. plus jamais l’é…. du fantôme. Cependant Hubert de Guerchy vivait dans son château plus solitaire qu'une Châtelaine du moyen âge. Quand il allait prendre le train à la station il regrettait que bien qu’il ne lui eut jamais parlé la bizarrerie des lois ne permit pas d'épouser le chef de gare; et il aurait voulu pouvoir changer de résidence quand le lieutenant colonel qu'il apercevait [ill.] partait pour une autre garnison. Ses plaisirs étaient de descendre parfois de la tour du château où il s'ennuyait comme Grisélidis, et d'aller après milles hésitations à la cuisine dire au boucher que le dernier gigot n'était pas assez tendre ou d'aller prendere lui- même ses lettres à L….. . Et il remontait dans sa tour et apprenait la généalogie de ses aveux. Un soir il alla jusqu'à mettre un ouvrage dans son chemin, une autre fois il arrangea sur un chemin la blouse défaite d'un aveugle [?]. !

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Il vint à Paris, il était dans sa vingt-cinquième année, d'une grande beauté, spirituel pour un homme de monde et la singularité de son goût n'avait pas encore mis autour de sa personne ce halo terrible qui le distinguait plus tard. Mais [ill.] de attachée à un sexe pour lequel il n'était point fait, ses yeux étaient pleins d'une nostalgie qui rendait les femmes amoureuses, et tandis qu'il était un objet de dégoût pour les êtres dont il s'éprenait, il ne pouvait partager pleinement les passions qu'il inspirait. Il avait des maîtresses. Une femme se tua pour lui. Il s'était lié avec quelques jeunes gens de l'aristocratie dont les goûts étaient les mêmes que les siens. Cachant soigneusement la secte à laquelle il découvrait maintenant qu'il était à jamais affilié, pleins de mépris et d'outrages pour ceux en qui elle était connue, il se réunissaient