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La rappresentazione della maschilita egemone in "Alla ricerca del tempo perduto". Per un'interpretazione del personaggio di Robert de Saint-Loup.

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DIPARTIMENTO DI FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA!

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TESI DI LAUREA MAGISTRALE!

Corso di Laurea in !

LETTERATURE E FILOLOGIE EUROPEE!

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LA RAPPRESENTAZIONE DELLA MASCHILITÀ EGEMONE

IN À LA RECHERCHE DU TEMPS PERDU.!

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PER UN’INTERPRETAZIONE DEL PERSONAGGIO DI ROBERT DE

SAINT-LOUP!

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RELATORE! ! ! ! ! ! ! ! ! CANDIDATA!

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Prof. Alessandro Grilli! ! ! ! ! ! ! Nicole Siri!

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CORRELATORE

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Prof. Carmen Dell’Aversano

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1. Introduzione!

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Literary criticism should arise out of a debt of love.!

G. Steiner, Tolstoj or Dostoevskij!

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1.1 Un Narratore sempre meno convincente!

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Uno dei maggiori pericoli in cui rischia di incorrere il lettore appassionato di Proust è senza dubbio quello di fare della sua lettura di À la recherche

du temps perdu un’esperienzatotalizzante e dogmatica . Il Narratore tenta 1

costantemente, nel corso dell’opera, di usurpare le prerogative del lettore, e il suo discorso è talmente ricco, intelligente, profondo, che diventa difficilissimo per l’interprete eluderlo e metterlo in questione. Dell’efficacia di questa operazione testimonia l’incapacità, o piuttosto l’assenza di volontà, da parte della maggioranza dei critici proustiani (soprattutto in ambito francese) di collocarsi al di fuori del punto di vista del Narratore : il 2

rischio di un simile approccio, però, è quello, e di non fare altro che enucleare il sistema filosofico enunciato dal Narratore come se questo fosse il sistema che regge l’opera intera, e di rimanere così intrappolati in un ragionamento che corre in ogni momento il pericolo di diventare

Un’interpretazione di questo fenomeno di “vénération fanatique et viscérale affichée à

1

l’égard de la Recherche par beaucoup de ses lecteurs” è proposta da Alessandro Grilli, che ne individua la causa nella fascinazione come tema centrale del romanzo e come meccanismo semiotico. Cfr. A. GRILLI, Fascination, lecture, désir: Combray et les stratégies esthétiques de À la recherche du temps perdu, in «Francofonia» 64 (Primavera 2013), pp. 109-125.

A che punto l’esperienza di Proust diventi totalizzante (e circolare) in molti suoi interpreti

2

si vede in maniera eclatante anche leggendo gli innumerevoli titoli di saggi proustiani, che, giocando sui vari volumi dell’opera (À la recherche de Marcel Proust, Du côté de chez Proust, ecc.), altro non fanno che rimanere intrappolati nel suo universo.

(3)

circolare, restando all’interno delle logiche che si propone di studiare. La marcata distinzione tra l’eroe e il Narratore, che deriva dallo strutturalismo di Genette e che è universalmente accolta dalla critica e particolarmente 3

persistente nella critica francese può in questo senso essere stata un’operazione pericolosa, perché il rischio è quello di inferire indebitamente che all’eroe vada attribuita la voce dell’errore e della tribolazione, e al Narratore la voce della conoscenza, della saggezza, in ultima analisi, di considerarlo il detentore della Verità .!4

!

Molti sono gli aspetti che, nel discorso del Narratore, possono invece suscitare perplessità anche nel lettore ingenuo e incoraggiarne il distacco, e la presenza stessa di personaggi che non rispondono alle sue logiche dovrebbe suggerire agli interpreti la possibilità di reperire nell’opera ulteriori prospettive. !

Nella mia esperienza di lettura, tale distacco è stato incoraggiato, all’inizio, dalle frasi del Narratore a proposito del personaggio di Robert Saint-Loup. La domanda da cui questo lavoro ha preso originariamente le mosse era: perché il giudizio del Narratore su Saint-Loup è estremamente limitativo, quando quest’ultimo è uno dei personaggi che, in ragione del suo disinteresse, ha da un punto di vista etico una delle posizioni più ammirevoli all’interno dell’universo del romanzo? !

All’inizio, credevo di poter risolvere questo problema attraverso un confronto della posizione etica del Narratore e di quella di Saint-Loup: la

Il riferimento è naturalmente a G. GENETTE, Figures III. Discours du récit, Paris,

3

Seuil, 1972.

Una simile concezione potrebbe sembrare per esempio implicita nell’idea alla

4

base del saggio di Francesco Orlando Proust, Sainte-Beuve e la ricerca in

direzione sbagliata, se si considera che la conclusione del saggio sembra

presupporre che l’eroe, una volta divenuto Narratore, alla verità ci arrivi. Cfr. F. ORLANDO, Proust, Sainte-Beuve, e la ricerca in direzione sbagliata, in Critica e

storia letteraria: studi offerti a Mario Fubini, Padova, Liviana, 1970, ripubblicato

poi come introduzione a M. PROUST, Contro Sainte-Beuve, Torino, Einaudi, 1991 (1974), pp. I-LVI.

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risposta provvisoria che mi ero data era che il giudizio del Narratore (che all’epoca confondevo con il messaggio veicolato dall’opera) fosse positivo da un punto di vista morale, ma limitativo da un punto di vista intellettuale, e avvaloravo questa ipotesi sostenendo che il Narratore accusa Saint-Loup di compiere un “errore epistemico” quando pensa che la conoscenza, la verità, i valori, siano attingibili — e comunicabili — attraverso forme altre rispetto all’arte.!

!

Nel frattempo, ho gradualmente sviluppato altrove un interesse sempre più marcato per gli studi di genere , gli studi postcoloniali , il pensiero di 5 6

Foucault, e soprattutto, più in generale, per la decostruzione dei sottintesi reperibili nei grandi e piccoli prodotti della cultura occidentale . Una frase 7

di Culture and Imperialism sintetizza quello che era diventato il mio mantra:!

!

to read the great canonical texts, and perhaps also the entire archive of modern and pre-modern European and American culture, with an effort to draw out, extend, give emphasis and

I miei riferimenti teorici principali, all’interno di una bibliografia ampia e che non è

5

possibile riportare esaustivamente sono probabilmente: J. BUTLER, Questioni di genere: il femminismo e la sovversione dell’identità, Bari, Laterza, 2013; G. RUBIN, Deviations. A Gayle Rubin Reader, Durham (NC), Duke University Press, 2011, all’interno del quale specialmente The Traffic in Women: Notes on the “Political Economy” of Sex, pp. 33-65, e Thinking Sex: Notes for a Radical Theory of the Politics of Sexuality, pp. 137-181; P. BOURDIEU, Il dominio maschile, Milano, Feltrinelli, 1998.

All’interno di un orizzonte teorico molto meno consapevole, i miei riferimenti principali

6

sono qui E. W. SAID, Orientalism, London, Penguin, 1977 e ID., Culture and Imperialism, New York, Random House, 1994. Per la stesura di questo lavoro mi sono avvalsa di J. MCLEOD (a cura di), The Routledge Companion to Postcolonial Studies, New York, Routledge, 2007. In misura minore conosco H. K. BHABHA, Nation and Narration, London and New York, Routledge, 1990 e ID., The Location of Culture, London and New York, Routledge, 1994.

Nel tentativo di inferire un possibile metodo per la decostruzione dell’opera di Proust, ho

7

letto o consultato saggi che fanno la stessa operazione sull’opera di altri scrittori, e in particolare Joyce e Shakespeare. In particolare mi sono stati piuttosto utili: L. ORR, Joyce, Imperialism and Postcolonialism, Syracuse, Syracuse University Press, 2008, T. CARTELLI, Repositioning Shakespeare. National formations, postcolonial appropriation, London and New York, Routledge, 2001.

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voice to what is silent or marginally present or ideologically represented […] in such works. !8

!

Questa nuova prospettiva mi ha permesso non soltanto di uscire dalle categorie dell’etica e di pormi in una prospettiva sempre più critica rispetto al discorso del Narratore, ma, allo stesso tempo, di ripensare in maniera più articolata quello che in origine definivo in modo vago “il disinteresse” di Saint-Loup, utilizzando alcuni degli strumenti attualmente in uso per pensare le diseguaglianze sociali e le rappresentazioni ideologiche dell’esistente, e cioè i concetti di egemonia, privilegio e margine .!9

Rispetto alla quasi totalità degli altri personaggi, i quali all’interno dell’opera perseguono una strategia sociale ascendente , Saint-Loup ha 10

infatti una strategia del tutto eccentrica: all’inizio del romanzo detiene ogni forma di privilegio (di classe, essendo aristocratico, di razza, essendo ariano, di genere, essendo un maschio eterosessuale) e sistematicamente le mette tutte in discussione, e talora vi rinuncia: dal punto di vista della classe con il suo socialismo, dal punto di vista della razza con il suo matrimonio con un’ebrea e il meticciato della discendenza, dal punto di vista del genere e dell’orientamento sessuale con la sua “svolta omosessuale”, che lo porterà ad essere tra l’altro femminizzato e qualificato come tante. Una particolarità notevole di Saint-Loup, inoltre, è il

E. W. SAID, Culture and Imperialism, cit., p. 66.

8

Il concetto di “egemonia culturale”, oggi più che mai fortunato all’interno della teoria

9

critica, è stato formulato per la prima volta da Antonio Gramsci. Il concetto di “privilegio”, qui, è invece definito come “l’accesso non meritato a delle forme di vantaggio sulla base dell’appartenenza a un determinato gruppo sociale”. Per una non particolarmernte originale ma estremamente accurata e completa sintesi dei vari problemi posti dalla questione del privilegio lungo i diversi assi della razza, della classe sociale, del genere, dell’abilità fisica, cfr. molto utilmente B. PEASE, Undoing Privilege. Unearned advantage in a divided world, London - New York, Zed Books, 2010. Infine, sul concetto di “margine”, si veda soprattutto BELL HOOKS, Elogio del margine. Razza, sesso e mercato culturale, Milano, Feltrinelli, 1998.

Come ha dimostrato molto bene la sociologa Catherine Bidou-Zachariasen. Cfr. C.

10

BIDOU-ZACHARIASEN, Proust sociologue. De la maison aristocratique au salon bourgeois, Paris, Descartes & Cie, 1997.

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fatto che i privilegi che detiene non corrispondono a quella che è considerata la norma egemone, ma si collocano, paradossalmente, “al di sopra” di essa (e quindi, come vedremo, anche al di fuori di essa). La maschilità egemone , infatti, presuppone un maschio genericamente 11

bianco, eterosessuale, e borghese. Saint-Loup non corrisponde a questa descrizione, perché, per lo meno lungo gli assi della classe sociale e della razza, è aristocratico e “troppo bianco”: a proposito di questo secondo dato, vedremo nel Capitolo 4 che all’interno della razza bianca non tutti i 12

membri sono uguali, e se la rappresentazione della bianchezza dell’uomo medio è insidiosa perché trasparente, la rappresentazione del tipo “ariano” è molto più evidente, marcata, e dunque facile da decostruire.!

Il soggetto egemone, in questa prospettiva, diventava dunque un altro: il Narratore. Maschio, bianco, borghese, incrollabilmente eterosessuale: l’unico elemento che lo discosta leggermente dalla norma è la sua non piena abilità fisica: la quale, però, sembra da ricondurre in ultima analisi alla sua natura nervosa, che, come vedremo, è esattamente ciò che permette di rendere ragione della sua vocazione alla scrittura, normalmente non prevista per il tipo perfettamente aderente alla norma.! In questa nuova prospettiva, la traiettoria di Saint-Loup diventava dunque un grimaldello particolarmente efficace per scoperchiare i sottintesi presenti nel discorso del Narratore, considerando che permetteva allo stesso tempo di vedere le sue osservazioni sul privilegio, sul margine, e sulla critica al privilegio. !

Questa tesi presenta dunque i risultati ottenuti attraverso l’analisi sistematica del discorso del Narratore rispetto alla traiettoria di Saint-Loup. Il discorso si è via via complicato, e il passo successivo dovrebbe essere

Sul concetto di “maschilità egemone”, definito come il modello di maschilità

11

universalmente percepito come desiderabile all’interno di una società data, cfr. R. W. CONNELL, Mascuilinities, Oakland, University of California Press, 2005, e M. S. KIMMEL,

M. A. MESSNER, Men’s Lives, Boston, Allyn and Bacon, 2010.

Cfr. infra.

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quello di affiancare a Saint-Loup altri referenti per poter meglio indagare alcune questioni che sono emerse nel lavoro e che non c’è stato il tempo di analizzare con il dovuto approfondimento (per esempio, e prima fra tutte, quella del rapporto tra il Narratore e Albertine), e proseguire nella decostruzione del discorso del Narratore. !

!

2. Il problema della volontà autoriale!

!

Un problema che viene spontaneo porsi, a questo punto, è quello della volontà autoriale. Se infatti arriviamo a qualificare il Narratore di À la

recherche du temps perdu come borghese, eteronormato e razzista, e a

trovare ideologie ripugnanti nel suo discorso, sorge spontanea la domanda: come si poneva Marcel Proust, persona, rispetto a queste posizioni, anche considerando la sua omosessualità e le sue origini ebraiche? È legittimo considerare la Recherche, tra le altre cose, anche uno straordinario atto politico, consistente nella denuncia, da parte di un soggetto marginale, delle contraddizioni e dei sottesi della visione egemone (che pure si vorrebbe umanista e universale) sulla propria marginalità? O bisogna più semplicemente pensare che Marcel Proust avesse introiettato le logiche dell’egemonia, in quanto figlio del proprio tempo?!

La prima ipotesi è chiaramente molto seducente per un lettore appassionato di Proust e che si riconosca in un orizzonte politico di sinistra, anche perché permetterebbe di riabilitare Proust di fronte alla critica che da sinistra gli è stata mossa tradizionalmente, a partire da Gide

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e passando per Sartre e gli esistenzialisti : e cioè, sostanzialmente, 13

quella di essere un figlio del privilegio désengagé, annoiato e borghese.! Si pensi alle parole che bell hooks usa nel suo saggio Elogio del margine per definire il margine e rivendicarlo, paradossalmente, come posizione privilegiata da un punto di vista intellettuale, perché consapevole allo stesso tempo delle dinamiche dell’egemonia e di chi non vi appartiene:!

!

[…] la marginalità è un luogo di radicale possibilità, uno spazio di resistenza. Questa marginalità, che ho definito spazialmente strategica per la produzione di un discorso contro-egemonico, è presente non solo nelle parole, ma anche nei modi di essere e di vivere. […] Un luogo capace di offrirci la possibilità di una

prospettiva radicale da cui guardare, creare, immaginare alternative e nuovi mondi. !14

!

In questa prospettiva, la sua posizione due volte marginale rispetto alla Francia della Terza Repubblica, gli avrebbe permesso di cogliere tutte le contraddizioni del pensiero egemone, e anche un aneddoto riportato da Gide nel suo Journal, che con disprezzo racconta del commento di Proust ai Mémoires, dove Gide faceva coming out, acquisirebbe una luce del tutto nuova. Leggiamolo insieme:!

!

Il est gras, ou plutôt bouffi, il me rappelle un peu Jean Lorrain. Je lui apporte Corydon dont il me promet de ne parler à personne; et comme je lui dis quelques mots de mes Mémoires: !

«Vous pouvez tout raconter, s’écrie-t-il; mais à condition de ne jamais dire: Je.»Ce qui ne fait pas mon affaire. !15

!

Si pensi, per esempio, alle parole di Sartre nella «Présentation des Temps

13

modernes» (1948): “Proust s’est choisi bourgeois, il s’est fait le complice de la propagande bourgeoise, puisque son oeuvre contribue à répandre le mythe de la nature humaine”. Allo stesso modo, nella raccolta giovanile di racconti L’envers et l’endroit, Albert Camus, con un riferimento scoperto a Proust, mentre descrive una famiglia operaia in Algeria dice che “il tempo perduto è il privilegio dei ricchi”.

Cfr. BELLHOOKS, Elogio del margine, cit., p.71.

14

Cfr. A. GIDE, Journal 1887-1925, Paris, Gallimard, 1996, p.1124.

(9)

Questo episodio, infatti, non testimonierebbe in questa prospettiva della “vigliaccheria” di Proust, ma di una sua straordinaria lungimiranza politica.! Vedremo che alcuni indizi permettono di propendere per una simile ipotesi; tuttavia, per essere davvero confermata, dovrebbe essere avvalorata da uno studio di carattere biografico che lasci da parte l’opera e si concentri sulle fonti dello storico: testimonianze, scritti privati, corrispondenza. Uno studio del genere — così come un sondaggio in questa direzione — rappresenterebbe un impegno non di poco conto, se si considera, per esempio, che non soltanto il corpus della corrispondenza di Proust è sterminato, ma l’unica edizione completa delle sue lettera — quella di Philip Kolb in ventidue volumi — non è indicizzata. In questa tesi sarebbe 16

in ogni caso mancato lo spazio per affrontare questa questione con la debita puntualità; tuttavia, la decisione di lasciarla da parte e sospendere il giudizio è stata quasi immediata, nella convinzione che l’interesse di questa questione sia principalmente storico. Se infatti uno studio biografico dovesse rivelare che Proust condivideva i sottintesi del Narratore del suo romanzo, la portata della sua opera non ne uscirebbe sminuita: sono stati Horkheimer e Adorno nel loro Dialettica

dell’Illuminismo a mostrare che un’opera d’arte è tale quando sa mettere 17

in luce le contraddizioni della società in cui è inserita, indipendentemente dal fatto che poi finisca per porsi in una prospettiva critica o celebrativa nei confronti di questa società. Così, se Proust avesse condiviso i presupposti del Narratore sarebbe nondimeno un grande artista per la maniera in cui li ha saputi rappresentare — per veicolare l’idea con un’immagine poetica, si può pensare all’immagine di Gesualdo Bufalino, che si figura lo scrittore come un piccione viaggiatore che porta, al riparo della propria ala, un importante messaggio che egli stesso ignora.


Cfr. M. PROUST, Correspondance, texte établi, presenté et annoté par P. KOLB, Paris,

16

Plon, 1970-1993, XXII voll.

M. HORKHEIMER, T. W. ADORNO, Dialettica dell’Illuminismo, Torino, Einaudi, 2010

(10)

2. Classe sociale:

Saint-Loup, la famiglia, il dovere!

!

!

!

!

Il privilegio di classe di Robert de Saint-Loup è il più immediatamente evidente perché è l’unico ad essere apertamente problematizzato nel romanzo, poche righe dopo l’entrata in scena del personaggio nel racconto . Dopo la descrizione fisica che esploreremo attentamente nel 18

Capitolo 4 , uno dei primi tratti caratteriali descritti in Saint-Loup è infatti la 19

sua adesione al socialismo e la sua vicinanza agli ambiti di sinistra, e il Narratore racconta la tensione che tali convinzioni politiche istituiscono con l’ambiente nel quale il giovane marchese è cresciuto. Se, una volta finita la relazione con Rachel, Saint-Loup rinnegherà apertamente le posizioni politiche che ha sostenuto fino a quel momento, i suoi comportamenti non risulteranno mai, neppure in seguito, acriticamente conformi alle logiche della casta a cui appartiene. Eppure, il giudizio del Narratore — che pure insiste a lungo sulla vacuità dell’ambiente Guermantes — è spesso molto limitativo rispetto al suo atteggiamento. ! In questo capitolo ci proponiamo dunque due obiettivi: in primo luogo, quello di esplorare la traiettoria di Saint-Loup in relazione alla sua classe sociale, analizzando la questione del suo dreyfusismo e le reazioni della sua famiglia, e riflettendo sui modi e le condizioni della sua rappacificazione con l’ambiente del faubourg Saint-Germain, una volta passato il periodo giovanile di aperta ribellione; in secondo luogo, ci

Cfr. M. PROUST, À la recherche du temps perdu, cit., II, pp. 88 sgg.

18

Cfr. infra.

(11)

proponiamo di mettere in questione il punto di vista del Narratore rispetto alla traiettoria che avremo delineato per Saint-Loup.!

!

2.1 La traiettoria di Saint-Loup!

!

2.1.1 Giovinezza: “Quand on s'appelle le marquis de

Saint-Loup, on n'est pas dreyfusard!”!

L’adesione del giovane marchese Robert de Saint-Loup al socialismo, e ancora di più il suo aperto dreyfusismo nel periodo di maggiore incandescenza dell’affaire, generano non pochi problemi presso i suoi parenti Guermantes, soprattutto dal momento che tutto questo avviene in un momento molto preciso e potenzialmente delicato: quello della sua presentazione al Jockey Club, che rappresenta, nelle tappe della vita di un giovane aristocratico parigino, un vero e proprio rito di passaggio (per la precisione un rito di iniziazione, secondo le categorie di Van Gennep ), in 20

quanto sancisce ufficialmente l’ammissione del giovane tra gli uomini adulti del gruppo sociale a cui appartiene.!

Qualche nota sui meccanismi di ammissione a questo Club e sul suo funzionamento ci permetterà anzitutto di apprezzare l'esattezza di Proust 21

nel delineare la situazione che le convinzioni politiche di Saint-Loup vengono a creare, e la raffinatezza con cui vengono rappresentate nel romanzo le controstrategie messe in atto dai diversi membri della famiglia Guermantes a tutela del clan. La procedura per l'ammissione al Jockey Club, in sintesi, si compone di due fasi. La prima consiste in una raccolta

Cfr. A. VAN GENNEP, I riti di passaggio, Torino, Bollati Boringhieri, 2002.

20

Tutte le informazioni sul funzionamento del Jockey Club sono tratte, in questo capitolo,

21

da un libello non accademico ma estremamente interessante e scritto in maniera molto chiara: si tratta di un pamphlet intitolato Physiologie du Jockey Club, scritto da un membro, Gilles de Chaudenay, per spiegare a un immaginario giovane ambizioso quali saranno i passaggi che dovrà seguire per riuscire ad essere ammesso nell’esclusivo circolo. Cfr. G. DE CHAUDENAY, Physiologie du Jockey Club, Paris, Del Duca, 1959.

(12)

informale di voti: con due o tre settimane di anticipo rispetto al giorno decisivo, due membri, i “padrini” (che nel caso di Saint-Loup sono i due fratelli della madre, il duca di Guermantes e il barone di Charlus), incaricati di presentare il giovane e sostenerlo nella sua domanda di ammissione, propongono la candidatura, assicurandosi i voti dei membri che sono loro più vicini e cercando in generale di promuovere il loro candidato nel raggio più ampio possibile all’interno del circolo. La seconda fase è il momento della decisione vera e propria, che viene presa tramite una votazione detta

ballottage: ogni membro del club presente quel giorno esprime il proprio

parere con una palla, bianca in caso di parere favorevole e nera in caso di parere sfavorevole. Una palla nera ne annulla cinque bianche e il quorum richiesto per la votazione è di 100 voti positivi. È dunque necessario, per l’ammissione, che ci siano almeno 100 membri presenti e, se questo fosse il caso, sarebbe necessario che le palle fossero tutte bianche. Se i membri presenti fossero 220, il numero consentito di palle nere sarebbe 20 (che ne annullerebbero 100 bianche, lasciandone altre cento), e così via. Il numero di palle nere massime consentite perché l’ammissione abbia luogo è quindi descritto dalla formula (n - 100)/6, dove n indica il numero dei votanti presenti.!

Se l’elezione è di solito particolarmente difficile per qualcuno che non vanta membri del Jockey tra i suoi familiari, e necessita dunque di una politica di preparazione molto attenta ed efficace, per alcuni giovani l’ingresso al Club è praticamente di diritto. Questo sarebbe evidentemente il caso di Saint-Loup, dato il prestigio della sua famiglia e soprattutto il ruolo dei suoi famigliari all’interno del circolo: non soltanto i suoi due zii materni sono membri influenti del Club, ma suo padre ne è stato per due volte il presidente. Tuttavia, le sue posizioni politiche — inusitate all’interno dell’ambiente ultraconservatore del Jockey — rischiano di mettere seriamente in pericolo la sua candidatura. Gilles de Chaudenay, nel già citato libello, sintetizza così i requisiti necessari per l’ammissione:!

(13)

!

a) de porter un nom honorablement connu depuis plusieurs générations.!

b) de n'avoir personnellement rien entrepris de nature à faire supposer le contraire: d'où l'utilité de se présenter jeune au J.-Cl. !

c) de pouvoir compter sur:!

! I)! l'apathie d'une majorité de votants, ou son indifférence! ! II)! la sympathie d'une minorité!

Remarques: le – b) (honorabilité personnelle) vient après. Il serait toutefois imprudent de le sous-estimer. !22

!

Se pochi, nel faubourg Saint-Germain, potrebbero rispondere meglio di Saint-Loup al requisito a), le sue posizioni politiche rischiano di ricadere nello scenario negativo contemplato nella condizione b), di alienargli la simpatia di molti membri del Club, e di generare, tra i dreyfusardi più accesi, aperta ostilità. Uno dei padrini, Basin de Guermantes, si mostra ben consapevole della delicatezza della posizione del nipote, e sintetizza così la situazione:!

!

– Ah! diable! À propos, saviez-vous qui est partisan enragé de Dreyfus? Je vous le donne en mille. Mon neveu Robert ! Je vous dirai même qu'au Jockey, quand on a appris ces prouesses, cela a été une levée de boucliers, un véritable tollé. Comme on le présente dans huit jours... [...] si un des nôtres était refusé au Jockey, et surtout Robert dont le père y a été pendant dix ans président, ce serait un comble. Que voulez-vous, ma chère, ça les a fait tiquer, ces gens, ils ont ouvert de gros yeux. Je ne peux pas leur donner tort; personnellement vous savez que je n'ai aucun préjugé de races, je trouve que ce n'est pas de notre époque et j'ai la prétention de marcher avec mon temps, mais enfin, que diable! quand on s'appelle le marquis de Saint-Loup, on n'est pas dreyfusard, que voulez-vous que je voulez-vous dise! !23

!

Ivi, p. 38.

22

Cfr. M. PROUST, À la recherche du temps perdu, cit., II, pp. 531-532.

(14)

Basin de Guermantes, nella prospettiva della nostra analisi, incarna una sorta di “doppio acritico” di quello che Saint-Loup è all’inizio del romanzo: maschio ricco, bianco, eterosessuale, come il nipote detiene ogni forma di privilegio, con la differenza che resterà nella stessa posizione per tutto lo svolgimento del racconto, senza mettere in discussione né cedere mai in alcun modo nessuna delle forme di privilegio che detiene: al punto che il Narratore, nel confronto tra Saint-Loup e Charlus all’interno di Le Temps

retrouvé, arriverà a dire che Basin de Guermantes è l’unico personaggio

sano all’interno di una famiglia tarata . L’aspetto più interessante e 24

rivelatore del personaggio, nella frase che abbiamo citato, è probabilmente la conclusione: del tutto incapace di argomentare sul perché un determinato comportamento sia inaccettabile, esprimendosi per luoghi comuni del tutto vuoti, ben consapevole però delle conseguenze che un determinato comportamento avrebbe, quello che il duca caldeggia in questa frase è, di fatto, l’adeguamento acritico al pensiero dominante.! Il dreyfusismo di Saint-Loup scatena una maldicenza considerata infamante per la famiglia Guermantes: e cioè, che l’etimologia del cognome Marsantes (che era stato del padre di Saint-Loup e che, al momento del racconto, è ancora portato dalla madre, di nascita una Guermantes) sia mater semita . La strategia di Basin de Guermantes per 25

contrastare tale maldicenza è semplice e immediata: quella di assumerla e confutarla. !

!

Nous pourrions demander des explications à monsieur, qui a l'air d'une érudit, dit-il en montrant l'historien. Mais il est préférable de n'en pas parler, d'autant plus que le fait est parfaitement faux. Je ne suis pas si ambitieux que ma cousine

Ivi, IV, p. 265. Per un commento approfondito al passo cfr. infra, Conclusioni.

24

Ivi, II, pp. 535-536 : “Du reste cela a fait faire un assez joli jeu de mots, mais très

25

méchant. Et le duc cita tout bas pour la duchesse et M. d'Argencourt: « Mater Semita » qui en effet se disait déjà au Jockey, car de toutes les graines voyageuses, celle à qui sont attachées les ailes les plus solides qui lui permettent d'être disséminée à une plus grande distance de son lieu d'éclosion, c'est encore une plaisanterie”.

(15)

Mirepoix qui prétend qu'elle peut suivre la filiation de sa maison avant Jésus-Christ jusqu'à la tribu de Lévi, et je me fais fort de démontrer qu'il n'y a jamais eu une goutte de sang juif dans

notre famille. !26

!

A fronte di questa confutazione estremamente semplice e immediata da parte di Basin de Guermantes (la cui affermazione, secondo i meccanismi tipici della narrazione proustiana, assume peraltro a posteriori una valenza fortemente ironica, se si pensa che sarà proprio Saint-Loup, con la benedizione della madre e della famiglia tutta, a introdurre nella famiglia la prima goccia di sangue ebreo, attraverso il suo matrimonio con Gilberte Swann diventata Gilberte de Forcheville), una strategia molto più sofisticata ed elaborata è messa in atto da Madame de Marsantes. !

Questo personaggio, che è ben rappresentato nel corso del romanzo , 27

incarna la perfetta dama del faubourg Saint-Germain, la cui unica pecca — che le permette di mantenere una posizione solida e sicura nel suo ambiente, ma allo stesso tempo le impedisce di raggiungere il vertice della

Ibidem.

26

La descrizione degli ambienti a dominanza e gestione femminile — lo spazio della

27

Maison, istituzione aristocratica dove si opera il mercato dei beni simbolici di una famiglia nobile, e l’opposto spazio del Salon, istituzione invece eminentemente borghese dove si cerca di coniare coniare nuova moneta simbolica, non potendosi valere di quella di cui dispone l’aristocrazia — è decisamente privilegiata da Proust rispetto a quella degli ambienti maschili. Nel suo saggio Proust sociologue, Catherine Bidou-Zachariasen ha mostrato molto bene che, se Balzac aveva privilegiato la descrizione di come si costruisce una fortuna o una carriera, Proust al contrario lascia volontariamente nell'ombra questi universi e privilegia la descrizione della costruzione di un altro tipo di capitale, quello simbolico, di competenza femminile. Gli elementi di cui l'interprete dispone per un’analisi del personaggio di Madame de Marsantes sono dunque molto più abbondanti di quelli forniti non solo per suo marito (di cui ci occuperemo tra poche pagine e che, ricordiamo, è morto prima del tempo del racconto e quindi non entra direttamente nell’universo dell’opera) così come accade in linea generale per i personaggi femminili rispetto al loro coniuge (si pensi alla madre del Narratore, a madame de Guermantes, a madame Verdurin, etc.), ma più in generale per l'ambiente maschile in cui il marito si muove: in tutto il romanzo non viene mai rappresentata una scena al Jockey Club nel suo svolgimento, e le uniche scene in cui si trovi la descrizione diretta di un ambiente maschile sono quelle di Doncières, una parte minima dell’opera se paragonata allo spazio dedicato alla descrizione dei salotti e delle grandi case aristocratiche. Cfr. C. BIDOU-ZACHARIASEN, Proust sociologue. De la maison aristocratique au salon bourgeois, cit.

(16)

piramide sociale — è l’adesione troppo ortodossa ai dettami del gruppo sociale a cui appartiene, l’incapacità di declinarli in maniera personale. ! Nel suo saggio La Distinction , il sociologo Pierre Bourdieu ha infatti 28

dimostrato tra le altre cose che una delle operazioni fondamentali per una gestione di successo del capitale simbolico consiste nel riuscire ad adeguarsi ai gusti e alle indicazioni del gruppo sociale a cui si appartiene declinandoli tuttavia in una maniera leggermente personale, per riuscire appunto a distinguersi e a diventare un elemento che all’interno del gruppo rinnova, seppur minimamente, il sistema di valori. Se altri personaggi femminili del romanzo (come per esempio, prima fra tutte, la stessa Oriane de Guermantes) perseguono delle strategie in qualche modo audaci e rischiose e, senza mai metterne in discussione principi davvero importanti, si distaccano tuttavia in qualche modo dall’ambiente in cui vivono, Madame de Marsantes si distingue invece per la prudenza della sua strategia, che consiste nell’applicare religiosamente i dettami della sua casta. !

Così, Madame de Marsantes incarna quei valori che nel faubourg Saint-Germain sono considerati espressione della virtù femminile perfetta, e il personaggio si inserisce in quel gruppo di figure femminili angelicate e asessuate tra cui si annoverano, per esempio, anche la madre e la nonna del Narratore/eroe, e che fa da contrappunto al tipo (incarnato da Odette, Rachel, Albertine, eccetera) della donna come, prima di ogni altra cosa, oggetto del desiderio altrui. A partire dalla sua prima comparsa, Madame de Marsantes è connotata come un personaggio totalmente abnegato e dedito al suo ruolo di gran dama, di sposa e di madre, e il Narratore insiste a lungo sulle sue pretese virtù cristiane: si pensi alle parole che la introducono nel romanzo, ovvero “Mme de Marsantes était considérée

dans le faubourg Saint-Germain comme un être supérieur, d'une bonté, d'une résignation angéliques. [...] Elle enthousiasmait le faubourg

Cfr. P. BOURDIEU, La Distinction. Critique sociale du jugement, Paris, Éditions de Minuit,

28

(17)

Germain et, par sa vie de sainte, l'édifiait aussi” . Tali virtù, però, si 29

rivelano molto presto la realizzazione vuota di attività socialmente codificate: si pensi, per esempio, al lutto che viene portato per rispetto delle convenienze, ma che non impedisce la partecipazione alle riunioni mondane , o alla beneficenza come attività paternalistica e del tutto 30

esteriore , che ricorda lo “snobismo evangelico” della principessa di 31

Parma.!

I pensieri e le preoccupazioni di Madame de Marsantes, almeno per quanto ci è dato conoscere, non riguardano mai la sua persona, ma sempre la tutela del destino del figlio e del clan. Questo atteggiamento è interpretato dal Narratore/eroe come segno di amore incondizionato e abnegazione (benché, come vedremo, ogni tanto il Narratore sembri consapevole delle dinamiche di potere ad esso soggiacenti): al contrario, è in realtà il sintomo dell’asservimento alle logiche del faubourg Saint-Germain, e il modo di adempiere il proprio ruolo di gestore del capitale simbolico della famiglia. Il Narratore descrive la differenza tra Madame de Marsantes e i suoi fratelli in termini di genere, attraverso un’opposizione manichea tra la donna buona e angelica e gli uomini feroci e aggressivi:!

Cfr. M. PROUST, À la recherche du temps perdu, cit., II, p. 547. La descrizione citata

29

inizia a pagina 546 e si sviluppa in quelle immediatamente seguenti.

Ibidem: “Mme de Marsantes avait une robe de surah blanc à grandes palmes, sur

30

lesquelles se détachaient des fleurs en étoffe lesquelles étaient noires. C'est qu'elle avait perdu, il y a trois semaines, son cousin M. de Montmorency, ce qui ne l'empêchait pas de faire des visites, d'aller à de petits dîners, mais en deuil. C'était une grande dame”.

Ibidem: “À la campagne, Mme de Marsantes était adorée pour le bien qu'elle faisait,

31

mais surtout parce que la pureté d'un sang où depuis plusieurs générations on ne rencontrait que ce qu'il y a de plus grand dans l'histoire de France avait ôté à sa manière d'être tout ce que les gens du peuple appellent « des manières » et lui avait donné la parfaite simplicité. Elle ne craignait pas d'embrasser une pauvre femme qui était malheureuse et lui disait d'aller chercher un char de bois au château. C'était, disait-on, la parfaite chrétienne”. Si noti peraltro l’esattezza dell’autore nell’indicare la direzione donna-donna della pratica benefica, in quanto un atto di beneficenza uomo-donna o donna-uomo è generalmente connotato sessualmente: così nel romanzo, quando si parla di Basin de Guermantes che raccoglie una donna dalla strada; così tuttora nell’Islam, che dà un fortissimo valore alla beneficenza ma impone che sia praticata soltanto tra persone dello stesso sesso.

(18)

Je ne pouvais croire que le seul fait d'être une femme, et peut-être d'avoir été malheureuse et d'avoir l'opinion de tous pour soi, pouvait faire qu'on fût aussi différent des siens, comme dans les chansons de geste où toutes les vertus et les grâces sont réunies en la soeur de frères farouches. Il me semblait que la nature, moins libre que les vieux poètes, devait se servir à peu près exclusivement des éléments communs à la famille et je ne pouvais lui attribuer tel pouvoir d'innovation qu'elle fît, avec des matériaux analogues à ceux qui composaient un sot et un rustre, un grand esprit sans aucune tare de sottise, une sainte sans aucune souillure de brutalité. !32

!

Questa concettualizzazione è però del tutto ingenua. Madame de Marsantes non è la santa che il Narratore vede in lei: semplicemente, come vedremo, combatte con le armi che, nella società in cui è inserita, sono quelle consentite al suo genere, quelle dell’aggressività passiva, definita, conformemente alle teorie di Greiss, come un comportamento che veicola un messaggio violento (perché ingiuntivo e censorio) senza però assumersene la responsabilità, lasciando tutto il carico dell’attività di decodifica all’interlocutore che può, se reagisce cogliendo l’aggressività del messaggio, essere etichettato come permaloso, violento, pazzo. ! Il Narratore individua le cause della pretesa santità di Madame de Marsantes nel suo essere donna e nel fatto di “avere lo sguardo di tutti su di sé”: questa formulazione presenta sorprendenti vicinanze (benché acritica nelle parole del Narratore) con le tesi espresse da Pierre Bourdieu nel suo saggio La domination masculine. Una delle tesi centrali del sociologo è infatti in questo saggio che la specificità delle donne sia quella di essere costruite come oggetto guardato prima che come soggetto ma, ben lungi dal sostenere la tesi ingenua del Narratore, Bourdieu arriva a partire da questa medesima osservazione a teorizzare il fatto che le donne siano costrette, per far valere le proprie ragioni, a ricorrere a forme di violenza “morbida”, differenti e più sottili rispetto a quelle esercitate dagli uomini, che variano “dalla magia all'astuzia, alla menzogna, alla passività

Ivi, p. 548.

(19)

(nell'atto sessuale specialmente), sino all'amore possessivo dei posseduti,

quello della madre mediterranea o della sposa materna, che vittimizza e colpevolizza vittimizzandosi e offrendo l'infinitudine della sua devozione e della sua sofferenza muta come dono senza controdono possibile o come debito irrimediabile” : esattamente la forma di violenza che si può 33

constatare nell’atteggiamento di Madame de Marsantes. !

Dietro alla sua apparente abnegazione, infatti, si cela un atteggiamento fortemente censorio e ingiuntivo nei confronti del figlio. Leggiamo, come esempio, il dialogo tra i due quando Saint-Loup è in procinto di andarsene dalla matinée Villeparisis per raggiungere Rachel, che sintetizza le dinamiche comunicative attraverso le quali la madre cerca di avere ragione del figlio: !

!

C'était un visage anxieux, des yeux désolés qu'elle attachait sur lui. !

- Comment, Robert, tu t'en vas ? c'est sérieux ? mon petit enfant ! le seul jour où je pouvais t'avoir!!

Et presque bas, sur le ton le plus naturel, d'une voix d'où elle s'efforçait de bannir toute tristesse pour ne pas inspirer à son fils une pitié qui eût peut-être été cruelle pour lui, ou inutile et bonne seulement à l'irriter, comme un argument de simple bon sens elle ajouta : !

– Tu sais que ce n'est pas gentil ce que tu fais là. !

Mais à cette simplicité elle ajoutait tant de timidité pour lui montrer qu'elle n'entreprenait pas sur sa liberté, tant de tendresse pour qu'il ne lui reprochât pas d'entraver ses plaisirs, que Saint-Loup ne put pas ne pas apercevoir en lui-même comme la possibilité d'un attendrissement, c'est-à-dire un obstacle à passer la soirée avec son amie. !

Aussi se mit-il en colère : !

– C'est regrettable, mais gentil ou non, c'est ainsi. !34

!

In questo breve passo, la strategia di Madame de Marsantes emerge in maniera molto chiara: con le sue parole e i suoi gesti, la madre tenta di

Cfr. P. BOURDIEU, Il dominio maschile, cit., p. 52. Il corsivo è mio.

33

Cfr. M. PROUST, À la recherche du temps perdu, cit., II, pp. 576-577.

(20)

esercitare sul figlio una forma di controllo senza un’esplicita coercizione. L’atto comunicativo effettuato da Madame de Marsantes in queste righe corrisponde perfettamente al meccanismo che l’antropologo Gregory Bateson ha per primo teorizzato con il nome di double-bind, e che 35

consiste nell’inviare contemporaneamente due ingiunzioni contraddittorie, spesso formulate su due diversi livelli di astrazione, come per esempio il livello verbale e quello non verbale. Gregory Bateson teorizzava il double-bind come un meccanismo estremamente frequente soprattutto all’interno delle dinamiche familiari e tipicamente nel rapporto madre-figlio, e arriva a individuare in esso l’origine della schizofrenia. Secondo Bateson, il

double-bind pone chi lo subisce di fronte ad uno scacco che lo costringe ad uscire

sconfitto qualsiasi decisione prenda, e l’unica via di uscita possibile è, secondo lo studioso, la collera. !

Nel dialogo che abbiamo appena letto, possiamo individuare due distinte fasi comunicative: una prima fase in cui il piano verbale e quello non verbale sono tra loro coerenti, e veicolano dolore e delusione (viso ansioso, occhi desolati, enunciato: “ma come, te ne vai? il solo giorno in cui potevo averti qui!”) e una seconda fase in cui invece i due piani mandano messaggi contraddittori: sul piano non verbale, Madame de Marsantes veicola tenerezza e timidezza, sul piano verbale, l’enunciato “sai che non è educato quello che fai” tenta di richiamare il figlio all’ordine delle prescrizioni prosociali, che è, pragmaticamente, l’opposto della tenerezza. La tenerezza dei modi ha però il risultato di delegare a Saint-Loup la responsabilità di compiere l’atto che la madre vuole impedire. Come dicevo, Gregory Bateson ha mostrato che, di fronte a questo scacco, la collera è la sola reazione possibile: ed è in questo senso che va interpretata la reazione di Saint-Loup e non, come vorrebbe il Narratore, come l’egoistico desiderio di non rinunciare ai propri piaceri. Vedremo tra poco come la reazione del Narratore di fronte a questa situazione sia

Cfr. G. BATESON, D.D. JACKSON, J. HALEY, J. WEAKLAND, Towards a Theory of

35

(21)

quella di perfetto inserimento nelle logiche violente di Madame de Marsantes.!

!

A fronte del dreyfusismo del figlio, la strategia messa in atto da Madame de Marsantes avviene secondo modalità analoghe: rifiutando lo scontro aperto ed esplicito, è attraverso un comportamento di tacita ma ferma opposizione che Madame de Marsantes tenta di tutelare il figlio e il clan tutto. !

Se Oriane de Guermantes non vede minacciata la propria posizione e può quindi affermare il proprio antidreyfusismo in maniera blanda, la diceria infamante sul suo nome e la posizione delicata del figlio costringono Madame de Marsantes ad affermare la propria posizione in maniera decisa: per questo, il salotto di Madame de Marsantes diventa un centro propulsore dell’antidreyfusismo più acceso. In ragione di questo, Madame de Marsantes accetterà persino di trasgredire ad alcune regole mondane in ragione delle quali, fino a prima dell’affaire, si era rifiutata di ricevere determinate persone nel suo salotto: in seguito alla mutata situazione politica, accoglierle non diventa più un atto declassante tout court, ma un ulteriore strumento per marcare una posizione politica netta. La duchessa di Guermantes dà conto così dell’evoluzione del salotto della cognata in seguito all’affaire Dreyfus e si tratta, probabilmente, dell’operazione più audace nella gestione del proprio capitale simbolico mai messa in atto da Madame de Marsantes: !

!

Je vous trouve tous aussi assommants les uns que les autres avec cette affaire, dit la duchesse de Guermantes [...] Elle ne peut pas avoir de conséquence pour moi au point de vue des Juifs pour la bonne raison que je n'en ai pas dans mes relations et compte toujours rester dans cette bienheureuse ignorance. Mais, d'autre part, je trouve insupportable que, sous prétexte qu'elles sont bien pensantes, qu'elles n'achètent rien aux marchands juifs ou qu'elles ont « Mort aux Juifs » écrit sur leur ombrelle, une quantité de dames Durand ou Dubois, que nous

(22)

n'aurions jamais connues, nous soient imposées par Marie-Aynard ou par Victurnienne. Je suis allée chez Marie-Marie-Aynard avant-hier. C'était charmant autrefois. Maintenant on y trouve toutes les personnes qu'on a passé sa vie à éviter, sous prétexte qu'elles sont contre Dreyfus, et d'autres dont on n'a pas idée qui c'est. !36

!

La ribellione di Saint-Loup rispetto ai gusti e alle ideologie del Jockey Club, in ogni caso, non si limita al dato politico: è una ribellione totalizzante e totale. Il suo dreyfusismo resta, evidentemente, il problema veramente grave per i membri del club, quello che davvero rischia di mettere in questione la sua ammissione al circolo — ma tutto, nei gusti e negli atteggiamenti del giovane Saint-Loup, marca un tentativo di prendere le distanze dalle logiche e dall’estetica della classe a cui dovrebbe appartenere. !

È ancora nel saggio La Distinction di Bourdieu che viene dimostrato che l’appartenenza a pieno titolo a un determinato gruppo sociale dipende in larga misura dal capitale simbolico e dall’adesione a un certo tipo di estetica e preferenze: ora, Saint-Loup cerca di distaccarsene anche negli aspetti apparentemente meno politici e più frivoli.!

Così, non soltanto comprare i mobili chez Bing, punto di riferimento di una vera e propria “estetica dreyfusarda” è un atto politico prima che estetico, come ha mostrato nel bel saggio Rastaquarium di recentissima pubblicazione la storica dell’arte Sophie Basch, che ha studiato le 37

implicazioni politiche delle arti decorative nella società descritta da Proust; ma anche attribuire un valore sommo all’intelligenza diventa un modo di prendere le distanze dalla mentalità del club, se è vero quanto afferma Gilles de Chaudenay che, parlando dell’ammissione al Jockey Club, sostiene che “l'intelligence, la culture, etc., pèsent d'un poids médiocre

Cfr. M. PROUST, À la recherche du temps perdu, cit., II, p. 535.

36

Cfr. S. BASCH, Rastaquarium, Marcel Proust et le “modern style”. Arts décoratifs et

37

(23)

dans le plateau de la balance”, e racconta in proposito un aneddoto

piuttosto gustoso: !

!

Un Président du Cercle fut un jour pressenti sur la candidature éventuelle de Paul Bourget. «Bourget, lui fut-il déclaré, est un écrivain illustre, un académicien dont la renommée à l'étranger porte haut le prestige des Lettres Françaises. Sa présence parmi nous honorerait le Club.»!

Le Président dont il s'agit répondit doucement: «Nous sommes encore quelques-uns ici pour lesquels ces choses-là n'ont, Dieu merci, aucune espèce d’importance». !38

!

Ancora una volta, Basin de Guermantes contesta gli entusiasmi del giovane alla sua maniera, esprimendo volgarmente un totale disprezzo per i cosiddetti “intellettuali” e senza saper argomentare, liquidando la questione con l’incolpare Rachel:!

!

[...] mais enfin tout de même vous m'avouerez que, quand on s'appelle Saint-Loup, on ne s'amuse pas à prendre le contrepied des idées de tout le monde qui a plus d'esprit que Voltaire et même que mon neveu. Et surtout on ne se livre pas à ce que j'appellerai ces acrobaties de sensibilité, huit jours avant de se présenter au Cercle! […] Non, c'est probablement sa petite grue qui lui aura monté le bourrichon. Elle lui aura persuadé qu'il se classerait parmi les « intellectuels ». Les intellectuels, c'est le « tarte à la crème » de ces messieurs. !39

!

Madame de Marsantes, invece, prende ancora le distanze in maniera più sottile: non rifiuta tout court l’interesse della sfera intellettuale, ma, al contrario, mostra di parteciparvi in una maniera diametralmente opposta a quella del figlio, e cioè andando presso un’istituzione conservatrice come l’Académie française ad ascoltare le lezioni di Brunetière che, convertito al cattolicesimo nel 1900, era antidreyfusardo e benpensante, e, partigiano

Cfr. G. DE CHAUDENAY, Physiologie du Jockey Club, cit., p. 59.

38

Cfr. M. PROUST, À la recherche du temps perdu, cit., II, p. 535.

(24)

del classicismo razionalista del XVIII secolo, si oppose in maniera risoluta alla letteratura del suo tempo.!

!

Tutte queste osservazioni sul rapporto di Saint-Loup con la mentalità del Jockey Club renderanno peraltro immediatamente evidenti gli aspetti principali della questione del rapporto del personaggio con l’eredità paterna, dal momento che Monsieur de Marsantes incarna il membro modello del Jockey Club (rivelandosi il perfetto corrispettivo maschile della moglie), tutto ciò a cui Saint-Loup tenta di non assomigliare. !

Su Aynard de Marsantes, morto prima del tempo del racconto e dunque scarsamente rappresentato nel romanzo, il lettore non ha molte informazioni: sa che è stato per due volte presidente del Jockey Club (il che, stando al libello di Chaudenay, è un privilegio praticamente unico, e va dunque inteso come segno di una particolare aderenza e conformità al pensiero del circolo), che era militare e che è morto per la gloria della patria nella guerra franco-prussiana del 1870. Tutti gli altri dati che ci sono raccontati sul personaggio sono affidati a un breve ritratto tracciato proprio da Saint-Loup nel corso del suo primo soggiorno a Balbec, poco dopo essere stato a sua volta introdotto nel racconto. Leggiamolo insieme:!

!

Robert de Saint-Loup, parce qu'il était de ceux qui croient que le mérite est attaché à certaines formes de la vie, avait un souvenir affectueux mais un peu méprisant d'un père qui s'était occupé toute sa vie de chasse et de course, avait bâillé à Wagner et raffolé d'Offenbach. [...] «J’ai très peu connu mon père, disait Robert. Il paraît que c'était un homme exquis. Son désastre a été la déplorable époque où il a vécu. Être né dans le faubourg Saint-Germain et avoir vécu à l'époque de la Belle Hélène, cela fait cataclysme dans une existence. Peut-être petit bourgeois fanatique du «Ring» eût-il donné tout autre chose. On me dit même qu'il aimait la littérature. Mais on ne peut pas savoir puisque ce qu'il entendait par littérature se compose d'oeuvres périmées». !40

Ivi, pp. 92-93.

(25)

Ancora una volta, dai gusti di Monsieur de Marsantes possiamo facilmente evincere la sua posizione rispetto al milieu sociale a cui apparteneva: la caccia e la corsa, così come le opere di Offenbach, sono gli interessi più diffusi e scontati tra i membri uomini del faubourg Saint-Germain durante il Secondo Impero.!

A proposito del binomio caccia-corsa basterà osservare che l'interesse per “il miglioramento della razza equestre” era alla base del Jockey Club all'atto della sua nascita (1834) e che, benché questo fosse presto diventato poco più di un pretesto per un club in cui erano in gioco interessi di ben altro tipo, la caccia resterà tuttavia per lungo tempo all’interno dell’aristocrazia una attività fortemente codificata, che permette di annodare legami, funziona come apprendistato sociale intergenerazionale, e assume un vero e proprio valore di attività iniziatica quando a prendervi parte non sono persone che già appartengano al gruppo ma piuttosto dei giovani che stanno entrando a farne parte . L'autore di Physiologie du 41

Jockey Club, illustrando quali siano i legami di amicizia che permettono di

chiedere l’appoggio per l'accesso al club indica oltre ai vicini (rigorosamente di campagna), ai compagni di reggimento, agli amici di infanzia e a quelli del collège, le persone insieme alle quali si è cacciato, o con le quali si condivide l’interesse per i cavalli:!

!

Personnes avec lesquelles on a:! ! ⁃ chassé à courre!

! ⁃ chassé à tir!

! ⁃ monté en courses et d'une façon plus générale communié dans une même ferveur pour l'encouragement à la race chevaline (haras, élevages, etc) !42

Cfr. M. PINÇON, M. PINÇON-CHARLOT, La chasse à courre. Ses rites et ses enjeux,

41

Paris, Payot, 1993. Sul valore della caccia come apprendistato si vedano, per esempio, le pp. 246-247: “Cet appresentissage […] est aussi social: il comprend l’intériorisation de valeurs et de manières de faire qui ne sont pas seulement des techniques cynégétiques, mais aussi une façon d’être en société. […] Par beaucoup de ses aspects, la vénerie est aussi une école du savoir-vivre”.

Cfr. G. DE CHAUDENAY, Physiologie du Jockey Club, cit., p. 35.

(26)

Se dunque la caccia è creazione di legami sociali e trasmissione generazionale di un certo tipo di valori, questo l’interesse dei membri del Jockey Club deve essere interpretato non come vacuo – e innocuo – passatempo mondano, ma come l'espressione di una attività ben codificata e volta alla alla perpetuazione di un determinato ordine sociale. Per concludere il discorso sul binomio caccia-corsa, inoltre, andrà notato un parallelo all'interno del romanzo, che permette di assimilare Monsieur de Marsantes ai commilitoni di Saint-Loup: il giovane ne traccia gli interessi e il profilo intellettuale con parole quasi identiche a quelle che usa parlando del padre, definendoli “êtres tout à fait incultes” che non sanno parlare che di “courses, si ce n’est pansage” . Si è visto tra l'altro come 43

anche i legami creatisi all'interno del reggimento siano annoverati tra quelli che permettono, poi, di domandare l'appoggio per l'accesso al Jockey Club: il che, combinato con gli interessi Jockey dei commilitoni di Saint-Loup, ci permette di istituire provvisoriamente una relazione stretta tra il mondo di Doncières e quello del Jockey, che esploreremo più approfonditamente tra poco.!

Un'analisi analoga a quella che abbiamo appena svolto si può fare anche per l'unico altro interesse di Monsieur de Marsantes noto al lettore: le operette di Offenbach. Questi, infatti, non rappresenta un qualsiasi musicista caduco ma alla moda in quel periodo: nella sua musica alcuni interpreti hanno visto la vera e propria consacrazione della mentalità dell'élite più ristretta durante il Secondo Impero. Un libro come Jacques

Offenbach e la Parigi del suo tempo, di Siegfried Kracauer , si propone di 44

ricostruire la storia sociale del regno di Napoleone III proprio a partire da una biografia di Offenbach, e individua precisamente nei membri del Jockey Club il pubblico principale cui era rivolta la sua musica, proprio in virtù del suo disimpegno e della sua frivolezza, e in opposizione

Cfr. M. PROUST, À la recherche du temps perdu, cit., II, p. 378.

43

S. KRACAUER, Jacques Offenbach e la Parigi del suo tempo, Milano, Garzanti, 1991.

(27)

all’interesse, tipicamente borghese, per Wagner. Così, se Saint-Loup dice che “forse piccolo borghese fanatico del Ring, mio padre sarebbe stato tutt’altro uomo”, è perché sa che andare pazzo per la musica di Offenbach significa, nella Francia del Secondo Impero, aderire entusiasticamente al pensiero dominante. !

!

Nel prossimo capitolo, vedremo che, volendo cercare all’interno della famiglia di Saint-Loup un modello per il suo gusto e l’aspetto intellettuale di Saint-Loup bisogna cercare altrove: nello zio, il barone di Charlus. Anche se lo zio e il nipote sono divisi nei loro gusti da uno scarto tipicamente generazionale, infatti, il nipote riconosce allo zio una grande intelligenza e una vera sensibilità. Anche per questo il barone di Charlus resta sostanzialmente estraneo alla questione dell’ammissione di Saint-Loup al Jockey, pur essendone il padrino: il barone non potrebbe mai pronunciare uno dei discorsi che abbiamo visto fare a suo fratello il duca di Guermantes. !

Il prossimo capitolo esplorerà con attenzione la questione dell’eredità avunculare di Saint-Loup e, alla luce di questo, proporremo anche un’interpretazione della morte di Saint-Loup nella prima guerra mondiale come replica e riappropriazione personale della morte del padre da un lato, e declinazione personale dell’eredità avunculare dall’altro. Conclusione provvisoria di questo paragrafo è che quello che deriva invece a Saint-Loup dal padre è l’aspetto meno volontario del personaggio, quello che (con una formula semplificante ma utile per una schematizzazione) si può forse chiamare il côté Doncières del personaggio: la squisitezza nelle maniere aristocratiche, che emergono anche quando il giovane non vorrebbe (e che si oppongono a quelle profondamente antisociali di Charlus) e l'inserimento nell'ambiente, eminentemente virile, del reggimento, che giungerà, come vedremo, alla

(28)

morte eroica e coraggiosa durante la prima guerra mondiale: in sintesi, egli eredita dal padre ciò che riguarda la sfera del dovere prosociale.!

!

!

2.1.2 Maturità, o l’obbedienza senza convinzione!

Subito dopo la rottura con Rachel, Saint-Loup rinnega apertamente le posizioni dreyfusarde e le simpatie socialiste che, fino a quel punto, aveva sostenuto con tanto calore, così come il suo interesse per la letteratura. A partire da quel momento, il personaggio obbedirà alle logiche della propria famiglia, eviterà di metterne a rischio la posizione con i propri comportamenti, si piegherà alle decisioni della madre accettando il matrimonio con Gilberte, da lei stabilito, e quando tra i due coniugi starà per prodursi una separazione, Saint-Loup accetterà l’intervento di Madame de Marsantes, madre “amorevole, ambiziosa e filosofa” che farà in modo che la coppia sia salva e l’unione tutelata .!45

Eppure, è legittimo pensare, come fa il Narratore, che il socialismo e le nobili passioni di Saint-Loup siano una mera parentesi priva di significato, un entusiasmo giovanile che non ha altra origine che l’amore per Rachel? Il Narratore sembra ritenere che, una volta conclusa la relazione, Saint-Loup sia perfettamente riassorbito nella sua classe sociale.!

Invece, bisogna osservare almeno rapidamente che, se Saint-Loup si mostra più duttile alla volontà della madre, non per questo l’allineamento alla sua classe sociale diventa totale e acritico. Con la maturità, Saint-Loup rifiuta lo scontro aperto e sceglie la via comoda del quieto vivere, ma soltanto per coltivare i propri interessi e le proprie passioni con meno difficoltà e con meno rumore. !

Cfr. M. PROUST, À la recherche du temps perdu, cit., IV, p. 257: “Je compris qu'une

45

séparation avait failli se produire entre Robert et sa femme (sans que Gilberte se rendît bien compte encore de quoi il s'agissait) et que c'était Mme de Marsantes, mère aimante, ambitieuse et philosophe qui avait arrangé, imposé la réconciliation”.

(29)

Così, se Saint-Loup non prenderà più a spada tratta le difese di Dreyfus è nondimeno significativo che, prima di morire eroicamente per la patria, nel corso del suo ultimo incontro con il Narratore, Saint-Loup a bassa voce mormori un motivo di Schumann , testimoniando allo stesso tempo la 46

persistenza della sua passione per l’arte e la capacità di andare al di là delle posizioni politiche manichee della classe dominante.!

Allo stesso modo, nel momento del suo matrimonio Saint-Loup si mostrerà perfettamente consapevole delle logiche a cui si sta sottoponendo, e il Narratore percepirà in modo chiaro che Saint-Loup, recitando la parte del marito perfetto, accetta in alcuni momenti di incarnare un personaggio perché gli sia permesso, in altri, di vivere più tranquillamente altri suoi interessi. Il matrimonio di Saint-Loup e Gilberte, del resto, verrà considerato un fallimento da parte di Madame de Marsantes (così come da Odette) per la scelta, da parte dei due coniugi, di condurre una vita ritirata e di mettere da parte ogni ambizione.!

!

2.2 Il parere del Narratore!

!

Nonostante riconosca la “nobiltà” del tentativo di Saint-Loup di “farsi perdonare l’eredità della propria casta” e di dedicarsi soltanto alla filosofia e agli aspetti elevati dell’esistenza, il giudizio del Narratore su questo lato del personaggio è sempre molto limitativo.!

!

Decostruire il punto di vista del Narratore sulla ribellione di Saint-Loup rispetto al privilegio di classe pone un primo problema, rispetto ai privilegi di razza e di orientamento sessuale che esplorerò nei prossimi capitoli, per il fatto che in questo caso Narratore e Saint-Loup non condividono lo stesso punto di vista di partenza: se entrambi sono maschi bianchi e (almeno all’inizio) eterosessuali, Saint-Loup è aristocratico, mentre il

Cfr. infra, Cap. 4, in cui analizzo questo passo dettagliatamente.

(30)

Narratore è borghese. Una ulteriore differenza è poi da individuare nel fatto che se Saint-Loup è estremamente critico rispetto ai valori dell’aristocrazia, il Narratore non lo è per nulla rispetto a quelli della propria: se Saint-Loup dice in continuazione che i membri della sua classe non valgono niente, il Narratore dice altrettanto frequentemente che il suo problema, la sua malattia, gli impediscono di perseguire la carriera che il padre vorrebbe per lui, di rispondere completamente alle aspettative che la società ha su un maschio borghese. Se Saint-Loup si sente superiore alla propria classe, il Narratore si colpevolizza in continuazione per la sua malattia nervosa e si sente un buono a nulla che “non concluderà mai niente nella vita”: la nozione stessa di “tempo perduto” è una nozione eminentemente borghese, e testimonia dell’introiezione, da parte del Narratore, delle logiche della propria classe.!

Anche di fronte ai meccanismi di violenza morbida messi in atto da sua madre e da sua nonna, il Narratore contrariamente a Saint-Loup non soltanto non si pone mai in maniera critica (sebbene l'atteggiamento della madre e della nonna nei confronti del Narratore sia costantemente quello, già citato, della madre “che vittimizza e colpevolizza vittimizzandosi e offrendo l'infinitudine della sua devozione e della sua sofferenza muta come dono senza controdono possibile o come debito irrimediabile”, come lo è quello della madre di Saint-Loup), ma davanti al dialogo tra Madame de Marsantes e Saint-Loup analizzato poche pagine fa, si mostra senza dubbio alcuno dalla parte della madre. Questa è infatti la chiosa del Narratore alla collera con cui Saint-Loup risponde a Madame de Marsantes (che abbiamo visto essere l’unica via di uscita al double-bind, secondo la teorizzazione di Bateson): !

!

Et il fit à sa mère les reproches que sans doute il se sentait peut-être mériter ; c'est ainsi que les égoïstes ont toujours le dernier mot; ayant posé d'abord que leur résolution est inébranlable, plus le sentiment auquel on fait appel en eux pour

(31)

non pas eux qui y résistent, mais ceux qui les mettent dans la

nécessité d'y résister, de sorte que leur propre dureté peut aller jusqu'à la plus extrême cruauté sans que cela fasse à leurs yeux qu'aggraver d'autant la culpabilité de l'être assez indélicat pour souffrir, pour avoir raison, et leur causer ainsi lâchement la

douleur d'agir contre leur propre pitié. !47

!

La reazione del Narratore testimonia dell’efficacia dell’azione passivo-aggressiva di Madame de Marsantes. Ricordiamo la definizione che abbiamo dato dell’aggressività passiva: abbiamo detto che l’atteggiamento passivo aggressivo consiste nel comportarsi in maniera tale da veicolare un messaggio aggressivo lasciando tutta la responsabilità della decodifica all’interlocutore, facendo sì che se lui reagisce come se fosse stato aggredito gli si può dare del permaloso, del violento o del pazzo. Ora, la reazione del Narratore è precisamente quella che l’atteggiamento della madre si pone come obiettivo: tutta la responsabilità è riversata su Saint-Loup, la madre appare, agli occhi del Narratore, come l’essere delicato che non ha altra colpa che quella di esporre i propri sentimenti che non sono in alcun modo condannabili.!

La questione che voglio esplorare in queste pagine può dunque essere modellizzata così: da un lato abbiamo un aristocratico critico rispetto alla sua classe, dall’altro un borghese conformista che, all’opposto, si sente in colpa perché non sufficientemente adeguato alla propria. Il giudizio del secondo sulla ribellione del primo è limitativo: perché?!

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Una prima ipotesi potrebbe essere questa: se il Narratore e Saint-Loup sono fondamentalmente concordi nella sostanza delle critiche all’aristocrazia, non lo sono nei modi e nelle alternative che cercano. !

Cfr. Cfr. M. PROUST, À la recherche du temps perdu, cit., II, p. 577. Il corsivo è mio. E si

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legga anche il passo adiacente: “Je sentais bien que ma présence ne pouvait faire aucun plaisir à Mme de Marsantes, mais j'aimais mieux, en ne partant pas avec Robert, qu'elle ne crût pas que j'étais mêlé à ces plaisirs qui la privaient de lui. J'aurais voulu trouver quelque excuse à la conduite de son fils, moins par affection pour lui que par pitié pour elle”.

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