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5. Morfosintassi delle proposizioni relative con antecedente in italiano

5.1. I pronomi relativi

5.1.4. Gli avverbi relativi

Come si è già osservato a proposito delle relative libere (§ 4.1.1.) una serie di funzioni sintattiche, come quella locativa, spaziale e temporale, sono relativizzate da avverbi relativi, che in qualche caso possono anche riferirsi a un antecedente. La presenza di un sintagma nominale rende più agevole determinare il valore relativo di questi costituenti, mentre in assenza di un antecedente esplicito è difficile stabilirne la natura relativa o congiuntiva.

L’uso degli avverbi relativi non pone particolari problemi a livello sintattico, tuttavia le ragioni dell’alternanza con i pronomi relativi veri e propri – e, nel caso di quando, con il semplice subordinatore che – andrebbero indagate più dettagliatamente.

216 Cfr. fra gli altri Alisova (1967: 241).

5.1.4.1.

Dove

Si tratta di un elemento atto a esprimere un significato locativo, tanto da accompagnarsi frequentemente a un antecedente di luogo:

54.La casa dove passavo le vacanze da piccola è andata distrutta; 55.La casa in cui passavo le vacanze da piccola è andata distrutta;

Nella coppia di esempi appena proposta, il ricorso a dove o al pronome relativo non comporta particolari variazioni di significato, anche se presumibilmente i due costrutti si differenziano da un punto di vista stilistico (in tal senso l’impiego dell’avverbio relativo costituirebbe una scelta meno formale).

In altri casi però si osservano tendenze che farebbero pensare all’esistenza, se non di vere e proprie restrizioni, di fattori rilevanti in grado di guidare la selezione delle varie forme relative. Tali fattori possono essere sia di ordine sintattico sia di ordine semantico. A livello della sintassi alcuni studi mostrano come dopo toponimi di città o nazioni, sia prevalente l’uso di dove217:

56.Per un po’ ho vissuto in Spagna dove ho imparato a cucinare la paella.

*Per un po’ ho vissuto in Spagna in cui/nella quale ho imparato a cucinare la paella.

Il nome proprio, sia esso un toponimo o un antroponimo, ha un grado di determinatezza e definitezza molto alto, o, meglio, è già di per sé completamente identificato. Ciononostante, se l’antecedente, anche se espresso da un nome proprio, non è considerato univocamente identificabile l’uso del pronome obliquo è possibile:

57.Non è rimasto nulla della Spagna in cui ho vissuto per anni.

Al di là della presenza del nome proprio, sembra dunque che in contesti in cui l’antecedente sia altamente definito si preferisca ricorrere all’avverbio relativo al fine di formulare frasi che non possono che essere appositive. Si può pensare che le ragioni della preferenza per dove siano da ricondursi al fatto che, almeno in italiano218, non è percepito tra i canonici relativizzatori. Tuttavia, non si riesce a capire perché la sequenza “preposizione + cui” che in altri contesti si mostra idonea a introdurre relative non restrittive, dopo un antecedente di luogo rappresentato da un nome proprio dovrebbe essere agrammaticale. In realtà, formulando altri frasi, la presunta agrammaticalità del pronome relativo non risulta sempre evidente:

58.Ho visitato il Colosseo, in cui/nel quale un tempo si tenevano gli spettacoli circensi. 59.Ho visitato il Colosseo, dove un tempo si tenevano gli spettacoli circensi.

217 Cfr. Larsson (1990: 134).

Entrambe le frasi sembrano ben formate, anche se (59) rappresenta senz’altro l’opzione più corrente. Ciò induce a ritenere che siano altre le ragioni della scarsa accettabilità di una frase come (56): in particolare può essere utile richiamare l’aspetto semantico degli antecedenti che selezionano di preferenza l’avverbio relativo a scapito del pronome. Un altro fattore che condiziona la scelta tra questi due elementi consiste dalla “concretezza” del luogo espresso dall’antecedente: mentre dove può riferirsi a sostantivi dal valore locativo generico, i pronomi relativi cui e il quale preceduti dalla preposizione in esprimono una localizzazione precisa. Mi sembra che la differenza tra le due frasi seguenti, che pure condividono il fatto di possedere un nome proprio come antecedente, vada proprio individuata nel grado di concretezza e specificità della localizzazione:

60. Ho visitato il Colosseo, in cui/nel quale un tempo si tenevano gli spettacoli circensi. 61.*Per un po’ ho vissuto in Spagna in cui/nella quale ho imparato a cucinare la paella.

Mentre in (60) l’azione espressa dalla relativa avviene all’interno del referente espresso dall’antecedente, in (61) la coordinata spaziale veicolata dalla testa rappresenta la cornice in cui si produce l’azione di imparare a cucinare la paella ma non il luogo specifico.

Un’ulteriore differenza tra i due relativizzatori locativi è data dalla scarsa inclinazione di dove alla ripresa di complementi di stato in luogo figurati:

62.Lo studio in cui ti sei totalmente immerso promette di riuscire bene. 63.?Lo studio dove ti sei totalmente immerso promette di riuscire bene.

L’uso di dove in (63) sembra favorire un’interpretazione materiale della parola studio, intesa come vano o stanza adibita a un uso particolare, ma non permette di selezionare l’altro significato (atto di studiare), in quanto il pronome non può esprimere un complemento di stato in luogo figurato.

Ad eccezione dei contesti figurati, l’uso di dove come relativizzatore di antecedenti di luogo risulta più esteso di quello dei corrispondenti pronomi relativi, tanto che non sono rari a livello non standard alcuni usi impropri, come avviene nel seguente esempio, tratto da Berruto (1987: 124), in cui il valore locativo non è diretto:

64.lesse la lettera dove io domandavo.

Altre sovraestensioni, ancora a livello non standard, sono rappresentate dalle proposizioni relative in cui dove non relativizza un complemento di stato in luogo:

65.Il teatro della Pergola di Firenze, dove Radio Tre si collegherà

La frase avrebbe richiesto un relativizzatore diverso in grado di esprimere un valore dativale, tuttavia il tipo di antecedente, contraddistinto dal tratto semantico [+luogo] può favorire, non soltanto nell’italiano popolare, ma anche nell’italiano medio, la presenza di dove.

Va osservato, infine, che l’avverbio relativo dove può essere preceduto dalle preposizioni di e da giungendo a relativizzare i complementi di moto da luogo:

66.E avvolte in pellicce, o in iscialli dai colori vivaci, popolavano i balconi, le terrazze, i tetti, da dove guardavano lontano con i binocoli (Elsa Morante, Menzogna e sortilegio, p. 154).

5.1.4.2.

Onde/donde

Per relativizzare complementi di luogo l’italiano dispone anche di altri due avverbi relativi, onde (UNDE) e donde (DE UNDE)219. Il loro impiego è piuttosto limitato nell’italiano

contemporaneo, specialmente nel parlato, anche se è impossibile isolarne qualche esempio nella lingua letteraria (ma certo non nelle opere più recenti):

67.Guarniero intanto dalla terrazza stava a ficcare lo sguardo entro la luce incerta della piazza, verso lo sbocco della via in fondo a sinistra, onde doveva spuntare l’automobile di Adria (Bontempelli, Vita e morte di Adria e dei suoi figli, p. 25);

68.e tuttavia mi compiacqui della compunzione con cui tutti si protendevano verso il proscenio come a una tribuna o pulpito donde una verità fosse per discendere (Gesualdo Bufalino, Diceria dell’untore, VI, p. 37).

In alcuni casi tale relativizzatore, che potrebbe essere parafrasato con le espressioni da

cui, da dove220, può anche assumere la funzioni di un generico complemento indiretto221.

Più frequentemente onde e donde acquistano il valore di connettivi interfrasali, finalizzati a esprimere una movenza consecutiva, in particolare nelle sequenze argomentative.

5.1.4.3.

Quando

Alla relativizzazione di antecedenti temporali contribuisce invece l’avverbio relativo

quando, del quale non tutte le grammatiche ammettono l’uso in dipendenza da un

antecedente222. Tuttavia dopo alcuni antecedenti l’unico elemento in grado di introdurre una relativa è quando. Ciò avviene in particolare dopo espressioni di tempo nettamente quantificate, che non ammettono l’uso dei pronomi relativii:

219 Non è così in francese, in cui sopravvive soltanto la forma derivata da UBI latino (où) che può essere preceduto

dalla preposizione (d’où).

220 Già nell’edizione del 1840 dei Promessi sposi, il Manzoni eliminò alcune occorrenze di onde e donde, ricorrendo a

forme come da dove o di dove. Cfr. Lichtenhahn (1951: 34-35).

221 Lo slittamento da una funzione propriamente locativa ad altri ruoli sintattici ha permesso in francese (già nello

stadio più antico di tale lingua) l’originarsi di un relativo dont (da DE UNDE), il quale nel corso del tempo ha assunto lo status di relativizzatore obliquo.

69.S’era circa ai dieci di settembre, quando al seguito di Rosaria, io lasciai per sempre la mia città natale (Elsa Morante, Menzogna e sortilegio, p. 920);

70.Al mattino, quando in fila in piazza dell’Appello aspettiamo senza fine l’ora di partire (Primi Levi, Se questo è un uomo, p. 74).

Anche per quando valgono le osservazioni fatte a proposito di dove: rispetto ai pronomi relativi

cui e il quale, tale avverbio relativo marca una relazione temporale più generica. Proprio questa

particolarità dell’uso di quando ne ridurrebbe la ricorrenza in relative restrittive223.