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Tentativi di messa a punto della distinzione tra sintassi, semantica e pragmatica

4. Classificazione delle proposizioni relative

4.2. Restrittive e appositive: stato del dibattito tra sintassi e semantica

4.2.4. Tentativi di messa a punto della distinzione tra sintassi, semantica e pragmatica

Il lungo dibattito sul modello di classificazione erede delle teorie di Port Royal ha conosciuto diverse fasi, caratterizzate come nota Kleiber (1987a) da orientamenti di tipo diverso. Innanzitutto, si nota una tendenza a superare la rigidezza dell’opposizione individuando altri tipi di relative. Brunner (1981), pur affermando la necessità di distinguere tra restrittive e appositive, individua un terzo tipo di relative che non sembrano caratterizzare l’ente designato dall’antecedente:

108.Aprì la porta che si richiuse alle sue spalle.

Si tratta delle cosiddette relative continuative o narrative104, le quali non sono né restrittive, né appositive perché non esplicitano un tratto semantico implicito nell’antecedente al fine di spiegare l’evento espresso nella principale. La sola funzione delle relative continuative è quella di proseguire il racconto e permette lo svolgimento del discorso, ponendosi come contestualmente indispensabili. Come si è già detto (cfr. nota 77, p. 66), questo tipo di relative era già stato individuato da Rothenberg (1972), che però lo includeva nelle classe delle non restrittive. Secondo Brunner invece la posizione in fine di frase e la frequente comparsa di lessemi che indicano la rapidità della successione dell’azione della dipendente rispetto a quella della principale impongono di interpretare le continuative come un terzo tipo di relative.

103 Oltre alle relative predicative, anche i costrutti relativi che manifestano la doppia dipendenza del relativo

(L’uomo che dicono che somiglia a un gatto) possono essere considerati relative senza antecedente con valore appositivo.

Proprio il «décalage temporel» che esiste tra relativa e principale impedisce la caratterizzazione, facendo del pronome relativo una sorta di dimostrativo o anaforico. È qui evidente come il problema della classificazione sia legato a quello della terminologia impiegata. Infatti, ha ragione Brunner quando distingue le relative come quella al punto (108) dalle appositive, che nel nome stesso rimandano al concetto di apposizione. Se però alle restrittive si oppone la classe delle non restrittive, è possibile raggruppare le relative che non agiscono da modificatori dell’antecedente, procedendo poi in un secondo momento a ulteriori suddivisioni.

A una vera e propria moltiplicazione dei tipi di relativa giunge lo studio di Van de Broeck (1973), che riconducendo la restrittività alla definitezza e la non restrittività alla indefinitezza, propone di concepire tale opposizione in termini scalari. Nell’ambito delle relative in inglese lo studioso individua dunque una scala entro i due poli della restrittività e della non restrittività, entro la quale si collocano otto tipi di relativa.

Schema 5: cfr. Van den Broeck (1973: 39)

Restrittività Non restrittività

3 2 1 0 1 2 3 4

Dal lato della restrittività si osservano tre tipi di relativa: il tipo 3 senza introduttore (the man

you see in front the door is my husband) e il tipo 2 (the man that I met yesterday is her husband)

individuano quelle relative il cui carattere restrittivo non può essere messo in discussione. I tipi 1 e 0 hanno sempre carattere restrittivo, ma possono essere omesse senza che il contenuto della frase subisca grandi modificazioni:

109.Tipo 1: He bought a great leather pouch which held a pound of powder (Ha comprato una bella borsa di pelle che conteneva una libbra di tabacco);

110.Tipo 0: I found him by the help of a rope which I Slung round him (L’ho recuperato con l’aiuto di una corda che gli ho lanciato intorno).

Si noti che le restrittive di grado 1 e 0 si riferiscono ad antecedenti accompagnati da un articolo indeterminativo.

Rispetto al polo della non restrittività troviamo invece quattro diverse realizzazioni relative:

111.Tipo 1: My father, who had been abroad in his youth, said that these remarks were curious (Mio padre, che ha vissuto all’estero in gioventù, dice che queste osservazioni erano strane);

112.Tipo 2: In the original manuscript there was a long description, which the editors bottled out (Nel manoscritto originale c’era una lunga descrizione, che gli editors hanno eliminato);

113.Tipo 3: The man, for whom we shall hereafter find a name, said (L’uomo, per il quale in futuro troveremo un nome, disse...)

114.Tipo 4: Here the chariot was stopped by two men in masks, who, at each side, put in their hands (Qui il cocchio fu fermato da due uomini in maschera, che, da entrambi i lati, lo presero in custodia).

I tipi 2 e 4 rappresentano delle relative continuative e si distiguono semplicemente per il livello di progressività (4 sarebbe più progressiva di 2). Le relative del tipo 1 e 3 veicolano un’informazione che non è necessaria, ma che permette comunque di comprendere meglio il contenuto della principale. La relativa al punto (111) presenta una maggiore pertinenza con la linea discorsiva nella quale si trova l’antecedente, mentre il tipo 4 (114) sembra costituire un’inserzione parentetica più profonda (la si potrebbe infatti intendere come un intervento metanarrativo). In questo caso la differenza tra i due tipi consiste nel tipo di informazione veicolata dalla relativa e nella sua omogeneità rispetto all’antecedente e al contenuto della reggente.

Effettivamente la teoria di Van Den Broeck traduce la molteplicità delle realizzazioni relative che caratterizza sia la classe delle restrittive sia quella delle non restrittive. Tuttavia, la scala ipotizzata dallo studioso non permette di meglio definire la natura della distinzione, senza tralasciare il fatto che non sembrano esservi criteri per individuare i diversi gradi di restrittività e di non restrittività, se non quelli dettati da un’interpretazione puramente semantica.

La stessa esigenza di superare la rigida binarietà dell’opposizione è proposta da Le Goffic (1979), che individua in ogni relativa una funzione di identificazione. Tale identificazione non sarebbe altro che un’operazione predicativa in grado di affermare l’equivalenza tra l’antecedente e la dipendente. Proprio l’osservazione dei diversi tipi di identificazione conduce a individuare cinque tipi di relative: le appositive, le restrittive, le non contrastive, le qualificative, le selettive.

L’enunciato:

115.Il medico che è venuto questa mattina non ha voluto dire niente;

può avere una lettura appositiva se si considera derivato da il medico è venuo questa mattina e il

medico non ha voluto dire niente: le relative appositive prevedono un’operazione di identificazione

in base alla quale i soggetti delle due frasi coincidono completamente. Diversamente la lettura restrittiva risulta adeguata se si ipotizza che il medico in questione sia identificato come “il medico che è venuto questa mattina”. Qualora la relativa non inneschi un movimento di contrapposizione con un altro membro della classe cui appartiene l’antecedente, la relativa assume valore non contrastivo, fornendo materiale informativo sul referente. Tra le selettive si

collocano invece quelle relative che enfatizzano l’identità del referente veicolata dalla testa: riferendosi a (115) la relativa evidenzia che è un medico, e in particolare quello che “è venuto questa mattina”, e non un qualsiasi altro individuo ad aver svolto l’azione contenuta nella principale. L’ultima categoria elaborata da Le Goffic, quella delle relative qualificative, è esemplificata nella frase seguente:

116.L’imbecille, che mi ha risposto al telefono, non mi ha fatto neanche parlare.

in cui si aggiunge una qualificazione al referente identificato dalla relativa.

Il quadro fornito da Le Goffic sembra spiegare il vario funzionamento delle relative, specialmente di quelle restrittive, ma non sembra risolvere le anomalie connesse alla natura stessa della distinzione, che per altro risulta frazionata in varie tipologie sulla scorta di criteri puramente semantici.

Il tentativo di rendere più efficace la distinzione tra restrittive e non restrittive aumentandone la flessibilità grazie all’individuazione di ulteriori sottotipi caratterizza lo studio di Fuchs (1987a). L’autrice concepisce un sistema di costrutti relativi molto articolato, rilevando al tempo stesso alcune zone di ambiguità tra le varie interpretazioni e altre di neutralizzazione. La studiosa afferma che accanto alla lettura descrittiva occorre ipotizzare una lettura restrittiva nella quale rientrerebbero sia un’interpretazione contrastiva sia un’interpretazione non contrastiva. Il contesto che l’autrice sfrutta al fine di descrivere la propria teoria è rappresentato dalle relative che occorrono dopo antecedenti dotati di articolo determinativo, le quali possono assumere le proprietà e le funzioni che per comodità esemplifico nello schema seguente:

Tabella 2: il sistema delle relative (Fuchs, 1987a)

RELATIVE RESTRITTIVE

RELATIVE

DESCRITTIVE:

(Es. Tutti gli apparecchi,

che da noi sono controllati uno per uno, hanno la garanzia)

Contrastive: (Es. I

socialisti sono riusciti a mantenere la loro posizione nelle regioni in cui il clima sociale era più pesante)

Non contrastive: (Es. Ciò che ci

ha condotto a questo non sono gli errori che abbiamo potuto commettere)

TIPO DI ANTECEDENTE antecedente identificato e referenzialmente autonomo antecedente non identificato e referenzialmente non autonomo

antecedente non identificato e referenzialmente non

autonomo

INDICI FORMALI

virgola assenza di virgola,

eventuale presenza di

un pronome

indefinito o

dimostrativo

assenza di virgola e verbo della relativa contraddistinto da una maggiore varietà di marche aspettuali e temporali FUNZIONE SEMANTICA E DISCORSIVA veicolano una predicazione che descrive l’antecedente approfondendone o esplicitandone alcuni aspetti veicolano una proprietà distintiva che istituisce un’opposizione e l’estrazione da una sottoclasse del referente testa

situano l’antecedente rispetto a una serie di coordinate spazio- temporali, come

dimostrerebbe anche la debolezza semantica del verbo e in generale del contenuto della relativa

La necessità di postulare l’esistenza di un sottotipo non contrastivo all’interno della classe restrittiva sarebbe confermata secondo lo studio di Fuchs dalla difficoltà dei parlanti a etichettare certi costrutti avvalendosi della sola distinzione tra restrittive e appositive: infatti alcune relative, che non possono essere definite appositive, esibiscono una restrittività particolare. Secondo la studiosa si tratterebbe di relative non contrastive, che sarebbero sentite dai parlanti come restrittive deboli o improprie. Tuttavia, il problema della riconoscibilità di alcuni costrutti relativi non può essere ritenuto risolto con l’introduzione del sottotipo contrastivo: infatti alcune condizioni produrrebbero un “disturbo” nell’identificazione della relativa, il cui valore restrittivo (contrastivo o non contrastivo) o descrittivo sarebbe sottodeterminato, neutralizzato o sovradeterminato105. Tali effetti di disturbo possono essere

105 Una data relativa sarebbe sottodeterminata rispetto alla distinzione in questione se il suo effettivo valore si

determinati dal tipo di articolo che accompagna l’antecedente, dal grado di definitezza di quest’ultimo, ma anche da una serie di fattori cotestuali e pragmatici, in base ai quali l’interlocutore non è in grado di stabilire la natura di una determinata relativa106. L’esistenza di zone di ambiguità favorisce un’interpretazione delle relative in termini di continuum, in cui vi sarebbero delle vere e proprie soglie oltre le quali il valore va via via specificandosi in senso restrittivo e descrittivo107. Tale approccio è stato oggetto di ulteriori sviluppi. Ad esempio Melis (2000: 7) stabilisce l’esistenza di un continuum «en partant du dégré maximum d’intégration (la PR [proposition relative] nominale) au dégré maximum de séparation (la PR détachée qui est un crypto-indépendante)». Basandosi sull’idea, già formulata da Benveniste (1985: 263) che la relativa sia una sorta di aggettivo sintattico, lo studioso ne sottolinea la funzione qualificante, giungendo a individuare tre tipi di qualificazione:

− qualificazione distintiva: grazie a essa si identifica un oggetto attribuendogli una proprietà definitoria o contrastiva;

− qualificazione commentativa: attua un commento rispetto a un oggetto già determinato che funge da repérant (punto di riferimento) per l’introduzione di un altro oggetto che riprende il primo sul piano dell’enunciazione;

− qualificazione Ø: il pronome relativo agisce da connettivo interproposizionale, connotando la proposizione relativa come una sorta di “criptoindipendente”. Le proposizioni relative restrittive veicolano una qualificazione distintiva e sono strettamente integrate nel sintagma nominale antecedente, mentre le relative appositive, che al contrario sono non integrate, apportano una qualificazione commentativa o non realizzano alcuna qualificazione. A un maggiore grado di integrazione108 della relativa corrisponde il predominio della funzione qualificatrice; diversamente, con l’indebolirsi del legame sintattico-semantico con l’antecedente acquisisce maggiore pertinenza il fattore di rinvio. Reintegrando nella classificazione delle relative anche il tipo libero (o nominale) e ipotizzando che i diversi tipi di qualificazione possano combinarsi tra loro, Melis suggerisce l’esistenza di un continuum, che si potrebbe rappresentare come segue:

neutralizzazione quando entrambi i valori, restrittivo e appositivo, non danno luogo a interpretazioni troppo distanti. Tuttavia è possibile anche che i due valori siano effettivamente copresenti, producendo una sovradeterminazione.

106 Anche Rivière/Rivière (2000) giungono a conclusioni analoghe, rilevando come talvolta nell’interpretazione

semantica della relativa l’opposizione tra restrittive e non restrittive non sia pertinente e auspicando un sistema di classificazione più complesso.

107 L’applicazione della teoria del continuum al settore delle relative è fortemente criticata da Gapany (2004 : 38-56),

che osserva come la moltiplicazione delle categorie sia spesso determinata da un’estensione del concetto di polisemia alle costruzioni sintattiche capaci di comunicare significati semantici diversi.

Schema 6: Melis (2000)

+ integrazione - integrazione + qualificazione - qualificazione

PR nominale > PR restrittiva contrastiva > PR restrittiva definitoria > PR appositiva > PR critpo-indipendente

Lungo l’asse possono verificarsi delle zone di sovrapposizione: nell’ambito della qualificazione commentativa le relative possono aggiungere un’informazione sull’antecedente o introdurre una qualificazione di tipo apprezzativo, ma possono anche rettificare il contenuto della principale o inquadrarlo in una nuova prospettiva, ad esempio innescando una movenza causale-esplicativa. In tal caso la relativa si sposta su un altro piano enunciativo rispetto alla principale, acquisendo man mano uno statuto più vicino alle relative cripto-indipendenti.

Un’altra tendenza nello studio delle relative è rappresentata dallo spostamento dell’opposizione a un livello pragmatico. I contributi che hanno tentato di stabilire in modo più efficace la natura delle restrittive e delle non restrittive considerano le relative in un quadro discorsivo, come prodotti di un’enunciazione reale, determinando un arricchimento delle definizioni semantiche viste sinora e giungendo a definire la specificità delle appositive, che, come si è visto, sono state spesso oggetto di un trattamento “in negativo”.

Il saggio di Henry (1975) riconduce la distinzione tra i due tipi di relative a una differenza tra lingua e discorso. Lo studioso nota che l’opposizione, inesistente sul piano della lingua, si realizza sul piano discorsivo. In altre parole non esisterebbero due relative ma due funzionamenti discorsivi, restrittivo e appositivo. La teoria di Henry prevede che una sequenza discorsiva sia doppiamente determinata, dalle regole linguistiche e dalle formulazioni discorsive109. Queste ultime, responsabili degli effetti di senso, sono rappresentate dalle parafrasi discorsive che in un dato contesto possono essere sostituite a una data sequenza. Un sequenza discorsiva si ricollega alle formulazioni discorsive – fenomeno che Henry indica con il termine di “saturazione” - mediante un rapporto intersequenza o un rapporto intrasequenza. Il rapporto intersequenza mette in relazione due sequenze discorsive distinte, mentre il rapporto intrasequenza collega una sequenza discorsiva a sé stessa (si pensi a quanto avviene nei contesti linguistici di ripresa e di riformulazione). Ora, secondo Henry il funzionamento

109 Cfr. Henry (1975: 94): «nous posons que tout discours “concret” est doublement déterminé, d’une part par

des formations idéologiques qui rapportent ce discours à des formations discursives définies, d’autre part par l’autonomie relative de la langue, mais nous posons qu’il n’est pas possible de tracer a priori une ligne de démarcation entre ce qui relève de l’une ou de l’autre de ces déterminations».

delle relative dipende proprio dalla dinamica che intercorre tra i due tipi di relazioni che sussistono tra una data sequenza e le parafrasi discorsive. Innanzitutto, le relative mostrano un rapporto intrasequenza manifestato dalla relazione tra l’antecedente e il pronome. A questo punto il funzionamento appositivo si determina quando al rapporto intrasequenza si affianca un rapporto intersequenza, mediante il quale due sequenze discorsive sono connesse tra loro. Diversamente, nelle relative che mostrano un funzionamento restrittivo il rapporto intersequenza è cancellato110. L’ipotesi di Henry permette di interpretare i casi di ambiguità tra lettura appositiva e lettura restrittiva, individuando nelle diverse parafrasi discorsive il criterio distintivo dei due differenti funzionamenti.

Tuttavia, come nota Kleiber (1987a: 45), tale interpretazione mostra diversi limiti. In primo luogo, il riscontro di differenze sintattiche tra i due tipi di relative spinge a credere che oltre a un diverso funzionamento discorsivo vi sia un reale differenza linguistica. Inoltre, ancora una volta gli esempi forniti da Henry riguardano antecedenti modificati dall’articolo determinativo.

All’ambito pragmatico, e in particolar modo a questioni di ordine informativo, rinvia anche lo studio di Thompson (1968). La studiosa ipotizza che le relative non siano un fatto di subordinazione, ma di coordinazione. Non più intesa nel senso di una gerarchizzazione di proposizioni, la relativizzazione è spiegata a partire da schemi proposizionali giustapposti. A livello soggiacente qualsiasi frase contenente una proposizione relativa sarebbe costituita da due predicazioni indipendenti, unite da una relazione coordinativa. Al fine di motivare il diverso risultato che si realizza in superficie, e dunque l’esistenza di diversi tipi di relativa, Thompson si richiama al concetto di presupposizione111. La distinzione tra restrittive e appositive è ancora una volta affermata, ma è ricondotta già nel livello profondo a una

110 «Alors ce qui sépare le fonctionnement déterminatif du fonctionnement appositif, c’est que l’autre modalité de

la mise en rapport de deux séquences, le rapport inter- séquences, est effacé par le rapport intra- séquence. Au contraire, avec le fonctionnement appositif, le rapport inter- séquence n’est pas effacé. De manière condensée, nous dirons que le fonctionnement déterminatif de la relative présente un rapport inter séquence comme s’il s’agissait d’un rapport intra séquence», cfr. Henry (1975: 97).

111 Come è noto il concetto di presupposizione è legato alla visione della frase come enunciato e permette di

superare l’idea che il significato di un’enunciazione sia legato esclusivamente al contenuto proposizionale o alla rappresentazione semantica dell’enunciato stesso. Lambrecht (1994: 52) definisce la presupposizione pragmatica come «The set of propositions lexicogrammatically evoked in a sentence which the speaker assumes the hearer already knows or is ready to take for granted at the time the sentence is uttered», mentre l’asserzione pragmatica è una proposizione «expressed by a sentence which the hearer is expected to know or take for granted as a result of hearing the sentence uttered». In particolare, poiché costituisce la parte dell’informazione che è data per condivisa dai parlanti, la presupposizione «non viene messa in discussione da una negazione o da una smentita dell’asserzione stessa. Dal punto di vista della struttura informativa, le presupposizioni costituiscono quindi informazione di background, mentre l’informazione effettivamente asserita è legata alla parte focale», cfr. Andorno (2003: 127). Una definizione della categoria di presupposizione rispetto al sistema di concetti approntati per lo studio dell’informatività dell’enunciato è in Lombardi Vallauri (2001).

differenza di presupposizione. Vediamo un esempio. Ponendo una struttura soggiacente formata da due predicazioni congiunte:

117.Ho incontrato una ragazza / una ragazza parla basco.

Thompson afferma che, rispetto al concetto di presupposizione pragmatica, vengono a delinearsi varie situazioni informative. Analizzando le informazioni che di volta in volta sono date per presupposte dal locutore si hanno tre casi:

− I° caso: il locutore ipotizza che il destinatario ignori entrambe le informazioni apportate dalla principale e dalla relativa, ossia che esso non sia a conoscenza né dell’incontro tra l’emittente e una ragazza, né del fatto che la ragazza in questione parli il basco. La struttura soggiacente in (117) può essere parafrasata mediante due coordinate (Ho incontrato una ragazza e la ragazza parla il basco), ma anche attraverso una relativa appositiva: Ho incontrato una ragazza, che parla basco.

− II° caso: il locutore immagina che il destinatario sappia dell’incontro con una ragazza, ma che non sappia che sia in grado di parlare in basco. In un contesto informativo di questo tipo l’opzione più efficace è quella di codificare l’informazione presupposta mediante una relativa restrittiva che permetta l’identificazione del referente, mentre l’informazione nuova è affidata alla principale: La ragazza che ho incontrato parla basco. − III° caso: il locutore presume che l’interlocutore conosca la ragazza che parla il basco.

Ancora una volta la relativa restrittiva veicola l’informazione presupposta: Ho incontrato

la ragazza che parla basco.

L’impiego dei due tipi di relative è direttamente legato a fattori di ordine discorsivo e in particolar modo all’organizzazione delle informazioni nel testo: in tale ottica le relative appositive sono sfruttate dal locutore per introdurre un contenuto asserito per la prima volta112; mentre le relative restrittive sarebbero idonee alla trasmissione di un contenuto presupposto113. A ben vedere, l’immissione nello studio delle relative di fattori pragmatici