Ogni lingua prevede la possibilità di poter modificare un nome attraverso una proposizione relativa. Da tale affermazione discende il carattere universale della relativa, che induce a interrogarsi circa l’effettiva possibilità di individuare un nucleo di tratti sintattici e semantici pertinente all’insieme dei costrutti relativi rintracciabili nelle varie lingue17. Effettivamente come nota Downing (1978: 380) è possibile isolare alcune proprietà comuni che costituiscono condizioni necessarie alla formazione delle proposizioni relative. Innanzitutto si osserva la coreferenzialità della relazione tra l’antecedente e l’elemento relativo: quest’ultimo deve cioè rinviare allo stesso referente extralinguistico cui si riferisce il sintagma testa. Inoltre, il contenuto della relativa deve predicare qualcosa circa l’elemento relativo, che dunque agisce da tema della dipendente; in altri termini appare indispensabile il verificarsi di un’asserzione.
Un’altra proprietà comune a tutte le relative è rappresentata dal rapporto di modificazione che si istituisce tra la relativa e il suo antecedente. A ben vedere quest’ultima
17 Proprio tale funzione di messa in relazione di elementi della frase costituisce il tertium comparationis negli studi
tipologici: «Nello studio delle frasi relative si parte da una definizione di ‘frase relativa’ alla cui base sta una funzione cognitivo-comportamentale ineliminabile, cioè quella di porre in relazione elementi della frase […] con altri elementi che possono precedere o seguire» (cfr. Ramat, 2005: 26).
affermazione merita di essere approfondita e in parte corretta. Come si è detto nel § 2, non tutte le relative appaiono in grado di modificare l’antecedente: se, infatti, per modificazione intendiamo la proprietà di un costituente o di un sintagma di restringere o in qualche modo di trasformare l’estensione della classe referenziale cui appartiene un determinato oggetto extralinguistico, risulta evidente che soltanto le relative restrittive possono assumere tale funzione, non condivisa dalle relative appositive. Si considerino le due frasi seguenti, già assunte nel corso del secondo paragrafo a esempio della distinzione restrittiva / non restrittiva:
15.Prendo l’autobus che sta arrivando;
16.Prendo sempre l’autobus, che è il mezzo di trasporto più economico.
Mentre la relativa in (15) opera una selezione nella classe “autobus”, quella in (16) non intacca l’estensione del sintagma nominale, che infatti è percepito dal parlante come categoria generale. Ora, è stato osservato che non tutti i sistemi linguistici possiedono il tipo non restrittivo, che dunque a differenza di quello restrittivo presenterebbe una ricorrenza più limitata18. Come si vedrà più dettagliatamente in seguito, tale “irregolarità” delle relative non restrittive costituisce uno dei fattori alla base della scarsa conoscenza dei meccanismi che ne regolano il funzionamento e della tendenza ad assumere le restrittive a paradigma dell’intera classe delle relative.
Un altro tratto condiviso dai costrutti relativi riscontrati nei vari tipi linguistici consiste invece nell’esistenza di un rapporto di subordinazione “semantica”19, intesa nel senso più ampio del termine, vale a dire come impossibilità della relativa di figurare autonomamente dato che l’elemento relativizzato è esterno alla relativa e funge da costituente di un’altra proposizione.
Nonostante la condivisione delle suddette proprietà, le modalità di formazione delle relative variano da lingua a lingua e sembrano intrattenere importanti relazioni con altri tratti sintattici e, soprattutto, con fattori d’ordine topologico20. Di fatto è possibile distinguere tra lingue che presentano relative postnominali, cioè che seguono l’antecedente, e lingue nelle quali le relative anticipano il nome. La prima tipologia ricorre con poche eccezioni in quei
18 «The properties of nonrestrictive RC’s [relative clause] are quite different from those of restrictive RC’s across
languages. Some languages apparently have no nonrestrictive RC’s; in others they are synctatically quite distinct; in others restrictive and non restrictive RC’s are syntactically indistinguishable» (Downing, 1978: 380).
19 Per quanto riguarda la subordinazione sintattica è impossibile formulare una generalizzazione: sebbene in
molte lingue le relative rientrino nell’ambito delle proposizioni subordinate, l’arabo e alcune lingue africane sfruttano la cosiddetta non embedding strategy, determinando dunque il ricorso a relative non incassate. Cfr. Givón (20012: 651-654).
20 «RC’s [relative clauses] in various language do exhibit these diverse syntactic properties [...], then we must seek
on some other level a commonality in terms of which the various syntactic manifestations of what we call relative clauses can be descrived» (Downing, 1978: 377).
sistemi linguistici – principalmente le lingue del ceppo indoeuropeo – che presentano un ordine delle parole in cui il verbo precede l’oggetto diretto (SVO), mentre le relative prenominali sembrano caratterizzare le lingue in cui il verbo occupa la posizione finale di frase21.
La diversa collocazione frasale dei costrutti relativi produce importanti riflessi a livello delle strategie di relativizzazione. La struttura interna delle relative postnominali è correlata a vari processi di relativizzazione. In primo luogo è da segnalare il tipo con particelle relative iniziali o pronomi relativi veri e propri (relative pronoun strategy), dotati di marche di caso che ne rendono esplicita la funzione sintattica. Tale strategia di relativizzazione si ritrova nelle lingue europee, ma non è un tipo comune fra le lingue del mondo22: nella proposizione relativa compare un pronome che indica la testa, ma questo, anziché trovarsi nella normale posizione che la relazione grammaticale espressa dal pronome richiederebbe, è spostata all’inizio della proposizione relativa.
Non è raro il verificarsi, in presenza di determinate condizioni, della cancellazione (gap
strategy) del connettivo introduttore (è quanto avviene comunemente in inglese standard: The dog I saw ‘Il cane che ho visto’). Una terza modalità è rappresentata dalla pronoun retention, o resumptive pronoun strategy, in cui «a personal pronoun, occurring in the normal, or least a
possible, position for personal pronouns outside relative clauses, refers back to the notional head» (Comrie, 2003: 87)23.
Nelle lingue che prevedono invece l’ordine SOV e in cui tendenzialmente ricorrono relative anteposte alla testa, le modalità di relativizzazione sono diverse e spaziano dall’aggiunta di marche relative unite al verbo all’assenza di segnali relativi24. La maggior parte
21 La correlazione tra la posizione delle relative e l’ordine delle parole costituisce un universale implicazionale e
trova piena formulazione nell’Universale 24, in base al quale «If the relative expression precedes the noun either as the only construction or as an alternate construction, either the language is postpositional or the adjective precedes the noun or both» (Greenberg, 1963: 71).
22 Cfr. Comrie (1983: 206 ).
23 Il termine resumptive (in italiano ‘riassuntivo’) è piuttosto frequente nella bibliografia inglese e tedesca ed indica
una serie di elementi che richiamano nella proposizione relativa la funzione sintattica dell’antecedente. Si veda Lehmann (1984: 45): «Die syntaktische Funktion des Nukleus im RS kann, wenn er als Bezugsnomen außerhalb seiner steht, durch einen pronominalen Repräsentanten im RS ausgedrückt werden, den ich Resumptivum nenne».
24 Ad esempio in navaho, le relative sono formate attraverso l’aggiunta al verbo di un suffisso che si differenzia a
seconda dell’aspetto temporale del verbo stesso. Cfr. Downing (1978: 392). Analogamente in basco la relativa è segnalata mediante il suffisso –n, che può ricorrere anche nelle completive come congiunzione. Cfr. Muller (2002: 426) e Lehmann (1984: 59-61). Tra le lingue che invece non prevedono l’uso di alcun connettivo rientrano il giapponese e alcune lingue africane. Questa strategia di relativizzazione, che costituisce il corrispettivo nelle relative prenominali della gap strategy (valida anche per le relative postnominali), sembra tipica di quelle lingue con un ordine delle parole estremamente rigido, come il giapponese: l’esistenza di una tale strategia di relativizzazione permette a Givón (20012: 659-660) di affermare che «given enough processing time, access to context, redundant
delle relative prenominali sono costruite inoltre mediante forme verbali non finite o nominalizzate: si tratta di relative participiali, in cui la funzione sintattica della testa è svolta dalla flessione casuale del verbo25.
Nell’ambito delle relative prenominali, potrebbero essere collocate anche le relative a testa interna (internally head strategy) e le relative correlative. Nel primo caso – tipico di alcune lingue africane, come il bambara – l’antecedente appare come elemento lessicale all’interno della relativa ed è ripreso poi nella principale. Le correlative, presenti in hindi, sono contraddistinte invece dalla ripresa dell’elemento relativo che anticipa la testa per mezzo di un dimostrativo.
Pur potendo ipotizzare che le varie lingue selezionino le strategie di relativizzazione da impiegare principalmente in base all’ordine delle parole, e soprattutto alla posizione riservata al determinante, tale corrispondenza non è che tendenziale. Esistono infatti lingue con ordine SOV che presentano relative postnominali, come il persiano; al contrario, pur essendo classificato tra le lingue SVO, il cinese mandarino è caratterizzato da strutture relative preposte al nome. In altre lingue – quechua, tibetano e turco - entrambe le tipologie possono coesistere, così come è piuttosto frequente che una singola lingua si avvalga di diverse strategie di relativizzazione26. Ad esempio in tedesco accanto alle relative postnominali a verbo finito ricorrono relative prenominali con verbo non finito. Tale particolarità del tedesco costituisce uno degli argomenti a favore della tesi recentemente formulata da Cinque (2005), il quale sostiene che anche le lingue con relative postnominali esibirebbero a livello profondo un’unica struttura di generazione basica, in cui il determinante si troverebbe a sinistra del nome, proprio come nelle relative prenominali. Di conseguenza, ipotizzando la possibilità di un’origine prenominale di qualsiasi relativa, le lingue che presentano relative “a sinistra” sarebbero contraddistinte dall’identità tra struttura soggiacente e forma superficiale, conservando così la posizione basica della relativa. L’anomalia rappresentata dalle relative postnominali potrebbe essere spiegata ricorrendo alla nozione di “asimmetria destra-sinistra”, secondo la quale ciò che si trova a destra della testa deve la sua posizione a uno spostamento della testa verso
absolute way». Per un panorama delle strategie di relativizzazione impiegate in varie lingue rimando a Peranteau/Levi/Phares (1972).
25 Una sintetica trattazione delle relative participiali, particolarmente frequenti in turco, nelle lingue dravidiche e
nel quechua, è in Lehmann (1984: 49-58).
26 A proposito dell’area mediterranea Comrie (2002) osserva che le lingue semitiche presentano vari tipi di
costrutti relativi. Allo stesso modo anche nelle lingue europee, come l’inglese, l’italiano e il francese, i processi che conducono alla produzione delle proposizioni relative sono più numerosi e complessi di quel che si potrebbe pensare. Cfr. § 5.2.
sinistra27. Cinque individua il fenomeno responsabile di tale movimento nella proprietà del complementatore di attrarre la testa alla sua sinistra28.
Rispetto alle varie tipologie sinora esaminate le lingue europee e in particolare l’italiano si caratterizzano (almeno secondo gli studi tradizionali) per l’impiego dei pronomi relativi, che come si è già detto oltre alla funzione di rinvio anaforico permettono all’antecedente relativizzato di svolgere una propria funzione sintattica all’interno della proposizione relativa. Anche in questo caso l’esame degli universali evidenzia il ricorso di una tendenza legata alle modalità e alle condizioni che presiedono alla componente sintattica del processo di relativizzazione della testa. Infatti, non tutti i casi sintattici sembrano poter essere pronominalizzati, così come alcuni sono più difficilmente relativizzabili di altri. Secondo lo studio di Keenan/Comrie (1977) le varie funzioni sintattiche relativizzabili si dispongono in ordine decrescente lungo una gerarchia di accessibilità, che prevede nelle posizioni più alte una maggiore disposizione a essere codificate dall’eventuale pronome relativo. La sequenza proposta da due studiosi assume la seguente configurazione:
Schema 1
Soggetto > Oggetto Diretto > Oggetto Indiretto > Obliquo > Genitivo > Comparativo
La disposizione che assumono i diversi casi è governata da alcune costrizioni: i) in ogni lingua il soggetto deve essere relativizzabile; ii) ogni strategia di relativizzazione può applicarsi a un segmento continuo della gerarchia di accessibilità; iii) una determinata strategia di relativizzazione che agisce in un certo punto della gerarchia deve sempre poter esser applicata a sinistra (cioè nelle posizioni più alte) mentre può non ricorrere nella posizione più bassa immediatamente seguente. Da quanto detto sinora, appare chiaro che qualsiasi lingua può relativizzare nella stessa maniera un certo numero di casi purché non siano “saltate” le posizioni adiacenti.
Avvalendosi della gerarchia di accessibilità – che potrebbe riguardare anche altri fenomeni sintattici, come le strutture causative – si è tentato di fornire una risposta
27 Per la teoria dell’asimmetria destra-sinistra cfr. Kayne (2003). Va osservato inoltre che nell’Universale 20
formulato da Greenberg (1963: 68-69) si istituisce una corrispondenza tra posizione a destra e posizione a sinistra degli elementi modificatori: infatti, «When any or all the items (demonstrative, numeral, and descriptive adjective) precede the noun, they are always found in that order. If they follow, the order is either the same or its exact opposite». Conseguentemente, mentre a destra sussiste un solo ordine fisso dei determinanti e degli altri modificatori del nome, a sinistra è possibile trovare lo stesso ordine o un ordine speculare.
28 Il porre a fondamento della formazione delle relative postnominali il movimento della testa provocato dal
complementatore è compatibile con due fenomeni che in grammatica generativa sono ritenuti alla base dell’identità tra la testa e l’elemento che ne svolge le funzioni all’interno della relativa, vale a dire l’R matching, in base al quale nella relativa avverrebbe la cancellazione di un costituente identico alla testa, e l’R raising, che invece consiste in una sorta di sollevamento della testa che da una posizione interna passerebbe all’esterno della relativa.
all’eventualità che esistano in una stessa lingua più tipi di costrutti relativi. Infatti, secondo l’ipotesi di Keenan/Comrie (1977), accanto a una strategia di relativizzazione primaria, sempre valida per relativizzare il caso di soggetto, le varie lingue dispongono di altri metodi per formare le proposizioni relative: tali strategie presenterebbero una maggiore o una minore economia a seconda della facilità con cui una data funzione sintattica può essere codificata all’interno della dipendente. Un esempio può essere tratto dal tedesco, in cui accanto alle relative con pronome relativo (17) esistono relative participiali (18)29:
17.der Mann, der in seinem Büro arbeteit ‘l’uomo che lavora nel suo studio’; 18.der in seinem Büro arbeteinde Mann ‘l’uomo che sta lavorando nel suo studio’.
Il processo di relativizzazione in (17) può essere applicato a tutti i sintagmi nominali, mentre l’impiego di relative participiali è limitato ai casi in cui l’elemento relativizzato ha funzione di soggetto nella dipendente. Proprio l’alta posizione occupata dal soggetto nella gerarchia di accessibilità rende possibile il ricorso a un tipo di relativizzazione priva di una marca di caso. Il rapporto così stabilito tra la difficoltà di relativizzazione e l’impiego di forme relative che permettono di riconoscere più agevolmente la funzione sintattica svolta dall’elemento relativizzato è stato a lungo ritenuto un criterio per interpretare la ricorrenza di proposizioni relative costruite mediante l’uso di pronomi di ripresa30. Ciò permette di considerare la gerarchia di accessibilità non solo un universale sintattico, ma anche un universale pragmatico: infatti, la disponibilità dei diversi casi sintattici ad essere relativizzati dipenderebbe da fattori psicologici e, in particolare, dal grado di “comprensibilità”, per cui «the lower a position is on the AH [Accessibility Hierarchy], the harder it is to understand RCs formed on that position»31.
La nozione di gerarchia di accessibilità è stata parzialmente rivista da Lehmann (1984: 209-223 e 1986) che, mettendone in dubbio l’unidimensionalità, ha proposto di concepire la
29 I due esempi sono tratti da Keenan/Comrie (1977: 64).
30 Assumendo come punto di riferimento la gerarchia di accessibilità, in frasi come L’argomento di cui ne parleremo la
settimana prossima l’impiego dell’anaforico potrebbe essere attribuito alla maggior difficoltà di relativizzare gli
oggetti indiretti. Come si vedrà in seguito, nel paragrafo dedicato alle relative non standard in italiano, simili costrutti coinvolgono una serie di fattori sintattici, semantici e pragmatici, raggiungendo inoltre particolari effetti sul piano dell’informatività, così da non poter essere ridotti a un fenomeno di semplificazione.
31 Cfr. Keenan/Comrie (1977: 88). A sostegno della loro teoria i due studiosi apportano una serie di studi
sull’acquisizione del linguaggio che mostrerebbero la validità del fattore psicologico nella formazione delle proposizioni relative: nelle prime tappe dell’apprendimento di una lingua, sia essa L1 o L2, i costrutti con relativizzazione di elementi nominali soggetto od oggetto diretto sembrano infatti poter essere formulati con maggiore facilità e nel modo più appropriato. Tuttavia i dati proposti in Matthews/Yip (2003: 80) sembrano in disaccordo: l’osservazione dei costrutti relativi prodotti da due bambini bilingui (cinese mandarino e inglese) evidenzia l’ampia ricorrenza della resumptive strategy con oggetti diretti, contraddicendo in parte l’idea che alle posizioni più alte della gerarchia corrispondano strategie di relativizzazione meno esplicite. Altre eccezioni rispetto alla gerarchia di accessibilità riguardano le lingue austronesiane che pur ammettendo la relativizzazione dei soggetti e degli oggetti indiretti, non possono relativizzare gli oggetti diretti, contravvenendo così all’universale secondo il quale ogni strategia di formazione delle frasi relative deve coprire un settore ininterrotto della gerarchia di accessibilità. Cfr. Comrie (1983: 216).
gerarchia come un sistema complesso di sottogerarchie, rappresentabile mediante il seguente schema:
Schema 2: Gerarchia di Accessibilità secondo Lehmann (1986: 668)
La nuova formalizzazione della gerarchia di accessibilità proposta da Lehmann tiene conto del diverso comportamento sintattico dei complementi dipendenti dal verbo (collocati nella tabella di sinistra) da quello dei complementi che dipendono a loro volta da elementi nominali (vedi tabella di destra). Il passo successivo consiste nell’interrogarsi circa il rapporto tra le diverse strategie di relativizzazione rispetto alla gerarchia di accessibilità e agli altri aspetti sintattici, come ad esempio la posizione della relativa e il suo grado di incassamento nella principale32. In particolare Lehmann individua una correlazione tra l’ordine in cui compare la relativa rispetto all’antecedente (prenominale o postnominale) e il grado di nominalizzazione; questi due aspetti sembrerebbero a loro volta influire sull’uso di elementi di ripresa dell’antecedente nella proposizione relativa. In questo modo è possibile pervenire a una classificazione dei vari costrutti relativi basata su una sorta di continuum: a un’estremità del
continuum vi sarebbero le relative preposte, con la testa rappresentata al loro interno, un
pronome anaforico nella principale e prive di qualsiasi marca di nominalizzazione; l’altro polo sarebbe invece rappresentato da relative prenominali, dotate di un alto grado di nominalizzazione che formano un sintagma nominale complesso con il proprio antecedente, il quale non è richiamato da nessuna particella o riassuntivo nella relativa.
32 Lo studioso ipotizza che alla base dei vari costrutti relativi vi siano alcune operazioni, che possono applicarsi
alternativamente. Una prima operazione comune a tutte le relative consiste nella nominalizzazione e nella subordinazione a un qualsiasi grado della proposizione relativa. Le operazioni successive prevedono invece o la formazione di una posizione vuota nella relativa che rinvia all’elemento nominale antecedente, o la formazione di una testa all’interno della relativa stessa. Cfr. Lehmann (1986: 667).
Attributi possessivi Comparativi Attributi preposizionali Soggetto Oggetto diretto Oggetto indiretto Altri complementi Aggiunti