4. Classificazione delle proposizioni relative
4.2. Restrittive e appositive: stato del dibattito tra sintassi e semantica
4.2.3. Punti deboli dell’opposizione tra restrittive e appositive: gli antecedenti indefinit
Di seguito sono esposti vari costrutti relativi che sembrano sottrarsi a un trattamento in termini di restrittività/non restrittività, dimostrando così l’esigenza di giungere a un ripensamento della distinzione.
In alcuni contesti non è facile stabilire la natura di una relativa. Si pensi ad esempio alle relative che si riferiscono ad antecedenti dotati dell’articolo indefinito specifico:
78.Un amico che ho incontrato ieri mi ha insultato.
Leggendo la relativa come una restrittiva, ci troviamo di fronte al problema di un antecedente che resta comunque indeterminato, e di conseguenza non identificato. Inoltre, il referente non è determinato neanche per quello che riguarda l’estensione della classe referenziale cui appartiene, a meno che non si voglia affermare che nell’ambito di una cerchia di amici soltanto quello che si è incontrato ieri ha compiuto una determinata azione. Certamente una tale lettura non è esclusa, ma sembra piuttosto marginale. Se invece si interpreta la relativa come una non restrittiva, il referente resta comunque non identificato.
Secondo Alisova (1965: 302), nelle relative restrittive, che operano una selezione rispetto all’antecedente, l’articolo indeterminativo «aggiunge al suo significato selettivo anche una sfumatura di esclusività che lo rende capace, allo stesso modo del pronome “quello”, di predire l’attributo successivo, creando eventualmente una tensione di aspettativa nella
proposizione». Il tipo di articolo è quindi in grado di influire sulla selezione: l’articolo determinativo favorirebbe una selezione quantitativa, mentre l’articolo indeterminativo si accompagnerebbe a una selezione di tipo qualitativo. Tuttavia, è la stessa studiosa a notare che in presenza di antecedenti modificati da un articolo indeterminativo la distinzione tra restrittive e non restrittive è spesso neutralizzata.
Lo stesso problema si riscontra nel caso di antecedenti indefiniti specifici retti da verbi virtuali come cercare, volere, desiderare):
79.Cerco uno studente che sa l’inglese.
Non è facile definire lo statuto della relativa in (79), dato che essa potrebbe concorrere all’identificazione dell’antecedente, come anche aggiungere un’informazione accessoria84. Sembrerebbe dunque che l’articolo indeterminativo renda non pertinente la distinzione tra restrittive e appositive almeno nelle sue formulazioni tradizionali. A complicare il quadro interviene la possibilità di costruire la medesima frase con il congiuntivo:
80.Cerco uno studente che sappia l’inglese.
In genere si ritiene che il congiuntivo concorra alla restrittività della relativa, mentre l’indicativo, in quanto ammette l’interpretazione specifica dell’antecedente, non impedisce nessuna delle due interpretazioni. Tuttavia, tale affermazione potrebbe sembrare in contrasto con il valore di eventualità generalmente attribuito al congiuntivo. In questo modo una relativa con verbo al congiuntivo avrebbe un’antecedente virtuale e che pertanto non può essere specifico. Secondo Kleiber (1987a: 59) tale difficoltà può essere aggirata: infatti, l’alternanza tra indicativo e congiuntivo marca l’opposizione tra una sottoclasse referenziale posta come vera e una sottoclasse referenziale potenziale al momento dell’enunciazione, ma che invece potrebbe essere vera in uno dei mondi possibili. In altri termini, Kleiber postula che la presenza del congiuntivo non abbia nulla a che vedere con la natura della relativa, ma che dipenda piuttosto dalla specificità dell’antecedente. Si vedano le frasi seguenti e la loro traduzione in italiano:
81.Je veux épouser une Tahitienne qui a des yeux verts (Voglio sposare una tahitiana che ha gli occhi verbi).
- Je veux épouser une Tahitienne qui a des yeux verts. Elle s’appelle Maeva (Voglio sposare una tahitiana che ha gli occhi verdi. Si chiama Maeva);
- Il y a une Tahitienne qui a des yeux verts que je veux épouser (C’è una tahitiana che ha gli occhi verdi che io voglio sposare);
ma:
- Je veux épouser une Tahitienne qui a des yeux verts. N’importe laquelle (Voglio sposare una tahitiana che ha gli occhi verdi. Una qualsiasi).
82.Je veux épouser une Tahitienne qui ait des yeux verts (Voglio sposare una tahitiana che abbia gli occhi verdi).
- *Je veux épouser une Tahitienne qui ait des yeux verts. Elle s’appelle Maeva (Voglio sposare una tahitiana che abbia gli occhi verdi. Si chiama Maeva).
- *Il y a une femme qui ait des yeux verts que je veux épouser (*C’è una donna che abbia gli occhi verbi che io voglio sposare);
ma:
- Je veux épouser une Tahitienne qui ait des yeux verts. N’importe laquelle (Voglio sposare una tahitiana che abbia gli occhi verdi. Una qualsiasi).
In (81) la presenza dell’indicativo non esclude né l’intepretazione specifica del referente né quella non specifica, così come evidenziato dai successivi tests. Le prime tre riformulazioni mostrano la possibilità di interpretare specificamente l’antecedente. Sia l’operazione di denominazione sia l’uso di una costruzione presentativa determinano una lettura specifica che non sembra in contrasto con la formulazione frasale iniziale. Al tempo stesso si può realizzare anche il processo contrario: una frase relativa all’indicativo riferita a un antecedente indefinito può comunque attivare una lettura non specifica (si veda la terza riformulazione di 81). L’esempio (82) si caratterizza invece per l’impiego del congiuntivo: l’antecedente deve essere non specifico. Non è possibile infatti applicare i tests di specificità validi per (81).
Secondo Brunner (1981: 14-15) per il francese, la pretesa equazione “congiuntivo = restrittiva” non è sempre valida:
83.Où trouver une machine sur laquelle je puisse taper cet article? (Dove trovare una macchina sulla quale possa battere questo articolo ?).
La relativa in (83) è soggetta a due interpretazioni a seconda che il locutore sia pronto a digitare l’articolo su qualsiasi macchina o che voglia farlo su una macchina dotata di caratteristiche particolari. Nella prima eventualità la relativa è non restrittiva e appare dotata di una sfumatura circostanziale finale. Qualora invece il locutore intenda cercare una macchina apposita, adatta alla battitura dell’articolo, la relativa assume il valore di restrittiva.
Un altro costrutto che rende arduo definire la natura della relativa è rappresentato dalle seguenti strutture sintattiche:
a. Verbo di percezione (o altro verbo di contatto) + N + relativa: Vedo Maria
che piange85;
85 Si tratta di quelle che Furukawa (2002a; 2005: 105-106) chiama constructions à deux événements amalgamés, le quali
sono introdotte da verbi che esprimono un contatto sia materiale (prendere, incrociare, fermare etc.) sia percettivo (vedere, sentire etc.).
b. (N) + verbo essere (o verbi di posizione spaziale) + avverbio di luogo + relativa: Maria è là che piange;
c. Verbo avere + N + relativa: Ha le mani che tremano. d. Verbo essere + N + relativa: È Maria che me l’ha detto; e. Ecco + relativa: Ecco Maria che arriva.
Tali dipendenti sono state oggetto di un lungo dibattito fra gli studiosi, come manifesta anche la molteplicità di denominazioni che esse possono assumere. Di volta in volta si è parlato infatti di relative predicative o pseudorelative, mentre le definizioni “relative deittiche” e “relative attributive” sono state riferite rispettivamente ai costrutti (a) e (b) dell’elenco86. Per il momento scelgo di riferirmi ai costrutti in questione con la dicitura di relative predicative. Essa riunisce complessivamente alcuni tipi relativi generalmente trascurati rispetto all’opposizione tra restrittive e non restrittive e che per via delle restrizioni sintattiche cui sono soggetti hanno indotto vari studiosi ad avanzare qualche perplessità circa la loro effettiva natura di relative (di qui la denominazione di pseudorelative). Pertanto prima di stabilire in che modo l’analisi delle relative predicative abbia contribuito all’evoluzione della distinzione restrittive/non restrittive, sembra opportuno passare in rassegna le peculiarità che esse mostrano rispetto alle “relative canoniche”.
Una prima restrizione riguarda il pronome introduttore, che può svolgere esclusivamente la funzione di soggetto e non può essere sostituito dai pronomi della serie il
quale:
84.Vedo Maria che piange
85.*Vedo Maria che Gianni ha accompagnato. 86.*Vedo Maria la quale piange.
Il tempo verbale della subordinata e quello della principale devono essere in rapporto di contemporaneità:
87.Ha le mani che tremano.
88.*Aveva le mani che tremano.
In particolare le relative del tipo (a), (c) ed (e) si distinguono dalle normali relative ma anche dagli altri costrutti predicativi per la possibilità di cliticizzare l’antecedente:
89.La vedo che piange / Ce le ha che tremano / Eccola che arriva.
Altre restrizioni riguardano il tipo di predicazione apportata dalla dipendente, che nella maggior parte dei casi veicola un contenuto eventivo, espresso perlopiù da verbi di
movimento (correre, camminare) e in generale verbi che esprimono un’azione (guidare, dipingere,
piangere). Tale condizione è vera soprattutto per i costrutti retti da verbi di percezione (a)87:
90.Vedo Maria che piange. 91.*Vedo Maria che mi piace.
In realtà queste subordinate possono anche avere valore non evenemenziale, purché sia possibile individuare delle tracce esteriori, concrete, dell’azione riportata dalla dipendente. La frase seguente può essere ritenuta grammaticale:
92.Vedo Maria che sa la lezione.
se si ipotizza che il locutore percepisca i segnali esteriori (sicurezza, fermezza della voce etc.) della buona preparazione di Maria. Addirittura sono ammessi anche verbi stativi, a patto che essi marchino un cambiamento o una modificazione della realtà88:
93.Vedo Maria che ha gli occhi rossi → La vedo che ha gli occhi rossi. 94.Vedo Maria che ha gli occhi verdi → * La vedo che ha gli occhi verdi.
Soltanto la relativa in (93) può essere interpretata come predicativa, mentre quella in (94) non permette che una lettura appositiva, come mostra l’impossibilità di applicare il test della cliticizzazione89.
Essendo soggetti a una serie di restrizioni sintattiche e semantiche che invece non hanno alcun peso nella formulazione delle “normali” relative, i costrutti relativi predicativi sono stati spesso considerati come strutture sintattiche estranee al sistema delle relative.
87 Secondo Benzakour (1984: 86-93) le classi di verbi ammessi nelle relative rette da verbi di percezione (“relative
deittiche” secondo la terminologia adottata dalla studiosa) sarebbero rappresentate dai verbi di posizione, di movimento, dai verbi che esprimono un’azione dinamica e dai verbi che indicano uno stato d’essere momentaneo. Sarebbero esclusi invece i verbi psicologici e alcuni verbi modali (come sapere), ma si veda l’esempio (92).
88 Cfr. quanto affermato da Scarano (2002: 92): «perché questo tipo di frasi possa avere senso all’interno di un
fatto di percezione la proprietà attribuita al SN deve essere suscettibile di variazione nel tempo, deve operare una modificazione “temporanea” dell’oggetto». La studiosa conclude dunque che le relative predicative ricopra una funzione semantica precisa, cioè quella di attribuire al referente che funge da testa una caratteristica di stato non intrinseco. La rivalutazione dello statuto evenemenziale delle relative dipendenti da verbi di percezione permette di stabilire la loro specificità da una parte rispetto alle costruzioni infinitive del tipo Vedo Maria piangere, che non sembrano poter assumere il tratto [-evenemenziale], dall’altra nei confronti delle restrittive e delle non restrittive. Quest’ultimo aspetto della teoria della Scarano sarà però affrontato più avanti, dato che la ridefinizione del sistema delle relative elaborata dalla studiosa conduce anche a un ripensamento della distinzione sin qui delineata. Cfr. § 4.2.4.
89 Proprio la possibilità di cliticizzare l’antecedente spinge Brucart (1999: 431) ad avanzare l’ipotesi che le relative
il cui antecedente è retto da un verbo virtuale (Quiere un médico que conozca bien la medecina china > Lo quiere que
conozca bien la medecina china) possano essere incluse nel gruppo delle predicative. La studiosa nota però come non
tutti i verbi virtuali ammettano in egual misura la cliticizzazione (ammessa con querer e buscar ma non con
necessitar). Tale aspetto di relative tradizionalmente considerate restrittive mostrerebbe dunque che anche per quel
Questa posizione è assunta ad esempio da Cinque (20012: 515-516)90, che osserva anche come nell’ambito della struttura (b) la dipendente sia non adiacente al SN testa (Maria è là che piange).
In effetti, una tendenza piuttosto diffusa consiste nel ricondurre i costrutti relativi retti da verbi di percezione a strutture completive. Schwarze (1974) elabora per tale tipo sintattico la definizione di relative completive, rilevandone le affinità con le completive e le infinitive:
95.Je le vois qui arrive. 96.Je vois qu’il arrive. 97.Je le vois arriver.
Rispetto alle completive, le relative e le infinitive condividono il requisito della simultaneità rispetto al verbo reggente. Inoltre, (95) differisce da (96) per il diverso significato che l’atto percettivo vi assume: «les complétives relatives exigent comme contenu des états ou des processus directément perceptibles, tandis que les complétives introduites par que expriment plutot une conclusion tirée à partir d’une perception sensible»91. Tale aspetto permette anche di comprendere per quale motivo le relative in esame non tollerino la presenza di una negazione (*Lo vedo che non arriva, ma Vedo che non arriva)92. Da un punto di vista trasformazionale lo studioso ipotizza che la relativa completiva derivi da una completiva il cui soggetto è estratto dalla dipendente e spostato nella principale, trasformandosi in oggetto diretto. Il fattore responsabile dello spostamento, noto come Subject raising to Object (sollevamento del soggetto ad oggetto), sarebbe il tratto [+ direttamente percettibile].
Una diversa struttura profonda è invece proposta da Graffi (1980) che evidenza l’impossibilità di ricondurre le pseudorelative sia alle relative sia alle completive. Per quanto riguarda i tratti che distinguono i costrutti in esame dalle relative ordinarie, lo studioso, oltre alle restrizioni sintattiche già discusse, individua una differenza sostanziale nella struttura profonda che genererebbe i due tipi di subordinate. Come si vedrà più avanti, nei paragrafi dedicati alla sintassi dei pronomi relativi, in grammatica generativa si suppone che le relative siano generate dal movimento wh, che si verifica anche in concomitanza della cancellazione del pronome relativo93. Ora, secondo la ricostruzione di Graffi tale movimento non si determina
90 L’autore annovera tra le pseudorelative anche costrutti come Non conosco nessuno che possa farcela e Sono tre ore che ti
aspetto, nei quali per altro si determina la possibilità di anteporre la dipendente alla testa (Che possa farcela non conosco nessubo; Che t’aspetto sono tre ore).
91 Cfr. Schwarze (1974: 22).
92 Un’apparente eccezione riportata da Schwarze è rappresentata dalla frase Je le regardais qui ne bougeait pas ‘Lo
guardavo che non si muoveva’, in cui la negazione non impedisce di percepire uno stato dell’antecedente.
93 Inoltre, la tendenza a includere le pseudorelative tra i costrutti relativi è determinata dall’inclinazione a vedere
nell’elemento introduttore un pronome: tale criterio non è ammissibile in ambito generativo-trasformazionale, in cui il che (ingl. that, fr. que/qui) è considerato un semplice subordinatore. Cfr. più avanti § 5.1.
nelle pseudorelative. Tuttavia, anche rispetto alle completive i costrutti pseudorelativi mostrano una propria specificità: difatti le due frasi:
98.Vedo Maria che fuma 99.Vedo che Maria fuma
non possono essere considerate perfettamente sinonime. Infatti le completive rette da verbi di percezione significano “A è cosciente di un determinato stato di cose”, mentre il valore delle pseudorelative è “A percepisce B e ciò che B sta facendo”. A questo punto Graffi (1980: 125) suggerisce di postulare per le pseudorelative la seguente derivazione:
100.Vedo Maria che fuma.
Vedo (SN Mariai) (F (COMP che) (F PROi fuma))94
in cui Maria e la frase che segue «non sono dominati da un nodo SN, come invece avviene nel caso della testa della proposizione relativa e della relativa stessa».
Altri studi sottolineano la specificità delle cosiddette pseudorelative. Ferraris (1998) evidenzia la distanza di tali strutture sintattiche sia dalle completive sia dalle relative, anche se nota come rispetto a queste ultime vi possano essere dei casi di sovrapposizione95. La studiosa inoltre delimita il campo delle pseudorelative, estendendolo a tre costrutti: il secondo membro delle frasi scisse, le proposizioni che si riferiscono a un’antecedente retto da verbi di percezione e i costrutti “soggetto + verbo essere + elemento locativo + pseudorelativa”. Non sarebbero invece da ricondurre alle pseudorelative, i costrutti con pronome relativo retti da frasi presentative, come C’è Luigi che ti chiama. Secondo Ferraris nelle presentative è possibile l’impiego dell’intera gamma dei pronomi relativi96, il che permetterebbe di apparentarle alle relative più che alle pseudorelative. Di segno totalmente contrario è invece la proposta di Muller (2002), che, non nutrendo alcun dubbio sulla natura relativa dei costrutti impiegati nelle frasi presentative, avanza qualche riserva sull’opportunità di considerare le frasi scisse nell’ambito del sistema delle relative. Pur mostrando molte affinità con i costrutti presentativi (C’è qualcuno che ti cerca), Muller afferma che nelle scisse non sussiste né un termine presentativo, né un pronome relativo97. Inoltre sul piano semantico le scisse, contrariamente alle relative, non determinerebbero una funzione di caratterizzazione rispetto all’enunciato.
94 Con PRO si indica un sintagma lessicalmente vuoto coindicizzato mediante (i) con un sintagma nominale
pieno antecedente.
95 Tale aspetto caratterizza soprattutto le frasi scisse, le quali dovendo focalizzare il soggetto presentano un
secondo membro piuttosto vicino alla natura relativa: tale dato spinge l’autrice ad affermare che «Probabilmente l’alternarsi di relative normali (più rare) e pseudorelative all’interno delle scisse non ha un confine preciso ma vi è un’effettiva sovrapposizione tra i due tipi» (Ferraris, 1998: 132).
96 Ess. C’è una persona a cui dovresti dare il mio numero di telefono; C’è una mia amica con la quale devi metterti in contatto al più
presto.
97 Tale dato non è vero per tutte le lingue. In una prospettiva comparativista tra italiano e inglese,
Innegabilmente i costrutti che vanno sotto il nome di relative predicative presentano numerose analogie con altre strutture sintattiche98. Tuttavia vari fattori inducono a pensare che non si possa escludere la loro appartenenza al gruppo delle relative99. I contributi di Strudsholm (1995; 1996; 1999; 2007) pongono l’accento sul diverso comportamento sintattico delle relative predicative, osservando che rispetto alle relative esse non agiscono da modificatori del sintagma nominale100, tanto da non poter essere sostituite da aggettivi o attributi. La loro funzione è bensì quella di un complemento retto direttamente dal verbo principale. Tali costruzioni mostrano dunque un carattere predicativo, in base al quale la pseudorelativa è collegata all’antecedente proprio grazie al predicato della reggente, di cui satura una valenza. Si tratterebbe pertanto di un tipo di relativa dotata di una propria specificità, individuata da Strudsholm (1999) a livello cognitivo: lo studioso propone dunque di denominare le pseudorelative e altri costrutti analoghi “relative situazionali”. Tali strutture sono legate a un atto percettivo, che ne determina alcune restrizioni sintattiche così come il valore di subordinazione a livello cognitivo.
Propende per una classificazione relativa di questi costrutti Scarano (2002: 106-110), che sottolineando la necessità di un approccio semantico ridimensiona la rilevanza delle costrizioni sintattiche (selezione di un solo pronome e relativizzazione del solo soggetto) normalmente attribuite alle relative predicative. Innanzitutto, anche le restrittive non ammettono l’uso di qualsiasi pronome relativo. Inoltre, se oltre alle strutture “verbo di percezione + N + relativa”, si osserva il comportamento sintattico di altri costrutti, come “con + N + relativa” (Con Maria che canta non riesco a studiare) o “N + relativa” in frasi esclamative (Maria che canta è un vero tormento), l’inapplicabilità di una relativizzazione altra da quella del soggetto non è sempre confermata:
101. Con Maria cui niente va bene è impossibile lavorare.
essere introdotta, oltre che da that, dai pronomi relativi who o which, concludono che «la frase si caraterizza più marcatamente come relativa di quanto sia la scissa italiana». Inoltre, in tedesco la frase scissa sembra costruirsi per mezzo di relative vere e proprie e anche in italiano, marginalmente, il pronome del secondo membro della frase scissa può essere flesso (Era questo a cui mi riferivo). Cfr. Berretta (1994: 89; 2002: 193).
98 In Strudsholm (1998) sono analizzate le differenze sintattiche, semantiche e pragmatiche che intercorrono tra
le pseudorelative dipendenti da verbi di percezione e i costrutti tradizionalmente ritenuti equivalenti come le completive (Vedo che Maria scende le scale), le infinitive (Vedo Maria scendere le scale), il participio passato (limitatamente al francese e all’inglese: J’ai vu Marie descendant les escaliers), il gerundio (impossibile nell’italiano contemporaneo, ma frequente in alcuni dialetti come il sardo e in italiano antico) e la frase avverbiale (Vedo Maria
mentre scende le scale).
99 Secondo Sandfeld (1965: 139) le relative predicative occupano un posto intermedio tra le proposizioni relative
indipendenti e le proposizioni relative aggiunte: infatti, differiscono rispetto alle prime per la presenza dell’antecedente, mentre rispetto alle seconde non qualificano l’antecedente, ma ne formano l’attributo.
100 L’identificazione tra sintagma predicativo e pseudorelativa era già stata evidenziata da Rothenberg (1979). Il
sintagma predicativo si caratterizza per i legami di solidarietà tra i due suoi termini, per la sua costruzione esocentrica, e l’impossibilità concomitante di uno dei suoi termini di rappresentare il sintagma. In base a tali proprietà la proposizione relativa può essere il secondo elemento di un sintagma predicativo.
102. Maria cui niente va bene è un vero tormento.
Il seguente esempio indica che anche le relative predicative costruite con verbo di percezione, in alcuni contesti, possono almeno relativizzare la funzione di oggetto diretto:
103. L’ho vista che l’accompagnavano all’uscita.
Si è mostrato come alcuni studi più recenti abbiano contribuito a rivalutare le restrizioni sintattiche attribuite alle relative predicative. Inoltre, nel prossimo paragrafo si vedrà come i