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business demography internazionale

4.2 Gli incubatori d’impresa

4.2.1 Cosa si intende per incubatore d’impresa

Così come definito dalla National Business Incubation Association, la principale associazione mondiale sull’incubazione aziendale e sull’imprenditorialità avente sede ad Athens, nello Stato americano dell’Ohio, un incubatore d’impresa rappresenta uno strumento di sviluppo aziendale volto ad accelerare la crescita ed il successo di iniziative imprenditoriali per mezzo di un insieme di risorse e servizi di supporto.

L’attività di incubazione, definita dalla NBIA, è un processo di supporto che accelera lo sviluppo e il successo di start-up e attività da poco costituite fornendo agli imprenditori una serie di servizi e risorse, gestiti dalla direzione dell’incubatore e offerti all’interno della struttura o tramite una rete di contatti.

La parola incubatore richiama l’idea di incubatrice che protegge i neonati, facendoli crescere nei primi momenti della loro vita in un ambiente protetto. Questa è l’opera degli incubatori d’impresa: nutrire, incoraggiare, proteggere le start-up, fornendo loro gli strumenti utili a difendersi in un contesto ricco di ostacoli come quelli descritti nei capitoli

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precedenti. Gli incubatori nutrono giovani imprese nella loro fase di start-up, aiutandole a crescere nel periodo in cui sono più vulnerabili, al fine di farle maturare in imprese redditizie e autosufficienti.

Le definizioni del fenomeno variano dall’attribuire una maggiore enfasi ai servizi fisici all’evidenziare il carattere peculiare dell’attività nei servizi di supporto.

Nel loro articolo del 2004, Sean M. Hackett e David M. Dilts (2004a) hanno fornito una lista delle maggiori definizioni sugli incubatori e sull’incubazione aziendale, ricavate dalla letteratura prevalente sul fenomeno. Una definizione ideata dagli stessi autori identifica gli incubatori aziendali come strutture con uffici e spazi condivisi che offrono alle aziende una serie di servizi strategici e value-adding di monitoraggio ed assistenza aziendale. Tale sistema è chiamato incubazione aziendale e controlla e connette risorse al fine di facilitare lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali e contenere i costi derivanti dal loro possibile fallimento. Le aziende che usufruiscono di tale servizio si chiamano incubatees, incubate, o

tenants.

Citando una delle prime definizioni di incubatore d’impresa menzionate da Hackett e Dilts, per Oliver Brooks (1986) gli incubatori aziendali sono strutture che ospitano diversi

tenant e forniscono contratti di affitto a prezzi ridotti per piccoli uffici, un insieme di servizi

di supporto che riducono le spese generali che l’azienda deve sostenere e assistenza manageriale e professionale, anche nella ricerca di capitale seed.

La definizione di Frank Fry (1987) evidenzia il carattere peculiare degli incubatori aziendali che non solo offrono uno spazio a pagamento, ma forniscono anche servizi amministrativi condivisi. Oltre alle infrastrutture fisiche, dunque, gli incubatori forniscono alle piccole nuove imprese anche materiale d’ufficio, assistenza di vario tipo, talvolta anche di tipo finanziario. L’autore, inoltre, definisce il fenomeno come un nuovo concetto nel campo dell’imprenditorialità. Anche per Allen e McCluskey (1990) il carattere innovativo di questo tipo di business consiste nel fatto che la condivisione di servizi, la messa a disposizione di uffici e l’assistenza si svolgono tutti in un unico luogo.

Per Lumpkin e Ireland (1988), l’incubazione aziendale rappresenta uno sforzo organizzato di unire aziende nuove ed emergenti in un contesto controllato, mentre per Roper (1999) questo processo consiste in un meccanismo di aiuto affinché start-up con un elevato potenziale di crescita possano avere successo.

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Raymond Smilor e Michael D. Gill Jr., nel 1986 suddividono le risorse controllate dagli incubatori in quattro tipi: il supporto segretariale, l’assistenza amministrativa, le infrastrutture di supporto e la competenza in materia aziendale. Gli autori forniscono una chiara ed interessante definizione di questo tipo di aziende. L’incubatore d’impresa, secondo Smilor e Gill ed altri autori come Hisrich, mira a mettere in relazione talento, tecnologie, capitale e know-how al fine di incrementare il talento imprenditoriale, accelerare lo sviluppo delle start-up ed in questo modo favorire la commercializzazione di tecnologia.

L’incubatore aziendale aiuta gli imprenditori a creare nuove attività partendo da idee e tecnologie innovative, incrementando le probabilità che una proposta di business si trasformi in un’entità commerciale autosufficiente (Patton et al., 2009). Tramite i servizi offerti, l’incubatore mira ad assistere l’azienda nello sviluppo delle invenzioni fino ad arrivare alla commercializzazione di prodotti o servizi con un elevato livello di innovazione e, infine, al successo sul mercato.

Eshun e Joseph (2009) definiscono gli incubatori d’impresa come forme organizzative versatili con potenzialità illimitate, adattabili a contesti diversi. Essi possono essere costituiti come entità singole o correlate a programmi di ricerca e sviluppo. Non sorprende, dunque, che queste forme organizzative siano state sfruttate da diversi gruppi di

stakeholders, istituzioni pubbliche, università, industrie, istituti di ricerca o finanziari,

fondazioni ed associazioni non governative, con il fine ultimo di ottenere risultati di valenza sociale ed economica.

Quando si parla di incubazione aziendale, Hackett e Dilts (2004a) evidenziano il fatto che non si parli soltanto di un’azienda, né dell’affitto di un ufficio. L’incubatore è un insieme di individui che collega organizzazioni, partner, incubate, dipendenti, centri di ricerca, università, istituzioni finanziarie, professionisti, venture capitalists e business

angels.

Secondo la UKBI, associazione inglese di organizzazioni e professionisti impegnati nell’imprenditoria e nell’innovazione, l’incubazione aziendale è “una combinazione unica e altamente flessibile di processi di sviluppo aziendale, infrastrutture e persone al fine di nutrire nuove e piccole aziende aiutandole a sopravvivere e crescere superando le difficili e vulnerabili prime fasi dello sviluppo”18

.

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Nel 2002 la Commissione Europea ha pubblicato un report sull’attività di incubazione nell’Unione Europea, preparato con l’aiuto di un gruppo di direttori di incubatori aziendali situati in tutta Europa (Commissione Europea, 2002b). La Commissione Europea ha definito gli incubatori aziendali come attività che forniscono agli imprenditori un ambiente di supporto che li aiuti a creare e sviluppare i loro progetti. I servizi sono forniti in un unico luogo, in a one-stop basis, e, attraverso la riduzione dei costi di inizio attività, l’attività di incubazione può migliorare significativamente la sopravvivenza e le prospettive di crescita delle start-up.

Una definizione più generica ed ampia, secondo la Commissione, associa il termine incubatore ad una serie di entità connesse all’innovazione e alla creazione aziendale, quali gli incubatori inseriti in centri tecnologici e parchi scientifici, i business e innovation

centers, le organizzazioni che non sono localizzate in un singolo luogo fisico ma gestiscono

una serie di servizi di supporto aziendale (i cosiddetti incubatori without walls) e una serie di altre tipologie di attività.

Anche il Ministero dello Sviluppo Economico ha recentemente rivolto l’attenzione agli incubatori aziendali quale luogo fertile per la nascita e lo sviluppo di start-up innovative. Il rapporto Restart Italia, sulla base del quale è stata redatta una parte del Decreto Sviluppo 2.0, descrive gli incubatori e gli acceleratori d’impresa come abilitatori di start-up volti al lancio e alla crescita di selezionate aziende innovative. Il loro ruolo è svolto tramite la formazione e l’affiancamento dei neo imprenditori nella gestione aziendale, nonché per mezzo di network e fornendo spazi e strumenti di lavoro.

Nel prossimo capitolo saranno descritte le iniziative del governo italiano volte a favorire gli incubatori d’impresa.

4.2.2 Distinzione tra incubatori, parchi scientifici e tecnologici, centri di innovazione e cluster

Prima di passare a descrivere l’incubazione aziendale nello specifico, appare utile distinguere il ruolo e le caratteristiche degli incubatori d’impresa rispetto ad altre realtà.

Data la similarità degli obiettivi di parchi scientifici e tecnologici (PST) ed incubatori, il ruolo di questi due tipi di organizzazione è spesso confuso o parificato.

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Numerose ricerche riguardanti gli stimoli all’imprenditoria, infatti, prendono in considerazione entrambe le tipologie di attività. Secondo Phan et al. (2005), incubatori e parchi sono strutture amministrate il cui obiettivo è l’accelerazione d’impresa attraverso la concentrazione di conoscenza e la condivisione di risorse. La mission dei parchi scientifici (parchi di ricerca o parchi tecnologici) è quella di fornire infrastrutture di sostegno tecnico, logistico ed amministrativo a giovani aziende che si mettono in gioco nel mercato (Chan, Lau, 2005). Molti parchi ospitano anche programmi di incubazione che aiutano lo sviluppo delle start-up, contribuendo a renderle aziende avviate di successo.

Gli obiettivi degli incubatori sono connessi a quelli dei parchi scientifici e tecnologici e dei centri di innovazione. Tra le maggiori differenze, l’obiettivo strategico di un incubatore d’impresa è lo sviluppo aziendale, con un basso coinvolgimento nell’attività di ricerca. A differenza degli incubatori, i PST non offrono programmi globali di assistenza alle aziende. I servizi resi dall’incubatore, pertanto, saranno volti all’assistenza nella definizione del concetto di business e del business plan, nella direzione aziendale e nelle attività amministrative, nel reperimento di finanziamenti e nella messa a disposizione di contatti utili. Questi ultimi svolgono una funzione più complessa in spazi fisici generalmente più circoscritti, mentre i PST sono, tipicamente, progetti di scala maggiore.

L’obiettivo strategico di un parco scientifico e tecnologico è lo sviluppo della ricerca, con un minore interesse per lo sviluppo aziendale (Mian, 1994). I PST mirano ad attrarre le unità di ricerca e progettazione di imprese high-tech, favorendo lo sviluppo di economie esterne da agglomerazione di conoscenza e la nascita di distretti tecnologici (Balconi, Passannanti, 2006). L’obiettivo dei PST è la produzione di conoscenza utile nel breve termine, ospitando centri di ricerca e progettazione, ma anche direttamente attraverso i propri laboratori. I PST offrono infrastrutture e attrezzature di ricerca e sviluppo per aziende high-

tech e scientifiche. La conoscenza è trasferita e diffusa grazie anche al ruolo di interfaccia tra

università e centri di ricerca pubblici ed imprese interne ed esterne. Inoltre, i PST svolgono attività di “animazione tecnologica” verso il territorio, promuovendo anche lo sviluppo economico della comunità.

Un parco scientifico e tecnologico include tre componenti: sviluppo immobiliare, attività volte al trasferimento tecnologico e collaborazione con istituti accademici, pubblici e settore privato (Link, Scott, 2003). La UK Science Park Association definisce i parchi come organizzazioni volte alla formazione e allo sviluppo di attività knowledge-based, assicurando

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il trasferimento tecnologico e di competenze tra le aziende e le università o i centri di ricerca (Storey, Tether, 1998a, 1998b). I parchi scientifici e tecnologici consentono ai ricercatori universitari di commercializzare i risultati delle proprie ricerche, alle start-up di sfruttare contatti per attività di ricerca e ad aziende già affermate di usufruire di spazi, visibilità e tecnologie. Un esempio è il Parco Scientifico Tecnologico VEGA, appartenente alla APSTI, l’Associazione Italiana dei Parchi Scientifici Tecnologici. Il VEGA è un progetto di riconversione ambientale di Porto Marghera e mira a promuovere la ricerca scientifica, operando nelle nanotecnologie, nell’ICT e nella green economy. Il parco ospita anche l’incubatore VEGAinCUBE, che attualmente ospita 16 aziende.

L’obiettivo strategico di un centro di innovazione rappresenta un compromesso tra gli obiettivi preminenti di incubatori e PST, ovvero tra sviluppo aziendale e sviluppo della ricerca. I centri di innovazione possono essere considerati come degli incubatori non inseriti in parchi scientifici, orientati non soltanto allo sviluppo aziendale, ma anche alla ricerca. Ad esempio i BIC (Business Innovation Centers), nella concezione della Commissione Europea, non si configurano esclusivamente come fornitori di servizi tradizionali di consulenza all’impresa, ma soprattutto come catalizzatori di risorse e forze locali che rappresentano gli enti e le società interessate allo sviluppo di un’area o di una regione. Quindi, i BIC tendono a non ricoprire un ruolo di pura incubazione, in quanto operano su progetti che riguardano il tessuto imprenditoriale locale nel suo insieme oltre che sulla singola impresa. Ciononostante, essi sono considerati i principali incubatori pubblici.

I centri per l’innovazione, spesso, sono unità aziendali dedicate ad attività di ricerca. Ne è un esempio il Lavazza Innovation Center di Torino, che mira a massimizzare la capacità innovativa e la competitività dell’azienda, inglobando in una stessa struttura le funzioni aziendali di ricerca e sviluppo, design, ingegneria e training center. L’innovation

center conta il Politecnico di Torino tra i propri partner, “applicando di fatto i concetti di cross fertilization e open innovation” (Lavazza Innovation Center, 2012).

Barbero et al. (2012) differenziano anche il concetto di incubatore da quello di

cluster, o distretto industriale. Secondo Porter (1998), un cluster rappresenta una

concentrazione geografica di aziende interconnesse, fornitori specializzati, prestatori di servizi e aziende di altri settori che al tempo stesso sono in competizione e cooperano. Il

cluster porteriano, tuttavia, comprende una varietà di situazioni che si allontanano dal

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regionali o nazionali. L’analisi di Porter si basa sulla nota metafora del “diamante competitivo” composto da quattro elementi che influenzano la competitività di un luogo. Il vantaggio competitivo è funzione di condizioni fattoriali, domanda, presenza di industrie di supporto e strategie, strutture e concorrenza aziendali.

Porter identifica nei cluster uno degli elementi del vantaggio competitivo di luoghi fertili in cui innovare e sviluppare strategie sofisticate. I vantaggi competitivi derivanti dai

cluster, intesi come distretti industriali, sono le economie esterne locali derivanti dalla

disponibilità di una forza lavoro specializzata e di fornitori competenti, dai rendimenti di scala crescenti, dalla riduzione dei costi di transazione e di apprendimento legati al learning

by imitation e by imulation, e dalla specializzazione iniziale (first mover). Hsu et al. (2003)

citano anche la struttura proposta da Hill e Brennan (2000), secondo la quale i cluster industriali sono composti da cinque elementi: industrie leader, tecnologia, lavoro, industrie di consumo ed industrie di fornitori. Gli autori, inoltre, definiscono i cluster come un essenziale fattore di sviluppo di innovazione ed imprenditorialità. I cluster rappresentano un ambiente favorevole alla generazione di innovazioni tecnologiche e alla creazione di nuove imprese.

Sulla relazione tra cluster e imprenditoria è basata la ricerca di Hsu et al. (2003), volta a valutare gli effetti dell’interazione tra cluster ed incubatori. La ricerca riguarda l’Industrial Technology Research Institute Incubator (ITRI) di Taiwan e l’effetto della localizzazione dello stesso all’interno del cluster industriale di Hsinchu. La ricerca ha convalidato il modello proposto dagli autori, secondo il quale il ruolo dell’attività di incubazione si pone al centro dei quattro elementi del diamante di Porter, influenzando ciascuno di essi. Lo sviluppo dell’incubatore risulta essere direttamente connesso alle esternalità derivanti dalla posizione all’interno del cluster industriale. Allo stesso modo, l’attività di incubazione risulta aver rinforzato gli effetti dei quattro elementi sul cluster industriale, attraverso l’implementazione di nuove tecnologie e dei risultati dell’attività di ricerca. L’interconnessione tra incubatori e cluster, dunque, sembra generare valore per entrambe le realtà.

Recentemente, si è sviluppato un altro tipo di attività legata e spesso inclusa tra le tipologie di incubazione. Si tratta di incubatori che prendono il nome di acceleratori d’impresa. Il loro scopo è quello di aiutare aziende giovani, ma esistenti, a trovare una

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Officer), ad ottenere nuovi finanziamenti (quindi non seed capital) e ad esternalizzare

operazioni della gestione aziendale (Romero, 2009). In questo modo, le aziende possono focalizzare i propri sforzi sulla crescita. Gli acceleratori si occupano di imprese già stabilite nel mercato che vogliono crescere. Spesso, però, il termine acceleratore d’impresa è usato quale sinonimo di incubatore e gli incubatori stessi sovente svolgono anche il ruolo di accelerazione.

La Commissione Europea (2002a), considerando un concetto di incubazione ampio, che abbraccia anche organizzazioni e spazi diversi, distingue gli incubatori da altre strutture volte alla promozione delle PMI che comprendano la messa a disposizione di uno spazio fisico.

Figura 4.1. Gli incubatori aziendali e altre organizzazioni di promozione alle piccole medie imprese

Fonti: Commissione Europea (2002), “Final Report Benchmarking of Business Incubators”, Centre for Strategy & Evaluation Services, Figura 2, Pagina 6; Aerts K., Matthyssens P., Vandenbempt K. (2007), “Critical role and screening practices of European business incubators”, Technovation, 27, Figura 1, Pagina 255.

La figura 4.1 riporta la posizione degli incubatori aziendali rispetto alle altre organizzazioni secondo la Commissione Europea e la successiva modifica apportata alla tabella da Aerts et al. (2007).

In un parco industriale, il livello di supporto all’azienda è molto basso e limitato all’affitto di uno spazio in cui svolgere l’attività. L’ammissione a questi luoghi non è subordinata a specifici criteri di attività aziendale né di contenuto tecnologico. I parchi industriali sono zone specifiche per lo sviluppo industriale, spesso situate nelle periferie dei centri urbani. Proseguendo verso l’alto nella figura, si trovano i managed workshops, che offrono un basso livello tecnologico ed un medio supporto imprenditoriale, e gli incubatori aziendali definiti multi-purpose dalla Commissione. Gli incubatori aziendali sono posizionati

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nella parte superiore del diagramma, dal momento che offrono principalmente un servizio di supporto aziendale. In molti casi, inoltre, essi ospitano aziende altamente tecnologiche. Incrementando il livello tecnologico, si giunge ai business parks, la cui offerta consiste in spazi in affitto. Questo tipo di centri d’affari raggruppa aziende diverse in una stessa area, sovente situata in posizioni strategiche. Ne è un esempio il MXP Business Park situato nelle vicinanze dell’aeroporto di Malpensa ed a questo collegato. I parchi scientifici, invece, offrono un livello tecnologico elevato ma un basso grado di assistenza imprenditoriale. Aerts

et al. definiscono i centri per l’impresa come una combinazione di livelli medi di sostegno

imprenditoriale e di livello tecnologico. La Commissione definisce, poi, i centri tecnologici come organizzazioni con politiche di entrata molto selettive, elevati livelli tecnologici e di sostegno all’attività imprenditoriale.

Secondo i criteri della Commissione, Aerts et al. hanno evidenziato la parte superiore destra del diagramma per raggruppare le organizzazioni comunemente considerate di incubazione aziendale, ovvero i centri per l’innovazione, i BIC ed i centri tecnologici.

Le entità finora descritte generalmente collaborano e cooperano creando network ad elevata generazione di valore. Un buon livello di networking tra le stesse è, inoltre, auspicabile al fine di generare reti locali, nazionali o internazionali per la creazione di innovazione e il sostegno all’attività imprenditoriale. Un incubatore di successo stringe alleanze e instaura cooperazioni con l’intera filiera di produzione di innovazione.

4.2.3 Gli obiettivi degli incubatori d’impresa

Gli incubatori svolgono il ruolo di connettori di molteplici fattori quali l’iniziativa imprenditoriale, le idee, la tecnologia, il capitale e i servizi specializzati. L’opera degli incubatori è aiutare le start-up nel processo di sviluppo di un’idea, fino al momento in cui essa, diventata innovazione, può essere commercializzata sul mercato. In altre parole essi, sostenendo le imprese innovative nella fase di start-up, sono in grado di favorire la commercializzazione dei risultati della ricerca.

Il fine preminente di qualsiasi struttura di incubazione aziendale è ben chiarito dalla

National Business Incubation Association: qualunque incubatore d’impresa persegue

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autonome. Tramite la loro opera, gli incubatori d’impresa mirano a trasformare idee di business o start-up nelle prime fasi di attività in aziende di successo.

Incentivare l’imprenditorialità, che Schumpeter considerava il principale fenomeno dello sviluppo economico, è l’obiettivo preminente degli incubatori aziendali, al fine di sostenere processi di creazione di innovazione. Mirando a questo obiettivo prioritario, gli incubatori d’impresa perseguono una serie di altri fini di carattere più specifico, legati alla

mission isituzionale e agli interessi degli stakeholders. Gli obiettivi di secondo livello

possono essere la creazione di posti di lavoro, il sostegno all’economia locale, il profitto, la valorizzazione dei risultati della ricerca, la rivitalizzazione di aree depresse, la diversificazione produttiva, la promozione di specifici settori industriali e la promozione economica di specifici gruppi sociali.

Gli incubatori sono anche uno strumento per miglioramenti economici specifici. In Germania, essi furono concepiti al fine di contribuire al processo di riunificazione del Paese dopo la caduta del muro di Berlino.

Gli incubatori sorti e sostenuti da enti pubblici perseguono generalmente obiettivi indipendenti dalla generazione di profitto, ma connessi alla produzione di esternalità positive derivanti dall’attività imprenditoriale. Gli incubatori privati, invece, pur generalmente perseguendo obiettivi legati anche alla creazione di attività innovative e alla diffusione tecnologica, restano comunque legati e vincolati a finalità di carattere economico.

Aernoudt nel 2004 ha precisato come il concetto di incubazione copra una realtà eterogenea, vasta e diversificata ed ha attribuito denominazioni diverse alle strutture a seconda degli obiettivi che perseguono.

I primi incubatori menzionati da Aernoudt sono quelli di tipo misto, che mirano a servire aziende provenienti da settori diversi, con l’obiettivo principale di stimolare l’attività