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I tassi di sopravvivenza aziendale

business demography internazionale

3.3 I tassi di sopravvivenza aziendale

Negli ultimi paragrafi sono stati delineati alcuni tratti della demografia aziendale nel mondo, con particolare riferimento alle aziende neo costituite, grazie ai dati resi disponibili dalla Banca Mondiale, dall’Eurostat e dall’OECD. Per verificare la longevità delle start-up, dato quanto visto sopra circa la riduzione della percentuale di presenza delle start-up sul totale della popolazione aziendale all’aumentare del numero di anni dalla costituzione, in questo paragrafo sarà descritta la situazione internazionale in materia di sopravvivenza aziendale.

Uno degli indicatori di maggiore interesse in questa trattazione riguarda i tassi di sopravvivenza delle start-up. Il dato è disponibile in numerose fonti, ma in questa trattazione sarà utilizzato prevalentemente quello fornito dall’Eurostat e dall’OECD (2012). Si tratta di una statistica particolarmente importante al fine di studiare quanto un’azienda mediamente sopravviva dopo la sua costituzione, nonché le differenze di longevità aziendale tra i Paesi.

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Secondo i dati Eurostat, la sopravvivenza a n anni è calcolata come rapporto tra il numero di aziende nate in t-n e sopravvissute in t, diviso per il numero totale di aziende nate in t-n. La mancata sopravvivenza può essere determinata da reali chiusure aziendali, ma anche da acquisizioni e fusioni. I dati disponibili in questa fonte sono stati analizzati al fine di comparare i tassi di sopravvivenza tra uno e cinque anni nei diversi Paesi, si riferiscono tutti al 2009 e riguardano aziende nei settori industriale, delle costruzioni e dei servizi. I dati sono i più recenti disponibili. Al fine di avere una visione immediata della situazione circa la sopravvivenza aziendale, i dati sono sotto riportati in formato grafico, mentre nell’appendice è possibile trovare la matrice dei dati completa (Tavola 3.8).

159 Fonte: elaborazione personale di dati disponibili nelle statistiche Eurostat http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/european_business/special_sbs_topics/business_dd ddemogra.

Fogli dati in appendice (Tavola 3.8).

I Paesi che presentano la più elevata sopravvivenza a un anno sono la Svezia e Cipro, dove il 96 e 94% delle aziende nel 2009 era ancora attivo a un anno dalla loro costituzione. Il dato peggiore è quello relativo alla Lituania, che presenta una sopravvivenza a un anno del 40%, seguita dal Portogallo con il 67%. In quest’ultimo Paese la situazione va peggiorando al crescere del numero di anni dalla costituzione dell’azienda, passando dal 49% a due anni, al 41% a tre anni, al 34% a quattro anni e, infine, al 32% a cinque anni. I Paesi con i migliori tassi di sopravvivenza a cinque anni sono l’Austria, la Svezia e la Slovenia. I più elevati tassi di sopravvivenza medi sono attribuibili a Svezia, Belgio, Slovenia, seguiti da Austria, Lussemburgo e Romania. Il dato medio per Cipro non è stato considerato, essendo disponibile soltanto il tasso di sopravvivenza ad un anno.

La sopravvivenza media a tre anni nei Paesi considerati è 58%, mentre quella a cinque anni si attesta sul 47%. Questo significa che nei Paesi considerati, nei settori dell’industria, delle costruzioni e dei servizi, in media il 42% delle aziende non sopravvive ai primi tre anni di vita e più della metà non sopravvive ai primi cinque. Il dato migliora leggermente se si considera il settore ICT. La sopravvivenza media delle aziende costituite nei Paesi considerati è pari a 85% a un anno, 71% a due anni, 62% a tre anni, 55% a quattro anni e 48% a cinque anni. Anche in questo settore, i maggiori tassi di sopravvivenza a cinque anni sono registrati in Slovenia e Svezia. Dall’altra parte della classifica si posizionano Norvegia (26%) e Portogallo (31%).

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Nei grafici, per tutti i Paesi considerati, il primo tratto della linea che indica la sopravvivenza aziendale è più inclinato rispetto ai tratti successivi. In altre parole, il primo anno di vita rappresenta il periodo di maggiore pericolo di chiusura aziendale.

Come si evince dai grafici, il trend dei tassi di sopravvivenza è decrescente al crescere del numero di anni dalla nascita, quindi sembra confermare l’ipotesi avanzata nel paragrafo precedente. Le eccezioni sono rinvenibili in Lituania, Lettonia (nella sopravvivenza a 4 anni) e in Repubblica Slovacca. Non è possibile ricavare la ragione di tali eccezioni dai dati, ma si può immaginare che possano essere determinate da politiche statali di incentivo all’imprenditorialità, da cause esogene legate a eventi che hanno permesso alle aziende di restare più a lungo sul mercato, da capacità e spirito imprenditoriale diffusi nel Paese, o ancora da possibili errori nei dati. Nel caso della Lituania, un miglioramento nel

trend del tasso di sopravvivenza, tuttavia, va considerato alla luce del fatto che la

sopravvivenza in questo Paese è la più bassa tra i Paesi considerati e, inoltre, il miglioramento riguarda soltanto la sopravvivenza a quattro anni.

Il dato è confermato anche dalla variazione percentuale media. Nel settore industriale, delle costruzioni e dei servizi, ad esempio, nel primo anno la riduzione percentuale media del numero di aziende nate nell’anno precedente è pari a quasi il 20%, nel secondo anno al 17% circa e diminuisce all’aumentare del numero di anni dalla costituzione, passando dal 13% nel terzo anno, al 10% nel quarto anno, al 9,4% nel quinto anno. Sebbene nei settori ICT e ricerca scientifica e sviluppo siano presenti due eccezioni nella riduzione percentuale da un anno all’altro, in media in tutti i Paesi considerati la sopravvivenza aziendale è bassa nei primi anni di vita. Al crescere del numero di anni di vita, generalmente le aziende ed i team aziendali acquisiscono capacità, risorse, esperienza e conoscenza tali da ridurre le probabilità di chiusura e superare la valley of death.

Le start-up composte da un numero di dipendenti tra 1 e 4, inoltre, sembrano avere probabilità di sopravvivenza più basse rispetto a quelle composte da un personale più numeroso. Le percentuali medie di sopravvivenza, calcolate considerando tutti gli Stati disponibili nonché tutti i tassi di sopravvivenza tra 1 e 5 anni, passano da 70% circa per le aziende con meno di cinque dipendenti, a 74% circa per le aziende composte da un numero di dipendenti tra 4 e 9, a 75% per le aziende con dieci o più dipendenti.

Sebbene i dati Eurostat descritti nella parte precedente abbiano mostrato che la porzione principale di start-up sul totale della popolazione aziendale sia rappresentata da

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aziende molto piccole, sono proprio le aziende di minori dimensioni a soffrire maggiormente delle difficoltà di questa fase e ad avere le maggiori possibilità di chiusura. Occorre tenere sempre in considerazione il fatto che si tratta di medie calcolate su dati non disponibili per tutti i Paesi europei e per tutti gli anni e soggette ai limiti di comparabilità legate al fatto che le fonti che hanno fornito i dati all’Eurostat sono numerose.

Il dato appena esposto non è confermato dal caso dell’Italia, dove la sopravvivenza media tra 1 e 5 anni di aziende nel settore dell’industria, delle costruzioni e dei servizi con meno di cinque dipendenti è inferiore allo stesso indicatore per aziende con un numero di dipendenti tra 5 e 9, ma superiore a quella relativa ad aziende con almeno dieci dipendenti. In queste classifiche, l’Italia presenta una sopravvivenza superiore alla media degli altri Paesi per le aziende che operano nel settore industriale, delle costruzioni e dei servizi. La percentuale di aziende ancora attive un anno dopo la costituzione si attesta sull’86%, mentre negli anni successivi si arriva al 76% e al 62%, fino ad arrivare al 56% e al 50% a cinque anni. Nel settore ICT, invece, la sopravvivenza delle aziende italiane si colloca sotto la media, in particolare a quattro e cinque anni. La sopravvivenza a un anno in questo settore si attesta sopra la media, con un 87%, e a due anni si attesta sul 75%. Le aziende italiane che si occupano di ICT che sopravvivono tre, quattro e cinque anni dopo la nascita sono rispettivamente il 59%, 52% e 44% del totale delle aziende nate nello stesso anno. Nel settore industriale, delle costruzioni e dei servizi, l’Italia ha visto un peggioramento nei tassi di sopravvivenza aziendale tra il 2008 ed il 2009, ad eccezione della sopravvivenza a due anni. Mediamente in questi settori, nel 2008 sono stati registrati tassi di sopravvivenza più elevati che nel 2009: nel 2008 il tasso di sopravvivenza ad un anno era pari a circa 90%, sceso nell’anno successivo di circa quattro punti percentuali; la sopravvivenza a tre anni è scesa in un anno di circa due punti percentuali, mentre il tasso a quattro anni si è ridotto dell’1,3%. La sopravvivenza a cinque anni per il 2008 non è disponibile. Nel settore ICT, invece, le fluttuazioni in positivo e in negativo dei tassi di sopravvivenza tra il 2008 ed il 2009 hanno oscillato attorno alla media.

La sopravvivenza aziendale è calcolata in modo diverso nelle statistiche Eurostat rispetto ai report OECD. In quest’ultimo caso, la sopravvivenza a n anni rilevata in un determinato anno t indica il numero di aziende che hanno assunto almeno un dipendente per la prima volta nell’anno t-n e che sono ancora attive nell’anno t. Sembra, quindi, interessante, fornire in questa trattazione anche una veloce panoramica su questo indicatore.

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Il dato sarà qui esposto, in particolare, poiché è interessante il confronto fornito nel report OECD del 2012 tra la sopravvivenza nel settore industriale e in quello dei servizi, mentre l’indicatore visto sopra comprendeva i due settori. Inoltre, nel report OECD sono compresi alcuni Paesi non facenti parte dei dati Eurostat.

I dati più recenti forniti dall’OECD, pubblicati nel 2012, riguardano la sopravvivenza a due anni a partire dal 2005. Ad esempio, la sopravvivenza a un anno si riferisce alla percentuale di aziende che nel 2005 sono state costituite o hanno assunto un dipendente ed erano ancora attive nel 2006. L’indicatore è disponibile soltanto per 22 Paesi e soltanto per Israele è disponibile anche il tasso di sopravvivenza a tre e quattro anni. Dal momento che non sarà possibile effettuare confronti nella sopravvivenza a tre e quattro anni, in questa sede saranno utilizzati soltanto gli indicatori a uno e due anni. Pertanto, i dati sono riportati in forma tabellare anziché in forma grafica.

Tabella 3.3. Tasso di sopravvivenza aziendale, settore industriale e terziario

Settore industriale Settore terziario Paesi Sopravvivenza a un anno Sopravvivenza a due anni Sopravvivenza a un anno Sopravvivenza a due anni Slovenia 93,64 80,91 90,60 76,93 Norvegia 91,70 89,36 Estonia 89,04 79,02 86,30 73,92 Canada 88,55 56,75 87,70 75,36 Lussemburgo 88,00 72,00 90,58 75,27 Repubblica Ceca 86,78 84,09 Spagna 86,51 75,83 83,24 69,61 Italia 86,30 73,11 83,31 68,64 Lettonia 85,65 76,51 82,13 69,90 Romania 85,38 71,30 86,29 71,28 Israele 84,64 68,82 83,57 65,81 Danimarca 83,40 80,63 Finlandia 78,26 67,59 76,51 62,65 Bulgaria 77,79 68,82 Ungheria 77,77 60,71 75,27 55,86 Nuova Zelanda 75,17 62,95 72,07 56,31 Repubblica Slovacca 70,19 62,54 71,06 62,75 Portogallo 69,66 50,21 70,99 50,65 Stati Uniti 81,94 Austria 79,88 69,42 Sopravvivenza media 81,97 68,79 80,08 65,87

Fonte: OECD (2012), “Birth rate of employer enterprises”, in “Entrepreneurship at a Glance 2012”, OECD Publishing, http://dx.doi.org/10.1787/entrepreneur_aag-2012-10-en.

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I dati nella tabella sono elencati in ordine decrescente rispetto alla sopravvivenza a un anno nel settore industriale.

Per quanto concerne i Paesi non precedentemente valutati nelle statistiche Eurostat, quello che presenta i valori più elevati di sopravvivenza a un anno nel settore industriale è il Canada, seguito da Israele, Danimarca e Nuova Zelanda. Nel settore dei servizi, questa classifica rimane invariata. Purtroppo l’OECD non fornisce questo dato per gli Stati Uniti (OECD, 2012); tuttavia, il tasso di sopravvivenza statunitense a due anni nel settore industriale è il più elevato, lasciando ipotizzare una buona sopravvivenza aziendale anche a un anno.

Considerando ora tutti gli Stati, la sopravvivenza nel settore industriale è mediamente più elevata rispetto al terziario. Fanno eccezione Lussemburgo, Romania, Repubblica Slovacca e Portogallo.

In termini di sopravvivenza aziendale, occorre anche considerare le conclusioni di un

working paper dell’Università di Harvard del 2006 (Gompers et al., 2006), secondo il quale

gli imprenditori che costituiscono una nuova attività dopo un fallimento hanno mediamente il 20% delle possibilità di successo nella nuova start-up.

Sulla base dei dati resi disponibili dall’Eurostat e dall’OECD, la percentuale di aziende che si ritira dal mercato nei primi anni di start-up è piuttosto elevata, sebbene questo possa essere sintomo della capacità del mercato di spostare le risorse da utilizzi inefficienti verso aree che garantiscano un’efficienza maggiore e, dunque, del suo dinamismo. La morte prematura delle aziende, tuttavia, può essere legata ad altri fattori che ne determinano la chiusura indipendentemente dalla loro capacità di utilizzare le risorse in modo efficiente. Alcuni di questi fattori sono descritti nel capitolo 2 ed, in particolare, le difficoltà di reperimento del capitale, il contesto burocratico e macroeconomico. L’innovatività dell’offerta aziendale, inoltre, rende l’introduzione e la sopravvivenza nel mercato ancora più difficoltosa.

In un simile contesto, l’opera di entità quali gli incubatori aziendali, che mirano ad incentivare la creazione e la sopravvivenza aziendale di entità altamente innovative, appare di fondamentale importanza. L’opera di simili realtà e la loro importanza nell’aiuto all’imprenditorialità saranno descritte nei prossimi capitoli.

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Capitolo 4 – Il ruolo degli incubatori d’impresa nel supporto all’attività

imprenditoriale