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Gli indicatori di performance nella rendicontazione sociale: un’analisi empirica sulla prassi italiana

30 SOCIETA' CATTOLICA DI ASSICURAZIONE

3.3 Le tabelle di sintesi degli indicator

3.3.6 Gli indicatori relativi alla collettività

Lo stakeholder collettività comprende un ampio spettro di interlocutori dell’impresa, che in parte sono individuabili come soggettività autonome con cui l’impresa si relazione (si pensi alle associazioni e organizzazioni non profit, alle scuole e università), in parte costituiscono un’unica massa indistinta e genericamente influenzata o influenzante l’attività dell’impresa (la società civile, il territorio, l’ambiente di riferimento).

Accanto a queste premesse relative all’identificazione della categoria indagata, si deve aggiungere un’altra osservazione di carattere generale, prima di addentrarsi nell’analisi degli indicatori: i capitoli dei bilanci sociali dedicati alla collettività sono nella quasi totalità dei casi espressi in maniera molto discorsiva e descrittiva, con un ricorso piuttosto limitato ad indicatori quantitativi.

Pertanto, benché in questa sede l’oggetto della rilevazione e dell’analisi siano proprio tali indicatori, non si può negare come tale rilevazione rappresenti una parte molto limitata nella descrizione dei rapporti con la comunità.

Nella tabella di sintesi dedicata alla collettività le informazioni maggiormente diffuse sono quelle relative alle erogazioni liberali e alle sponsorizzazioni; accanto ad esse sono riscontrabili pochi altri aspetti standardizzabili, quali principalmente i rapporti con le scuole e le università e la comunicazione esterna dell’impresa.

L’ammontare dei contributi liberali erogati nel complesso è un dato presente in 15 casi su 32; accanto al dato generale non mancano ulteriori analisi che riguardano la suddivisione degli importi tra le varie iniziative di solidarietà, principalmente sulla base dei settori di intervento (assistenza sociale, cultura, assistenza sanitaria ecc., frequenza 6), ma anche sulla base delle aree geografiche o degli enti destinatari dei contributi (per tipologia di ente o in alcuni casi anche con l’individuazione nominativa degli stessi).

Si segnalano almeno 5 casi in cui l’impostazione con cui vengono rappresentate le varie iniziative sociali in termini di valore segue il modello del London

Benchmarking Group (LBG); secondo tale modello, che alcune società citano negli

standard di riferimento per il bilancio sociale, le attività sociali delle imprese possono suddividersi in iniziative di business socialmente responsabili, iniziative commerciali ad impatto sociale, investimenti nella comunità e liberalità; l’ammontare destinato a ciascuna attività può essere pertanto autonomamente individuato e rappresentato in forma piramidale, a seconda del grado di integrazione nell’attività di business delle iniziative di solidarietà.

L’evidenza di tale modello è da intendersi in senso positivo come possibilità per le imprese di gestire contemporaneamente diversi strumenti di responsabilità sociale; in questo senso appare corretto l’inserimento del modello LBG nella descrizione dei rapporti con la collettività, ad integrazione delle informazioni previste dagli standard di contenuto del bilancio sociale.

Le erogazioni liberali vengono infine rappresentate nella loro suddivisione percentuale: anche in questo caso la principale informazione riguarda i settori di intervento degli enti destinatari delle erogazioni.

Infine, non mancano informazioni espresse in termini quantitativi non monetari, quali ad esempio il n di iniziative/progetti finanziati (frequenza cumulata 8), il n di dipendenti coinvolti in iniziative di solidarietà, il n di enti destinatari, il n erogazioni di beni in natura.

Le stesse tipologie di informazioni vengono rese dalle banche ex casse di risparmio con separato riferimento all’attività di beneficenza delle fondazioni bancarie loro socie; in questi casi emerge la doppia via attraverso la quale tali banche possono gestire le attività filantropiche: attraverso le fondazioni, che sono enti costituiti con questa precipua finalità, o attraverso la banca, che aggiunge questo tipo di attività sociale all’attività tipica di impresa che le compete.

A conclusione di questo aspetto dei rapporti con la collettività, si può ribadire che le erogazioni liberali costituiscono una parte non necessaria né sufficiente ad inquadrare il concetto generale di responsabilità sociale dell’impresa: ciò tuttavia appare emergere nella prassi osservata, dove i contenuti relativi alle liberalità costituiscono solo una parte della più ampia rendicontazione sociale.

Da segnalare, inoltre, il fatto che solo un paio di casi presentano indicatori quali l’incidenza delle erogazioni sui risultati dell’azienda (sul reddito operativo o sul reddito ante imposte ad esempio): in realtà se le liberalità costituiscono parte della politica aziendale, tali indicatori appaiono i più adatti ad essere gestiti in ottica di pianificazione e di misurazione delle performance.

Gli altri aspetti del rapporto con la collettività riscontrati nella prassi si possono così sintetizzare:

ƒ rapporti con scuole e università: gli indicatori riguardano principalmente il n e gli importi delle borse di studio erogate e il n di stage offerti; si è già avuto modo di ribadire come tali argomenti si siano riscontrati talvolta nell’ambito della collettività talvolta nei rapporti con il personale, essendo l’argomento degli stage un argomento descrivibile sotto due diversi punti di vista;

ƒ rapporti con l’ambiente e il territorio: si riscontrano in tale ambito singoli casi che descrivono alcune iniziative sociali (ad esempio progetti per asili nido, per altre infrastrutture di interesse generale), le attività di appositi

organismi di relazione e dialogo impresa-territorio (osservatori e comitati locali), la ricaduta in termini di lavoro sull’indotto territoriale;

ƒ l’attività di comunicazione esterna dell’impresa; in tale ambito assumono rilevanza i rapporti con la stampa (n comunicati/interviste/dichiarazioni ufficiali dell’impresa, n di articoli apparsi sulla stampa eventualmente suddivisi per argomento o per tipologia di giudizio, positivo o negativo), l’utilizzo del portale internet in termini di n di visitatori e n di pagine visitate, la diffusione della rivista aziendale; in un solo caso appaiono indicatori di misurazione della visibilità e del profilo di immagine aziendale;

ƒ indicatori specifici per tipologie di attività; sotto questo aspetto si sono raggruppati alcuni indicatori utilizzati in particolare dalle banche o dalle multiutilities, che descrivono particolari iniziative, prodotti o servizi nei quali il risvolto sociale è particolarmente evidente. Le banche, ad esempio, trattano dei progetti di microcredito (n progetti, valore), o dei prodotti destinati a particolari tipologie di soggetti (extracomunitari, enti pubblici territoriali) o dei fondi etici gestiti. A ben vedere, ci si trova di fronte ancora una volta ad informazioni “di confine” nel senso che trattano attività che rientrano in quelle tipiche dell’impresa, ma al tempo stesso per le particolari modalità con cui vengono svolte appaiono avere una valenza di carattere generale verso la società; per questo motivo, indicatori di questo genere sono riscontrabili sia nella categoria collettività sia in quella dei clienti.

In generale si può osservare che le informazioni relative alla categoria della collettività sono passibili di notevoli personalizzazioni da parte delle imprese; le maggiori possibilità di standardizzazione appaiono infatti limitate agli aspetti della beneficenza e della comunicazione esterna.