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MERCANTI-BANCHIERI (ANNI ‘70/’80/’90)

4.2) TRA GRANO E AFFRESCH

Accanto alle pratiche commerciali tradizionali del secondo Trecento, a garantire uno straordinario successo ai Ciampolini fu il commercio del grano importato dalla Sicilia. Lorenzo era uno dei mercanti incaricati dell’approvvigionamento cerealicolo del comune di Pisa: nel 1389 importò nei depositi cittadini 3828 staia di grano, quantità superata negli anni successivi solo da Giovanni Grassolini, Francesco Gittalebraccia e Giovanni da Cascina163.

Ma il comune di Pisa non fu mai il principale sbocco per il grano della famiglia. Come abbiamo già visto con i materiali per l’Arte della lana, Lorenzo godeva di un certo prestigio commerciale a

162 ASPo, Datini, 543.21, Lettera di Datini Francesco di Marco a Ciampolini Lorenzo (Prato/Pisa),

28/05/1396. Trascrizione in Appendice IIIa.

163 B. Figliuolo, A. Giuliani L’approvvigionamento granario di un grande bacino demografico: Pisa e il

Valdarno tra Tre e Quattrocento in La civiltà del pane. Storia, tecniche e simboli dal Mediterraneo all’Atlantico [pp. 179-324], Ricerche 1, Spoleto 2015, pp. 219 e 223.

Firenze almeno dai primi anni Settanta, e ciò si riconfermò anche per i cereali: nell’ottobre 1384 Francesco Datini riceveva una lettera dal suo collaboratore a Palermo, Ambrogio Bini, in cui il mittente spiegava che le «MIII staia di grano vechio [«achatato»] da Lorenzo Ciampolini» da parte del comune di Firenze una volta rivendute avrebbero fruttato molti guadagni per via dei saccheggi causati dal passaggio dell’esercito da Luigi d’Angiò in Toscana. Il Bini proponeva quindi l’invio di ulteriori staia di grano a un prezzo favorevole164. Il Ciampolini sembra quindi qualificarsi come un intermediario privilegiato tra il mercato cerealicolo siciliano e Firenze, e comunicava indubbiamente con Ambrogio Bini - se ne trova traccia più volte nella corrispondenza datiniana, nonostante manchino carteggi diretti165. Sembra tuttavia che l’uomo di riferimento principale in Sicilia per il sangimignanese fosse un ligure, Palmerino degli Stefani di Savona, al quale il Bini si riferiva con il Datini come «lo genovese [che] fa [affari e commissioni] qua per lui [il Ciampolini]»166.

Lorenzo in Sicilia faceva circolare merci secondo lo stesso principio di molti altri mercanti tirrenici dello stesso periodo: si importavano sulle piazze di Palermo, Agrigento e Trapani i prodotti manifatturieri dal continente, in maggioranza tessuti, e si scambiavano con grandi quantità di beni locali da esportare, soprattutto grano e formaggio167. Sembra che il Ciampolini scambiasse soprattutto panni milanesi (e lo stesso Ambrogio Bini si riforniva da lui) con il grano destinato alla Liguria e, come abbiamo visto, alla Toscana168. Non mancavano gli intoppi legati alla pirateria: il 30 ottobre 1384 il Bini spiegava che una «ghalea di Cipri» nei pressi di Sciacca aveva catturato la nave di Giuliano Lorata di Porto Venere, l’armatore che si occupava della maggior parte delle esportazioni del Ciampolini. In quell’occasione la nave era partita con un «charico di formagio» da Agrigento, «ch’avisiamo era il forte di Lorenzo Ciampolini» (e infatti la merce era stata spedita da Palmerino); Ambrogio Bini lamentava la perdita delle lettere a bordo della nave, destinate alla compagnia Datini di Pisa169.

I registri doganali delle porte fiorentine permettono di ricostruire per un breve periodo anche l’effettiva quantità di grano che il mercante importava complessivamente in città [Tabella 4.1]. La

164 M. Tumino, Le relazioni commerciali tra il fondaco Datini di Pisa e la Sicilia (con trascrizione delle

lettere di Ambrogio Bini per gli anni 1383-\384), tesi di laurea magistrale in Storia e civiltà, Università di Pisa,

rel. G. Petralia, a. a. 2012-2013, pp. 84-85.

165 Poloni, Pisa negli ultimi decenni del Trecento: i mercanti-banchieri e i ritagliatori, par. 24.

166 Tumino, Le relazioni commerciali tra il fondaco Datini di Pisa e la Sicilia (con trascrizione delle lettere

di Ambrogio Bini per gli anni 1383-\384), p. 126n.

167 Ivi, p. 126.

168 Poloni, Pisa negli ultimi decenni del Trecento: i mercanti-banchieri e i ritagliatori, par. 25 e Tumino,

Le relazioni commerciali tra il fondaco Datini di Pisa e la Sicilia (con trascrizione delle lettere di Ambrogio Bini per gli anni 1383-\384), p. 127.

169 Tumino, Le relazioni commerciali tra il fondaco Datini di Pisa e la Sicilia (con trascrizione delle lettere

data dell’ultima spedizione prima del vuoto decennale non sembra casuale: a Pisa nel 1392 il colpo di Stato di Jacopo d’Appiano (che verrà affrontato con cura nel prossimo capitolo) allontanò i Gambacorta dal potere, e Lorenzo dovette forse interrompere le forniture.

Nel 1393 l’ufficio dell’Abbondanza fiorentino pagava 565 fiorini al Ciampolini per i servigi resi con la fornitura di derrate agricole nelle ultime annate, particolarmente cattive170.

[Tab. 4.1: le staia per anno intestate a Lorenzo Ciampolini passate per le dogane fiorentine171]

Anno 1389 1390 1391 1392 1402

Staia 1583 6445 17294 6975 820

La famiglia non dimenticò la dimensione artistica, scegliendo di finanziare un affresco per la chiesa di San Francesco a Pisa. I Ciampolini vi erano legati per due motivi: si trovava qui la cappella di famiglia dei Gambacorta (oltre a quelle dei conti della Gherardesca, dei Baldacci, dei Cinquini e alla più famosa dei Sardo-da Campiglia decorata da Taddeo di Bartolo nel 1397), i loro protettori e alleati; ma, ancora più importante, allo stesso santo era consacrata la chiesa di San Gimignano in cui si trovava la loro sepoltura familiare prima dell’emigrazione: era forse una forma di memoria del luogo d’origine. Nei primi anni Novanta era in via di completamento una nuova sezione del complesso pisano, destinata ad ospitare la sacrestia e una sala capitolare per il convento francescano. La sala fu affrescata tramite commissioni familiari tra il 1391 e il 1392 dal pittore Niccolò di Pietro Gerini, che rappresentò scene della vita di Cristo: la sezione della Passione fu finanziata proprio dai Ciampolini172.

170 S. Tognetti, Firenze, Pisa e il mare (metà XIV-fine XV sec.), p. 158 (rif. a ASFi, Provvisioni Registri n.

82, cc. 257r-258r).

171 Ho preso i dati per la tabella in B. Figliuolo, A. Giuliani L’approvvigionamento granario di un grande

bacino demografico: Pisa e il Valdarno tra Tre e Quattrocento, p. 204.

172G. E. Solberg The painter and the Widow: Taddeo di Bartolo, Datuccia Sardi da Canapiglia, and the

Sacristy Chapel in S. Francesco, Pisa, in Gesta. Review of the International Center of Medieval Art [pp. 53-

CAPITOLO V

UNA PARABOLA DISCENDENTE?