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UNA PARABOLA DISCENDENTE? (ANNI ‘90 E QUATTROCENTO)

5.2) RISERVATI DALLA COMUNE DISGRAZIA

Nel giugno 1404 il governo pisano aveva inviato come propri emissari Lorenzo Ciampolini, Giovanni Azzopardo e Filippo di Sicilia (fiduciario personale dei Visconti) a Genova, dove con la mediazione del governatore Boucicault avevano ottenuto l’appoggio francese contro Firenze. Il Ciampolini era tornato ancora in Liguria per conto di Pisa insieme a Ranieri Zaccio nel mese successivo, probabilmente per perfezionare gli accordi, ma la situazione si era risolta in un nulla di fatto perché entro pochi mesi Gabriele Maria Visconti (pressato anche da eventi esterni, come

189 Non reputo necessario approfondire qui la posizione politica dell’umanista (legato ad Albizzi e Strozzi,

ma sempre tendente alla mediazione con la parte medicea), poiché mi sembra secondario in questa vicenda. Nella lettera si trattano solo le misure per fronteggiare la crisi.

190 ASPo, Datini, 488.4, Lettera di Datini Francesco di Marco a Ciampolini Lorenzo (Firenze/Pisa),

06/04/1397. Trascrizione in Appendice IIIc.

191 ASPo, Datini, 688.19, Lettera di Ciampolini Lorenzo a Datini Francesco di Marco (Pisa/Firenze),

l’avvicinamento degli interessi francesi a quelli fiorentini) aveva accettato la vendita della città a Firenze, scatenando la rivolta dei pisani192.

Ma i Ciampolini furono tra i protagonisti della storia indipendente pisana anche nel suo ultimo atto in modo ancora più attivo che da semplici emissari. Riporto qui la lista dei presenti il 3 ottobre 1406 in Campo Florentinorum, alla sottoscrizione del contratto con cui i Gambacorta cedevano definitivamente Pisa a Firenze193:

-Bartolomeo di Tommaso Corbinelli (membro dei Dieci di Balia fiorentini) -Gino de’ Capponi, (idem)

-Bernardo Cavalcanti (idem)

-Matteo di Michele Castellani (Commissario di Balia) -Jacopo Gianfigliazzi (cittadino fiorentino e testimone) -Bindo di Bartolomeo delle Brache (referente pisano)

-Giovanni di Lorenzo Ciampolini (cittadino pisano e testimone) -Bartolomeo di Pietro da Ghezzano (notaio e rogatore)

A garanzia degli accordi Giovanni Gambacorta consegnava a Firenze degli ostaggi che sarebbero stati liberati dopo la buona riuscita del piano, quindi presumibilmente presenti al momento della stesura del contratto194:

-Gherardo di Giovanni Gambacorta -Neri di Lotto Gambacorta

-Francesco di Ranieri Gambacorta -Arrigo Gualandi

-Mariano delle Brache -Cecco di Benenato Cinquini -Francesco del Tignoso -Colo da Scorno

-Guasparri di Lavajano

-Giovanni di Lorenzo Ciampolini

Vediamo un rappresentante di spicco dei Ciampolini partecipare attivamente al tradimento di Pisa, dimostrando la fedeltà incondizionata alla famiglia che aveva garantito loro l’ascesa sociale. E

192 R. Ninci, Le consulte e pratiche della Repubblica Fiorentina (1404), Roma 1991, pp. 241 e 261. 193 Dal Borgo, Dissertazione sopra l’istoria de’ codici Pisani delle Pandette di Giustiniano imperatore,

pp. 67-69.

certamente anche intravedendo l’occasione per crearsi la via d’uscita da una situazione che si prospettava drammatica per i mercanti pisani. Abbiamo visto che all’interno del contratto Firenze si impegnava anche a tutelare fisicamente e giuridicamente alcuni nomi indicati dal Gambacorta; evidentemente questi insieme ai propri familiari volle garantire la protezione dei suoi alleati più irriducibili. Si trattava di195:

-Lotto, Bartolomeo, Gherardo di Giovanni, Neri di Lotto, Priamo, Francesco, Andrea e tutti Gambacorta

-Bindo di Bartolomeo, Giovanni, Mariano e fratelli delle Brache -Lodovico Casassi

-Lorenzo Angiolini e figli

-Bartolomeo e Francesco di Pietro da Ghezzano -Cecco di Benedetto Cinquini

-Francesco di Baldassarre da Tignoso -Colo di Bartolomeo da Scorno

-Guasparri da Lavajano

-Giovanni di Lorenzo Ciampolini

Per il padre di Giovanni il privilegio fu ancora più esclusivo. Secondo il contratto, al momento della conquista di Pisa sarebbero diventati cittadini fiorentini solamente Giovanni Gambacorta con i suoi fratelli, Lorenzo Ciampolini e Bartolomeo e Francesco da Gersano, e tutti i loro discendenti maschi196.

Il ramo di Lorenzo aveva agito al fianco dei Gambacorta anche in questo momento drammatico, ottenendo in cambio la salvezza dalla diaspora dei mercanti pisani che seguì la conquista. Non sappiamo per quanto tempo il capostipite poté godersi la cittadinanza fiorentina ottenuta nell’accordo del 1406. La ultima apparizione risale all’aprile 1407, quando a nome della compagnia creata con Giovanni delle Brache scrisse una lettera a Niccolò di Giovanni Manzuoli, che si trovava a Maiorca197. Cinquant’anni prima era approdato a Cagliari per la prima volta, e con una stima al ribasso in quel momento doveva già avere intorno ai vent’anni.

Certamente la vita di Lorenzo di Chele Ciampolini era stata intensa. Aveva lasciato il suo luogo d’origine, dove non c’era più spazio per alcuna ambizione, prima di monopolizzare parte del mercato

195 Ivi, p. 67.

196 Ammirato, Istorie fiorentine, p. 931.

197 ASPo, Datini, 1076.17, Lettera di Ciampolini Lorenzo e delle Brache Giovanni e comp. a Manzuoli

tirrenico in meno di dieci anni. Si era poi stabilito a Pisa, trasformando la sua famiglia in una delle più importanti nella vita economica e politica della città e diventando probabilmente il maggiore collaboratore locale di Francesco Datini e in generale uno dei punti di riferimento per tutti i commerci su larga scala; aveva trovato anche uno spiraglio da mecenate, prima di morire da cittadino fiorentino. Il tutto senza mai decadere, resistendo in città anche negli anni a cavallo tra Trecento e Quattrocento mentre il suo partito era avversato, al punto di essere eletto tra gli Anziani un’ultima volta nel 1405. Pare che non avesse dimenticato San Gimignano, dove un cinquantennio dopo si parlava ancora di lui: nel 1458 le monache di Santa Chiara raggiungevano un accordo monetario con i francescani circa la distribuzione di vecchie donazioni in moggi di grano destinate a entrambi, ma che le prime avevano tenuto per sé; nonostante l’anno di tali donazioni non sia noto, esse dovevano risalire a molti decenni prima poiché provenivano da Lorenzo Ciampolini e da Lippa Salvucci, e quest’ultima risulta attestata solo tra gli anni Sessanta e Settanta del Trecento198.