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AMBIENTALE

6. Granulazione

È questa la parte finale dell’impianto nel corso della quale si ottiene il granulo che verrà utilizzato per le suc-cessive applicazioni. Il materiale proveniente dal silos di stoccaggio viene alimentato in un estrusore munito di una piastra forata con fori del diametro finale di 2-4 mm. Il polimero fuso uscente dalla filiera può essere tagliato a distanza da una taglierina trasversale, dopo raffreddamento degli “spaghetti” (fili estrusi) in vasca ad acqua (taglio a freddo) o da un sistema di coltelli rotanti a contatto della filiera stessa, in ambiente ad acqua nebulizzata (taglio a caldo).

RICICLO TERZIARIO (o feedstock recycling):

I rifiuti plastici vengono convertiti in materie prime (monomeri e oligomeri) che possono, quindi, essere reimmesse nel ciclo produttivo per la sintesi di nuovi polimeri o per la produzione di combustibile.

Questo tipo di riciclo è definito chimico, in quanto consiste in un processo di depolimerizzazione mirato a

ottenere combustibili alternativi a quelli di origine fos-sile, con vantaggi considerevoli per l’ambiente, quali, ad esempio il risparmio di fonti non rinnovabili in via di esaurimento e la riduzione delle emissioni di CO2.

Alcune plastiche (polimeri di policondensazione), per loro natura chimica, si prestano meglio a questo gene-re di trattamento, come il PET, ma anche termoindu-renti quali le Poliammidi PA ed i Poliuretani PUR.

I processi di decomposizione chimica mutano a secon-da del reattore o del metodo utilizzato per la depoli-merizzazione. Si può operare:

• Una purificazione a base di solventi, che decompo-ne la plastica riportandola allo stadio di polimero.

• Depolimerizzazione chimica, che trasforma la pla-stica nei suoi monomeri tramite una reazione chi-mica.

• Una depolimerizzazione termica (pirolisi e gassifi-cazione), processo ad alta intensità energetica che trasforma i polimeri in molecole più semplici.

Nonostante i vantaggi sopra citati, il riciclo chimico necessita di economie di scala a causa dei suoi costi elevati e non può essere utilizzato con tutti i polimeri.

Di fatto rappresenta un’alternativa al riciclo meccanico nei casi in cui il polimero è eccessivamente degradato o è molto difficile da separare adeguatamente.

RICICLO QUATERNARIO (o energetico):

Si recupera energia attraverso la combustione dei ri-fiuti plastici in appositi impianti di incenerimento.

Questo sistema di recupero energetico sfrutta solo in parte il grande contenuto di energia dei rifiuti costituiti da materiali plastici, ma è in grado di ridurre al minimo il volume dei rifiuti.

In questo caso i rifiuti plastici sostituiscono i combu-stibili fossili nelle produzioni industriali o nelle sta-zioni di produzione di energia, per la generazione di elettricità e/o calore, ma, in condizioni non corretta-mente controllate si possono produrre diossine e altre sostanze fortemente tossiche.

Le cadenze produttive dei forni inceneritori più efficienti sono molto elevate, infatti negli impianti più estesi si può arrivare a bruciare fino a 1000 tonnellate al giorno di materiale, con una potenza elettrica che arriva anche a 450 KWh per ogni tonnellata incenerita. Le scorie,

che rappresentano il 10-12% in volume e il 15-20% in peso dei materiali pre-combustione, vengono portate in discarica oppure, se rese inerti - come avviene in alcuni Paesi - vengono riutilizzate per usi civili come, per esempio, i fondi delle strade.

Trattandosi di un metodo ad alto impatto ambientale e spesso nocivo, non viene considerato un vero e proprio processo di riciclaggio.

Per quanto riguarda la scelta di utilizzare plastica ri-ciclata per un prodotto, si devono quindi considerare :

• L’ aspetto estetico che avrà (la texture e il colore non totalmente omogenei);

• La resistenza meccanica che, nel caso di miscela di più polimeri, risulta meno prevedibile;

• La processabilità, quindi comprendere quali tec-nologie di trasformazione può ancora subire il ma-teriale riciclato.

2.5.1 La gestione dei rifiuti plastici in Europa e in Italia

Guardando ai numeri della produzione sia mondiale che europea di plastica, è rilevante evidenziare che la situazione di emergenza causata dal Covid-19 ne ha comportato una generale diminuzione - in EU si è passati da 60 Mt nel 2016 a 55 Mt nel 2020 - 23 .

Ciononostante, in EU si sono raccolte 29 Mt di plastica post-consumo di cui il 94% è costituito da imballaggi;

un dato preoccupante, che ha spinto sia l’UE che l’Ita-lia a mettere in atto misure volte sia a promuovere un riutilizzo eco-sostenibile di questo materiale, che a ri-durne la produzione. A livello europeo nel 2018 è stato promosso il pacchetto sull’economia circolare attra-verso il quale si stabiliscono obiettivi molto ambiziosi per il riciclaggio e il riutilizzo di diversi materiali. Tra i vari target proposti dal piano, uno prevede di conse-guire il riciclo del 50% degli imballaggi di plastica en-tro il 2025 e del 55% enen-tro il 2030. A livello nazionale, il nostro Paese ha recepito le direttive UE incluse nel pacchetto sull’economia circolare, attraverso il decreto legislativo 116/2020: le misure introdotte dal decreto sono volte a prevenire la produzione di rifiuti prove-nienti da involucri sia di plastica che di altri materiali, a incentivarne il riutilizzo e il riciclaggio e, conseguente-mente, la riduzione dello smaltimento finale di questi rifiuti. In particolare, vengono stabiliti dei criteri che le aziende produttrici devono rispettare. In primis sulla composizione del packaging, che deve essere idonea a tutelare la salute dell’uomo, a ridurre l’impatto eco-logico e a proteggere il prodotto senza inquinarlo 28 .

23 Report:

Plastic. The Facts

Plastic Europe, 2021

Sito internet https://plas-ticseurope.org/

knowledge-hub/

plastics-the-facts-2021/

28 Sito internet https://www.

openpolis.it/

in-italia-au- menta-il-rici- clo-e-il-recupe-ro-di-plastica/

* Destini a fine vita dei rifiuti plastici in Europa nel 2020.

Fonte: Plastic the Facts, 2021 riciclaggio

35 % discarica

23 %

recupero energetico 42 % CAPITOLO 2 - L'IMPATTO AMBIENTALE

Considerando, quindi, la gestione degli imballaggi a fine-vita, l’Italia ha immesso al consumo 1.913.914 tonnellate di imballaggi in plastica nel 2020 e ne sono state recuperate 1.820.270 tonnellate, pari al 95%.

Rimane opportuno specificare che, nonostante l’alta percentuale di recupero, ancora il 48% di questi rifiuti viene termovalorizzato e il 5% non viene recuperato, per cui è comunque necessario aumentare ulterior-mente i tassi di riciclo per raggiungere i target Europei.

Questa soluzione potrebbe essere ad oggi la più vantag-giosa dal punto di vista ecologico, ma si scontra con i vantaggi economici del recupero energetico. Inoltre, in alcuni casi il riciclo è limitato da problemi tecno-logici (in particolare legati all’eterogeneità dei rifiuti raccolti), in altri casi da limiti economici ed ideologici che portano a preferire ancora il recupero energetico.

La priorità resta indiscutibilmente la diminuzione dello smaltimento in discarica, l’opzione che comporta i maggiori costi ambientali. 29

29 Rapporto di sostenibilità Corepla, 2020 Sito internet https://www.

corepla.it/rap- porto-di-soste-nibilita

Totale degli imballaggi plastici messi a consumo e gettati nel 2020

(1.913.914 tonnellate) in Italia

Destini a fine vita degli imballaggi plastici gettati via

nel 2020 in Italia riciclati

47 % rifiuti

post-industriali 37 %

rifiuti

post-consumo 63 %

in discarica 5 %

termovalorizzati 48 %

Quindi come avviene la procedura di raccolta dei rifiuti plastici in Italia?

Si possono identificare più filiere della plastica ricicla-ta in quanto le fonti di materia prima per l’industria del riciclo sono riconducibili a diverse categorie 30 :

1. La prima è quella relativa ai cosiddetti scarti