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Gruppi organizzati di domanda e offerta G.O.D.O

Capitolo 5. Il contesto dell’Italia

5.5 Gruppi organizzati di domanda e offerta G.O.D.O

L’Aiab e Greenpeace con la cooperazione dei Gruppi di acquisto solidale hanno promosso la campagna Godo50 (Gruppi organizzati di domanda e offerta), la quale prevede l’incontro di gruppi di produttori con quelli dei consumatori per aggregare l’offerta a livello locale e promuovere un consumo responsabile.

I produttori coinvolti nella campagna hanno accettato di consorziarsi per offrire una gamma più vasta di prodotti, contenere i costi di distribuzione mettere in atto pratiche che hanno a che vedere con la produzione biologica, la finanza etica, il turismo equo e solidale, l’ecosostenibilità.

I consumatori sono organizzati in gruppi d’acquisto, hanno la possibilità di visitare l’azienda, ottenere una completa informazione sui prodotti, acquistare cibo prodotto in modo responsabile e spesso risparmiare sul prezzo finale.

Gli obbiettivi sono proprio quelli di creare una assoluta incontro tra il modo della produzione e d il mondo dei consumatori senza tutta una serie di intermediazioni che fa sì che questo mondo poi, dalla campagna alla tavola, si allontani. Invece questa buona alleanza e questo accorciamento della filiera fa sì che il contatto sia assolutamente diretto (….)Intanto questo è uno sportello informativo di primo livello quindi qui noi siamo in grado di poter dare le informazioni di primo livello..non so un consumatore viene vuole saper cosa è la filiera corta, come poter fare..ecc. poi spesso il consumatore ritorna nel suo luogo che può essere l’ufficio, può essere il condominio, può essere la palestra può essere la famiglia, i parenti, ecc. E coinvolge altri consumatori ed allora poi lo sportello in questo caso o se no come animatrice dei gruppi vado io o vengono i consumatori e vediamo un po’ di come poter formare un gruppo d’acquisto Roma è caratterizzata da questa tipologia , ma ogni regione poi ha caratterizzato i gruppi.. per esempio in Calabria credo che sia l’associazione che mette insieme lei il gruppo..A Roma questo è impossibile perché ci sono dei numeri.. (Annalisa Gallucci, responsabile progetto GODO)

Come emerge dalle parole di questa testimone privilegiata il progetto sulla filiera corta attuato dall’ AIAB non è stato organizzato in modo da fornire una serie di informazioni e consulenze specifiche ai produttori ed ai consumatori con l’obbiettivo di intrecciare la loro azione

50 Il totale delle aziende coinvolte in Italia nel progetto Godo è di 199, mentre i gruppi d’acquisto

in modo sistematico, piuttosto è rimasto circoscritto ad una attività di divulgazione generica. Inoltre qui il concetto della filiera corta risente di un’impostazione vicina a quella di mercato

abbiamo individuato che questa era una formula che poteva dare sviluppo e reddito al produttore...il biologico in particolare favorire lo sviluppo delle economie locali..abbiamo provato ad individuare quali erano i limiti sul fronte della produzione, i limiti sul fronte del consumo e cercare di lavorare su questi. I limiti dal punto di vista del mondo produttivo era la loro capacita' aggregarsi e di offrire un servizio che tale fosse rispetto a questa nuova opportunità. Anche qua per fare la filiera corta ci vogliono sia per fare la vendita diretta diverse capacita' per chi sa fare ovviamente se entriamo nel mondo del vendere. Nel vendere a gruppi organizzati e organizzare la filiera corta ne richiede di ulteriori, quindi non e' pensabile di poter comunicare e dire questi gruppi di acquisto già esistenti e a quelli potenziali col dire: ”noi ti offriamo il miele poi andate 10km di qua e prendere il pane a quest'altro pastificio, cioè diventa un lavoro per approvvigionarsi. Troviamo delle strutture, delle forme in cui la pasta, il pomodoro, il formaggio e altro.. state insieme, strutture leggere che non ripercorrano gli errori della catena della lunga distribuzione, dove c'è il commerciale, il distributore, il grossista e poi altro, quindi strutture leggere il più possibile leggere di coordinamento per poter dire, questo e' un listino dove ci sono tutti questi prodotti, se li acquistate, questo e' il servizio che offriamo...Quindi da una parte abbiamo lavorato per spingere i produttori a offrire questo servizio, e dall'altra la campagna – più' che altro di comunicazione, d' informazione – di animazione, cioè “ti accompagniamo nel momento in cui devi partire, verso i consumatori, con quest' opportunità. Ovviamente facendo gancio sul fattore dell'economicità del consumare cosi', cioè il prodotto biologico certificato locale e stagionale quindi una serie di cose che danno alto valore alla qualità a un prezzo competitivo con quello convenzionale del supermercato e' una cosa esagerata, impensabile rispetto a quello che e' il comune sentire sul prodotto biologico: “e' un prodotto costoso, bruttino...” (Enrico Erba)

La ricostruzione che questo testimone privilegiato fa del programma sulla filiera corta mette in luce che non tutti i comportamenti di consumo legati alle filiere corte sono comportamenti di consumo “riflessivi”, in questo caso la convenienza economica da parte dei consumatori ed il risparmio sui costi di distribuzione da parte dei produttori gioca un ruolo fondamentale per la costituzione della rete di produzione e consumo.

In questa ottica l’obbiettivo principale della campagna è quello di stimolare l’interazione tra produttori e consumatori ed elaborare forme di filiere corte e circuiti diretti capaci di generare un vantaggio economico sia dalla parte del consumo, sia dalla parte della produzione.

Importante è stato anche verificare quanto l’AIAB, attraverso la campagna GODO, riuscisse a coinvolgere i gruppi spontanei della Rete nazionale dei gruppi d’acquisto solidali e la testimonianza qui di sotto ribadisce che gli obbiettivi ed i soggetti aderenti alla campagna

divergono da quelli dei gruppi di acquisto già presenti nella rete nazionale

Allora i gruppi di acquisto solidale sono una realtà che non so quando sono nati, ma sul loro sito un po' di cose ci siano...pero' li' c'è una scelta di militanza... un'adesione politico-ideologica molto forte. Uno si distingue dall'operazione che abbiamo fatto noi che non e' limitato soltanto al prodotto alimentare. Il gruppo di acquisto solidale si riunisce per cambiare tutto lo stile di consumo di tutti i prodotti dall'abbigliamento e finanche su alcune tipologie di servizi tipologia di servizi. Nasce con questo approccio ideologico forte dove l'aspetto del risparmio è una conseguenza ma non e' quella la motivazione per cui... Questo poi porta anche alcune contraddizioni nello stesso movimento sui prodotti commerciali equo e solidale, comprare i fagioli messicani e farli viaggiare da una parte all'altra parte del mondo, si sostieni i produttori messicani ma la sostenibilità' di quella scatola di fagioli in termini di inquinamento, di trasporto e cos'altro comporta forse non e' sostenibile forse conviene sostenere il peperoncino. Comunque questo tipo di riflessioni ovviamente quando uno tenta strade nuove di contraddizioni ne scopre continuamente e vuole essere coerente fino in fondo, comporta anche scelte difficili, pero' l'elemento costitutivo e' una militanza vera e propria, una comunanza, un lavoro solidale, un gruppo che si confronta costantemente. Noi siamo partiti facendo gancio sulla questione economica e in questi anni a Roma ad esempio con lo sportello c'erano persone anziane in difficoltà la comunicazione con cui l'abbiamo lanciata. Noi agganciamo cosi', poi quel gruppo...poi quando i produttori hanno offerto questo tipo di servizi, e hanno reso pubblico questo tipo di servizio anche i gruppi di acquisto solidali già esistenti alcuni sono andati da questi produttori. Comunque abbiamo creato o favorito la creazione di modelli organizzativi alle aziende che offrendo un servizio ai gruppi di acquisto ha interessato anche quelli già esistenti. Il nostro lavoro e' stato soprattutto di creare il modo in cui, in termini di comunicazione lanciamo quest'opportunità, ci contattano o perché sono già cinque famiglie e quindi andiamo fare un incontro con cinque famiglie per fare un singolo gruppo d'acquisto, oppure sono singoli, ma quando abbiamo tot singoli c'è un sistema in cui li dividiamo per gas e altro, li convochiamo e gli presentiamo l'opportunità iniziale e poi vanno avanti da soli perché fortunatamente qui a Roma questo servizio di aziende c'è. In altre realtà, penso all'Umbria, in Sardegna, e' l'AIAB stessa che organizza i produttori e fa un punto di incontro direttamente, nel senso che i produttori non sono stati ancora in grado... o e' ancora presto...perché trovino un modo strutturarsi. L'AIAB raccoglie dai gruppi di acquisto gli ordini, e poi fa i singoli ordini per i produttori riceve e poi smista. Quindi ci sono varie tipologie. Qui a Roma questo servizio non e' stato offerto perché i produttori già li offriva.. nel caso in cui i produttori non e' cosi' organizzato allora l'AIAB stessa si sostituisce (Enrico Erba)

Ancora da queste parole emerge la eterogeneità nei comportamenti di consumo dei soggetti che compongono I gas che deriva dagli obbiettivi del tutto diversi

Dalle parole degli intervistati si desume che il tentativo del progetto GODO di fare leva su un network realmente nato dal basso, quale quello della retegas, abbia sortito solo in parte gli effetti sperati e cioè quelli di mettere in contatto produttori e consumatori in modo sistematico e formale. Il progetto GODO così come i progetti sulle biofattorie sociali, sul carcere ed il lavoro agricolo rappresentano certamente dei tentativi di integrare la comunità, ma non si può dire che abbiano messo in campo un’azione realmente efficace.

Sivini (2007) ha evidenziato come l’individuazione dei produttori da parte dei gas, in più del 65%, dei casi avviene per conoscenza diretta (questo testimonierebbe l’importanza della socialità rispetto al puro mercato come criterio dello scambio.) il che escluderebbe la partecipazione ai progetti pianificati da AIAB od altre organizzazioni.