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Capitolo 4. Ipotesi e strumenti di rilevazione per la ricerca empirica

4.2 Strumenti di rilevazione

L’indagine sul campo è stata realizzata attraverso due tecniche principali di rilevazione empirica: 1) la raccolta e l’analisi dei documenti; 2) le interviste a testimoni privilegiati.

I documenti, principalmente di tipo istituzionale, sono stati analizzati per tracciare un quadro delle politiche governative nel settore agro-alimentare, nonché per esaminare come tali politiche vengono implementate attraverso diverse modalità di governance in relazione ai contesti geografici.

La logica seguita è quella che il milieu istituzionale condiziona il modo in cui si strutturano le reti alternative di produzione e consumo, in quanto la capacità degli individui e dei gruppi di controllare l’ambiente in cui vivono cambia al variare degli assetti istituzionali.

I documenti raccolti che afferiscono al contesto macro-regolatorio in cui sono “embedded” le reti di produzione e consumo e che sono stati oggetto di analisi sono: “Commmunity Capacity Building and Voluntary Sector Infrastructure in Rural England” prodotto dal Defra nel 2003; Defra Third Sector Strategy (2008); Rural White Paper (1995); Rural White Paper (2000); Local Food – A Snapshot of the Sector

il Piano Strategico Nazionale emanato sulla base del Regolamento (CE) n.1698/2005, la Legge Finanziaria per il 2007 ed il Piano di Comunicazione Istituzionale del Ministero per le Politiche agricole e forestali per il 2006.

Il contenuto dei documenti elaborati dal Department for Environment and Rural Affairs si riferisce spesso al ruolo del settore volontario nell’ attuazione delle politiche e nella partecipazione di quest’ultimo con il settore pubblico e quello privato alla attuazione della governance.

Il settore volontario nell’ ottica della ricerca si sviluppa o tende ad atrofizzarsi in relazione al contesto politico in cui si trova, nel Regno Unito, la politica della third way ha fatto emergere tale settore ma, non si può dire che nel campo agro-alimentare esso abbia seguito una strategia governativa, piuttosto ha messo in atto un’azione creativa che ha contribuito alla diffusione delle alternative food networks. Nei documenti elaborati dal governo italiano non si è riscontrata la retorica della redistribuzione sul settore volontario dell’attuazione delle politiche, la cui gestione è rimasta più o meno in mano delle istituzioni tradizionali. Vi è poi un altro tipo di documenti tra cui soprattutto pagine e/o siti web, rapporti, volantini, verbali delle riunioni che sono serviti a guardare il funzionamento delle singole reti di produzione e consumo al fine di ricostruirne l’organizzazione.

Le interviste, rivolte a testimoni privilegiati, sono state condotte secondo un approccio basato sull’analisi qualitativa e sull’utilizzo di una traccia comune di argomenti utilizzando un livello basso di strutturazione degli atti di interrogazione.

Tali interviste si rivolgono a tre categorie di persone: 1) soggetti delle istituzioni governative; 2) soggetti appartenenti al mondo dell’associazionismo volontario; 3) cittadini o gruppi non istituzionali. La popolazione studiata comprende, infatti, non solo le singole pratiche di produzione e consumo, ma anche le organizzazioni che le producono e le loro connessioni con i soggetti governativi.

Sono stati ascoltati:

Robin Fransella, Senior officer Department for Environment and Rural Affairs (Defra), UK Government;

Dan Keech, project manager MakingLocalfoodWork, Soil Association;

Joy Carey, Food and Farming Department Manager, Soil Association;

Bernard Jarman, founder member of Stroud Community Agriculture

Molly Ken-Scott, core group member, Stroud Community Agriculture;

Carol Bogan, past core group member, Stroud Community Agriculture;

Mark Smith, Stroud Community Agriculture farmer;

Dott.Serino, dirigente dipartimento dello Sviluppo Rurale, Ministero delle Politiche Agricole;

Dott.ssa Latorre, dirigente dipartimento della qualità alimentare, Ministero delle politiche agricole;

Andrea Ferrante, presidente Associazione Italiana Agricoltura Biologica ;

Enrico Erba, direttore Associazione Italiana Agricoltura Biologica; Annalisa Gallucci, responsabile progetto GODO, Associazione Italiana Agricoltura Biologica;

Alessandro Pulga, direttore Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale;

Nino Paparella, presidente Istituto per la certificazione etica ed ambientale;

Andrea Nastari, Gruppo di acquisto solidale Cambiologica, Roma; Andrea Cortoni, Gruppo di Acquisto Solidale Valle Aurelia, Roma; Elisabetta, Gruppo di Acquisto Solidale Reti di Pace, Roma; Franco, direttore della produzione Cooperativa Agricoltura Nuova; Anna, addetta alle vendite per la Cooperativa Agricoltura Nuova.

Attraverso queste interviste si è cercato di analizzare, da una parte, se esiste una connessione tra soggetti governativi e soggetti appartenenti al settore volontario ed in che misura quest’ultimi fossero condizionati dalle politiche o dalle strategie governative, dall’altra di analizzare le motivazioni degli agricoltori e dei consumatori appartenenti alle Alternative food networks per comprendere se tali pratiche possano

essere definite in termini di consumo riflessivo nel caso dei consumatori, e se comportassero un impegno politico ed ideale nel caso degli agricoltori. Accanto a ciò vi era l’obbiettivo di comprendere se le reti da noi esaminate possano costituire delle pratiche economicamente sostenibili e socialmente inclusive, tale obbiettivo è stato raggiunto anche attraverso l’analisi secondaria delle ricerche di Ostrom (2007) sulla Community Supported Agriculture e di Sivini (2007) sui Gruppi di Acquisto Solidale.

Le domande utilizzate per le interviste semi-strutturate, derivate dagli obbiettivi della ricerca, sono state costruite in maniera tale da evitare rischi connessi all’annedotismo, a tal fine la conduzione delle interviste si è basata sul metodo della non- direttività

Le caratteristiche della popolazione sono state analizzate anche attraverso l’analisi secondaria di una ricerca comparata (Sus-chain Research Project) che ha come oggetto le reti agro-alimentari sostenibili. La ricerca di cui parliamo ha diviso per tipologie le organizzazioni che lavorano nel settore dell’agricoltura sostenibile, fornendo la base per effettuare il campionamento, tra queste abbiamo selezionato quelle che, in entrambi i contesti di ricerca, hanno attivato iniziative sulle reti corte di produzione e consumo.

L’ipotesi della ricerca è servita per determinare ulteriori parametri della popolazione cui siamo interessati, per cui sono state selezionate quelle organizzazioni e quei networks che includono cittadini consumatori ed agricoltori .

L’utilizzo di tecniche multiple per la raccolta dei dati nella ricerca ha la funzione di controllare la validità della ricerca ed in particolare la correlazione tra la variabile indipendente (il contesto istituzionale in cui operano le organizzazioni) e la variabile dipendente (le organizzazioni e le alternative food networks).