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Membr., ff. II + 340 + I' (bianchi i ff. 26r-28v, 33r-36v, 112v, 128v, 135r, 186v-188v, 190v, 340rv). Albert Derolez2 riconosce quattro

sezioni caratterizzate da differenti tipi di specchio scrittorio. La prima (A) occupa i ff. 1-28; mm <270 x 180> circa, 44 righe per foglio, titoli delle opere in rosso posizionati nel margine superiore delle carte. La seconda (B) si trova ai ff. 29-36; mm <270 x 195> circa, 43 righe per foglio. La terza (C), ff. 37-188, presenta il testo (il cui specchio è di dimensioni variabili, come variabile è il numero di righe) attorniato dal relativo commento (mm <310 x 195> circa, 57 righe per foglio); anche in questa porzione del codice vengono segnalati nella parte superiore delle carte i titoli delle opere. L'ultima sezione (D), ff. 189-340, presenta le medesime caratteristiche della terza, dalla quale si differenzia solo per il numero di righe per foglio del testo, pari a quello delle linee del relativo commento (57).

Presenti tre numerazioni: quella corretta, recente, posta a matita in cifre arabe nell'angolo in alto a destra di ciascun 'recto', inizia a f. 26 (proprio col numero 26) e giunge sino alla fine del manoscritto. Quella originaria, invece, collocata nell'angolo superiore destro del

1 Ampie descrizioni del codice si trovano in Derolez 1979, pp. 141-145, e de Saint-

Genois 1849-1852, pp. 145 e 241-243. Si vedano inoltre Bühler 1960, p. 35, Boekbanden 1961, p. 55, e Ward 1983, p. 141. Notizie anche in Branca 1943, pp. XV- XVI, dove però il manoscritto viene erroneamente definito cartaceo e indicato con la segnatura 131, che invece è il numero progressivo col quale viene segnalata nel catalogo di Jules de Saint-Genois (de Saint-Genois 1849-1852, p. 145) l'orazione di Ermolao Barbaro presente nel codice belga. Brevi cenni in Ward 1995, p. 210.

LXVI

'recto' di ogni carta, in inchiostro rosso e cifre arabe (caratterizzata dall'indicazione 'foo' prima di ogni numero), si trova ai ff. 1-25 e

riprende col numero 26 a f. 37, per terminare col numero 175 a f. 186. Il quaderno che occupa i ff. 29-36 è evidentemente stato aggiunto in un secondo momento tra il foglio che porta l'indicazione 'foo 25' e quello numerato 'foo 26'. La terza

numerazione (barrata su ogni carta) parte da f. 187 col numero 176: è stata probabilmente attribuita al codice dopo l'aggiunta della sezione D alle porzioni A e C e prima dell'inserimento della sezione B. Questa terza numerazione presenta un errore: la carta che segue il f. 269 (f. 280 della numerazione principale) porta il numero 290, condizionando così l'attribuzione dei numeri ai fogli successivi.

Secondo Derolez sono almeno tre le mani di scrittura: la prima, una 'textualis formata' spigolosa e abbastanza compressa, verga le sezioni A e B; la seconda, una 'cursiva formata' dall'asse piuttosto verticale, realizza il testo e, in modulo ridotto, il commento. Una terza mano, una 'cursiva formata' alquanto trascurata, è responsabile della sezione D.3

Piatti lignei rivestiti con pelle di capra a sua volta coperta da velluto viola; due fibbie. Su entrambi i piatti presenti cinque borchie e coperture sui quattro angoli, il tutto in metallo dorato. Sul piatto posteriore è scritto in un rettangolino di pergamena contornato dallo stesso metallo dorato delle borchie: «Rethorica T. vetus et nova cum suo libro de oratore et quibusdam aliis».

L'intero codice è caratterizzato dalla presenza di iniziali e segni paragrafali decorati, oltre che di bande marginali a motivi floreali; ogni sezione si caratterizza poi per specifiche ornamentazioni.4 La

sezione più riccamente decorata è la C; da segnalare in particolare le due miniature a tutta pagina presenti a f. 37v e 80v. La prima raffigura un docente (probabilmente Cicerone) mentre tiene lezione a un gruppo di studenti. La seconda, invece, raffigura un pittore al lavoro nel proprio studio. Erano previste altre miniature, che però non sono state realizzate, ai ff. 112v, 128v e 135r.

Il manoscritto fu eseguito verso la fine del secolo XV (dopo il 1486, dato che i testi di Ermolao Barbaro — f. 31v — risalgono a tale anno) per ordine di Raphael de Mercatellis (Bruges, 1437 circa – 1508), noto bibliofilo, il cui stemma compare ai ff. 38r, 81r, 113r, 192r. Secondo Ward, il testo delle Recollectę di Guarino tramandato da G è stato copiato fra il 1486 e il 1487 da un'edizione a stampa.5 Al

riguardo è opportuno ricordare che «Verso la fine del Quattrocento, Raphael de Marcatel [...] aveva una imponente collezione di manoscritti copiati, in parte da edizioni a stampa, nella quale trovavano posto molti scritti degli umanisti italiani. Questi manoscritti oggi sono conservati non solo a Ghent, ma anche

3 Derolez 1979, p. 143.

4 Per una precisa analisi di tale decorazione si veda Derolez 1979, p. 143. 5 Ward 1995a, p. 113.

LXVII

Holkham Hall, Haarlem e Siviglia».6 Figlio bastardo del duca

Filippo il Buono di Burgundia, egli fu, tra l'altro, vescovo di Roses (Siria) e abate del monastero di Saint Bavon di Bruges.7

Il commento di Guarino alla Rhet. Her. principia adespoto e anepigrafo a f. 113r («Volebant maiores in exponendis libris multa inquirere ...») e termina a f. 186r («... hanc artem ad exercitationem accomodari oportere et item nunc finit in exercitacione»); esso è posto attorno al testo della Rhet. Her.

Il codice contiene inoltre:

f. 1r-11v: PS. CICERONE, tit.: Liber de proprietatibus terminorum Ciceronis iuxta ordinem alphabeti compendiose editus incipit feliciter, inc. «Inter polliceri et promittere hoc interest ...», expl. «... vesperum neutri generis secunde declinationis». Liber de proprietatibus terminorum Ciceronis finit feliciter.

ff. 11v-13v: PS. LORENZO VALLA; tit.: Laurentii Valle rethoris De ratione dicendi precepta ad orationem ornate componendam feliciter incipiunt. Prima regula, inc. «Maiores penes nostros ea prope modum ...», expl. f. 13r «... si dederis te et perdoctum et perfacundum efficient». Segue senza interruzioni il testo dello Pseudo Valla, ai ff. 13r - 13v, un elenco di sinonimi disposti su tre colonne.

ff. 14r-22r: PS. CICERONE, Synonima, inc. «Cicero Lucio Vecturio suo salutem. Collegi ea que pluribus modis ...», expl. «... sed continuo memorie et animo insedet». Explicit quod repperi de Synonimis M. T. Ciceronis.

ff. 22v-25v: PS. CICERONE, Differentiae, inc. «Inter altaria et aras interest quia altaria ...», expl. «... et ulcus levitatis plage enim verbera dicuntur». Expliciunt differencie Ciceronis. In rebus feliciter.

ff. 29r-31v: Oratio Hermolai Barbari Zac(harie) f(ilii) legati Veneti ad Federicum imperatorem et Maximilianum regem Romanorum principes invictissimos, inc. «Postquam littere tue sacer imperator iocundissimum reipublice nostre ...», expl. «... et amplitudinem sacratissimum nominis vestri promptas expositas et dicatas esse doceamus. Acta in Nonas Augusti ad Brugas sive Sesoriacum MCCCCLXXXVI».

f. 31v: Hermolaus Barbarus I(ohanni) Carondeleto supremo regis Romani secretario salutem p. d., inc. «Orationem a me nudius quartus habitam ad principes ...», expl. «... eam facturus sum id libenter quam qui maxime desideret. Ex Brugis, pridie nonas augusti 1486».

6 Kristeller 1990a, p. 83.

7 Sua madre (il cui nome è ignoto) era sposata con un membro della famiglia

veneziana Marcatelli, stabilita per motivi commerciali a Bruges. Raphael studiò teologia all'Università di Parigi e successivamente divenne monaco presso l'abbazia benedettina di Saint-Pierre a Ghent. Nel 1463 divenne abate di San Pietro a Oudenbourg e in quest'epoca il Mercatelli cominciò a costituire la propria biblioteca. Per un'informazione esaustiva sulla vita di Raphael de Mercatellis e sui suoi libri si vedano Derolez 1979, pp. 1-7, e Smeyers 1998, pp. 53- 54.

LXVIII

ff. 31v-32r: Responsio extemporanea domini Anthonii abbatis Admontensis nomine S. E. maiestatis et invictissimi Romanorum regis, inc. «Luculentam ac splendidissimam orationem vestram magnifici Veneti oratores gratanti ...», expl. «... semper bonos nomenque tuum laudesque manebunt».

ff. 32r-32v: Epistola responsalis Iohannis Carondeleti serenissimi Romanorum regis cancellarii spectabili et clarissimo domino Hermolao Veneto, inc. «Reddita est michi oratio quam prestantia tua superioribus diebus ...», expl. «... adiuvante domino Deo qui prestantiam tuam bene et fauste conservare dignetur. Brugis nona augusti».

f. 32v: «Idibus Augusti. Hermolaus Barbarus a rege Romanorum Maximiliano Federici Cesaris patris sui iussu eques auratus Brugis creatus est et aurea veste donatus una cum prestanti collega suo Dominico Trivisano».

ff. 37r-112r: Marii Fabii Victorini rhetoris in rhetoricis Ciceronis Liber primus incipit, inc. «Omnis quicunque incipit cuiusque generis orationem ...», expl. «... sed ad res ipsas quandam gestione proveniunt». Questo commento incornicia il testo del De inventione ciceroniano, che principia a f. 38r.

ff. 189r-190r: Clarissimi et eloquentissimi rhetoris Omniboni Leoniceni oratio De laudibus eloquentie feliciter incipit, inc. «Quantum admirationis habeat eloquencia Vincentini cives ...», expl. «... ex quibus sibi patrieque sue fructus uberrimos consequentur». Dixi.

ff. 191r-191v: OGNIBENE DA LONIGO, Prefatio eiusdem in Marci Tullii oratorem, inc. «Quantum Ciceronis orator scriptis omnibus non ...», expl. «... de illo indicaverimus erudicionis nostre testimonium esse putemus». Finis Prefationis.

ff. 192r-339v: Omniboni Leoniceni rhetoris clarissimi in Marci Tullii oratorem ad Q. fratrem commentarium feliciter incipit, inc. «Cogitanti michi sepenumero huc in principiis librorum ...», expl. «... liberemus translatio ab oratore qui boves finito opere disiungit ab aratro». M. T. C. hoc de oratore opusculum una cum commentario Omniboni Leoniceni Rhetoris prestantissimi in eundem feliciter finit. Il commento è posto attorno al testo del De oratore ciceroniano.

LXIX Versione I(b): B, Ma, Mb, O, Sg, Pa

B) BASEL, Öffentliche Bibliothek der Universität

(Universitätsbibliothek), F V 32.8

Cart. (non compaiono filigrane), ff. 211 (numerazione moderna in cifre arabe nell'angolo in alto a destra del 'recto' dei fogli; bianchi i ff. 1v, 14rv – questi rappresentano le due metà di un bifolio aggiunto per consentire l'inserimento dell'indice a f. 1r –, 52r, 137rv, 150v, 188v-211v); mm 315 x 220. Coperta del sec. XV in legno rivestita con pelle di colore rosso lampone sul dorso e sulle parti ad esso prossime dei piatti; fermaglio sul margine; tracce solo parzialmente leggibili di quel che doveva essere il titolo del codice sul piatto anteriore («Rhetorica Ciceronis. Virgilii ...»).

Manoscritto del terzo quarto del sec. XV, esemplato da vari amanuensi. L'indice a f. 1r (che segnala solo i commenti alla Rhetorica ad Herennium, all'Eneide e alle Bucoliche) fu vergato da Johann Rudolf Faesch (1758-1817) e contiene una correzione («Virgilii» su «Ciceronis») apportata da Franz Dorotheus Gerlach (1793-1876).9

I ff. 2r-51v e 98v-136v sono della mano di Bernhard Öiglin:10 una

scrittura a tutta pagina, umanistica con alcuni elementi ancora gotici come il frequente netto spezzamento del tratto e conseguente effetto di chiaro-scuro (in particolar modo nelle lettere 'd', 'e', 'g', 'r'), oppure come il raddoppiamento del tratto nelle lettere 'c' e 't' capitali. Il 'ductus' è posato e la pagina curata, con buona spaziatura tra le righe e tra le parole; ampi margini. mm <225/240 x 140/160> (50 righe per foglio per la prima sezione esemplata dall'Öiglin, 61/63 per la seconda).

Un'altra mano ai ff. 53r-98r e 138r-150r: umanistica corsiva a tutta pagina, mm <220 x 160> (53/65 righe per carta); i lemmi sono

8 Descritto dettagliatamente nel catalogo dattiloscritto presente nella biblioteca

conservatrice del codice (Handschriften – beschreibungen. Abteilung F V), dal quale attingo gran parte dei dati; cenni in Kristeller 1990, p. 69; citato in Steinmann 1998, p. 377.

9 Nato nel 1793 a Wolfsbehringen (ducato di Gotha) e morto nel 1876 a Basilea.

Dopo il liceo a Gotha (1810-13), Gerlach studiò teologia e scienze dell'antichità a Gottinga (1813-16), conseguendo il dottorato nel 1817. Insegnò alla scuola cantonale di Aarau (1817-19), poi fu docente di storia presso il liceo umanistico di Basilea (1819); in seguito fu professore ordinario di lingua e letteratura latina all'Università di Basilea (1820-75), istituto del quale fu inoltre rettore per cinque volte. Fu anche responsabile della biblioteca universitaria (1830-66) e cofondatore del seminario filologico pedagogico sempre presso l'Università di Basilea (1861). Pubblicò numerose opere riguardanti la storia antica (vedi Dill Dss).

10 Umanista, giurista e figura di spicco dell'Università e della Chiesa di Basilea,

morì nel 1505, mentre le prime notizie al suo riguardo risalgono al 1465 (v. Scarpatetti 1977, p. 253).

LXX

talvolta realizzati in caratteri capitali ed evidenziati in inchiostro rosso o violaceo.

Sono opera di una terza mano, una corsiva di area francese anch'essa ascrivibile al terzo quarto del sec. XV, i ff. 151r-188r; scrittura a tutta pagina, mm <22,5 x 14,5> (38/49 righe per foglio).

I pochi versi virgiliani annotati a f. 52v sono da attribuire ad altra mano ancora, un'umanistica corsiva.11

Rare le annotazioni marginali, quasi sempre di una parola o poco più; appartengono alla seconda mano quelle che si incontrano a f. 98v e seguenti e ai ff. 151r-188r.

Il testo delle Recollectę guariniane, adespoto e con titolo (Commentaria in Ciceronis Rhetorica ad Herennium) aggiunto da Remigius Faesch,12 si legge ai ff. 2r-51v: inc. «<S>olebant maiores in

exponendis libris proponere quedam extrinseca et intrinseca sive quedam ad esse sive ad bene esse», expl. «nam in fine exordii dixit ad exercitacionem hanc artem accommodari oportere et item nunc finit in exercitacionem».

Il codice contiene inoltre:

ff. 53r-150r: Servii Honorati grammatici commentaria in libros Aeneidos Virgilii (titolo di Remigius Faesch), inc. «In exponendis autoribus hec consideranda sunt», expl. «cum quo adhuc habitare nature legibus poterat». Servii Honorati grammatici commentarium in libros Virgilii finit Basilee undecima iulii anno lxviii.

ff. 151r-170r: SERVIO, Commentaria in Bucolica Ciceronis (titolo di Remigius Faesch con il medesimo errato scambio fra Cicerone e Virgilio presente nell'indice di f. 1r), inc. «<B>ucolica ut ferunt dicta sunt», expl. «in scribendis Bucolicis». Finit Servius in Bucolicon.

ff. 170vr-188r: SERVIO, Commentarii in Vergilii Georgica (frammento: fino a II, 301), inc. «<V>irgilius in operibus suis diversos sequutus est poetas», expl. «ager colendus est. Ferro lede».

Il codice appartenne alla biblioteca di Remigius Faesch, la quale, nel 1823, venne acquisita da quella dell'Università di Basilea:13 lo

testimonia il timbro del Museo Faesch a f. 2r, dove pure compare quello della Biblioteca Universitaria di Basilea.

11 Aen. VI, 365-366 («Eripe me his ... require Velinos») e VI, 617-618 («sedet

eternum que sedebit / infelix Theseus»).

12 Nato a Basilea nel 1595 e morto nella stessa città nel 1667, dal 1614 al 1616

studiò a Ginevra, Bourges, Parigi e Marburgo. Conclusi gli studi a Basilea, intraprese un viaggio in Italia (1620-21). Dottore in diritto nel 1628, divenne professore di 'Institutiones' (1628), di 'Codex' (1630) e di 'Pandette' (1637). Fu consigliere dei duchi von Württenberg e dei margravi von Baden-Durlach. Rettore dell'Università di Basilea (1637-38, 1649-50, 1660-61), fondò la collezione artistica divenuta celebre come Gabinetto Faesch e un giardino botanico (vedi Bühler Dss).

LXXI

Ma) MÜNCHEN, Bayerischen Staatsbibliothek, Clm. 378.14

Cart. (filigrana simile a Briquet 11697: Basilea 1431, var. id. San Gallo 1431, Eccloo — Belgio — 1432, Colmar 1434), IV + 82 + III' (numerazione probabilmente coeva alla stesura del testo, in cifre arabe e inchiostro simile a quello del testo, posta nell'angolo in alto a destra di ciascun 'recto'; tra i ff. 35 e 36 una carta è stata saltata da chi ha posto la numerazione); mm 235 x 167 circa, mm <153/154 x 95/96> circa, rigatura a matita, scrittura a tutta pagina di 36 righe. Una sola mano: un'umanistica dall'asse scrittorio verticale; lettere per lo più separate l'una dall'altra, modulo ridotto al punto da rendere talvolta difficoltosa la lettura; inchiostro marrone.

Sul 'recto' del primo foglio di guardia anteriore è disegnata una sorta di labirinto a cerchi concentrici; sul 'verso' del quarto foglio di guardia anteriore si legge «Guarini Veronensis commentarii in libros ad Herennium».

Coperta lignea rivestita di pelle apparentemente di daino, con fibbia metallica ancora funzionante. Sul contropiatto anteriore un 'ex libris' che riproduce uno stemma con la dicitura «Ex Bibliotheca Serenissimorum Utriusque Bavariae Ducum. 1618».15

Il manoscritto contiene esclusivamente il commento guariniano alla Rhet. Her., che principia a f. 1r («Volebant maiores in exponendis libris proponere quedam extrinsica et intrinsica sive quedam ...») e termina a f. 82r («... ad exercitationem hanc artem accommodari oportere et item nunc finit in exercitatione». Laus tibi sit Criste quoniam liber explicit iste. Expliciunt recollecte rethorice sub clarissimo viro Guarino Veronensi gramatice professore composite. Finis adest vere, precium vult scriptor habere. Laus Deo Patri).

L'iniziale di ognuno dei quattro libri è decorata (realizzata in inchiostro blu la prima lettera dei libri I e II, in rosso quella di ciascuno degli altri due); l'intera prima riga dei libri I, II e III presenta lettere di modulo ingrandito (nel libro IV solo la parola iniziale). Presenti nel testo segni paragrafali in rosso e in blu.

Note a margine di due mani almeno: una sembra la stessa che verga il testo del commento, l'altra, invece, è un'umanistica più tonda e con lettere di modulo maggiore, che realizza anche qualche 'manicula' e alcuni segni paragrafali in inchiostro marrone più scuro rispetto a quello del testo del commento e delle altre note. Tali segni paragrafali in marrone rimandano a note marginali estremamente brevi.

Il codice appartiene alla sezione più antica della Hofbibliothek, che fu fondata nel 1558, ed è possibile che sia entrato a farne parte tra la data di fondazione e il 1571.16

14 Il codice è semplicemente registrato in Catalogus 1892, p. 100.

15 La riproduzione di tale ex libris in Die Exlibris 1972, p. 53 e alle pp. 21-22 la

relativa descrizione.

LXXII

Mb) MÜNCHEN, Bayerischen Staatsbibliothek, Clm. 28137.17

Cart. (bianchi i ff. 1v, 4rv, 18v, 19rv, 59v, 121v, 128r, 184r-189v, 231r-237v.), 237 (due numerazioni: una, corretta, moderna, e una antica in cifre arabe che, con alcune incoerenze — dovute anche a perdita di fogli —, occupa i ff. 5-232 della numerazione moderna); quattro tipi di filigrana: fiore, simile a Briquet 6600 (Milano 1480 ― varianti identiche Cremona 1484 e Pavia 1487―); lettera D: Briquet 8125 (Basilea 1468? con molte varianti); lettera S: Briquet 9050 (Pavia 1468-1473, variante simile Milano 1478); testa di bue, simile a Piccard VII 913 (1469-1473: Magonza, Veldenz, 1471-1474: Hessen, Schwerin i. M.); le filigrane coprono dunque l'arco cronologico compreso fra il 1460 e il 1484. mm 280 x 195, specchio scrittorio variabile a seconda delle mani, disposto a tutta pagina ai ff. 2r-59r e 190r-230v, su due colonne ai ff. 60r-183v. Hauke riconosce cinque mani di scrittura, ognuna delle quali è definita 'bastarda cursiva': 5r-18r, 20r-59r, 20r-59r, 60ra-111v, 112ra-183vb, 190r-230v.18 Le

rubriche ai ff. 60r-183v sono colorate alternatamente in rosso e blu. A f. 1r si leggono varie scritture di diverse mani (alcune in tedesco): «Commentaria Guarini super nova rethorica Tullii cum aliis in pren(?) content(?)»; «Liber Carthusensium». Presente anche una nota di possesso: «Liber Carthusiensium in Buchshaim prope Memmingen proveniens a confratre nostro domino Hilprando Brandenburg de Bibraco donato sacerdote continens plura opera sequenti folia (sic) conscripta. Oretur pro eo et pro quibus desideravit». Tale indice (coevo al resto del codice) si trova ai ff. 2r- 3v.

Coperta lignea rivestita esternamente sui piatti in pergamena scura, con borchia centrale al centro del piatto anteriore; una borchia era presente anche su quello posteriore ma ne rimane solo l'impronta; sul piatto anteriore si trovano due ganci in metallo ai quali andavano ad agganciarsi i lacci che partivano dal margine del piatto posteriore, dei quali rimane oggi solo l'attaccatura.

Il commento di Guarino (incompleto: manca ad esempio buona parte del commento al libro I) principia a f. 5r («Volebant maiores in exponendis libris proponere quedam extrinseca et intrinseca ...») e si conclude a f. 59r («... nam in fine exordy dixit ad exercitacionem hanc artem accommodari opportere et item nunc finit in exercitationem». Amen. Expliciunt recollecte rethorice sub clarissimo viro Guarino Veronensi gramatice professore composite et cetera. Laus Deo): in questa sezione del codice minime sono le note marginali; inchiostro bruno, molti segni paragrafali e sottolineature in rosso; l'iniziale di ciascuno dei quattro libri del commento è realizzata in rosso e in modulo decisamente ingrandito (nei primi tre libri anche

17 Approfonditamente descritto in Hauke 1986, pp. 39-45; si veda anche Fedwick

1996, p. 528. Cenni in Kristeller 1991, p. 530.

LXXIII

le prime parole sono in caratteri ingranditi); mm <224/225 x 123/124> circa; rigatura a colore, 48 righe per foglio.

Il codice contiene inoltre:

ff. 60ra-63vb: GASPARINO BARZIZZA, De elocutionis compositione, inc. (manca l'inizio del testo) «sine compositione ellegantia aut verborum ...», expl. «... omnem sane eloqutionis dignitatem perturbabit». Deo gratias amen.

ff. 63vb-68va: GASPARINO BARZIZZA, orazioni: 1. Gasparinus Pergamensis ad Alexandrum quintum pontificem Romanum oratio congratulatoria sui pontificatus incipit [una mano più tarda ha aggiunto: Extat et alia ad Martinum papam quam ego aliquando habui], inc. «Cum omnes qui tuam adeunt sanctitatem pater beatissime studeant ideo se tibi acceptos videri ...». 2. (f. 64vb) Ad Ferdinandum serenissimum regem Aragonum congratulatoria sue regie creationis oratio Gasparini Pergamensis incipit [la stessa mano che fa una giunta alla rubrica della precedente orazione, qui aggiunge: Imo ad Alphonsum. Neque tempore suo fuit rex Ferdinandus sed Ampholsus (sic) tempore Gasparini et Philippi ducis cum rege Navarra et ministro sancti Jacobi captivus fuit quod ego in hac urbe et Mediolani vidi], inc. «Vellem hoc die rex clarissime ea michi vis ingenii ...». 3. (f. 65vb) Ad illustrissimum regem Cipri Januem Zachetum de laudibus regie originis ex suarum virtutum (sic) oratio Gasparini Pergamensis incipit, inc. «Si recte a nostris maioribus illustris rex et princeps ...», expl. «... domum meam quam gratissimus esse videor». 4. (f. 66vb) Ad eundem regem laudatoria oratio Gasparini Pergemensis incipit, inc. «Tandem rex serenissime quod a superis immortalibus semper votis ...». 5. (f. 67va) Ad Philippum Mariam clarissimum ducem tercium Maediolani laudatoria cum admonitione oratio Gasparini Pergamensis incipit, inc. «Quantum tue felicitati [corretto in: tue ferrocie atque] gratuler illustrissime dux ...», expl. «... ac bonarum omnium dignitati salutique consules».

ff. 68vb-71va: lettere e orazioni (fra cui alcune Familiari di Cicerone: I, 3; I, 6; II, 2; VI, 16; VII, 7; VII, 14; VII, 31): 1. (f. 69ra) IOANNES SARESBERIENSIS, Policratici sive De nugis curialium et vestigiis

philosophorum libri VIII (solo un frammento di IV, 6), inc. «Filium michi genitum scito quod quidem diis gratias habeo non proinde ...», expl. «... rerum istarum susceptione. Vale». 2. (f. 69rb) inc. «Etsi hoc meum ineptum dicendi genus ...», expl. «... et fidelem optimumque censeas servum esse». Idibus Januarii 144. Finis. 3. (f. 70ra) PS. ESCHINE (Pietro Marcello? Nel codice l'autore viene così indicato: Heschines),19 inc. «Reminiscor Athenienses Alexandrum

hac vestra in urbe ...», expl. «... supplices qui invenerit». Finis. 4. (f. 70ra) PS. DEMADE (Pietro Marcello? Nel codice l'autore viene così