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S TUTTGART , Württembergische Landesbibliothek, ms Donaueschingen 12

Cart. (filigrane: una riproduce una B maiuscola con estremità arricciate, simile ai tipi Piccard-Online Nr. 26840, 16841, 26859, che rimandano tutti a Pavia, rispettivamente agli anni 1454, 1453 e 1454- 1455; un'altra filigrana ― assimilabile al tipo 'chapeaux' di Briquet ―, presente ad esempio a f. 1, irreperta nei cataloghi), ff. I + 158 (bianchi i ff. 81v, 103v, 133v, 142v-143v; numerazione moderna nell'angolo superiore destro del 'recto' dei fogli; in alto a destra del 'recto' di alcuni fogli e in basso a sinistra del 'verso' di altri sono presenti numeri in cifre romane, spesso leggibili solo in parte a causa della rifilatura delle carte); mm 279 x 205 circa (scrittura sempre a tutta pagina; ff. 1r-81r mm <164/170 x 121/124>, specchio a matita, talvolta visibili le righe, 27/34 righe per foglio; ff. 82r-103r mm <174/178 x 108/111>, rigatura verticale a secco, orizzontale a inchiostro, 38/40 righe per foglio; 104r-133r mm <176/178 x 108/111>, rigatura a inchiostro, 39 righe per foglio; 134r-142r mm <188 x 113> rigatura a inchiostro, 29/31 righe per foglio; 144r-150v mm <210 x 138> rigatura (solo verticale) a secco, 36/40 righe per foglio; 151r-157v mm <179/181 x 109/110> rigatura a matita, 35/37 righe per foglio). Sul foglio di guardia si legge «Etsi negociis. Comentarium rethoricorum Guarini» e, più sotto, quella che dovrebbe essere un'antica segnatura: «IV. 158». Diverse mani di scrittura, tutte quattrocentesche: quella che redige il commento guariniano è un'umanistica minuscola dal tratteggio sottile, 'ductus' estremamente posato, asse verticale. L'inchiostro, soprattutto in coincidenza di tratti sottili come il 'titulus' usato come segno di abbreviazione, è talvolta svanito. La sezione del manoscritto contenente le epistole di Barzizza e il commento a Terenzio sembra

97 Ferrari 1981, p. 258 (si veda pure il rimando bibliografico a Speroni 1976). Con

una e-mail la prof. Ferrari, che ringazio, mi ha ulteriormente chiarito la sua teoria al riguardo: ella parte da un codice scoperto da Capra e di cui questi parla in una lettera menzionando Fortunaziano (la vicenda è ampiamente esposta in Billanovich 1962). La Ferrari ipotizza che tale manoscritto contenesse Fortunaziano — Severiano, come quello del Petrarca di cui si discute in Billanovich 1962. Si aggiunga poi che molti testi di S. Maria Incoronata derivano da quelli degli arcivescovi di Milano: da qui l'ipotesi relativa all'Ambrosiano A 36 inf.

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essere stata aggiunta in un secondo momento al resto del codice. Lo suggerisce il tipo di carta, differente rispetto a quello della parte precedente del manoscritto.

Ai ff. 134r-150v rubriche e iniziali delle epistole in rosso; a f. 144r figurano pure segni paragrafali in rosso.

Coperta lignea rivestita esternamente in pelle marrone; cinque borchie su ciascuno dei piatti; presenti due fibbie metalliche per chiudere il codice. Due etichette incollate sul piatto anteriore: una, parzialmente lacerata, porta la scritta «Commentarium rethoricorum Guarini», un'altra (pergamenacea) invece «OVI».

Il commento di Guarino inizia adespoto ed anepigrafo a f. 1r («In exponendis libris tria potissimum premitti solent ...») e termina a f. 81v (Rhet. Her. III, 10, 18: «... 2o concludit affectionem. Ibi 2a: hec

dispositio locorum. Prima in duas, primo dat dotrinam»). Il codice contiene inoltre:

ff. 82r-99v: CICERONE, Orationes I-IV in Catilinam, inc. «<Q>uousque tandem abutere Cathelina ...», expl. «... quoad vivet defendere et per se ipsum prestare possit». Tulius optimus retor.

ff. 100r-100v: PS. SALLUSTIO, In M. T. Ciceronem declamatio, inc. «<G>raviter et iniquo animo maledicta tua ...», expl. «... neque in hac neque in illa parte fidem habens et cetera». Tulius eloquentissimus optimus rethorum.

ff. 101r-103r: PS. CICERONE, In Sallustium declamatio, inc. «Ea demum magna voluptas est C. Sallusti ...», expl. «... si qua ego honeste effari possim etc.». [est] Est finis. Deo laus gloioseque (sic) matri eius.

ff. 104r-133r: CICERONE, Verrinae precedute dalla Divinatio; tit.: Tribus rebus adduceretur ut hanc accusacionem vel pocius ut inquit defensionem susciperet ostendit et cetera, inc. Divinatio «<S>i quis vestrum iudices aut eorum qui horum tempore ...», expl. Divinatio (f. 111v) «... vobis placuisse neque ordini vestro placere arbitretur providete». Et sic est finis primi libri. M. Tulii De accusatione liber primus explicit. Incipit 2us, inc. actio I (f. 111v) «<Q>uod erat

hortandum maxime iudices et quod unum ad invidiam ...», expl. actio I (f. 111r) «... vacuosque dies habuissemus tamen oratione longa nichil opus fuisse. Dixi». M. T. Ciceronis in Verrem explicit. Incipit tercius de pretura urbana feliciter, inc. actio II (f. 118r) «<N>eminem vestrum ignorare arbitror iudices hunc per hosce dies sermonem ...», expl. actio II (II, 1, 111) «... fecit heredem filiam. Iam hoc magnum iudicium hominum de istius singulis».

ff. 134r-142r: CICERONE, Espistulae ad familiares (lib. X, 1-20), inc. «M. C. Planco s. d. Et abfui proficiscens in Greciam et postea quam de meo ...», expl. «... tu si recte istic erit minora et graviora cognosces. IIII kalendas iunii».

ff. 144r-150v: GASPARINO BARZIZZA, tit.: Epistule Gwasparini (sic), inc. «Gaudeo plurimum ac letor in ea te ...», expl. «... bello propter melior fuit. Vale. (?) Non».

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ff. 151r-157r: ANONIMO BRUNSIANO (?),99 commento alle

commedie di Terenzio, inc. «<N>ota quod tria erant loca in quibus antiquitus [habebant] fiebant ludi ...», expl. «... Phormio succedens fabula sexta datur».

ff. 158rv: TERENZIO, brani dell'Andria, inc. «Symus (sic): Serviebas liberaliter quod habui summum precium persolvi ...», expl. «... (?)aciam Hercle sedulo».

Il codice dovrebbe provenire dalla biblioteca della Benediktinerabtei di Sankt Georgenberg-Fiecht (Austria, Tirolo),100

come testimoniato dalle note di possesso a f. 1r (nella forma «Monasterii Montis S. Georgi»), 2r e 157v (nella forma «Ad bibliothecam monasterii Montis S. Georgii 1659»). Le medesime note di possesso (sovente con la stessa data, 1659) sono presenti infatti in altri manoscritti conservati presso tale biblioteca, come, per esempio, i mss. 53, 130, 141, 177, 183 (quest'ultimo è stato copiato a Pavia nel 1466).101 Oltre all'origine pavese delle filigrane,

supporta l'ipotesi di una provenienza italiana, e pavese in particolare, quanto afferma Kristeller: «La biblioteca dell'abbazia di Fiecht in Austria possiede un nucleo di manoscritti, comprese alcune rare opere di Petrarca, che l'abate fece copiare nel Quattrocento in Italia settentrionale».102

Il codice è appartenuto in un secondo momento alla Fürstlich Fürstenbergische Hofbibliothek di Donaueschingen (Germania); nel 1993, infine, il Land del Baden-Württemberg acquistò i manoscritti di tale biblioteca, destinando quelli latini e quelli tedeschi posteriori al 1500 alla Württembergischen Landesbibliothek di Stoccarda, quelli in tedesco anteriori al 1500 alla Badischen Landesbibliothek di Karlsruhe.103

Fr) FIRENZE, Biblioteca Riccardiana, 681.104

Cart. (non compaiono filigrane), ff. II + 150 + II' (numerazione a stampa in cifre arabe poste nell'angolo in alto a destra di ogni 'recto'; bianchi i ff. 149v-150v); mm 230 x 164, <170 x 93>, a piena

99 Cfr. Riou 1973 e in REMACCLA la scheda al seguente indirizzo web:

http://remaccla.unibg.it/unibg/catalogo.nsf/Schede+per+Vita/E6D3882AA163 71BEC1257052006371F7?OpenDocument&ret=Schede+per+Vita

100 Sulla storia di questo monastero e della sua biblioteca si vedano almeno Huter

1978, pp. 524-525, e il sito internet http://www.st- georgenberg.at/bibliothek.phtml

101 Kristeller 1990a, p. 92. 102 Kristeller 1990a, p. 84.

103 Sull'acquisizione dei codici di Donaueschingen da parte della

Württembergischen Landesbibliothek: Heinzer 1995 e http://www.wlb- stuttgart.de/sammlungen/handschriften/bestand/donaueschingen/standorte/

CXII

pagina di 30 righe; rigatura a inchiostro. Richiami verticali alla fine dei fascicoli. Umanistica minuscola elegante dall'asse verticale; i legamenti tra lettera e lettera sono poco enfatizzati. Realizzazione curata della pagina; inchiostro marrone scuro, conservatosi molto bene; a margine alcune annotazioni nel medesimo inchiostro (ma in certi casi in rosso) e della stessa mano del commento; fanno eccezione certune, come quelle ai ff. 10r, 11v, 12v, 15r, che sembrano essere di mano di Girolamo Lagomarsini.105 Coperta in cartone

rigido rivestito sui piatti in pergamena; titolo sui tre tagli.

Il codice contiene esclusivamente il commento di Guarino che, col titolo Comentum sive recollectę sub Guarino super artem novam M. T. C., inizia a f. 1r («In exponendis auctorum libris tria potissimum premitti solent ...») e termina a f. 149r («... unde Demosthenes: urisis etera fisis, id est exercitatio est altera natura»). A f. 149r è presente il 'colophon' seguente: Rhetoricorum fęliciter recollecte expliciunt sub Guarino. Quas recollectas transcripsit presbiter Nicolaus olim Iohannis Bertini de Piscia [«Nicolaus olim Iohannis Bertini de Piscia» depennato] pro se suisque successoribus, anno Domini MCCCCLXXXI, die vero tertia mensis Augusti. Sorte beatorum scriptor libri potiatur, Morte dampnatorum raptor libri moriatur. Il nome del medesimo copista si incontra nella sottoscrizione del cod. R Aa 4/6.2 della Lehrerbibliothek des Christianeums di Altona (Germania), contenente Epistolarum libri VIII di Leonardo Bruni: «Nicolaus Joannis Bertini de Piscia huius operis transcriptor fuit anno Domini MCCCCLXXIII, die vero XVII mensis septembris».106 Il codice

riccardiano è registrato nell'inventario della Biblioteca Riccardiana del 1810,107 mentre è assente dal catalogo del Lami del 1756:108 è

105 Nato nel 1698 presso Cadice da padre genovese e morto nel 1773 a Roma.

Gesuita dal 1713, insegnò grammatica ad Arezzo e, divenuto sacerdote, pure retorica, prima nella stessa città, poi a Prato, Firenze. A Roma ebbe una cattedra di letteratura greca presso l'Università Gregoriana. Studiò in particolare Cicerone: dedicò trent'anni circa al progetto di una nuova edizione delle opere ciceroniane da eseguirsi sui codici conservati nelle biblioteche Riccardiana, Medicea Laurenziana e in altre di Firenze. Le lezioni del testo da lui raccolte sono consevate in numerosi volumi nella Biblioteca Vaticana (v. Enciclopedia Italiana 1933 e Arato 2004). L'attribuzione delle note citate al Lagomarsini è conseguenza del confronto paleografico con le glosse del cod. Ricc. 575 (già M III 26), dichiaratamente di mano del latinista.

106 Vedi Kristeller 1983, p. 448. Fr presenta tratti di affinità con il codice 576 della

Biblioteca Riccardiana, databile anch'esso alla seconda metà del secolo XV (Kristeller 1963, p. 193). I due manoscritti hanno uguali il formato, il supporto, l'impaginazione. Questo codice, come Fr, figura in Inventario e stima 1810, p. 16, non nel precedente catalogo del Lami (Lami 1756), e ha una numerazione recente a stampa nell'angolo in alto a destra del 'recto' di ogni foglio. Sul 'verso' della guardia anteriore è scritto: «Di m. a Lessandra de' Miniati». Quel che importa qui mettere in luce è che nella sottoscrizione del f. 48r., «Laus Deo meo. Per me Nicolaum B.»: il nome del copista ricorda quello dell'amanuense del ms. 681, Nicolaus Bertini, anche se la formula è diversa da quella usata da quest'ultimo nel Riccardiano 681 e nel menzionato codice di Altona.

CXIII

probabile quindi che il manoscritto sia entrato a far parte della biblioteca nel lasso di tempo intercorso fra le redazioni dei due cataloghi.