• Non ci sono risultati.

V ENEZIA, Biblioteca Nazionale Marciana, lat XIII 84 (3997)

Cart. (tre tipi di filigrane: ff. 1-20 e 32-111, simile a Briquet 2679; ff. 23-30 irreperta, raffigurante un drago di profilo con tre creste che emergono dal dorso, una più piccola dalla coda piuttosto squadrata; ff. I' e II': molto simile a Briquet 7491. Alcune delle città nelle quali sono attestate tali filigrane coincidono: si può pensare a una realizzazione in area veneto-emiliana della carta), ff. I + 111 + IV' (numerazione moderna a matita in cifre arabe, posta saltuariamente nell'angolo superiore destro del 'recto' dei fogli; ff. 8v e 84v bianchi); fasc.: 8 V80 + II84 (fascicolo originariamente

almeno quaternione — lo testimoniano le cifre da 1 a 4 al fianco dei numeri di carta — i cui primi quattro fogli sono stati uniti e rilegati a formare il binione visibile oggi. Probabilmente questo fascicolo non era stato completato, come prova il f. 84 che, per gran parte del 'recto' e per tutto il 'verso', è bianco: sono stati tagliati i fogli inutilizzati. Così si spiegherebbe la mancanza della parola guida a fine fascicolo) + I86 (la parola guida a fine fascicolo, abbastanza

scolorita, non coincide però con l’attacco di f. 87r, bensì con quello di f. 95r: «Si Saguntinos») + IV94 + V104 + VIII' (le carte originarie

sono numerate da 1 a 7 in basso a destra del 'recto' dei fogli — ff. 105-111 —, quelle mancanti sono state sostituite dai ff. I', II', III'. A seguire è stato aggiunto il f. IV', di carta di tipo diverso rispetto alle precedenti guardie); mm 237 x 166, <169/172 x 110/115>, scrittura a tutta pagina di 30 righe per foglio sino a f. 84r, 33 da f. 85r; rigatura a secco, margini ampi (nonostante il pressoché costante mancato rispetto di quello destro, la pagina è nel complesso ordinata); assente un apparato decorativo. Una sola mano, umanistica corsiva italiana del sec. XV. In genere viene lasciato uno

53 La presenza di questo testo in questo codice era nota a Nicolas Heinsius (1620-

1681), studioso e filologo olandese (cfr. Munari 1957, p. 103).

54 Cfr. Vitelli 1900, p. 344.

55 Breve descizione in Zorzanello 1981, pp. 567-568; citato pure in Kristeller 1967,

XC

spazio vuoto per i vocaboli greci, colmato da una mano posteriore, quella che appone le note marginali. Queste ultime (in inchiostro rosso solo a f. 85rv) sono presenti soprattutto all'inizio del commento (per lo più una sola parola, a indicare o il nome di un autore o l'argomento cui si fa riferimento nel punto corrispondente del testo) e alla fine (qui invece tendono a fornire la traduzione greca di alcuni termini). Da f. 85r non compaiono praticamente più le sottolineature che, nella parte precedente del testo, distinguono i lemmi. La sezione finale del codice è danneggiata: fori evidenti nell’ultima carta. Coperta in cartone rigido.

In considerazione delle peculiarità nella disposizione del testo, sembra opportuno evidenziare 'incipit' ed 'explicit' del commento a ognuno dei quattro libri della Rhet. Her.:

ff. 1r-40v (libro I): Guarinus in opus retoricum novum, inc. «<S>olebant in exponendis libris preponere quedam extrinseca et intrinseca ...», expl. «... nam qui rem ex nimia festinatione precipitant maturare non dicitur». Il primo libro si interrompe a f. 8r (I, 3, 4): «... id est quid disconveniat hoc modo: cognoscite iudices hunc debere in meas pecunias. Antecede: et invenies paginam sequentem hanc et cetera»; nella metà inferiore di f. 8r, lasciata bianca, è stato scritto 'nihil' e, più in basso, 'vacat' (barrato) e poi 'deest'. Il commento riprende all'inizio di f. 9r (I, 3, 4): «pecunias reddere non enim negat se mutuo accepisse ...».

ff. 40v-76v (libro II): Secundus liber, inc. «In priori libro: habita in primo libro degustatione quadam, nunc exequitur exercitationem ...», expl. «Quoad videbitur: quia non reliquas partes orationis tractabit in tercio, sed transfert in quartum. Elocutionem: ut id quod pro quod qui mas est Ciceronis». A f. 68v una nota marginale (che rimanda a segno posto nel testo fra «Collectione disturbaremus: [...] In aciem cui rei semper fere ars» e «confutandi comparatur. Latiorem locum quia cum ostenderemus alios ...») è segnalata con una 'manicula' che punta uno svolazzo, segno identico a quello che si trova all'inizio di f. 85r, dove appunto la carta principia con «confutandi comparatur. Laciorem locum quia cum ostenderemus alios ...». Questa nota spiega: «Perge et ubi huiuscemodi notam invenies (quia sequitur) legito et quę sunt ad id usque signum cartę vacant omnes».

ff. 76v-84r (libro III): inc. «Nunc earum rerum rationem inveniendarum: transitio color et dicit hoc in superioribus libris», expl. (III, 10, 17): «... faciemus huiusmodi commutationes quando necessitas volet nos de artificioso ordine pre posteritatem» (si incontra questo passo di nuovo a f. 98v: qui, proprio dopo «pre posteritatem», l'inchiostro appare un po' più chiaro sino alla fine del foglio, forse segno di un'avvenuta pausa nella scrittura del testo).

ff. 85r-93r (libro II): inc. (II, 21, 33) «confutandi comparatur. Laciorem locorum: quia, cum ostenderemus, alios occidere potuisse

XCI

excusari ...», expl. «... sed transferet [in quartum] in quintum elocutionem: ut id quod pro [quo] quod qui mos est Ciceronis».

ff. 93r-103v (libro III): inc. «Nunc earum rerum rationem inveniendarum: transitio color et dicit hoc in superioribus libris», expl. «... aut tuo studio defessi nemo enim hortatur nisi quem frigidum sentit».

ff. 103v-111v (libro IV): Liber quartus rethoricae C., De quarta parte rethoricae (titoli aggiunti da una mano successiva, con inchiostro più scuro, sulla riga precedente e nel margine di pagina), inc. «Quoniam in hoc libro: cum Ciceronis tempore omnia fere Graeca tractarentur ...», expl. (IV, 23, 33) «... pro aliquo defuncto exponit

effectum. Subiectio: Gręce quero unde vult probare».

Il codice fa parte del fondo appartenuto al Morelli e da questi donato alla Biblioteca Marciana. Lo testimonia il ms. Marc. it. XI 325 (7136), all'inizio del quale si legge: «Indice delli Codici Manoscritti Latini, Greci, Italiani, ed altri di me Don Giacomo Morelli R. C. Cav. Biblo da esser consegnati alla I. R. Biblioteca di Venezia dopo la mia

morte compilato e scritto di mia mano nel Decembre 1817 e Gennaro 1818». A p. 6 (al numero 32 dell'indice) è presente il codice guariniano (segnato Class. XIII. cod. LXXXIV) così indicato: «Guarini Veronensis Commentarius in Rhetoricam Ciceronis ad Herennium, 4o. chart. saec. XV». Morelli provvide a salvare molti

codici di biblioteche veneziane dalle confische seguite alle soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi e non è da escludere che a M non sia toccata una simile sorte. Apostolo Zeno allegò a una lettera datata Venezia 26 luglio 1707, che indirizzò a Ottaviano Alecchi di Verona, un foglio nel quale forniva alcune notizie a proposito di codici presenti a Venezia. Tra le altre informazioni, lo Zeno annotava: «Nella Libreria dei PP. di S. Giobbe in Venezia v'è un Codice cartaceo in 4. scritto verso la fine del XV secolo, intitolato Guerinus in opus Rhetoricorum novum. Com. Solebant in componendis libris, et cetera».56 Formato e datazione del codice e

titolo e incipit (con la variante 'componendis' in luogo di 'exponendis') del commento coincidono con quelli di M, il quale potrebbe quindi proprio essere il codice menzionato dallo Zeno.

56 Lettera no. 170 edita in Lettere di Apostolo Zeno, pp. 423-427; si veda anche

Giuliari 1876, p. 295. Con la soppressione napoleonica del 1806, la biblioteca di S. Giobbe perse gran parte dei propri libri: «Da S. Giobbe furono tratti, nel 1806, 3675 volumi, di cui 11 manoscritti e 26 edizioni del sec. XV per l'invio a Padova. Nessun libro fu dichiarato di scarto» (Zorzi 1987, p. 518; cfr. pure La Cute 1929, pp. 16, 47). A Padova i volumi vennero concentrati nel soppresso monastero di Sant'Anna in attesa di essere trasferiti a Milano; in realtà, in conseguenza del disinteresse del governo, essi furono assegnati poco per volta a diversi enti e amministrazioni (Zorzi 1987, pp. 358-359; La Cute 1929, pp. 29-34).

XCII Versione II(a): P