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test; et hinc omnia ad ipsam providentiam relata necessitatem ha- bere dicuntur; et merito, quia omnia in Deo sunt Deus, qui est ne- cessitas absoluta. et sic patet quod ea, quae numquam evenient, eo modo sunt in Dei providentia, ut praedictum est, etiam si non sunt provisa, ut eveniant. et necesse est Deum providisse, quae providit, quia eius providentia est necessaria et immutabilis; licet etiam oppositum eius providere potuit, quod providit. nam posi-

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va che nascesse, ciò non aggiungerebbe nulla alla natura umana, così come nulla verrebbe tolto ad essa se quell’uomo non nascesse, come non viene tolto nulla alla natura umana quando muoiono co- loro che sono nati. e questo perché la natura umana complica tanto coloro che esistono, quanto coloro che non esistono e che non esi- steranno, e tuttavia avrebbero potuto esistere. in modo simile, sep- pur potesse accadere qualcosa che poi non accadrà mai, ciò non ag- giungerebbe nulla alla prescienza divina, in quanto essa complica non solo le cose che accadono, ma anche quelle che non accadono, ma possono accadere. come nella materia, pertanto, vi sono allo stato potenziale molte cose che non accadranno mai, così, in senso contrario, tutte quelle cose che non accadranno, ma che possono accadere, se sono presenti nella prescienza di Dio vi sono non allo stato potenziale, ma in atto. Da ciò tuttavia non segue che queste cose esistano in atto. come diciamo, pertanto, che la natura uma- na complica e abbraccia un numero infinito di individui, in quanto complica non solo gli uomini che furono, che sono e che saranno, ma anche quelli che possono essere, anche se non saranno mai, per cui essa abbraccia le cose mutevoli in maniera immutabile, come l’u- nità infinita abbraccia ogni numero, allo stesso modo la prescienza infinita di Dio complica non solo le cose che accadranno, ma anche quelle che non accadranno ma che possono accadere, e complica in sé anche i contrari, come il genere complica in sé le differenze fra loro contrarie. e le cose che conosce, la prescienza divina non le co- nosce nella diversità dei tempi, in quanto non conosce le cose futu- re come future, né le cose passate come passate, ma le conosce eter- namente, e le cose mutevoli le conosce in maniera immutabile143.

la prescienza divina, pertanto, è inevitabile e immutabile, e nulla le può sfuggire; per questo, si dice che tutte le cose, in rela- zione alla prescienza divina, abbiano il carattere della necessità. e lo si dice giustamente, perché, in Dio, tutte le cose sono Dio, il qua- le è necessità assoluta144. e così è evidente che tutte le cose che non

accadranno mai sono presenti nella prescienza di Dio nel modo che abbiamo detto, anche se non è stato previsto che esse avvenga- no. ed è necessario che Dio abbia previsto le cose che ha previsto, poiché la sua prescienza è necessaria e immutabile, sebbene egli avrebbe potuto prevedere anche l’opposto di ciò che ha previsto. con la posizione della complicazione, infatti, non è posta ancora

ta complicatione non ponitur res complicata, sed posita explicatio- ne ponitur complicatio. nam, licet cras possum legere vel non le- gere, quodcumque fecero, providentiam non evado, quae contra- ria complectitur. Unde, quidquid fecero, secundum Dei providen- tiam eveniet.

et ita patet, quomodo per praemissa, quae nos docent maxi- mum omnem anteire oppositionem, quoniam omnia qualiter- cumque complectitur et complicat, quid de providentia Dei et ali- is consimilibus verum sit, apprehendimus.

70 capitUlUm XXiii

Transsumptio sphaerae infinitae ad actualem existentiam Dei.

convenit adhuc pauca quaedam circa sphaeram infinitam spe- culari; et reperimus in infinita sphaera tres lineas maximas longi- tudinis, latitudinis et profunditatis in centro concurrere. sed cen- trum maximae sphaerae aequatur diametro et circumferentiae. igi- tur illis tribus lineis in infinita sphaera aequatur centrum; immo centrum est omnia illa, scilicet longitudo, latitudo et profunditas. erit itaque maximum simplicissime atque infinite omnis longitudo, latitudo et profunditas, quae in ipso sunt unum simplicissimum indivisibile maximum. et ut centrum praecedit omnem latitudi- nem, longitudinem atque profunditatem, et est finis omnium illo- rum atque medium, quoniam in sphaera infinita centrum, crassitu- do et circumferentia idem sunt. et sicut sphaera infinita est penitus in actu et simplicissima, ita maximum est penitus in actu simplicis- sime. et sicut sphaera est actus lineae, trianguli et circuli, ita ma- ximum est omnium actus. Quare omnis actualis existentia ab ipso habet, quidquid actualitatis existit, et omnis existentia pro tanto existit actu, pro quanto in ipso infinito actu est. et hinc maximum est forma formarum et forma essendi sive maxima actualis entitas.

71 Unde parmenides subtilissime considerans aiebat Deum esse,

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la cosa complicata, mentre con la posizione dell’esplicazione è po- sta la complicazione145. sebbene domani, ad esempio, io possa leg-

gere o non leggere, qualunque di queste due cose farò non sfuggo alla prescienza divina, la quale abbraccia i contrari. Di conseguen- za, qualunque cosa farò, essa accadrà secondo la presenza di Dio.

in questo modo, risulta evidente come le cose che abbiamo detto sopra, le quali ci insegnano che il massimo precede ogni opposizio- ne, in quanto abbraccia e complica tutte le cose, ci consentano di ap- prendere la verità circa la prescienza di Dio e altre questioni simili.

capitOlO XXiii

Trasposizione della sfera infinita all’esistenza in atto di Dio

È opportuno fare ancora alcune riflessioni sulla sfera infinita. Ora, nella sfera infinita troviamo tre linee massime che convergo- no al centro: la linea della lunghezza, quella della larghezza e quel- la della profondità. il centro di una sfera massima, tuttavia, è ugua- le al diametro e alla circonferenza146. Di conseguenza, nella sfera

infinita il centro è uguale a quelle tre linee. ed anzi, il centro è tut- te e tre quelle linee, ossia la lunghezza, la larghezza e la profondità. e così il massimo sarà, in modo assolutamente semplice e infinito, ogni lunghezza, ogni larghezza e ogni profondità, le quali, nel mas- simo, sono lo stesso massimo uno, assolutamente semplice e indi- visibile. in quanto centro, il massimo precede ogni larghezza, ogni lunghezza e ogni profondità, ed è di tutte il loro fine e il loro punto mediano, perché nella sfera infinita il centro, il volume e la circon- ferenza sono un’identica cosa. e come la sfera infinita è del tutto in atto ed è assolutamente semplice, così il massimo è del tutto in atto in modo assolutamente semplice. e come la sfera è l’atto della linea, del triangolo e del cerchio, così il massimo è l’atto di tutte le cose147.

per questo, ogni esistenza in atto ha da lui tutto ciò che essa ha di attualità, ed ogni esistenza in tanto esiste in atto, in quanto è in atto nell’infinito. ne consegue che il massimo è la forma delle forme e la forma dell’essere148, ovvero l’entità massima in atto.

per questo, parmenide, con una considerazione estremamen- te acuta, diceva che Dio è «colui per il quale essere un qualunque ente che esiste significa essere tutto ciò che esiste»149. come la sfe-

sphaera est ultima perfectio figurarum, qua maior non est, ita ma- ximum est omnium perfectio perfectissima, adeo quod omne im- perfectum in ipso est perfectissimum, sicut infinita linea est spha- era et curvitas est rectitudo et compositio simplicitas et diversitas identitas et alteritas unitas, et ita de reliquis. Quomodo enim pos- set esse ibi aliquid imperfectionis, ubi imperfectio est infinita per- fectio et possibilitas infinitus actus, et ita de reliquis?

72 Videmus nunc clare, cum maximum sit ut sphaera maxima,

quomodo totius universi et omnium in universo existentium est unica simplicissima mensura adaequatissima, quoniam in ipso non est maius totum quam pars, sicut non est maior sphaera quam li- nea infinita. Deus igitur est unica simplicissima ratio totius mun- di universi. et sicut post infinitas circulationes exoritur sphaera, ita Deus omnium circulationum, uti sphaera maxima, est simpli- cissima mensura. Omnis enim vivificatio, motus et intelligentia ex ipso, in ipso et per ipsum; apud quem una revolutio octavae spha- erae non est minor quam infinite, quia finis est omnium motuum, in quo omnis motus ut in fine quiescit. est enim quies maxima, in qua omnis motus quies est; et ita maxima quies est omnium motu- um mensura, sicut maxima rectitudo omnium circumferentiarum et maxima praesentia sive aeternitas omnium temporum.