• Non ci sono risultati.

Niccolò Cusano, Opere filosofiche, teologiche e matematiche, Introduzione (pp. IX-LX), Traduzione, Note e Commentario Sistematico (pp.2164-3066), Milano, Bompiani 2017

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Niccolò Cusano, Opere filosofiche, teologiche e matematiche, Introduzione (pp. IX-LX), Traduzione, Note e Commentario Sistematico (pp.2164-3066), Milano, Bompiani 2017"

Copied!
3133
0
0

Testo completo

(1)

Il PeNsIerO OccIdeNtAle

Direttore

(2)
(3)

opere filosofiche, teologiche

e matematiche

la Dotta igNoraNza – le coNgetture – il Dio Nascosto – la ricerca Di Dio – la filiazioNe Di Dio – il DoNo

Del paDre Dei lumi – coNgettura sugli ultimi giorNi – Dialogo sulla geNesi – Difesa Della Dotta igNoraNza – la sapieNza – la meNte – gli esperimeNti coN la bilaNcia – la visioNe Di Dio – il berillo – l’uguagliaNza – il priNcipio – il potere-che è – il NoN-altro – la caccia Della sapieNza – il gioco Della palla – compeNDio – il vertice Della coNtemplazioNe – la quaDratura Del cerchio – i complemeNti matematici – la perfezioNe matematica

Testo latino a fronte a cura di

Enrico Peroli

bompiaNi

(4)

www.giunti.it  www.bompiani.eu 

© 2017 Giunti Editore S.p.A./Bompiani  Via Bolognese 165 - 50139 Firenze - Italia  Piazza Virgilio 4 - 20123 Milano - Italia  Prima edizione: marzo 2017

(5)

Tra i tempi vii di Enrico Peroli

S

crittifiloSofici

,

teologiciematematici 1

Note e commentario alle opere 2163

(6)
(7)
(8)
(9)

1 E. Vansteenberghe, Le cardinal Nicolas de Cues (1401-1464), Paris 1920, p. V. 2 H. ritter, Geschichte der christlichen Philosophie, fünfter Theil, Hamburg 1850, p. 141.

uomini sono stati coinvolti così da vicino negli avvenimenti più im-portanti e nei movimenti intellettuali della loro epoca». Con que-ste parole si apriva la monografia che, nel 1920, Edmond Vanque-steen- ber ghe dedicava a Cusano1. Dalla seconda metà dell’Ottocento era

in atto una grande riscoperta del suo pensiero che, in toni spesso entusiastici, vedeva in Cusano il precursore dell’età moderna; nel capitolo che, nella sua storia della filosofia, aveva dedicato nel 1850 a Cusano, Heinrich ritter si era espresso in questi termini: «Pro-prio nel primo anno del XV secolo venne alla luce un bambino, la cui vita e la cui opera, come avviene di solito nei punti di svol-ta della storia, possono essere considerate come un’anticipazione di quasi tutto quello che avrebbero dovuto apportare i secoli succes-sivi»2. Nella sua grande monografia del 1920 Vansteenberghe non

intendeva mettere in discussione l’assoluta originalità del pensiero di Cusano, che qualche anno prima Ernst Cassirer aveva presentato come il fondatore della filosofia moderna; intendeva ricostruire la complessa e singolare figura di un autore la cui straordinaria ed in-novativa riflessione filosofica e teologica era, ad un tempo, profon-damente radicata nelle vicende storiche e politiche della sua epoca, delle quali egli era stato spesso un attore e un protagonista. Anche i suoi scritti, che vengono presentati in questo volume, Cusano li ha concepiti e composti non nello spazio chiuso di un’università o di una biblioteca, ma in mezzo ai conflitti politici, culturali ed eccle-siali del suo tempo. Per questo motivo, come introduzione alla loro lettura, vorrei presentare in queste pagine un profilo della biogra-fia intellettuale di Cusano e del contesto storico in cui si collocano

(10)

3 Acta Cusana. Quellen zur Lebensgeschichte des Nikolaus von Kues, I/2, ed. E. Meuthen, Hamburg 1983, n. 849.

la sua riflessione e la sua produzione letteraria. Nella seconda parte del volume (pp. 2163-3070), il lettore potrà trovare un commentario sistematico alle opere di Cusano, nel quale vengono esposti ed esa-minati i temi fondamentali del suo pensiero, vengono analizzate le loro fonti filosofiche e viene discussa la letteratura secondaria rela-tiva ai diversi argomenti.

1. Heidelberg e Padova

Per ripercorrere la storia intellettuale di Cusano possiamo par-tire da un breve schizzo autobiografico composto dallo stesso Cu-sano il 21 ottobre 1449, l’anno in cui divenne cardinale: «Dal bat-telliere Johannes Cryfftz (Krebs) e da Katharina, figlia di Hermann roemer – che morì il 1427 – nacque a Kues nella dicoesi di Trier Nicola da Cusa. Nicola aveva appena compiuto 22 anni quando di-venne dottore all’Università di Padova. All’età di 37 anni di-venne in-viato da papa Eugenio IV a Costantinopoli; da lì poi condusse l’im-peratore dei greci, i suoi patriarchi e 28 arcivescovi al concilio di Firenze, dove essi accolsero la fede della santa chiesa romana. Poi difese Eugenio IV, il quale era stato ingiustamente deposto dall’as-semblea conciliare di Basilea, e dopo che il principe Amedeo di Sa-voia aveva usurpato il papato con il nome di Felice V. Già da papa Eugenio IV, poco prima della sua morte, Nicola era stato nominato cardinale “in pectore”, ma non ancora ufficialmente. Il suo succes-sore, papa Niccolò V, rese pubblica la nomina nel 1449; nello stesso anno si ritirò l’antipapa Amedeo. E con ciò tutti sanno che la san-ta chiesa romana non guarda alla stirpe o al luogo di origine, ma ri-compensa in modo generoso le virtù, ed è per questo che il cardi-nale ha lasciato scritta questa storia il 21 ottobre 1449»3.

Da questa breve autobiografia apprendiamo che il padre di Cu-sano si chiamava Iohan (Henne) Kryfftz o Cryftz, ossia, nel tede-sco moderno, Krebs. Il nome della sua famiglia, che dopo il 1430 Cusano non ha più utilizzato, viene ricordato nel suo stemma car-dinalizio, nel quale è raffigurato un gambero rosso; il nome

(11)

«Cusa-4 Cfr. Acta Cusana, I/ 2, cit., n. 427 a.

5 Cfr., ad esempio, Vansteenberghe, Le cardinal Nicolas de Cues, cit., pp. 6-7; si vedano a questo proposito i rilievi critici di r.r. Post, The Modern Devotion, Leiden 1968, pp. 356-357.

6 Sulla questione della presenza di Cusano a Deventer e sulla «bursa cusana», cfr. E. Meuthen, Cusanus in Deventer, in: G. Piaia (ed.), Concordia Discors. Studi su

Niccolò Cusano e l’umanesimo europeo offerti a Giovanni Santinello, Padova 1993,

pp. 39-54: J.F.M.M. Hoenen, Ut pia testatoris voluntas observetur. Die Stiftung der

«bursa cusana» zu Deventer, in: I. Bocken (ed.), Conflict and Reconciliation. Per-spectives on Nicholas of Cusa, Leiden 2004, pp. 53-72; N. Staubach, Cusanus und die Devotio moderna, in: Bocken (ed.), Conflict and Reconciliation, cit., pp. 29-51.

7 Cfr. Acta Cusana. Quellen zur Lebensgeschichte des Nikolaus von Kues, vol. I/3 a, ed. E. Meuthen, Hamburg 1996, nn. 1066-1077.

nus», invece, ricorre per la prima volta nel 1440, in un testo di Enea Silvio Piccolomini4. Come abbiamo letto, Cusano osserva con

or-goglio di essere riuscito ad ascendere ai vertici della gerarchia ec-clesiastica solo grazie alle sue capacità e non alle nobili origini del-la sua famiglia. Suo padre, infatti, era «nauta», ossia un battellie-re che commerciava sulla Mosella; le condizioni economiche del-la famiglia di Cusano erano in ogni caso agiate, come testimonia del-la sua casa natale che si può ancora oggi visitare a Kues. Della giovi-nezza di Cusano sappiamo poco. In passato si è spesso sostenuto che avrebbe studiato a Deventer, presso la scuola dei «Fratelli del-la vita comune» legati al movimento di spiritualità religiosa deldel-la «Devotio moderna», fondato nel 1376 da Gerard Grote5. Questa

tesi nasceva anche dal fatto che, negli ultimi anni della sua vita, Cu-sano provvide, con un lascito testamentario, ad istituire a Deven-ter una «bursa» per il sostegno economico degli studenti più pove-ri; la «bursa cusana» venne ufficialmente inaugurata nel 1469, cin-que anni dopo la morte di Cusano, ed è tutt’oggi ancora attiva. Si è spesso ritenuto che questa generosa iniziativa di Cusano fosse sta-ta motivasta-ta dall’esperienza che egli aveva fatto durante i suoi anni giovanili presso la scuola della «Devotio moderna». In realtà, come ha mostrato lo storico Erich Meuthen, non vi è alcun documento che attesti che Cusano abbia effettivamente studiato a Deventer6,

che egli invece visiterà nel 1451 (13-20 agosto), durante il viaggio che, come legato pontificio, compirà in Germania e nei Paesi Bas-si (1451-1452)7. La prima informazione sicura su Cusano l’abbiamo

(12)

8 Cfr. Acta Cusana. Quellen zur Lebensgeschichte des Nikolaus von Kues, vol. I/1, ed. E. Meuthen, Hamburg 1976, n. 11.

9 Cfr. E. Meuthen, Das 15. Jahrhundert, München 1980, p. 85.

10 Cfr. P. Sambin, Il Nicolò da Cusa, studente a Padova e abitante nella casa di

Prosdocimo Conti suo maestro, «Quaderni per la storia dell’Università di

Pado-va», 12 (1979), pp. 141-145.

11 Cfr. A. Belloni, Professori giuristi a Padova nel XV secolo. Profili

bio-biblio-grafici e cattedre, Frankfurt am Main 1986.

12 Cfr. G. Santinello, Prosdocimo de’ Beldomandi, in: A. Poppi (ed.), Scienza e

Filosofia all’Università di Padova nel Quattrocento, Padova 1983, pp. 71-84, 82-84;

si veda anche G. Federici Vescovini, Cusanus und das wissenschaftliche Studium

in Padua zu Beginn des 15. Jahrhunderts, in: M. Thurner (ed.), Nicolaus Cusanus zwischen Deutschland und Italien, Berlin 2002, pp. 93-113.

invece dalla sua iscrizione all’Università di Heidelberg, dove si im-matricola nel semestre estivo del 1416 come «Nycolaus Cancer de Coeße clericus Treverensis dyocesis»8. Ad Heidelberg Cusano

stu-dia per un anno presso la Facoltà delle arti; non sappiamo, tutta-via, se abbia acquisito un titolo accademico, né se l’indirizzo allora prevalente ad Heidelberg, ossia l’orientamento nominalistico della «via moderna», abbia potuto esercitare un qualche influsso sul se-dicenne Cusano.

Nella breve autobiografia che abbiamo sopra riportato Cusano non fa tuttavia alcun riferimento al suo soggiorno heidelberghe-se. ricorda invece quella che è stata una delle tappe decisive del-la sua vita: lo studio di diritto presso l’Università di Padova, dove, all’età di 22 anni, come si legge nella nota autobiografica, Cusano consegue il grado di «doctor decretorum», il titolo che nel Quat-trocento offriva le «chances» migliori per poter far carriera, sia nel mondo della chiesa che in quello della politica9. A Padova,

dove abita nella casa del suo professore di diritto canonico Pro-sdocimo Conti10, Cusano studia dal 1417 al 1423. Sono anni

mol-to importanti, non solo per la futura carriera di Cusano, ma anche per la sua formazione intellettuale; la Facoltà giuridica dell’Uni-versità di Padova godeva di una grande fama11, ma anche nella

Fa-coltà delle arti insegnavano professori molto celebri, come Vitto-rino da Feltre e il matematico ed astronomo Prosdocimo de’ Bel-domandi, che Cusano ha avuto probabilmente occasione di ascol-tare12; anche l’interesse per la medicina, che accompagnò

(13)

conti-13 Si veda a questo proposito quanto diciamo nel commento al De staticis

experimentis, nota 7.

14 Si veda l’«Introduzione» alla traduzione degli scritti matematici che viene presentata in «Appendice» a questo volume.

15 Cfr. Acta Cusana, I/1, cit., n. 16.

16 Cfr. Sermo CCLXIV («Volo mundare», 23 gennaio 1457), n. 3.

nuamente Cusano, e che è attestato dal numero di manoscritti di contenuto medico che egli raccolse durante tutta la sua vita, po-trebbe essere maturato durante gli anni dei suoi studi a Padova, che nel Quattrocento era il centro forse più importante in Europa per gli studi medici13. Ma a Padova Cusano ha avuto anche

l’op-portunità di stringere rapporti con persone che svolgeranno un ruolo significativo nel corso della sua vita; conosce Giuliano Ce-sarini, che sarà presidente del concilio di Basilea, al quale Cusa-no dedicherà le sue prime due grandi opere filosofiche, il De doc-ta ignorantia e il De coniecturis, e con il quale condividerà molte scelte politiche; conosce Domenico Capranica, che avrà una gran-de carriera nella curia romana e che non dimenticherà mai il com-pagno di studi degli anni padovani, ed entra in amicizia con Pao-lo del Pozzo Toscanelli, al quale dedicherà nel 1445 il De geome-tricis transmutationibus, il primo dei suoi undici scritti matemati-ci14, e a cui resterà legato per tutta la vita. A Padova ascolta anche

per la prima volta il francescano Bernardino da Siena, che susci-ta nel giovane studente di diritto canonico una grande impressio-ne15. Trent’anni più tardi, in un sermone del 1457, Cusano

ricor-derà ancora quell’episodio e parlerà anche del suo primo soggior-no romasoggior-no, quando, dopo aver lasciato Padova, ascolta di nuo-vo Bernardino da Siena, al quale papa Martino V era dovuto ri-correre per convincere i fedeli a seguire le sue esortazioni: «Ber-nardino fu in grado di fare quello che al papa non era riuscito»16.

Questo primo soggiorno a roma, a cui Cusano fa riferimento nel-la sua predica del 1457, avvenne probabilmente tra giugno e lu-glio del 142417. Subito dopo Cusano ritorna in Germania, che

(14)

17 Cfr. Acta Cusana, I/1, cit., n. 20. 18 Cfr. Acta Cusana, I/1, cit., n. 267.

19 T. Müller, Der junge Cusanus. Ein Aufbruch in das 15. Jahrhundert, Münster 2013, p. 79.

20 Cfr. Acta Cusana, I/1, cit., n. 40, dove viene riportata una supplica dell’ar-civescovo di Trier, Otto von Ziegenhain, a papa Martino V nella quale si nomina Cusano: «decretorum doctor ac devote creature Ottonis archiepiscopi Treueren-sis scretarius ac illius in romana curia procurator». In questo periodo Cusano deve aver conosciuto anche l’anziano cardinale Giordano Orsini (cfr. Acta

Cusa-na, I/1, cit., nn. 48, 62, 66, 70), che era legato in Germania, ma, diversamente da

quanto si è sostenuto in passato, non abbiamo alcun documento che attesti che Cusano sia stato suo segretario: cfr. A. Schmidt, Nikolaus von Kues Sekretar des

Kardinals Giordano Orsini?, in: J. Engel-H.M. Klinkenberg (eds.), Aus Mittelalter und Neuzeit, Bonn 1957, pp. 137-143. Si veda anche K. Flasch, Cusano e gli intel-lettuali del Quattrocento, in: C. Vasoli, Le filosofie del Rinascimento, a cura di P.

Costantino Pissavino, Milano 2002, pp. 175-192, 181. 21 Cfr. Acta Cusana, I/2, cit., n. 22.

22 Cfr. E. Meuthen, Die Pfründen des Cusanus, «Mitteilungen und Forschungsbei-träge des Cusanus-Gesellschaft» (d’ora in poi: MFCG), 2 (1961), pp. 15-66.

2. Trier e Colonia

Come abbiamo già avuto modo di vedere, all’Università di Hei-delberg Cusano si era immatricolato come «chierico della dioce-si di Trier». La sua ordinazione sacerdotale avverrà tuttavia mol-ti anni più tardi, sicuramente dopo il 21 luglio 1436, in quanto in una cronaca di quell’anno della diocesi di Trier Cusano compare ancora come diacono18. recentemente Tom Müller ha avanzato

l’i-potesi che Cusano abbia procrastinato la sua ordinazione per la-sciarsi aperta la possibilità di una carriera professionale al di fuori dell’ambito ecclesiale19. Ad ogni modo, appena ritornato da Padova

con il titolo di «doctor decretorum» Cusano inizia a lavorare come legale ed esperto di diritto canonico presso la curia di Trier e poi come segretario dell’arcivescovo Otto von Ziegenhain20. Per i suoi

servizi Cusano viene ricompensato con rendite, prebende e bene-fici ecclesiastici; in una nota personale del 31 gennaio 1425 Cusa-no scrive che gli era stata assegnata una rendita annua di quaran-ta fiorini e di aver ricevuto come beneficio la parrocchia di Altrich presso Wittlich21. Questo sarà il primo di una lunga serie di

bene-fici di cui Cusano, fino agli anni del suo vescovato a Bressanone, continuerà ad «andare a caccia»22. Come ha scritto Erich Meuthen,

(15)

23 E. Meuthen, Nikolaus von Kues 1401-1464. Skizze einer Biographie, Mün-ster 1964, 19927, p. 23.

24 Cfr. Acta Cusana, I/1, cit., n. 25.

25 Cfr. H. Keusssen, Die alte Universität Köln. Grundzüge ihrer Verfassung

und Geschichte, Köln 1934, p. 452.

26 Cfr. F. Hamann, Der Siegel der Ewigkeit. Universalwissenschaft und

Konzi-liariamus bei Heymericus de Campo, Münster 2006, p. 21.

27 Cfr. Acta Cusana, I/1, cit., nn. 64, 232 e 235.

«Cusano non è mai stato schizzinoso nell’acquisizione di benefici, prebende ed incarichi. Alcuni, che avevano forse ragione, gli rim-proveravano la sua ambizione, senza la quale, tuttavia, non avreb-be mai fatto la sua rapida carriera nella gerarchia ecclesiastica»23.

Il lavoro presso la curia di Trier non fu tuttavia l’unico interes-se che Cusano coltivò in questo periodo. Poco dopo il suo ritorno in Germania, nell’estate del 1425 si iscrive all’Università di Colo-nia, che probabilmente non ha potuto frequentare con regolarità, dati i suoi impegni presso la sua diocesi. All’Università di Colonia Cusano viene immatricolato come «dottore in diritto canonico» e viene dispensato dal pagamento delle tasse «ob reverenciam per-sonam»24. Per questo motivo, lo storico dell’Università di Colonia

Hermann Keussen ha inserito Cusano tra i professori della Facoltà di diritto25. La tesi è stata recentemente ripresa anche da Hamann,

secondo il quale l’insegnamento tenuto a Colonia spiegherebbe «come mai già nel 1428 Cusano fosse così noto da essere chiamato dalla città di Lovanio a ricoprire una cattedra presso la nuova Uni-versità appena fondata»26. Per quanto riguarda un’attività di

do-cenza svolta da Cusano a Colonia non abbiamo tuttavia alcuna in-formazione sicura; sappiamo invece che rifiutò la cattedra di diritto canonico che gli venne offerta per due volte dall’Università di Lo-vanio, dapprima nel dicembre 1428 e poi all’inizio del 143527. Al di

là della questione dell’insegnamento svolto da Cusano, gli anni che egli trascorse a Colonia, il più grande centro intellettuale tra le pro-vince tedesche, furono fondamentali per la sua formazione filosofi-ca e teologifilosofi-ca, come gli anni di Padova lo erano stati per la sua for-mazione giuridica e per i suoi interessi matematici e scientifici. Una serie di tematiche e di autori, sostanzialmente estranei alla sua pro-fessione di giurista, entrano ora per la prima volta nell’orizzonte

(16)

in-28 Cfr. Acta Cusana, I/1, cit., n. 26.

29 Cfr. r. Haubst, Zum Fortleben Alberts des Grossen bei Heymeric von Kamp

und Nikolaus von Kues, in: H. Ostlender (ed.), Studia Albertina, Münster 1952,

pp. 420-447.

30 Per una biografia di Eimerico da Campo, cfr. Hamann, Das Siegel der

Ewigkeit, cit., pp. 17-63; si veda anche l’«Introduzione» di K. reinhardt al

vo-lume da lui curato: Heymericus de Campo. Philosophie und Theologie im 15.

Jahrhundert, regensburg 2009; in questo volume (pp. 15-52) D. Calma e r.

Im-bach hanno edito i «marginalia» di Cusano al Colliget principiorum di Eimerico. Per quanto concerne gli studi sul rapporto tra Cusano e Eimerico, cfr. E. Colo-mer, Nikolaus von Kues und Heimeric von Valden, MFCG, 4 (1964), pp. 198-213; r. Imbach, Heymeric de Campo, in: M.-A. Vannier (ed.), Encyclopédie des

mysti-ques rhénans, Paris 2014, pp. 567-570, con ulteriore bibliografia.

31 Sulla storia e l’organizzazione delle «bursae», cfr. r.C. Schwinges,

Sozialge-schichtliche Aspekte spätmittelalterlicher Studienbursen in Deutschland, in: J. Fried

(ed.), Schulen und Studium in sozialen Wandel des hohen und späten Mittelalters, Siegmaringen 1986, pp. 529-544; A.B. Cobban, The Medieval Universities. Their

Development and Organisation, London 1975, pp. 122-159; per quanto concerne,

in particolare, Colonia, cfr. E. Meuthen, Die Artistenfakultät der alten Kölner

Universität, in: A. Zimmermann (ed.), Die Kölner Universität im Mittelalter, Gei-stige Wurzeln und soziale Wirklichkeit, Berlin-New York 1989, pp. 366-393, 369

ss., e G.-r. Tewes, Die Bursen der Kölner Artisten-Fakulät bis zur Mitte des 16.

Jahrhunderts, Köln 1993.

32 Cfr. Tewes, Die Bursen, cit., pp. 47-49.

tellettuale del giovane Cusano ed iniziano a svolgere un ruolo im-portante nell’itinerario che, diversi anni più tardi, lo condurrà, or-mai quarantenne, a comporre le sue due prime grandi opere filoso-fiche, il De docta ignorantia e il De coniecturis.

Un ruolo significativo ha avuto in questo senso l’incontro con Eimerico da Campo; con questo teologo olandese, di poco più grande di lui, Cusano ha avuto rapporti certi e documentati28,

an-che se non sappiamo se sia stato effettivamente suo studente, secon-do la tesi sostenuta negli anni Cinquanta da rusecon-dolf Haubst29.

For-matosi a Parigi, Eimerico era giunto a Colonia tra il 1422 e il 1423 per insegnare alla Facoltà delle arti30; nel 1425, l’anno in cui

Cusa-no arriva a Colonia, Eimerico guida una «bursa», ossia un collegio universitario nel quale gli studenti della Facoltà delle arti vivevano e frequentavano le lezioni31; la «bursa» guidata da Eimerico era la

«bursa Laurentiana»32, di orientamento dichiaratamente albertino,

che Cusano dovette con ogni probabilità frequentare. Il rapporto con Eimerico mette Cusano in contatto con una lettura di Alberto

(17)

33 Cfr. F. Hamann, Koran und Konziliarismus. Anmerkungen zum Verhältnis

von Heymericus de Campo und Nikolaus von Kues, «Vivarium», XVIII (2005), pp.

275-291; r. Imbach, Einheit des Glaubens. Spuren des cusanischen Dialogs De pace

fidei bei Heymericus de Campo, «Freiburger Zeitschrift für Philosophie», XXVII

(1980), pp. 5-23.

34 Cusano ha avuto una conoscenza molto ampia degli scritti di Lullo, che risale alla fine degli anni Venti grazie, per l’appunto, alla mediazione di Eime-rico da Campo. Come ha mostrato rudolf Haubst, Cusano ha infatti iniziato a copiare degli estratti del Liber contemplationis di Lullo a Parigi nel marzo 1428: cfr. r. Haubst, Der junge Cusanus war im Jahre 1428 zu Handschriftenstudien in

Paris, MFCG 14 (1980), pp. 198-205; gli estratti sono contenuti nel cod. Cus. 83,

foll. 51r-60v; si veda Th. Pindl-Büchel, Die Exzerpte des Nikolaus von Kues aus

dem Liber contemplationis Ramon Lulls, Frankfurt am Main 1992.

Dall’inven-tario dei manoscritti della biblioteca di Bernkastel-Kues sappiamo che Cusano ha conosciuto almeno 68 scritti di Lullo; per le opere di Lullo possedute da Cusano, cfr. K. reinhardt, Die Lullus-Handschriften in der Bibliotek des

Niko-laus von Kues: ein Forschungsbericht, in: E. Bidese-A. Fidora-P. renner (eds.), Raimon Llull und Nikolaus von Kues. Eine Begegnung im Zeichen der Toleranz,

Turnhout 2005, pp. 1-23; per i sunti che Cusano ha tratto dagli scritti di Lullo, si veda Ch. Lohr, Die Exzerptensammlung des Nikolaus von Kues aus den

Wer-ken Ramon Lulls, «Freiburger Zeitshrift für Philosophie und Theologie», XXX

(1983), pp. 40-64; cfr. anche Th. Pindl-Büchel, Cusanus-Texte, III, Marginalien 3.

Raimundus Llullus. Die Exzerpte und Randnotizen des Nikolaus von Kues zu den Schriften des Raimun- dus Lullus, Heidelberg 1990. Per quanto riguarda l’influsso

esercitato da Lullo sul pensiero di Cusano, cfr. E. Colomer, Nikolaus von Kues

und Raimund Llull, Berlin 1961; E.W. Platzek, Von der lullschen zur cusanischen Denkform, MFCG 4 (1964), pp. 145-163; Id., Lullsche Gedanken bei Nikolaus von Kues, «Trierer theologische Zeitschrift», 62 (1953), pp. 357-364; Th.

Pindl-Büchel, The Relationship between the Epistemologies of Ramon Lull and Nicholas Magno che ne enfatizzava gli aspetti neoplatonici e che faceva con-tinuamente riferimento a quelle opere che avevano costituito la spi-na dorsale della tradizione neoplatonica medievale: il Liber de cau-sis, una raccolta di 32 proposizioni desunte dagli Elementi di teolo-gia di Proclo, e gli scritti dello Pseudo-Dionigi Areopagita. Eimeri-co, tuttavia, non è stato solo il tramite dell’albertismo pseudodioni-siano del XV secolo; grazie a questo teologo eclettico, con il quale condividerà anche le posizioni politiche conciliaristiche33, Cusano

conosce anche raimondo Lullo, un autore che eserciterà un influs-so significativo su molti aspetti della sua riflessione, e di cui Cusa-no copia per la prima volta una serie di scritti nella primavera del 1428, durante un suo viaggio a Parigi compiuto insieme allo stes-so Eimerico34.

(18)

of Cusa, «The American Catholic Philosophical Quarterly», 64 (1990), pp. 73-87;

W.A. Euler, Unitas et Pax. Religionsvergleich bei Raimundus Lullus und Nikolaus

von Kues, Würzburg 19952.

35 Cfr. H. Schnarr, Frühe Beziehungen des Nikolaus von Kues zu italienischen

Humanisten, in: Thurner (ed.), Nikolaus von Kues zwischen Deutschland und Ita-lien, cit., pp. 187-213.

36 Cfr. M.-A. Aris, Der Leser im Buch. Nicholaus von Kues als

Handschriften-sammler, in: A. Beccarisi-r. Inbach-P. Porro (eds.), Per perscrutationem philosophi-cam. Neue Perspektive der mittelalterlichen Forschung, Hamburg 2008, pp. 375-391.

37 Per una descrizione della biblioteca di Cusano e delle vicende che, nel cor-so del Settecento, hanno condotto alla vendita dei molti dei suoi manoscritti, si veda M. Watanabe, Nicholas of Cusa. A Companion to his Life and his Times, Far-nham 2011, pp. 363-370. Tra i molti studi che sono stati dedicati alla biblioteca di Kues e ai manoscritti cusaniani, cfr. C. Bianca, Niccolò Cusano e la sua biblioteca:

note, «notabilia», glosse, in: E. Canone (ed.), Bibliothecae selectae: da Cusano a Leopardi, Firenze 1993, pp. 1-11; Ead., La biblioteca romana di Niccolò Cusano,

in: M. Miglio (ed.), Scrittura, biblioteche e stampe a Roma nel Quattrocento, Città del Vaticano 1983, pp. 669-708; Ead., Le cardinal de Cues en voyage avec ses livres, in: r. De Smet (ed.), Les humanistes et leur bibliotheques, Leuven-Paris 2002, pp. 25-36; G. Heinz-Mohr e W.P. Eckert, Das Werk des Nicolaus Cusanus. Eine

bi-bliophile Einführung, Köln 1963, W. Krämer, Kritisches Verzeichnis der Brüsseler Handschriften aus dem Besitz des Nikolaus von Kues, MFCG, XIV (1980), pp.

182-197; H.-W. Stork, Bibliothek und Bücher des Nikolaus von Kues im St.

Nikolaus-Hospital zu Bernkastel-Kues, in: S. Graef-S. Prühlen-H.-W. Stork (eds.), Sammler und Bibliotheken im Wandel der Zeiten, Frankfurt am Main 2010, pp. 67-95.

38 Cfr. Acta Cusana, I/1, n. 66.

Agli anni di Colonia, infine, Cusano deve la sua prima notorie-tà. È in questo periodo, infatti, che il suo nome inizia a circolare tra gli umanisti italiani, con i quali ha frequenti contatti35. A Colonia,

infatti, Cusano può coltivare anche la sua passione per i manoscrit-ti anmanoscrit-tichi, una passione che lo accompagnerà per tutto il corso del-la sua vita36 e grazie alla quale creerà una biblioteca privata

impo-nente, in parte ancora conservata a Bernkastel-Kues37. A Colonia,

grazie probabilmente alla mediazione del suo concittadino Ulrich von Manderscheid, di cui dovremo occuparci ancora fra breve, Cu-sano ha accesso ai tesori della biblioteca del duomo, di cui Ulrich era decano, e diventa noto al mondo degli umanisti per la scoper-ta di dodici commedie di Plauto, fino ad allora sconosciute, di cui Poggio Bracciolini riferisce al suo amico Niccolò Niccoli il 26 feb-braio 142938.

(19)

39 Cfr. Acta Cusana, I/1, cit., n. 99.

40 Su questa disputa, nota anche come «scisma di Trier», cfr. E. Meuthen,

Das Trierer Schisma von 1430 auf dem Basler Konzil. Zur Lebensgeschichte des Nikolaus von Kues, Münster 1964; M. Watanabe, The Episcopal Election of 1430 in Trier and Nicholas of Cusa, in: Id., Concord and Reform. Nicholas of Cusa and Legal and Political Thought in the Fifteenth Century, Aldershot 2001, pp. 81-101.

41 Cfr. Acta Cusana, I/1, cit., n. 78.

3. Basilea

Nato a Colonia, il rapporto di Cusano con Eimerico da Campo si rafforza ulteriormente durante il concilio di Basilea, al quale Ei-merico prende parte dal dicembre 1432 al febbraio 1435 come rap-presentante della sua Università. A Basilea Cusano giunge il 29 feb-braio 1432 insieme all’abate benedettino Johannes rode, per tratta-re, in rappresentanza del clero della sua diocesi39, del contenzioso

che si era aperto per la successione all’episcopato di Trier40. Dopo

la morte dell’arcivescovo Otto von Ziegenhain il 13 febbraio 1430, la maggioranza del capitolo aveva scelto come suo successore Jakob von Sierk, prevosto di Würzburg e canonico a Metz. Alla scelta del capitolo si era opposto Ulrich von Manderscheid, che abbiamo già incontrato a Colonia come decano del duomo. Sebbene nella ele-zione del 27 febbraio 1430 avesse ricevuto solo due voti, Ulrich, so-stenuto dalla maggior parte delle famiglie nobili di Trier, ed in par-ticolare dal potente conte ruprecht von Virneburg, si era appella-to a roma contro la scelta della maggioranza del capiappella-tolo e il papa Martino V aveva risolto la controversia affidando l’arcivescovato di Trier al settantenne raban von Helmstadt, vescovo di Spira. Dopo la rinuncia di Jakob von Sierk, Ulrich von Manderscheid, sostenu-to questa volta dall’intero capisostenu-tolo, che il 10 settembre 1430 l’aveva nominato come nuovo arcivescovo di Trier contro il candidato im-posto da Martino V, aveva dapprima depositato un appello, alla cui redazione aveva partecipato anche Cusano, che figura fra i testimo-ni41, e poi, non avendo ottenuto alcun risultato, si era rivolto al

con-cilio di Basilea, che si era aperto nel dicembre 1431.

Dopo una serie di schermaglie giuridiche, la controversia di Trier viene trattata ufficialmente a Basilea solo nel marzo 1434. Il 15 marzo Cusano tiene il suo discorso per difendere la scelta com-piuta dal capitolo della sua diocesi; un discorso nel quale, come ha

(20)

42 Meuthen, Das Trierer Schisma, cit., p. 102.

43 Cfr. De conc. cath., II 14, 127; II 19, 168; sulla teoria del consenso, cfr. M. Merlo, Vinculum concordiae. Il problema della rappresentanza nel pensiero di

Nico-lò Cusano, Milano 1997, in particolare il cap. III, pp. 171-184; G. Alberigo, Chiesa conciliare. Identità e significato del conciliarismo, Brescia 1981, pp. 323-340; A.G.

Weiler, Nicholas of Cusa on Harmony, Concordance, Consensus and Acceptance as

Categories of Reform in the Church, in De concordantia catholica, in: Bocken (ed.), Conflict and Reconciliation, cit., pp. 77-89, in particolare pp. 84-85.

44 Cfr. Acta Cusana, I/1, cit., n. 226.

45 Cfr. Th. Woelki, Nikolaus von Kues und das Basler Konzil, «Cusanus Jahr-buch», 5 (2013), pp. 3-33, 6.

scritto Meuthen, fa del caso di Trier «un precedente per la rivendi-cazione della libertà delle chiese locali rispetto a roma»42.

L’argo-mento centrale Cusano lo trae dalla dottrina del consenso che egli aveva esposto nel De concordantia catholica, lo scritto programma-tico per i lavori conciliari che aveva composto negli ultimi mesi del 1433, nel quale aveva affrontato il tema del rapporto tra concilio e papato, che era al centro delle discussioni di Basilea, unitamente a quello della riforma della chiesa e dell’impero. Nel corso del se-condo libro, nel quale aveva propugnato in tutta chiarezza la posi-zione conciliaristica, Cusano aveva sostenuto la tesi che «ogni pote-re, sia quello spirituale che quello mondano», deriva dal consenso dei governati, e che nessuna norma o autorità può valere senza l’as-senso degli interessati43. Nel suo discorso del 15 marzo al concilio

di Basilea Cusano riprende questo argomento per sostenere l’ille-gittimità della nomina unilaterale dell’arcivescovo di Trier da par-te del papa contro la volontà legalmenpar-te espressa della chiesa loca-le. Nonostante gli sforzi di Cusano, due mesi dopo il suo discorso, il 15 maggio 1434 il concilio, a stretta maggioranza, dichiara legit-tima la nomina di raban von Helmstadt44.

Pur avendo perduto la causa di Ulrich von Manderscheid, che aveva patrocinato con calore, il soggiorno a Basilea rappresentò una tappa fondamentale nella vita di Cusano. Per la sua carriera, come per quella di molti altri della sua generazione, Basilea sarà un tram-polino di lancio45. A Basilea Cusano può dimostrare le sue

brillan-ti capacità di giurista e di storico del diritto di fronte ad una platea del tutto singolare; come ha osservato Walter Euler, «né la curia ro-mana, né la corte di un principe europeo, né un’università

(21)

poteva-46 W.A. Euler, Die Biographie des Nikolaus von Kues, in: M. Brösch-W.A. Eul-er-A. Geissler-V. ranff, Handbuch Nikolaus von Kues. Leben und Werk, Darm-stadt 2014, pp. 31-103, p. 44.

47 K. Flasch, Nikolaus von Kues in seiner Zeit. Ein Essay, Stuttgart 2004, tr. it. di T. Cavallo, Pisa 2005, pp. 27-29.

48 D.F. Duclow, Life and Works, in: C.M. Bellitto-Th. M. Izbicki-G. Chris-tianson (eds.), Introducing Nicholas of Cusa. A Guide to a Renaissance Man, New York 2004, pp. 25-57, 30.

49 Una nuova edizione del De reparatione kalendarii è stata pubblicata da Tom Müller nel suo volume: «Ut reiecto paschali errore veriati insistamus».

Niko-laus von Kues und seine Konzilschrift De reparatione kalendarii, Münster 2010.

Sul De reparatione kalendarii si veda anche H.-G. Senger, Die Philosophie des

Nikolaus von Kues vor dem Jahre 1440, Münster 1971, pp. 114-129.

no offrire a quel tempo un’opportunità paragonabile»46, che già una

generazione più tardi sarebbe stata forse impossibile. Il concilio di Basilea riunì giuristi, teologi, rappresentanti delle università e in-tellettuali provenienti da tutta la chiesa latina e fu una «borsa delle idee» nella quale la nuova cultura italiana «trovò le condizioni otti-mali per diffondersi»47. Per un giovane e ambizioso giurista, come

ha scritto Duclow, «non c’era posto migliore in cui stare»48. A

Ba-silea Cusano può non solo dimostrare le sue capacità, ma può con-solidare e ampliare la rete dei suoi rapporti; ritrova gli amici degli anni padovani, come Giuliano Cesarini, che era ora il presidente del concilio, e Domenico Capranica, ma stringe anche nuove ed impor-tanti amicizie che svolgeranno un ruolo significativo nel corso della sua vita. A Basilea Cusano diventa ben presto un personaggio di ri-lievo e viene coinvolto in molte delle questioni discusse dall’assem-blea. In questo senso, si occupa della riforma del calendario giulia-no, componendo nel 1436, un breve scritto, il De reparatione kalen-darii, nel quale mostra di avere una conoscenza approfondita del-le dottrine astronomiche della sua epoca, acquisita probabilmen-te a Padova49. Partecipa ai lavori della commissione «de fide», e qui

contribuisce alla soluzione della questione hussita, proponendo un compromesso che concedeva ai boemi la comunione sotto le specie del pane e del vino. Dopo il De concordantia catholica, si occupa di nuovo del rapporto tra il papa e il concilio nello scritto De auctorita-te praesidendi in concilio (1434), nel quale, riprendendo e sinauctorita-tetizzan- sintetizzan-do alcune idee dell’opera precedente, affronta un’altra importante

(22)

50 Cfr. Acta Cusana, I/1, cit., n. 294; I/2, cit., n. 295 a. 51 Cfr. Acta Cusana, I/2, cit., n. 299.

questione discussa a Basilea, quella relativa al diritto dei legati pa-pali di presiedere l’assemblea conciliare. In queste ed altre questio-ni gli scritti e le proposte di Cusano forquestio-niscono una solida base per le discussioni e le scelte dell’assemblea, assicurandogli, come dice-vo, una posizione di rilievo in seno al concilio. La grande svolta nel-la biografia di Cusano si verifica tuttavia in rapporto ad un’altra que-stione, alla quale non aveva dedicato alcuno scritto e che non com-pariva inizialmente tra i temi centrali dell’agenda di Basilea: la que-stione della riunificazione con la chiesa d’Oriente.

Un primo accordo per lo svolgimento di un concilio in cui si sa-rebbe dovuto discutere della riunificazione della chiesa latina e del-la chiesa greca era stato raggiunto nel 1430, durante il pontificato di Martino V. Il progetto venne ripreso e sostenuto con forza da Euge-nio IV, e la questione dell’uEuge-nione con la chiesa bizantina fu sempre di più al centro dei dibattiti del concilio di Basilea e alla fine con-dusse alla sua spaccatura. La rottura avvenne a proposito della scel-ta della sede in cui si sarebbe dovuto tenere il concilio dell’unione. La minoranza dei padri di Basilea proponeva come sede Firenze o Udine, o qualsiasi altra città avessero stabilito il papa e i Greci; la maggioranza proponeva Basilea o Avignone, sebbene l’intesa inizia-le con l’imperatore bizantino specificasse che il concilio si sarebbe dovuto tenere in Italia e con la partecipazione del papa. Quando il 7 maggio 1437, dopo una discussione tumultuosa, si giunse alla rot-tura definitiva, Cusano abbandona la maggioranza, schierata a favo-re della tesi conciliarista, che fino ad allora egli aveva propugnato, e aderisce alla minoranza a sostegno della posizione di papa Eugenio IV. Dal momento che entrambi i gruppi ritenevano di rappresenta-re il vero concilio, vennero prappresenta-redisposti e votati due decrappresenta-reti contrari e vennero inviate due delegazioni ufficiali a Costantinopoli per av-viare le trattative con l’imperatore romano d’oriente. Della delega-zione inviata dalla minoranza faceva parte anche Cusano, insieme al vescovo di Digne, Pierre de Versailles, e al vescovo di Porto, Anto-nio Martins de Chaves50. Nella prima metà di giugno del 1437 i

(23)

52 Cfr. Acta Cusana, I/2, cit., n. 313. 53 Cfr. Acta Cusana, I/2, cit., n. 317. 54 Cfr. Acta Cusana, I/2, cit., n. 329.

55 Cfr. Meuthen, Nikolaus von Kues 1401-1464, cit., p. 66.

56 Le fonti che fanno riferimento all’attività svolta da Cusano a Costantino-poli sono poche e molto brevi; sono raccolte in Acta Cusana, I/2, cit., nn. 323-332. e, su consiglio del papa52, proseguirono verso Costantinopoli in due

gruppi separati. Il primo gruppo, con i vescovi di Porto e di Digne, salpò da Venezia il 26 giugno ed arrivò a Costantinopoli il 3 settem-bre. Il secondo gruppo, nel quale si trovava Cusano, giunse a Co-stantinopoli il 24 settembre, dopo una sosta presso l’isola di Creta per imbarcare i trecento arcieri che il papa aveva promesso all’im-peratore bizantino per la difesa della città durante la sua assenza in Occidente53. Dieci giorni più tardi sbarcò a Costantinopoli la

dele-gazione inviata dalla maggioranza.

4. Costantinopoli

Ci si è chiesti più volte per quale motivo Cusano sia stato scelto per la delegazione inviata da Eugenio IV a Costantinopoli e qua-le ruolo abbia poi svolto nei negoziati con l’imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo e con il patriarca Giovanni II. A questo proposito abbiamo un’unica testimonianza, quella di rodericus Didaci, decano di Braga, il quale in una sua lettera da Costanti-nopoli del 13 ottobre 1437, racconta che, grazie alla sua eccellente memoria storica, Cusano fu in grado di confutare l’interpretazione degli eventi di Basilea che era stata esposta all’imperatore bizan-tino dai delegati inviati dalla maggioranza dei padri conciliari54.

Erich Meuthen considera questa lettera come una testimonian-za attendibile circa il ruolo «centrale» che Cusano avrebbe svol-to nelle trattative con i bizantini e vi vede una conferma di quansvol-to lo stesso Cusano dice nella sua breve autobiografia del 1449 a pro-posito dell’attività da lui svolta a Costantinopoli55. In realtà, al di

là di quanto riferisce nella sua lettera rodericus Didaci, sappiamo ben poco di ciò che Cusano fece a Costantinopoli tra il 24 settem-bre e il 29 novemsettem-bre 143756. Non abbiamo alcuna prova certa che

(24)

57 Cfr., ad esemio, Vansteenberghe, Le cardinal Nicolas de Cues, cit., p. 24; si veda anche Fr. A. Scharpff, Der Kardinal und Bischof Nicolaus von Cues, Mainz 1843, I, p. 113; M. Düx, Der deutsche Kardin Nicolaus von Kues und die Kirche

seiner Zeit, 2 voll., regensburg 1847, vol. II, p. 245.

58 Cfr. Acta Cusana, I/2, cit., nn. 333, 372.

59 Cfr. H.L. Bond, Nicholas of Cusa from Constantinople to «Learned Ignorance».

The Historical Matrix for the Formation of the Docta ignorantia, in: G.

Christianson-T.M. Izbicki (eds.), Nicholas of Cusa on Christ and Church, Leiden 1996, pp. 135-163, 141; si veda anche Woelki; Nikolaus von Kues und das Basler Konzil, cit., p. 28. 60 Cfr. J. Marx, Nikolaus von Kues und seine Stiftungen zu Cues und Deventer, in: Festschrift des Priesterseminars zum Beschofs-Jübilaum, Trier 1906, p. 153; cfr. Id., Verzeichnis der Handschriften-Sammlung des Hospitals zu Cues bei Bernkastel

z./Mosel, Trier 1905: i manoscritti greci riportati da Cusano sono contenuti nei

codici 18 (Catena patrum graecorum in evangelium S. Joannis), 47 (s. Chrysostomi

homeliae) e 49 (Nicetae expositio carminum arcanorum Gregorii Naz.).

61 Cfr. Acta Cusana, I/2, cit., nn. 385-386.

62 Cfr. in questo senso la lettera di Cusano del 14 settembre 1453 all’abate e

né che egli sia stato incluso nella delegazione inviata da Eugenio IV a motivo della sua ampia conoscenza del greco, secondo una tesi che è stata a lungo sostenuta57. Con certezza sappiamo che, nei

due mesi della sua permanenza a Costantinopoli, Cusano si è de-dicato alla ricerca di una serie di manoscritti greci che i padri con-ciliari avrebbero dovuto utilizzare a Ferrara-Firenze, nelle delibe-razioni che si sarebbero dovute prendere relativamente all’unio-ne tra la chiesa orientale e la chiesa occidentale58. Secondo alcuni

studiosi, in questa ricerca di manoscritti greci, che molti anni più tardi lo stesso Cusano descriverà nella «Prefazione» della sua Cri-bratio Alkorani (1460/61), consisteva il compito principale che gli era stato affidato nell’ambito della delegazione inviata dal papa59.

Quali opere Cusano sia poi riuscito effettivamente ad acquisire a Costantinopoli, non è facile da stabilire; tre di queste sono con-servate attualmente nella sua biblioteca di Bernkastel-Kues, ma secondo Jacob Marx Cusano riuscì a portare ai padri conciliari un numero molto ampio di manoscritti greci60, tra i quali l’Adver-sus Eunomium di Basilio di Cesarea, il trattato trinitario del gran-de padre greco gran-del quarto secolo che compare ripetutamente nel-le discussioni teologiche di Firenze61. Tra i manoscritti che

Cu-sano ha portato con sé da Costantinopoli vi era con ogni proba-bilità anche l’edizione greca delle opere di Dionigi Areopagita62

(25)

ai monaci di Tegernsee, in: E. Vansteenberghe, Autour de la «Docte ignorance».

Beiträge zur Geschichte der Philosophie und Theologie des Mittelalters, Münster

1915, p. 117.

63 Cfr. Acta Cusana, I/2, cit., n. 404.

64 Cfr. il commentario al De non-aliud, nota 2.

e della Theologia Platonis di Proclo63, un testo che negli anni

suc-cessivi svolgerà un ruolo significativo nella riflessione di Cusano. Da una sua lettera a Tommaso Parentucelli del 4 agosto 1439, sap-piamo che, durante la sua breve permanenza a Ferrara, Cusano consegnò l’esemplare greco dell’opera di Proclo ad Ambrogio Tra-versari. Come si dice nella lettera, Cusano si augurava che, al ter-mine delle riunioni del concilio, Traversari potesse avere più tem-po libero per tradurre lo scritto procliano. Traversari morì tutta-via pochi mesi dopo l’incontro con Cusano, nell’ottobre 1439. Se-condo rudolf Haubst, una «prova della traduzione» che Cusano aveva richiesto a Traversari sarebbe costituita dai tre estratti del-la Teo logia pdel-latonica contenuti, insieme ad altri testi, in un mano-scritto conservato in un codice della Biblioteca nazionale e univer-sitaria di Strasburgo (codex Argentoratensis 84), sul quale, alla fine degli anni Venti, ha richiamato per primo l’attenzione Edmond Vansteenberghe64. In ogni caso, dopo la morte di Traversari,

Cu-sano, come vedremo, dovette attendere più di vent’anni per poter avere a sua disposizione una traduzione completa della Teologia platonica di Proclo.

Il viaggio a Costantinopoli costituisce un’altra tappa fonda-mentale nella vita di Cusano, e non solo perché segna il suo pas-saggio al partito papale. Per l’ormai quarantenne Cusano Costan-tinopoli è infatti un nuovo inizio, quantomeno dal punto di vista della produzione letteraria. Il giurista, il cacciatore di manoscrit-ti e il ricercatore di fonmanoscrit-ti, il teorico polimanoscrit-tico che, nel De concordan-tia catholica, aveva sostenuto la posizione conciliaristica ed aveva dimostrato sulla base di documenti storici l’inautenticità della do-nazione di Costantino, diventa ora un filosofo e un teologo. Sarà lo stesso Cusano a ricondurre al suo viaggio a Costantinopoli la ge-nesi della sua prima opera filosofica, il De docta ignorantia, lo scrit-to grazie al quale Cusano si è assicurascrit-to un posscrit-to nella sscrit-toria della filosofia come pensatore della «coincidenza degli opposti» e, per

(26)

65 Cfr. De docta ignorantia, III, Epistola auctoris, 263, 3-9.

66 Cfr. Acta Cusana, I/2, ed. E. Meuthen, Hamburg 1983, nn. 334-336. 67 Cfr. L. Jardine, Worldly Goods. A New History of the Renaissance, New York 1996, pp. 57-58.

68 Cfr. De docta ign., II 1, 95, 13; II 6, 123, 9; II 8, 140, 12; II 9, 150, 25-26; III 1, 187, 8; 188, 21. Per quanto riguarda la genesi, la data di composizione del De

coniecturis e i suoi rapporti con il De docta ignorantia, si veda il commentario al De coniecturis, nota 1.

l’appunto, della «dotta ignoranza». Nella lettera a Giuliano Cesa-rini che chiude l’opera, Cusano, infatti, spiegherà di essere perve-nuto all’idea della dotta ignoranza tra il 1437 e il 1438, durante il viaggio di ritorno in mare «dalla Grecia», quando, per una sor-ta di ispirazione («superno dono a patre luminum»), vide in una nuova luce ciò che aveva «da lungo tempo» cercato «percorren-do diverse vie «percorren-dottrinali»65. Il viaggio di ritorno da

Costantinopo-li si concluse l’8 febbraio 1438, quando, dopo una lunga traversa-ta in mare iniziatraversa-ta alla fine di novembre, Cusano approdò a Vene-zia66 insieme all’imperatore romano d’oriente, con i suoi

diploma-tici e teologi; fra questi vi erano anche Bessarione, che portò in Ita-lia parte della sua biblioteca personale67, e il filosofo greco

Gemi-sto Pletone, i quali avevano probabilmente compiuto il viaggio in mare sulla stessa nave di Cusano. Non sappiamo nulla delle con-versazioni che, nei lunghi mesi della traversata invernale, Cusano può aver avuto con questi teologi e filosofi greci, i quali avevano di Platone e della tradizione platonica una conoscenza di gran lunga superiore rispetto a quella di tutti gli occidentali, conoscenza che essi fecero circolare durante le intense discussioni filosofiche e teo-logiche che si svolsero nel concilio di Firenze. Dal racconto di Cu-sano possiamo solo dedurre che, dai primi mesi del 1438, egli ini-ziò a lavorare alla sua prima opera filosofica, che ultimò il 12 feb-braio 1440 nella sua città natale di Kues, secondo la data che com-pare nella maggior parte dei manoscritti del De docta ignorantia. Nello stesso periodo Cusano iniziò a comporre anche la sua secon-da grande opera filosofica, il De coniecturis, alla quale rinvia diver-se volte nel corso del De docta ignorantia68. Concepite e

compo-ste a breve distanza l’una dall’altra, profondamente diverse sia per la struttura che per il linguaggio, il De docta ignorantia e il De

(27)

co-69 Cfr. il commentario al De coniecturis, nota 1.

70 Cfr. M. Honecker, Die Entstehungszeit der «Docta ignorantia» des

Niko-laus von Kues, «Historisches Jahrbuch», 60 (1940), pp. 121-141; r. Klibansky, Zur Geschichte der Überlieferung der Docta ignorantia des Nikolaus von Kues, in: Nicolai de Cusa De docta ignorantia. Liber tertius, edidit raymundus Klibansky,

übersetzt und mit Einleitung, Anm. und register herausg. von H.-G. Senger, Hamburg 19992, pp. 209-240; Bond, Nicholas of Cusa from Constantinople to

«Learned Ignorance»., cit., pp. 135-163.

niecturis non sono solo le prime opere filosofiche di Cusano; sono ad un tempo i suoi lavori più sistematici, nei quali Cusano intende proporre una nuova concezione del sapere e, con essa, una nuova visione della realtà, di Dio e dell’uomo, che, per molti aspetti, si muove in una direzione profondamente diversa da quella percorsa dalla tradizione scolastica con le sue diverse «vie dottrinali», come si dice nel passo della lettera a Cesarini a cui abbiamo fatto riferi-mento. Di questa novità Cusano è perfettamente consapevole; sin dalle prime pagine del De docta ignorantia parla dell’«audacia» del suo nuovo «modo di ragionare circa le questioni teologiche», ri-pete più volte che esporrà idee che ai più appariranno insolite ed annuncia al lettore che ascolterà «cose mai prima udite» quando, nel secondo libro, presenterà la sua concezione di un universo in-finito, omogeno, privo di un centro fisso ed esporrà le sue tesi co-smologiche, nelle quali si è spesso vista un’anticipazione delle teo-rie di Copernico. Nel commentario al De docta ignorantia e al De coniecturis il lettore potrà trovare un’analisi sistematica di queste due opere, come degli altri scritti di Cusano; qui vorrei aggiunge-re solo una considerazione a proposito della loro genesi.

La composizione del De docta ignorantia, ultimata, come ho detto, il 12 febbraio 1440, e quella del De coniecturis, a cui Cusa-no continuerà in ogni caso a lavorare anche negli anni successivi69,

restano per molti versi un mistero, nonostante la questione relativa alla genesi di queste due opere sia stata spesso affrontata nell’am-bito della ricerca cusaniana70. Dopo il suo ritorno da

Costantino-poli, infatti, e per i due anni successivi Cusano è stato quasi sem-pre in viaggio a servizio del papa Eugenio IV. Dopo l’arrivo a Ve-nezia, Cusano si reca con i bizantini a Ferrara, dove resta tuttavia pochi mesi, senza poter probabilmente partecipare a nessuna

(28)

se-71 Cfr. Meuthen, Nikolaus von Kues, cit., pp. 66 ss.

72 Cfr. Giovanni Andrea Bussi, Prefazioni alle edizioni di Sweynheym e

Pan-nartz, prototipografi romani, ed. a cura di M. Miglio, Milano 1978, p. 17.

73 Cfr. il commentario al De docta ignorantia, nota 665.

74 Cfr. Bond, Nicholas of Cusa from Constantinople to Learned Ignorance, cit., pp. 151-154.

duta del concilio. Nel giugno 1438 il papa, infatti, lo invia in Ger-mania insieme ad una legazione di cui facevano parte anche Nic-colò Albergati e Tommaso Parentucelli, il futuro papa NicNic-colò V, e gli spagnoli Juan Carvajal e Juan de Torquemada71. Il compito

del-la legazione era quello di conquistare aldel-la causa del papato i prin-cipi tedeschi che, alla dieta di Francoforte del 17 marzo 1438, si erano dichiarati neutrali nel conflitto che divideva il papa Eugenio IV e il concilio di Basilea. Per vincere questa neutralità ci vollero dieci anni di continue discussioni ed una serie infinita di appelli, di lettere e di discorsi. Durante questi dieci anni la Germania tor-nerà ad essere il centro di gravità della vita di Cusano, il quale, in quanto unico tedesco della legazione papale, prenderà parte a tut-te le trattative e a tuttut-te le dietut-te imperiali. Tra il 1438 e il 1440, in particolare, Cusano, come ho accennato, è quasi sempre in viag-gio. Giovanni Andrea Bussi, che sarà suo segretario dal 1458 al 1464, racconterà che, durante i suoi lunghi spostamenti come le-gato papale, nei quali, anche in età avanzata, percorreva circa cin-quanta chilometri al giorno in sella ad un cavallo, Cusano era so-lito meditare sulle questioni filosofiche e teologiche che gli stava-no a cuore, per poi trascrivere le sue riflessioni durante le soste se-rali72. Nonostante questo, è difficile pensare che Cusano abbia

po-tuto comporre interamente le sue due grandi opere filosofiche, il De docta ignorantia e il De coniecturis, tra il 1438-1440, in un perio-do nel quale ha avuto ben poco tempo a disposizione per un’atti-vità di studio intensa e produttiva. Al di là del racconto, per molti versi letterario73, dell’improvvisa «illuminazione» ricevuta

duran-te il ritorno da Costantinopoli, è probabile che questi lavori siano stati realizzati in più fasi e nel corso di più anni; come ha osserva-to Lawrence Bond74, si può in effetti ipotizzare che, durante i suoi

viaggi, Cusano abbia portato con sé i manoscritti delle due opere e abbia continuato a lavorare ad essi durante i pochi mesi liberi che

(29)

75 Secondo Honecker, Die Entstehungszeit der Docta ignorantia, cit., p. 138, Cusano poté godere di alcuni mesi liberi nell’inverno 1438-1439 (da dicembre a febbraio), nell’estate del 1439 (da maggio a luglio) e nell’autunno dello stesso anno (da settembre ad ottobre).

76 Cfr. M. Watanabe, The Political Ideas of Nicholas of Cusa, with special

Re-ference to his «Concordantia catholica», Genève 1963, p. 98, n. 2, che riporta i

giu-dizi dei critici moderni; si veda inoltre J. Stieber, «The Hercules of the Eugenians»

at the Crossroads. Nicholas of Cusa’s Decision for the Pope Against the Council in 1436-37. Theological, Political and Social Aspects, in: Christianson-Izbicki (eds.), Nicholas of Cusa in Search of God and Wisdom, cit., pp. 221-258.

77 Cfr. E. Meuthen, Nikolaus von Kues in der Entscheidung zwischen Konzil

und Papst, MFCG, 9 (1971), pp. 19-33.

78 Cfr. a questo proposito le osservazioni di Euler, Die Biographie ds

Niko-laus von Kues, cit., p. 48; il 27 febbraio 1438 i partecipanti al concilio di Basilea

intentarono un processo contro i tre membri della minoranza che erano stati inviati a Costantinopoli; nell’agosto 1439 richiesero ai principi elettori riuniti a Francoforte di arrestare Cusano e di trasferirlo a Basilea (Acta Cusana, I/2, cit., n. 400) il 27 gennaio 1440 cercarono di revocargli tutti i benefici (Acta Cusana, I/2, cit., n. 423).

79 Cfr. in questo senso la lettera all’arcivescovo di Trier riportata in Acta

ebbe a disposizione75; in uno di questi, trascorso nella sua città

na-tale di Kues tra il gennaio e il febbraio 1440, rivide e completò il manoscritto del De docta ignorantia.

5. Germania

Sui motivi che possono aver spinto Cusano ad abbandonare il partito conciliare e a schierarsi a sostegno del papa si è a lungo di-scusso tra gli studiosi e non è questa la sede per ritornare sull’argo-mento76. Certamente, agli occhi di molti protagonisti di Basilea

l’at-teggiamento politico di Cusano sembrò un voltafaccia, non esente da interessi personali77, anche se agli inizi del 1437 non era affatto

sicuro che quello papale sarebbe stato il partito vincente, come atte-sta il fatto che la maggior parte degli uomini di chiesa della genera-zione di Cusano abbandonò lo schieramento conciliarista di Basilea solo più tardi78. Da parte sua, negli anni successivi Cusano

eviden-zierà più volte come la motivazione fondamentale del suo cambio di fronte risiedesse nella questione della riunificazione con la chie-sa d’Oriente che, a differenza del papa, il concilio, con le sue pro-fonde divisioni, non era a suo avviso in grado di realizzare79. Al di là

(30)

Cusana, I/2, cit., n. 469; Epist. Ad Rodericum Sancium, in: Nicolai de Cusa Ope-ra omnia, vol. XV/2, ed. H.-G. Senger, Hamburg 2008, n. 15. Si veda a questo

proposito T. Waelki, Nikolaus von Kues und das Basler Konzil, cit., pp. 3-33; cfr. anche A. Leidl, Die Einheit der Kirchen auf den spätmittelalterlichen Konzilien

von Konstanz bis Florenz, Paderborn 1966, pp. 88. ss.

80 Cfr. E. Meuthen, Nikolaus von Kues und die deutsche Kirche am Vorabend

der Reformation, MFCG, 21 (1994), pp. 39-85, 54.

81 Cfr. Acta Cusana, I/2, nr. 427 a.

82 Il disegno è riprodotto nel volume di K. Kremer, Nicholas of Cusa

(1401-1464). One of the Greatest Germans of the 15th Century, Trier 2002, p. 23.

83 Cfr. J. Sieber, Die Pope Eugenius IV, the Council of Basel and the Secular and

Ecclesiastical Authorities in the Empire, Leiden 1978, pp. 341 ss.

84 Cfr. Acta Cusana, I/2, cit., n. 482.

85 Su Johannes Wenck, si veda quanto diciamo nel comentario all’Apologia, nota 3.

delle diverse interpretazioni, è certo che, a torto o a ragione, l’impe-gno per il partito papale ha segnato per molto tempo l’immagine di Cusano80. Ancora nel 1538, il teologo riformato Johannes Kymeus

nel titolo di un suo libro definiva Cusano «l’ercole papista contro i tedeschi», riprendendo in questo modo l’espressione «Hercules ta-men omnium Eugeniorum» che, all’epoca di Basilea, era stata co-niata da Enea Silvio Piccolomini, allora convinto conciliarista81. Nel

frontespizio del libro di Kymeus era riportato anche un disegno che ritraeva il papa mentre teneva a guinzaglio Cusano per le nappe del suo cappello cardinalizio e lo guidava contro la nazione tedesca82.

Al formarsi di questa immagine contribuirono senza dubbio i dieci anni che, a partire dal 1438, Cusano trascorse in Germania per con-quistare i principi tedeschi alla causa papale; anni nei quali si trovò spesso a discutere con gli stessi conciliaristi al fianco dei quali aveva militato fino a poco tempo prima, il che suscitò l’irritazione di mol-ti83, come racconta lo stesso Cusano in una sua lettera a Giuliano

Cesarini84. Tra coloro che, a Basilea, avevano militato insieme a

Cu-sano nel partito conciliarista vi era anche Johannes Wenck, un teo-logo dell’Università di Heidelberg, di cui fu per tre volte anche ret-tore, che godeva di una certa notorietà sia in Germania che in Ita-lia85. Dopo il concilio di Basilea Wenck aveva partecipato alla

die-ta di Mainz nel 1441 e poi a quella di Francoforte nel 1442, nelle quali Cusano aveva difeso con grande fervore la causa papale con-tro Giovanni di Segovia e Niccolò Panormitano, due degli

(31)

esponen-86 Per quanto riguarda le critiche di Wenck, cfr. il commentario all’Apologia, note 1, 3, 12.

87 Cfr. r. Haubst, Studien zu Nikolaus von Kues und Johannes Wenck, Mainz 1955, p. 102.

88 J.B. Elpert, Loqui est revelare. Verbum ostensio mentis. Die

sprachphiloso-phischen Jagdzüge des Nikolaus Cusanus, Frankfurt am Main 2002, pp. 118-119.

ti più importanti dello schieramento conciliarista. Qualche mese dopo la dieta di Francoforte, Wenck compose il De ignota litteratu-ra, un violento attacco contro il De docta ignorantia di Cusano, nel quale quest’ultimo veniva ripetutamente apostrofato come «pseudo-apostolo» e «pseudo-profeta». A dire il vero, nel De docta litteratu-ra (di cui presentiamo una tlitteratu-raduzione in appendice al commentario all’Apologia), Wenck non faceva alcun riferimento alle motivazio-ni politiche della sua polemica; sarà Cusano che, quando compor-rà nel 1449 la sua Apologia doctae ignorantiae, non manchecompor-rà di rile-varle, osservando come, dietro le accuse del suo avversario, vi fosse in realtà un risentimento personale, motivato dall’adesione di Cusa-no al partito papale, che Wenck aveva invece combattuto al concilio di Basilea. Nel De ignota litteratura l’intento di Wenck era piuttosto quello di mostrare come le dottrine esposte da Cusano nel De doc-ta ignorantia, per il loro contenuto a suo avviso panteistico, fossero strettamente connesse al pensiero di Meister Eckhart e a tutti quei movimenti laicali, come i «begardi» e le «beghine», che erano stati più volte condannati come eretici e nei quali il tomista Wenck vede-va una forza eversivede-va dell’ortodossia e della gerarchia della chiesa86.

Alle accuse di Wenck Cusano risponderà solo nel 1449. Non sappiamo per quale motivo abbia atteso circa sette anni prima di scrivere la sua Difesa della dotta ignoranza. Secondo rudolf Haubst, Cusano non venne a conoscenza del De ignota litteratura prima del 1449 e compose immediatamente la sua Apologia87. Jan Bernd

El-pert ha tuttavia richiamato giustamente l’attenzione sul fatto che, a partire dal 1438, Cusano, come abbiamo visto, ha soggiornato qua-si sempre in Germania ed è pertanto difficile pensare che non ab-bia avuto notizia delle critiche e delle pesanti accuse che gli erano state rivolte da un noto professore dell’Università di Heidelberg88.

Si potrebbe ipotizzare che Cusano abbia reagito solo quando, in se-guito alla sua nomina a cardinale (1448), pensava di poter

(32)

rispon-89 Si veda in questo senso Kurt Flasch, Einführung in die Philosophie des

Mit-telalters, Darmstadt 19944, tr. it. di M. Cassisa, Torino 2002, p. 231.

90 Cfr. K.M. Ziebart, Nicolaus Cusanus on Faith and the Intellect. A Case Study

in the 15th-Century Fides-Ratio Controversy, Leiden 2014, p. 72.

dere alle accuse di eresia di Wenck da una posizione di maggio-re automaggio-revolezza, sapendo anche di poter contamaggio-re sull’appoggio di un papa amico, l’umanista Tommaso Parentucelli, a cui Cusano fa espressamente riferimento nel corso dell’Apologia89. Come avremo

modo di vedere nel commentario, nella sua Difesa della dotta igno-ranza Cusano risponderà punto per punto alle critiche di Wenck, evidenziando anche come esse derivassero spesso da un intenziona-le fraintendimento dei suoi testi. Ma, nel difendere il proprio meto-do della meto-dotta ignoranza, Cusano critica anche la forma del discor-so del suo avversario, il quale, come ha scritto Ziebart, aveva con-dotto tutto il suo attacco «a partire dalla prospettiva di una difesa della filosofia di Aristotele, quale veniva impiegata nelle universi-tà a supporto della teologia, e della quale Wenck, in quanto tomi-sta, era una fedele seguace»90. Sin dalle prime pagine dell’Apologia,

Cusano critica questa forma di aristotelismo scolastico come una «consuetudine obsoleta»; vede in Wenck l’espressione caratteristi-ca di una cultura ormai sclerotizzata, di una forma di pensiero che resta incatenata alle vecchie abitudini della tradizione aristoteli-ca, ancorata ad una teologia resa apparentemente sicura dagli stru-menti della logica di Aristotele, ma che, in realtà, legata al principio di autorità, scambia per una «lex» immutabile un insieme di sem-plici opinioni. Nel corso della sua Apologia, Cusano contrappone a questa forma di aristotelismo scolastico quegli autori che, a partire quantomeno dagli anni di Colonia, erano diventati i punti di riferi-mento del suo cammino di pensiero: anzitutto, Dionigi Areopagi-ta, che Cusano cita più di venti volte, riportando spesso passi degli scritti dionisiani tratti dalla recente traduzione di Ambrogio Tra-versari (1436), di cui era entrato in possesso nel 1443, grazie al suo amico Paolo del Pozzo Toscanelli; poi i commentatori di Dionigi, il Platone del Commentario al Parmenide di Proclo e il neoplatoni-co Bertoldo di Moosburg, i dimenticati pensatori della Scuola di Chartres. Ed infine una serie di autori medievali sospettati di

(33)

ere-91 Sul rapporto di Cusano con questi autori, si veda il commentario

all’Apolo-gia, note 127-129 e nota 195 per quanto riguarda Meister Eckhart.

92 Flasch, Einfügrung, tr. it. cit., pp. 241-241. 93 Cfr. Acta Cusana, I/2, cit., n. 727.

sia: Eriugena, con il quale Cusano si è confrontato continuamente e il cui De divisione naturae era stato condannato al rogo nel 1225 da papa Onorio III, la Clavis physicae, ossia l’epitome dell’opera di Eriugena redatta nel XII secolo da benedettino Onorio Augusto-dunense, Davide di Dinant, sospettato di panteismo e al quale Cu-sano farà ancora riferimento nel De non aliud, e Meister Eckhart, nel quale Wenck vedeva il leader spirituale dei diversi movimenti ereticali del suo tempo, e del quale Cusano offre invece una signi-ficativa riabilitazione91. Per Cusano, come ha scritto efficacemente

Flasch, «tutti questi autori medievali sospettati di eresia dovevano riacquistare diritto di cittadinanza nella nuova cultura filosofica. Ciò presupponeva che venisse spezzato il giogo dell’aristotelismo scolastico e che fosse ormai passato il tempo della condanna dei fi-losofi d’ispirazione neoplatonizzante. Un nuovo inizio, una rinasci-ta dunque, non un ritorno al passato: la nuova filosofia di Cusano doveva essere tutto questo. Egli affermò espressamente che la sua opera avrebbe “vinto” tutti gli orientamenti filosofici [cfr. Apol., 55, 8-9]. Una vittoria da conquistare permettendo a ciascun orien-tamento di far valere la propria forza, senza ricorrere né alla cen-sura scolastica, né a una nuova dittatura di formule filosofiche»92.

6. Marche

Dopo dieci anni di trattative e di discussioni, la legazione pon-tificia inviata in Germania nel 1438 riesce a conquistare alla causa del papato i principi tedeschi e il 17 febbraio 1448 viene firmato a Vienna il concordato tra la Santa Sede e l’imperatore Federico III. I membri della legazione pontifica vengono ben ricompensati per il loro servizio: Tommaso Parentucelli e Juan de Carvajal vengo-no vengo-nominati cardinali il 16 dicembre 1446; nello stesso giorvengo-no an-che Cusano viene nominato cardinale, ma solo «in pectore», senza cioè che la sua nomina venga resa ufficiale93, come abbiamo già

(34)

94 Cfr. Acta Cusana, I/2, cit., n. 808. 95 Cfr. Acta Cusana, I/2, cit., nn. 708 ss.

96 Sull’ospizio di Kues, cfr. Watanabe, Nicholas of Cusa. A Companion to his

Life and his Times, cit., pp. 355-366, con ulteriore bibliografia

97 Cfr. il commento al De staticis experimentis, nota 6.

98 Cfr. Vansteenberghe, Le cardinal Nicolas de Cues, cit., p. 26, n. 1; la lettera è riprodotta da Valla nel suo Antidotum II in Pogium; cfr. Lorenzo Valla, Epistole, ed. O. Besomi e M. regoliosi, Padova 1984, pp. 332-334.

99 Cfr. J. Monfasani, Nicholas of Cusa, the Byzantines and the Greek Longuage, in: Thurner (ed.), Nicolaus Cusanus zwischen Deutschland und Italien, cit., pp. 215-252, 222-223.

lettera di Piccolomini a Cusano94. Non sappiamo per quale motivo

Eugenio IV non abbia voluto rendere pubblico il nome del nuovo cardinale. Solo due anni più tardi, il 21 dicembre 1448, la nomina viene resa pubblica dal nuovo papa95, l’amico di lunga data

Tom-maso Parentucelli, il quale il 3 gennaio 1449 conferisce a Cusano la chiesa titolare di San Pietro in Vincoli. Cusano non parte subito per roma, dove si recherà solo agli inizî del 1450. Per tutto il 1449 resta in Germania; a Kues, nella sua città natale, inizia probabil-mente a progettare la fondazione di un ospizio, la cui costruzione verrà avviata l’anno successivo sulla riva sinistra della Mosella, nel sito di un’antica cappella dedicata a S. Nicola vescovo di Mira in Li-cia96. Nel gennaio 1450 Cusano giunge a roma per ricevere da

Nic-colò V il cappello cardinalizio. Per l’anno 1450 il papa ha proclama-to il Giubileo; dopo lo scioglimenproclama-to del concilio di Basilea, l’anno santo doveva essere una testimonianza visibile della ritrovata unità all’interno della chiesa. A roma Cusano resta per l’intero anno, ri-prendendo i suoi rapporti con l’ambiente umanistico; entra in con-tatto con Leon Battista Alberti97, forse tramite l’amico Paolo del

Pozzo Toscanelli, e con Lorenzo Valla, che, come sappiamo da una lettera dell’agosto di quell’anno, Cusano raccomanda al pontefice per un posto da segretario98; secondo John Monfasani, anche

ne-gli anni successivi Cusano «si adoperò apertamente per difendere l’innovativo umanista contro i suoi detrattori alla corte papale»99.

Per Cusano il 1450 è anche l’ultimo anno della sua vita privo di tensioni, ed è un anno importante per quanto concerne la sua pro-duzione letteraria. Tra il 1440 e il 1449 era riuscito a scrivere solo una serie di brevi opuscoli nei quali aveva ripreso alcuni motivi

Riferimenti

Documenti correlati

[r]

L’amore tra il protagonista e la redattrice Maia, che abilmente nel corso dell’intero romanzo Umberto Eco posiziona su un piano secondario rispetto alle altre vicende narrate,

CAPITOLO III: EVOLUZIONE FORMALE DELLE CASSETTE CANOPICHE § III.1 Antico regno e Primo Periodo Intermedio………...pp. 59-73 TAVOLE

Badiali, La trilogia degli occhiali di Emma Dante, Tesi triennale in Storia del Teatro, del Cinema e della Televisione, Università degli Studi di Pisa, 2010-2011I. Barsotti, La

Use of all other works requires consent of the right holder (author or publisher) if not exempted from copyright protection by the applicable

Simone Mammola, trained as a historian of philosophy, presents what we deem a convincing example of interdisciplinary history of ideas in reporting on his research concerning

Denis Diderot, Opere filosofiche Racconti e Romanzi, a cura di Paolo Quintili e Valentina Sperotto, Giunti-Bompiani, Milano 2019, (Il Pensiero occidentale) LXIX + 3180 pp.. Negli

[r]