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capitOlO ii

Spiegazione preliminare di ciò che seguirà

Dal momento che mi propongo di esaminare quale sia la dottri- na massima dell’ignoranza, devo prima necessariamente conside- rare la natura della massimità20. Ora, chiamo «massimo» ciò di cui

nulla può essere maggiore21. la pienezza, tuttavia, conviene a ciò

che è uno22. pertanto, l’unità, che è anche l’entità23, coincide con

la massimità; infatti, se una tale unità è del tutto libera da ogni re- lazione e da ogni contrazione, è evidente che non c’è nulla che sia opposto ad essa, essendo essa la massima unità assoluta. il massi- mo, pertanto, è l’uno assoluto, il quale è tutte le cose; e tutte le cose sono in lui [nel massimo], in quanto è il massimo. e dal momento che non c’è nulla che sia opposto ad esso [al massimo], anche il mi- nimo coincide ad un tempo con lui. per questo motivo, il massimo è anche in tutte le cose. e poiché è assoluto, egli è in atto ogni es- sere possibile, mentre non riceve alcuna contrazione dalle cose, le quali derivano tutte da lui. nel primo libro, cercherò di indagare, al di sopra della ragione umana e in un modo ad essa incomprensi- bile, questo massimo, che la fede di tutti popoli crede indubitabil- mente essere Dio, e cercherò di farlo prendendo come guida «colui che solo abita in una luce inaccessibile»24.

in secondo luogo, come la massimità assoluta è l’entità assoluta, attraverso la quale tutte le cose sono ciò che sono, così da essa deri- va anche l’unità universale dell’essere, la quale viene anch’essa desi- gnata come «massimo» in quanto deriva dall’assoluto; questa unità universale dell’essere esiste in maniera contratta25 ed è l’universo.

l’unità dell’universo è contratta nella pluralità, senza la quale non può esistere26. Questo massimo, in effetti, sebbene nella sua unità

universale comprenda in sé tutte le cose, in modo tale che tutte le cose che derivano dall’assoluto sono presenti in esso ed esso è pre- sente in tutte le cose, non ha tuttavia alcuna sussistenza al di fuori della pluralità nella quale si trova, in quanto non esiste senza con- trazione, dalla quale non può essere sciolto. a proposito di questo massimo, ossia a proposito dell’universo, farò alcune ulteriori con- siderazioni nel secondo libro.

in terzo luogo, in ciò che segue emergerà un terzo modo di con- siderare il massimo. infatti, dal momento che l’universo ha la sua

sistentiam in pluralitate, in ipsis pluribus inquiremus unum maxi- mum, in quo universum maxime et perfectissime subsistit actu ut in fine. et quoniam tale cum absoluto, quod est terminus universa- lis, unitur, quia finis perfectissimus supra omnem capacitatem no- stram, de illo maximo, quod simul est contractum et absolutum, quod iesum semper benedictum nominamus, nonnulla, prout et ipse iesus inspiraverit, subiciam.

8 Oportet autem attingere sensum volentem potius supra verbo-

rum vim intellectum efferre quam proprietatibus vocabulorum in- sistere, quae tantis intellectualibus mysteriis proprie adaptari non possunt. exemplaribus etiam manuductionibus necesse est tran- scendenter uti, linquendo sensibilia, ut ad intellectualitatem sim- plicem expedite lector ascendat; ad quam viam quaerendam stu- dui communibus ingeniis quanto clarius potui aperire, omnem stili scabrositatem evitando, radicem doctae ignorantiae in inap- prehensibili veritatis praecisione statim manifestans.

9 capitUlUm iii

Quod praecisa veritas sit incomprehensibilis.

Quoniam ex se manifestum est infiniti ad finitum proportio- nem non esse, est et ex hoc clarissimum, quod, ubi est reperire excedens et excessum, non deveniri ad maximum simpliciter, cum excedentia et excessa finita sint. maximum vero tale necessario est infinitum. Dato igitur quocumque, quod non sit ipsum maximum simpliciter, dabile maius esse manifestum est. et quoniam aequa- litatem reperimus gradualem, ut unum aequalius uni sit quam al-

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sussistenza solo nella pluralità e in modo contratto, cercheremo, nell’ambito della stessa pluralità, un’unità massima nella quale l’u- niverso sussista in atto in modo massimo e perfettissimo come nel suo fine. e un tale massimo è unito all’assoluto, che è il fine ultimo universale, in quanto è un fine perfettissimo che supera ogni nostra capacità di comprensione. per questo motivo, esporrò alcune con- siderazioni anche su un tale massimo, che è contratto e assoluto ad un tempo, e che noi chiamiamo gesù sempre benedetto, così come gesù stesso mi ispirerà.

chi tuttavia vuole giungere a cogliere il senso profondo delle cose deve elevare il suo intelletto al di sopra del significato lette- rale delle parole, piuttosto che restare fisso al significato dei singo- li termini, in quanto non è possibile rendere le parole pienamente adeguate a misteri intelligibili così grandi. anche gli esempi [che verranno presentati] devono essere intesi [solo] come delle gui- de27, che è necessario utilizzare in maniera trascendente [in modo

da trascenderle], lasciando cioè da parte il piano del sensibile, in modo tale che il lettore possa ascendere speditamente alla visio- ne intellettiva. nella ricerca di questa via, mi sono sforzato di spie- gare le cose per le persone dotate di un’intelligenza comune, e ho cercato di farlo nel modo più chiaro che ho potuto, evitando ogni asprezza e durezza di stile e mostrando subito quale sia la radice della dotta ignoranza, la quale consiste nel fatto che la precisione della verità è inconoscibile.

capitOlO iii

La verità precisa è incomprensibile

È di per sé evidente che non c’è alcun rapporto proporzionale fra l’infinito e il finito28. Da ciò segue nella maniera più chiara che,

dove è dato trovare un di più e un di meno, non si è giunti al mas- simo in quanto tale, poiché le realtà che ammettono comparativa- mente un di più e un di meno sono entità finite29. Un massimo che

sia effettivamente tale è invece necessariamente infinito30. È chia-

ro, pertanto, che, dato qualcosa che non sia il massimo in quanto tale, può sempre darsi qualcosa che sia maggiore di esso. inoltre, troviamo gradi diversi di eguaglianza, per cui una cosa è più egua-

teri secundum convenientiam et differentiam genericam, specifi- cam, localem, influentialem et temporalem cum similibus: patet non posse aut duo aut plura adeo similia et aequalia reperiri, quin adhuc in infinitum similiora esse possint. Hinc mensura et mensu- ratum, quantumcumque aequalia, semper differentia remanebunt.