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La Gestione di una Società Professionistica

2.2 Peculiarità Dei Rica

2.2.2 I Diritti Multimedial

Sono entrate provenienti dalla possibilità che i club professionistici offrono ai network televisivi di riprendere in diretta o in differita e su qualunque piattaforma mediatica le partite di calcio. Come scritto in precedenza, questo tipo di ricavi sono stati la scintilla scatenante della rivoluzione del sistema-calcio, a partire dagli anni Ottanta, avendo creato un afflusso di entrate smisurato. Le prime partite in televisione hanno difatti spazzato quello che in precedenza potevano essere i confini nazionali, permettendo così una rapida diffusione dei vari campionati. Ad oggi si possono riconoscere due macro categorie di diritti multimediali che le società cedono alle aziende della comunicazione:

- diritti multimediali tradizionali: riguardanti i diritti radiofonici e televisivi in tutte le loro forme possibili (in chiaro, pay-tv, pay-per-view o digitale terrestre);

- diritti multimediali innovativi: riguardanti la trasmissione tramite nuove tecnologie, come ad esempio internet.27

Da questa suddivisione va però detto che allo stato attuale i diritti multimediali più richiesti sono senza dubbio quelli televisivi. Infatti, per molti club professionistici i ricavi provenienti da questi diritti forniscono più della metà del fatturato totale. Le modalità di contrattazione di questi diritti possono avere luogo in una duplice forma:

- vendita individuale da parte dei club: ogni squadra ha il diritto di stipulare accordi con le varie tv riguardo la messa in onda delle proprie partite (formula ad appannaggio dei grandi club, che avendo un bacino di utenza più grande possono godere di condizioni economiche più vantaggiose dagli accordi);

- vendita collettiva effettuata congiuntamente dalla lega calcistica: i vertici federali hanno la possibilità di stipulare accordi con le varie emittenti a nome di tutti i club

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Cataliotti Jean-Christophe e Fabretti Tommaso, Il Business Nel Pallone – Analisi Dei Modelli Organizzativi e

Pagina | 27 partecipanti alla lega. La spartizione degli introiti sarà poi decisa in base ad appositi criteri che variano da nazione a nazione.28

Dato che le cinque top leghe (Italia, Germania, Spagna, Inghilterra e Francia) utilizzano tutti un metodo di vendita collettiva, analizziamo le varie differenze tra loro, per evidenziare le diverse soluzioni che ogni lega ha adottato.

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Cataliotti Jean-Christophe e Fabretti Tommaso, Il Business Nel Pallone – Analisi Dei Modelli Organizzativi e

Gestionali Delle Società Di Calcio, pag. 44-45

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Fonte grafico: Diritti TV in Europa: valori e criteri delle Big-5 a confronto, www.tifosobilanciato.it, 20/04/2016, pag. 2

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Come si può notare dai grafici precedenti, ad eccezione della Germania, la quale utilizza un metodo di suddivisione basato unicamente sul merito, tutte le altre leghe utilizzano un sistema composto da una parte fissa per ogni squadra a cui si aggiunge poi una parte variabile in base a bacino d’utenza, merito, ecc.

Soffermandoci sulla situazione italiana, possiamo addentrarci un po’ meglio su come questi diritti televisivi vengono ridistribuiti. La legge italiana che governa la vendita dei diritti televisivi è la “Legge Melandri-Gentiloni”, entrata in vigore nel febbraio 2009. Il primo cambiamento portato da questa legge è stato il passaggio dalla vendita individuale a quella collettiva dei diritti tv (art. 3 comma 1): in questo modo il soggetto organizzatore della competizione (Lega Calcio) è diventato contitolare, insieme ai soggetti che partecipano alla competizione (i vari club), dei diritti audiovisivi. L’obiettivo primario era quello di rendere più competitiva la massima serie italiana, cercando di ridurre la forbice finanziaria tra i club più blasonati e quelli di minore dimensione. Bramando di trovare una soluzione che venisse incontro a tutte le esigenze dei club, si è deciso perciò di suddividere i proventi derivanti la vendita collettiva dei diritti tv in base a questi criteri:

- 40% in parti uguali tra i vari club;

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Fonte grafico: Diritti TV in Europa: valori e criteri delle Big-5 a confronto, www.tifosobilanciato.it, 20/04/2016, pag. 2

Pagina | 29 - 30% sulla base dei risultati sportivi conseguiti: il 10% determinato in base ai risultati

raggiunti da ogni squadra dalla stagione 1946/47 ad oggi, il 15% in base al risultato delle ultime 5 stagioni e il rimanente 5% in base ai risultati dell’ultimo torneo;

- 30% secondo il bacino di utenza: il 25% determinato in base al numero di tifosi di ogni squadra (individuato da una o più società di indagine demoscopica incaricata dalla Lega Calcio) e il 5% in base alla popolazione del comune di riferimento.31 Accanto all’obiettivo di riequilibrio dei campionati la Legge ha stabilito anche altre rilevanti modifiche, come ad esempio:

- poteri di regolamentazione e vigilanza ad Antitrust ed Agicom per garantire una maggiore concorrenza del mercato e scongiurare la creazione di posizioni dominanti; - misure a favore delle televisioni locali;

- maggiore sostegno ai campionati minori, ai vivai e alle sicurezza negli stadi tramite fondi gestiti dalla FIGC;

- maggiore attenzione e sostegno alle piattaforme emergenti.32

Dato l’utilizzo nelle top leghe, possiamo quindi concludere che il metodo di vendita collettivo dei diritti televisivi è, molto probabilmente, il più adeguato per far crescere in modo equo tutte le squadre che partecipano ad una competizione. Questo può far partire un circolo virtuoso, poiché un maggior numero di squadre competitive rende sicuramente un torneo più equilibrato ed avvincente, facendo così crescere il valore delle partite e creando a sua volta una potenzialità maggiore al momento della contrattazione per la vendita dei diritti tv. Contratti più remunerativi danno infatti l’occasione alle squadre di aumentare maggiormente le proprie possibilità di crescita generando in questo modo un circolo virtuoso.

La vendita individuale dei diritti televisivi è stata invece da sempre una forte richiesta dei club più blasonati, perché in questo modo potrebbero ottenere contratti più remunerativi dalla contrattazione singola piuttosto che nel calderone collettivo. Difatti, questo tipo di vendita ha da sempre creato grandi forbici tra chi guadagna di più e chi meno, come ad esempio è accaduto fino alla scorsa stagione in Spagna. In terra iberica, i due colossi sportivi F.C. Barcelona e Real Madrid Club de Fútbol si sono spartiti per anni più del 50% del totale

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Cataliotti Jean-Christophe e Fabretti Tommaso, Il Business Nel Pallone – Analisi Dei Modelli Organizzativi e

Gestionali Delle Società Di Calcio, pag. 45

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Lombardi Roberta, Rizzello Salvatore, Scoca Franco Gaetano e Spasiano Mario R. (a cura di), Ordinamento

Pagina | 30 degli introiti televisivi (grazie appunto alla vendita individuale), arrivando a toccare entrate per oltre 160 milioni di euro a testa, con una differenza rispetto alla terza squadra più “ricca” di oltre cento milioni.33 Per salvaguardare la totalità del calcio spagnolo quindi l’unica soluzione era passare ad una vendita collettivo dei diritti tv, fatto avvenuto nel marzo 2015, quando il governo spagnolo ha emanato il “Real Decreto-Ley n. 5/2015”, che governa la vendita dei diritti tv sia per la massima seria spagnola (Liga) che per la seconda serie (Liga Adelante): decisione presa per cercare di avere un effetto trainante per i ricavi della serie cadetta, sperando che essi possano aumentare in modo più deciso. Grazie a questa legge, ora il calcio spagnolo garantisce una distribuzione del montepremi totale basata su questi criteri: una quota in parti uguali, una quota basata sui risultati sportivi, una quota in base alla capacità di attrarre i tifosi ed infine una quota relativa alla capacità del club di dare maggiore visibilità al campionato.34

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In conclusione, va però detto che i due club (F.C. Barcelona e Real Madrid Club de Fútbol) non hanno accettato senza le dovute garanzie la nuova ripartizione dei diritti. Il governo spagnolo ha dovuto introdurre la “Disposición transitoria segunda”, la quale protegge i club per sei anni a partire dalla stagione 2016/2017 da eventuali introiti inferiori rispetto alla stagione 2014/2015. Infatti, le due eccezioni alla nuova normativa prevedono:

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Diritti TV in Europa: valori e criteri delle Big-5 a confronto, www.tifosobilanciato.it, 20/04/2016, pag. 4 34

Diritti TV: la Spagna passa al modello di ripartizione centralizzata (anche se…), www.tifosobilanciato.it, 3/05/2015

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Fonte immagine: Diritti TV: la Spagna passa al modello di ripartizione centralizzata (anche se…), www.tifosobilanciato.it, 3/05/2015

Pagina | 31 - nel caso in cui l’importo collettivamente ottenuto dalla vendita dei diritti tv sia

inferiore alla somma di quanto effettivamente ottenuto dai club per la stagione 2014/15, i criteri di ripartizione (ed il limiti) non troveranno applicazione e l’importo ottenuto verrà distribuito fra le squadre proporzionalmente a quanto le stesse avevano ottenuto nel 2014/15;

- nel caso in cui l’importo collettivamente ottenuto dalla vendita dei diritti tv superi la somma di quanto effettivamente ottenuto dai club per la stagione 2014/15, ma per effetto della nuova ripartizione qualcuno dei club ottenga un valore individuale inferiore a quanto percepito nel 2014/15, i criteri di ripartizione verranno inizialmente applicati (ma non i limiti interni), però ciascuno dei club che hanno un saldo positivo rispetto al 2014/15 grazie all’applicazione della nuova normativa vedrà ridursi proporzionalmente questo surplus fino a quando i club in “deficit” non avranno raggiunto il 100% dei ricavi che avevano fatto registrare nel 2014/15.36