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Le conclusioni relative a questo case study non possono essere generalizzate all’intero sistema bancario italiano, ma sicuramente sono assai significative per comprendere il trend degli istituti finanziari.

Come abbiamo visto la rivoluzione digitale è pienamente in atto. La banca sta cercando di cogliere le opportunità che emergono dalle nuove tecnologie per offrire al cliente un servizio online a 360 gradi e caratterizzato da una notevole customer experience.

A livello infrastrutturale le filiali continueranno ad essere presenti sul territorio (almeno nel medio termine) anche se sicuramente modificheranno la loro struttura ed i servizi offerti trasformandosi in centri di consulenza su prodotti e servizi finanziari.

Sul fronte fintech, le banche hanno una grande opportunità per ripensare il proprio modello di business ed in generale la propria posizione sul mercato. Nel futuro potrebbero infatti porsi come centri di aggregazione di più startup innovative integrando la propria operatività con un portafoglio di servizi fintech. Come abbiamo visto le prime partnership sono già iniziate ed all’orizzonte molte altre si stanno prospettando. Possiamo quindi concludere che l’integrazione di questi due mondi così differenti non è solo possibile ma è già in atto e porterà notevoli vantaggi per i clienti.

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CAPITOLO VI

Il futuro del settore finanziario

6.1 La financial inclusion

A livello globale si stima che siano più di 2,5 miliardi le persone che non hanno un conto corrente (in molti casi neanche un conto deposito) e che quindi sono senza la possibilità di ottenere un prestito, un’assicurazione, una carta di credito o di debito. A questo dato va sommato quello relativo alle attività commerciali: più di 200 milioni di micro o piccole e medie imprese non hanno accesso al credito.

Il report “Digital finance for all: powering inclusive growth in emerging economies” elaborato da McKinsey Global Insitute (settembre 2016), rappresenta il primo tentativo di quantificare l’impatto della finanza digitale sulle economie emergenti, con un approfondimento in particolare su sette paesi: Cina, Brasile, India, Messico, Nigeria, Pakistan ed Etiopia. Dallo studio emerge che l’impatto della finanza innovativa sull’economie emergenti avrebbe una portata eccezionale. La diffusione dell’offerta di prodotti e servizi finanziari in formato digitale potrebbe infatti portare, entro il 2025, ad un aumento del PIL per questi paesi del 6% (circa 3,7 miliardi di dollari). Ovviamente il potenziale varia in maniera significativa a seconda della situazione iniziale del Paese: le economie a più basso reddito presentano un maggior potenziale, fino al 10 -12% del PIL, mentre quelle più sviluppate come Cina e Brasile arrivano al 4-5%. Il rapporto sottolinea comunque che i guadagni potenziali potrebbero essere ben maggiori dal momento che l’analisi non tiene in considerazione molti benefici di più lungo periodo, come l’emersione delle economie informali e l’investimento aumentato sul capitale umano di domani.

Le soluzioni fintech, dai pagamenti ai servizi finanziari erogati via internet e mobile, potrebbe dunque cambiare la vita e le prospettive economiche di miliardi di individui e realtà imprenditoriali nelle economie emergenti, rendendo l’inclusione finanziaria una realtà.

Secondo la stessa ricerca, l’ascesa dei servizi fintech nei paesi emergenti, potrebbe giocare un ruolo particolarmente importante soprattutto in termini di accesso al credito tanto per gli individui che per le imprese. Per quanto riguarda quest’ultime, attualmente

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nei paesi emergenti sarebbero almeno 200 milioni le micro, piccole e medie imprese senza accesso al credito o in condizioni di accesso insufficiente per poter crescere economicamente. Non solo, anche nel caso in cui questo fosse possibile, le garanzie richieste ed i costi legati correlati con i canali tradizionali sono particolarmente elevati a fronte di un portafoglio limitato di prodotti a disposizione.

È stato stimato che un accesso più agevole ai servizi finanziari permetterà di aprire un conto corrente a 1,6 miliardi di persone, per più della metà (880milioni) donne e la gran parte appartenenti alla classe media, fornendo un’importante opportunità all’imprenditorialità oggi inespressa. L’innovazione potrebbe infatti sbloccare 2100 miliardi di dollari di nuovi crediti a individui e piccole imprese, con un evidente funzione di volano per l’intera economia.

“La financial inclusion è necessaria non solo per assicurare la crescita di un Paese.

Prima ancora, gioca un ruolo fondamentale per cancellare lo status di povertà della popolazione e dare sicurezza e autonomia alle donne” Sri Mulyani indrawaii, managing director di World Bank Group.

La financial inclusion non riguarda però solo i paesi emergenti. Nella definizione di unbanked59 vanno inseriti per esempio anche i circa 17 milioni di americani (un dato

stabile dal 2011) che sono completamente scollegati dal sistema finanziario ed i 51 milioni di underbanked, persone che pur avendo un conto, se a seguito di un evento imprevisto (un incidente, la perdita della casa, un licenziamento) dovessero essere costrette a sborsare più del 25% del loro reddito mensile, entrerebbero in una spirale negativa tale per cui il bilancio familiare risulterebbe irrimediabilmente compromesso. Per tutte queste persone la finanza alternativa, nelle sue varie forme, rappresenta l’unica soluzione per uscire da questa situazione.

6.1.

1 M-Pesa

Il nome deriva dalla fusione di due parole: “mobile” e “pesa”, che in dialetto swahili sta per denaro. Lanciato nel marzo del 2007 dall’associata keniota di Vodafone, Safaricom, è stato uno dei primi esperimenti di tecnologia applicata alla finanza per un’utenza di massa ed oggi è il principale servizio di pagamenti mobile al mondo.

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Il servizio è stato concepito per consentire ai clienti privi di un conto corrente di inviare, ricevere e depositare denaro utilizzando un semplice telefono cellulare ed un sistema di SMS e codici PIN, senza bisogno di internet. Nel corso degli anni M-Pesa è diventato però qualcosa di più di un normale sistema di pagamenti peer-to-peer. Il servizio svolge infatti un ruolo importante per l’economia di diversi Paesi ed è usato per un’ampia varietà di operazioni essenziali quali il pagamento delle bollette e stipendi, per l’erogazione delle pensioni, sussidi agricoli, contributi pubblici. Gradualmente M-Pesa si è trasformato anche in un servizio bancario: servizi come M-Shwari, M-Pawa e KCB M-Pesa offrono depositi fruttiferi mobili e micro-prestiti in collaborazione con due banche, CBA e KCB. A partire dal 2009 inoltre, Vodafone ha cominciato a potenziare M-pesa aggiungendo servizi di pagamento internazionali. I clienti in Kenya e Tanzania possono ora inviare e ricevere fondi dall’estero, in una modalità che secondo la Banca Mondiale è la più conveniente.

Dal Kenya, dove M-pesa ha una rete di 120.000 agenti e conta 25 milioni di clienti, il servizio si è esteso a livello internazionale ed oggi è presente in 10 Paesi: Albania, Egitto, Ghana, India, Kenya, Lesotho, Mozambico, Repubblica Democratica del Congo e Tanzania. Alla fine del 2016 registrava quasi 29,5 milioni di clienti attivi tramite una rete di 287.400 agenti attraverso cui le persone possono registrare il loro account nonché versare e/o ritirare il denaro. Sempre nel 2016 il servizio ha effettuato circa 6 miliardi di operazioni, raggiungendo a dicembre un picco di 529 operazioni al secondo60.

Secondo uno studio curato dall’economista del Massachusetts Institute of Technology, Tavneet Suri61, e pubblicato lo scorso dicembre sulla rivista Science, M-Pesa ha avuto un

forte impatto su tutta l’economia in Kenya, con conseguenze positive (quali la riduzione della povertà) che avranno effetti a lungo termine. Secondo lo studio, M-Pesa ha consentito alle famiglie di incrementare i consumi del 2% a livello giornaliero ed ha contribuito a ridurre le differenze di genere: è stato calcolato che 185mila donne hanno lasciato l’agricoltura per avviare un’attività economica62. In un caso in particolare, la

povertà è diminuita del 22% nel raggio di un chilometro dai punti in cui si erano stabiliti sei agenti M-Pesa, fra il 2008 ed il 2010.

60 https://www.economyup.it/innovazione/m-pesa-il-fintech-che-in-africa-funziona-da-10-anni/ 61 http://news.mit.edu/2016/mobile-money-kenyans-out-poverty-1208

62 https://www.belex.com/blog/news/m-pesa-ecco-come-un-servizio-di-pagamenti-via-cellulare-ha- trasformato-il-kenya/

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Anche in Tanzania, secondo Paese per grado di capillarità raggiunto da M-Pesa, i pagamenti mobile hanno avuto effetti significativi riducendo del 50% il livello di esclusione finanziaria63.