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Tra le varie innovazioni fintech, forse quella più silente è l’introduzione dei robo-advisor nel mondo della consulenza finanziaria che ha provocato notevoli turbolenze e la trasformazione dei modelli di business adottati fino ad oggi dalle maggiori firme del settore.

Il robo-advisor è una piattaforma online che, sulla base di algoritmi di risk management e asset allocation, offre ai risparmiatori soluzioni di investimento precostituite, consigliando la costruzione di portafogli più o meno personalizzati secondo le esigenze

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dei risparmiatori. Inoltre, si occupa di monitorare l’investimento nel tempo e, eventualmente, ribilanciarlo qualora si presentino opportunità o rischi sul mercato.

Come opera

Il robo-advisor, utilizzando un questionario, classifica il cliente in base al suo profilo di rischio e va ad identificare la combinazione rischio-rendimento che meglio gli si adatta. È una sorta di consulente finanziario virtuale che, sfruttando la tecnologia, offre servizi di consulenza al pubblico in modo efficiente e ad un costo competitivo (si passa da una commissione media attuale di 1,5% applicata dagli istituti tradizionali a circa lo 0,3%- 0,5% delle piattaforme), puntando sulla semplicità e sulla qualità dell’esperienza online per il consumatore.

La crescita e la diffusione dei robo-advisors è dirompente, tant’è che si parla di una delle più grandi innovazioni nel mondo finanziario e di un trend che modificherà le modalità di interazione tra cliente e l’intermediario finanziario.

I Paesi maggiormente interessati a questo nuovo tipo di servizi sono le economie emergenti di Indonesia (92%), Thailandia (90%), Brasile (86%) ed il Cile (84%), tutti mercati in cui è già di uso comune l’utilizzo di uno smartphone o di altri dispositivi digitali quali strumenti principali di interazione per i servizi finanziari. Anche in Paesi con percentuali di interesse meno elevate come Canada (56%), Germani (59%) ed Australia (61%), oltre la metà del panel intervistato si è detto disponibile ad usufruire dei servizi di consulenza erogati da robo-advisor.

Nel 2016 gli investimenti globali in asset management hanno superato i 5 miliardi di dollari rappresentando il 23% di tutto il settore fintech. Nel 2018 gli asset in gestione potrebbero arrivare a 900 miliardi di dollari e, stando alle stime di KPMG, superare i 2.200 miliardi entro il 2020. Ancora poco rispetto agli 83 trilioni di dollari gestiti a livello globale ed ai 19 in Europa ma tali cifre sono indicative delle sue ampie potenzialità di crescita39.

La riduzione dei costi permessa dall’introduzione dei robo-advisor ha reso possibile l’inclusione finanziaria del target di clientela meno abbiente (il c.d mass market), precedentemente escluso dalla fruizione di un servizio elitario quale la consulenza in materia di investimenti.

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Secondo il rapporto “Global Distruption & Marketing Consumer Study 2017” pubblicato da Accenture e condotto su circa 33.000 consumatori in 18 Paesi e macro-regioni, sette consumatori su dieci in tutto il mondo sarebbero favorevoli a servizi di consulenza attraverso robot-advisor per quanto riguarda prodotti bancari ed assicurativi. In particolare, il 71% (79% in Italia) si è detto favorevole all’utilizzo della robo-advisory per quanto riguarda l’assistenza nella scelta di un nuovo conto corrente mentre il 78% (84% in Italia) si sono dichiarati disposti a fare ricorso a questo tipo di servizio per gli investimenti tradizionali.

Lo studio di Accenture ha tuttavia riscontrato come quasi due terzi dei consumatori desideri ancora l’interazione umana nei servizi finanziari, in particolare per quanto riguarda la gestione dei reclami (68%) e la consulenza su prodotti complessi come mutui (61%).

Questo lascia ancora del tutto aperta per le società del settore la sfida nel ricercare il giusto equilibrio tra un contatto personale ed una esperienza digitale avanzata, puntando all’integrazione dei servizi robotizzati con quelli tradizionali. Questa sfida risulterà vinta dalle aziende del settore nel momento in cui riusciranno ad implementare una strategia “phygital” che integri perfettamente tecnologie, reti di filiali e personale per fornire un servizio che, integrando competenze fisiche/analogiche e digitali, offra ai consumatori maggiori opportunità di scelta.

Dallo sviluppo dei robo-advisor, l’industria della consulenza finanziaria deve essere capace di intercettare e fare propria l’idea di automatizzare alcuni passi del processo di advisory, sfruttando gli stessi motori o algoritmi usati dalle fintech e passando così ad una logica di “robot4advisor”40.

Robot4advisor può affiancarsi (proprio come un assistente) in alcune fasi del processo di advisory.

Nella fase di acquisizione del cliente o di proposta, con l’utilizzo di un nuovo modello di questionario che intercetti non solo il suo profilo di rischio ma anche i suoi bisogni ed il suo approccio comportamentale. Questo può consentire di individuare per il cliente un portafoglio modello, un asset allocation personalizzata.

Nel post-vendita il robot4Advisor può monitorare e suggerire le azioni per ribilanciare i portafogli, nel rispetto dei vincoli di adeguatezza e seguendo le strategie di investimento e le view di mercato della banca. Completano l’offerta del robot4Advisor allert e trigger,

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che aiutano il banker nelle attività giornaliere di gestione della relazione ed, eventualmente, di individuazione di opportunità di business.

Il robot4advisor costituisce dunque un’opportunità per le società di consulenza finanziaria permettendo loro di rispondere prontamente alle richieste della clientela in termini di personalizzazione e rapidità di servizio, elementi fondamentali in un contesto di mercato caratterizzato dalla contrazione dei margini e da una forte competizione.

Tra gli aspetti di maggiore attrattività delle piattaforme di robo-advisory, gli intervistati hanno indicato la prospettiva di ridurre i tempi (39%) ed i costi (31%) dei servizi ed una maggior imparzialità e capacità di analisi dei computer o delle soluzioni di intelligenza artificiale (26%).

L’indagine ha inoltre rilevato come i consumatori siano disposti a condividere i loro dati con gli operatori del settore dei servizi finanziari in cambio di vantaggi: in particolare il 67% del panel permetterebbe alla propria banca di accedere a dati personali più approfonditi. Il 63% del medesimo in cambio delle informazioni condivise, chiede tuttavia una consulenza più personalizzata e un trattamento prioritario (per esempio approvazione più rapida di un prestito) o benefici monetari (come prezzi più concorrenziali).

Oggi la vasta maggioranza dei consumatori ritiene che i rapporti con la propria banca siano esclusivamente a livello di transazioni: per riuscire a fidelizzare i clienti le banche sono chiamate ad una maggiore incisività nell’utilizzo della tecnologia al fine di definire un’offerta su misura e personalizzata rispetto a tempi, luoghi e modalità desiderati dal cliente. La ricerca indica che circa due terzi dei consumatori sono interessati a una consulenza bancaria (63%) personalizzata basata sulle loro condizioni specifiche, questa percentuale sale al 73% relativamente alla consulenza sulla gestione patrimoniale.

Dal punto di vista giuridico, allo stato attuale, i robo-advisors sono trattati dal legislatore italiano alla stregua di qualsiasi altro soggetto abilitato alla prestazione del servizio di consulenza finanziaria soggiacendo alle disposizioni contenute nel Regolamento Intermediari. Tuttavia, in ragione del fatto che il suddetto impianto regolamentare è stato concepito e strutturato per l’erogazione del servizio da parte di consulenti tradizionali, si rilevano alcune criticità nei profili giuridici critici laddove l’erogazione del servizio venga demandata a dei robo-advisors. È necessario infatti porre attenzione alla valenza sistemica che connota i robo-advisors, ossia alla loro attitudine a raggiungere contemporaneamente

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molte più persone rispetto alla consulenza individuale erogata da consulenti fisici, cosicchè l’impatto causato da eventuali errori, malfunzionamenti, dell’algoritmo o comportamenti dolosi, può risultare seriale e gravemente amplificato.

3.7

.1 Moneyfarm

Moneyfarm è una Società di Intermediazione Mobiliare (SIM) che offre servizi di consulenza finanziaria indipendente a livello europeo. A tal fine è stata autorizzata in Italia sia dalla Consob che da Banca d’Italia mentre a livello europeo dalla Financial Conduct Authority. Fondata nel 2011 a Cagliari da Paolo Galvani e Giovanni Daprà, in cinque anni ha raccolto oltre 22 milioni di euro di investimenti (di cui sette recentemente da Allianz) ed oggi conta oltre 80 professionisti suddivisi nelle tre sedi di Milano, Londra e Cagliari.

Punto focale della strategia di investimento messa a punto da Moneyfarm è l’investimento esclusivamente tramite ETF (Exchange Trade Fund) ovvero delle particolari tipologie di fondi, che replicano passivamente un indice finanziario. Rispetto ai fondi comuni tradizionali gli ETF sono quotati in borsa per garantire la diversificazione dell’investimento, il basso costo di gestione ed una liquidità maggiore. I fondi comuni sono inoltre soggetti a commissioni di gestione variabili tra l’1% ed il 3% oltre a prevedere solitamente anche commissioni di ingresso o di uscita ed in alcuni casi addirittura di performance, gli ETF invece presentano un T.E.R (Total Expense Ratio) solitamente compreso tra lo 0,15 e lo 0,7% permettendo così all’investitore un notevole risparmio di costi.

Come funziona

Per prima cosa è necessario iscriversi al portale tramite una procedura che richiede pochi minuti ed è completamente gratuita. Il passo successivo è quello di compilare un questionario gratuito di profilazione per capire le attitudini al rischio del singolo investitore ed indirizzarlo così verso il portafoglio che è più adatto alle sue propensioni. La gamma è composta in totale da 6 portafogli di investimento, ognuno dei quali si diversifica poi al suo interno a seconda dell’ammontare che viene investito (superiore o inferiore a 50mila euro) permettendo così di soddisfare i differenti profili ed obiettivi degli investitori.

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I vari portafogli in particolare si differenziano tra loro per:

Livello di rischio/rendimento: rappresentato da un diverso mix di asset class (es. azioni, obbligazioni, materie prime) che coprono svariate aree geografiche (es. Italia, Europa, Stati Uniti, Paesi emergenti), valutarie (es. euro, dollaro) e settoriale (es. bancario, farmaceutico..)

Numero di strumenti: a seconda dell’ammontare dell’investimento i portafogli contengono un massimo di 7 fondi per investimenti sotto ai 50.000 euro o un massimo di 14 per investimenti superiori.

Moneyfarm offre anche la possibilità di creare dei piani di accumulo. Dopo aver versato la somma iniziale (non è prevista una soglia minima) è possibile infatti effettuare ulteriori versamenti periodici o aperiodici. Tale piano è molto flessibile e gli importi sono decisi sempre dall’investitore il quale in qualsiasi momento può anche decidere di interrompere il versamento o estinguerlo in modo parziale senza vincoli o costi aggiuntivi.

A partire dal 2017 il cliente oltre ad una gestione del portafoglio in amministrato, potrà scegliere anche il portafoglio in gestito (o detenere entrambe le soluzioni con uno o più portafogli). Con il servizio in amministrato il cliente riceve durante l’anno, dal team di esperti di Moneyfarm, consigli di ribilanciamento del portafoglio che poi il cliente è libero di accettare, rifiutare o modificare. Con il portafoglio in gestito invece, i ribilanciamenti saranno eseguiti in automatico dal team di gestione di Moneyfarm senza bisogno di una preventiva autorizzazione. I servizi hanno il medesimo costo. Con questa innovazione di prodotto Moneyfarm rende di fatto accessibile a tutti un servizio come la gestione patrimoniale che è tradizionalmente rivolto ai detentori di grandi patrimoni (con soglia minima di accesso spesso superiore a 100.000 euro e costi che facilmente superano il 2%).

Con il nuovo prodotto prende inoltre il via anche il nuovo servizio paperless, una importante novità in termini di semplicità e velocità di processo: gli utenti possono infatti sottoscrivere tutte le soluzioni offerte da Moneyfarm con un processo al 100% digitale che si completa online senza nessuna ulteriore operatività e che elimina qualsiasi adempimento di firma, stampa e spedizione via posta di tutta la documentazione necessaria.

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Costi e rendimenti

Il rendimento dei fondi gestiti da Moneyfarm e dei portafogli relativi può essere controllato in ogni momento sul sito internet del servizio: si parla orientativamente, nell’arco di 3 anni, di guadagni che vanno dal 10-12% fino al 33-35% dei fondi più rischiosi. I capitali versati a Moneyfarm, non sono però garantiti quindi a fronte di rendimenti potenzialmente alti, c’è la possibilità di perdere parte dell’investimento. Inoltre gli ETF sono tassati come rendita finanziaria pura e dunque sono sottoposti, per la parte inerente i profitti, ad aliquota del 26%. Nel caso in cui però gli ETF contengano esclusivamente obbligazioni italiane oppure di stati in White List, si potrà godere dell’aliquota del 12,5%.

A fronte dei profitti, i costi di gestione richiesti da Moneyfarm variano a seconda dell’investimento41:

 Per chi investe da 0 a 3.000 euro, le commissioni sono del 1,25% su base annua;

 Per chi investe da 3.000 a 200.000 euro i costi di gestione diventano dello 0,7%;

 Per chi supera i 200.000 euro di investimento si passa invece a commissioni dello 0,5%.

Diversamente però da molti fondi non sono previsti costi di accesso ed apertura conto, né costi di transazione, di commissioni, né vincoli e costi di uscita.

Il costo di un fondo standard, con le commissioni di transazione, di entrata, di performance può facilmente superare il 2,3 – 3% che in confronto ai costi di Moneyfarm sono più del doppio.

Moneyfarm fornisce anche un servizio gratuito di consulenza generale. A tal fine ha creato un team di Investor Care Specialist che possono essere contattati in qualsiasi momento, per chiedere delucidazioni sui propri investimenti.

Premi

A confermare l’eccellenza di Moneyfarm tra le realtà fintech sono i numerosi premi che l’azienda riceve ogni anno. Ultimo in ordine cronologico (gennaio 2017) è stato il premio ottenuto alla decima edizione degli UK-Italy Business Award. Tale riconoscimento è assegnato ogni anno dal Department for International Trade (divisione italiana del

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Governo Britannico presso il Consolato di Milano) in partnership con Borsa Italiana alle aziende italiane che più si sono distinte quali esempi di eccellenza nel Regno Unito, dove Moneyfarm opera da febbraio 2016.

Questo riconoscimento va ad aggiungersi ai due Sigillo d’Oro consecutivi ottenuti nel 2015/6 e 2016/7 da parte dell’Istituto Tedesco Qualità e Finanza come Migliore Consulente Finanziario Indipendente in Italia42. I Sigilli Oro rappresentano una delle

certificazioni più prestigiose sulla soddisfazione dei clienti finali grazie all’assoluta indipendenza nelle rilevazioni.

Ulteriore riconoscimento per Moneyfarm è pervenuto nel corso dei MoneyAge Awards 2016 nel Regno Unito come migliore Stock& Share ISA Provider dell’anno. L’ISA è un prodotto promosso dall’FCA, l’ente regolatore britannico, che dà la possibilità ai risparmiatori di investire una quota fissa annuale di circa 15mila sterline completamente esentasse. Un prodotto molto vantaggioso dal lato fiscale ma in molti casi penalizzato dagli alti costi applicati dalle società di gestione. Ed è proprio l’impegno nella eliminazione di tutti quegli elementi di costo superflui che ha caratterizzato la motivazione principale per il premio assegnato.