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Uno studio di caso: la Conferenza Cittadina delle Autonomie Scolastiche

5.1.4 I servizi alla scuola L’edilizia e il funzionamento

L’ultima analisi sull’edilizia scolastica più puntuale a livello nazionale, effettuata ogni anno da Lega Ambiente31, colloca Genova in posizione piuttosto arretrata a livello nazionale (69° posto). I dati sono raccolti su dimensione regionale, ma la forte preponderanza del Comune di Genova sugli altri comuni della Regione rende realistico pensare che i dati presentati siano prevalentemente rispecchianti la

Le scuole genovesi sono di costruzione piuttosto vecchia: meno del 20% sono state costruite dopo il 1975. Alto è anche il numero di strutture adattate all’uso scolastico, a partire da una originaria destinazione di tipo abitativo.

Le ville storiche rappresentano un caso in questo senso interessante perché vi sono numerosi casi di scuole situate in immobili di alto pregio artistico, che tuttavia si trovano a dover affrontare i disagi dell’adattamento a una funzione per cui non erano stati pensati: problemi nella realizzazione dei servizi igienici, difficoltà di accesso per i disabili, difficoltà di realizzazione di vie di fuga adeguate, anche per i numerosi vincoli di tipo artistico, aule dimensionate in maniera diseguale e talvolta non adatta e così via.

A queste problematiche si somma la difficoltà nella manutenzione ordinaria di edifici storici su cui è molto costoso intervenire e che d’altronde presentano spesso evidenti segni di usura.

Molto rari sono stati, dall’altra parte, i progetti di nuova edilizia scolastica degli ultimi anni.

Le stesse difficoltà si sono riscontrate in questi anni nella gestione delle spese di funzionamento della scuola, che comprendono sia il mantenimento, la sostituzione e l’acquisto di arredi e attrezzature, sia la gestione delle segreterie e dell’ordinaria amministrazione.

Su questi aspetti la compartecipazione del Comune alle spese si è fatta via via più difficoltosa e le scuole hanno sempre più dovuto fare ricorso a forme di autofinanziamento attraverso il contributo volontario delle famiglie.

Si tratta di una pratica assai diffusa, che tuttavia rischia di acuire aspetti di disequità del sistema, favorendo tutte le situazioni a più alto potenziale socioeconomico. Negli ultimi anni l’Amministrazione ha ripreso, dopo alcuni anni di rallentamento, una certa attenzione nei confronti dell’arredo scolastico, che senza essere completamente esaustiva dei bisogni ha tuttavia contribuito a un qualche miglioramento complessivo.

Le scuole stesse sembrano tuttavia in difficoltà nei confronti della definizione dei fabbisogni di arredi e attrezzature: in molti casi ci si è limitati a riproporre modelli di utilizzo degli spazi estremamente tradizionali.

Questo tema, che a partire da una considerazione meramente gestionale, scopre invece il potenziale impatto sulla vita della scuola e sulla sua offerta formativa, sembra importante e forse urgente riconsiderare i modelli pedagogici e didattici per orientare scelte di spesa, sempre più faticose, verso ambiti più efficaci e innovativi. La Ristorazione scolastica

La ristorazione scolastica raggiunge oltre 25.000 bambini e ragazzi al giorno. Il servizio è erogato attraverso l’affidamento in appalto ad aziende specializzate. Il servizio è certificato ISO 9001 da molti anni, a garanzia di un costante monitoraggio della qualità erogata.

Tuttavia, la grande complessità del sistema di erogazione del pasto a scuola ha portato in questo periodo a forti tensioni tra genitori, scuola e Comune, tensioni che riflettono una generale tendenza a individualizzare il rapporto con i servizi.

La vigilanza e la necessaria attenzione da parte delle famiglie nei confronti di un servizio ritenuto essenziale portano tuttavia a introdurre un elemento di potenziale disgregazione dell’uniformità e uguaglianza del servizio nei confronti dell’utenza intera.

L’attenzione nei confronti delle problematiche della ristorazione mi pare sintomatico di una certa mancanza di fiducia istituzionale nei confronti sia della scuola pubblica, come garante di un’offerta non discriminante, sia dell’ente locale, percepito come attento solo agli aspetti di efficienza burocratica, ma non dei bisogni dei singoli.

Le rivendicazioni relative al cosiddetto “pasto domestico”, che si sono introdotte nella scuola italiana a partire dallo scorso anno scolastico con sempre maggiore diffusione, rappresentano un segnale di preoccupante debolezza dell’apparato istituzionale a fronte delle tensioni individualistiche che si presentano come sempre più preponderanti nelle società contemporanee.

La fornitura di libri di testo alle famiglie è operazione sempre più onerosa per l’Ente Locale.

Spesso ci si è interrogati, anche insieme ai Dirigenti scolastici, sull’opportunità di rivedere, non solo organizzativamente, ma anche dal punto di vista dei contenuti didattici, l’intero sistema.

Non è operazione facile, perché oltre a interrogare il corpo docente, ha forte impatto sulle famiglie e sul tessuto commerciale che ruota intorno alla scuola.

Il sistema di erogazione delle cedole librarie è stato tuttavia il punto di partenza per una complessa operazione di scambio informativo tra Comune e scuole, che ha consentito di intraprendere una nuova e più efficiente modalità di erogazione della cedola e di impostare l’avvio di un “Osservatorio scuola” cittadino, che a partire dai dati amministrativi riesca a restituire alla scuola e al decisore politico fotografie puntuali dello stato del sistema.

A partire dai dati raccolti è stato possibile impostare anche un progetto di redistribuzione dei fondi destinati alle borse di studio per le scuole secondarie di primo grado attraverso forme di comodato d’uso, che tenga conto dei bisogni delle diverse zone della città.

Un’attenzione particolare è rivolta a Genova al tema dell’inclusione dei bambini e dei ragazzi disabili. Oltre ai servizi di Operatore Socioeducativo previsti per legge il Comune sostiene con particolare attenzione il percorso delle cosiddette Sezioni a Risorse Educative Speciali. Si tratta di sezioni scolastiche che accolgono bambini e ragazzi in situazione di estrema compromissione e con multidisabilità, che non potrebbero essere inseriti nelle classi normali: l’obiettivo è quello di garantire l’accesso a scuola e l’inclusione anche di persone che difficilmente possono accedere e che spesso rimangono escluse da scuola pur essendone formalmente iscritte.

L’esperienza dei Poli a RES è un’esperienza unica in Italia ed è al centro dell’attenzione dello stesso MIUR.

Un ulteriore problema è dato dalla mobilità casa-scuola per la quale non sono previsti trasporti scolastici specifici (scuolabus) in nessuna parte della città, né è facile realizzare progetti di pedibus per la quasi totale assenza di scuole situate in zone a traffico limitato.

La situazione della mobilità scolastica ha avuto un particolare aggravamento in seguito alla caduta del Ponte Morandi e alla conseguente spaccatura della città nella zona della Valpolcevera. Per bambini e ragazzi che facevano poche decine di metri per recarsi a scuola, si tratta oggi di effettuare percorsi che arrivano anche all’ora, con un evidente disagio individuale e un aggravio sul traffico cittadino.