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Nota metodologica

4.2 La valutazione costruttivista

L’approccio costruttivista alla valutazione si fonda su un preciso paradigma della conoscenza che può definirsi, in maniera sintetica attraverso tre assunzioni basilari (GUBA, LINCOLN 2001):

- dal punto di vista ontologico, l’assunto fondamentale è il relativismo;

Human sense-making that organizes experience so as to render it into apparently comprehensible, undertastandable, and explain form, is an act of construal and is independent of any foundational reality.

La realtà non soggiace alla conoscenza, ma si costruisce insieme ad essa. Nulla esiste al di fuori dell’interpretazione.

-

dal punto di vista epistemologico, l’assunto fondamentale è il soggettivismo transazionale;

Assertions about “reality” and “truth” depend solely on the meaning sets and degrees of sophistication available to the individuals and audiences engaged in forming those assertions.

La verità si raggiunge come accordo e negoziazione, attraverso la condivisione di un apparato condiviso e riconosciuto di informazioni

GUBA e LINCOLN (2007) presentano il paradigma costruttivista all’interno della tradizione valutativa come emergente da una lunga serie di modelli di cui in qualche modo recupera e potenzia il senso.

La cosiddetta Valutazione di quarta generazione si pone quindi a compimento di una tradizione valutativa che ha visto dapprima modelli di tipo tecnico, in cui valutare significava sostanzialmente misurare, in seguito modelli di tipo descrittivo, che andavano oltre la misurazione per offrire classificazioni e strumenti di lettura e infine modelli che inserivano l’aspetto del giudizio tra le attività peculiari del valutatore. Secondo gli autori questa quarta generazione di valutazioni inserisce l’ulteriore elemento della negoziazione tra le attività del valutatore come elemento chiave per la lettura dei contesti e la restituzione degli elementi di senso ai programmi e processi valutati.

I modelli di quarta generazione sono definiti responsive, ovvero sensibili e

hanno come focus non gli obiettivi, le decisioni, gli effetti o simili categorie, bensì le richieste, gli interessi ed i problemi avanzati dai membri di una varietà di platee di stakeholder, ossia platee che a qualche titolo sono coinvolte nella valutazione (GUBA, LINCOLN 2007:132)

Proposte metodologiche in linea con questi assunti sono state portate avanti da autori quali gli stessi Guba e Lincoln, attraverso la proposta della Valutazione naturalistica (LINCOLN, GUBA 1985) o Stake, con la Valutazione Sensibile e lo studio dei casi (STAKE 1995).

La Valutazione costruttivista è caratterizzata da due fasi, come descritte da Guba e Lincoln (2001): una fase di scoperta e una fase di assimilazione attraverso le quali il valutatore, anche in maniera non necessariamente sequenziale, opera per analizzare il costrutto da studiare.

La fase di scoperta (discovery) è caratterizzata dallo sforzo di descrivere “what’s going on here”, ovvero il contesto e la situazione da valutare. La fase di scoperta è una fase descrittiva, ma come sempre, in un contesto costruzionista, la descrizione è anche costruzione della realtà stessa. Le informazioni preesistenti, i documenti, le analisi già effettuate in precedenti ricerche costituiscono uno sfondo fondamentale per ricostruire il “qui e ora” della ricerca, fornendo un sostrato di accumulo di conoscenze che contribuiscono a svelare e modellare l’evacuando stesso.

Per gli autori citati

Discoveries are themselves semiotic organizations, i.e. mental constructions.

La seconda fase (assimilation) rappresenta lo sforzo del valutatore di incorporare nuove scoperte nei costrutti esistenti o addirittura sostituirli se emergono elementi che li caratterizzano in maniera divergente e che hanno forza sufficiente a rimpiazzarli. Il nuovo costrutto, più informato, più “robusto” deve mostrarsi più efficace nel mostrare nuovi significati e nella spiegazione di quanto emerge dalla ricerca, e manifestare una migliore capacità di andare al cuore del problema che il valutatore si è posto. Il percorso impostato non è lineare, ma piuttosto ricorsivo e si caratterizza per un continuo movimento dialogico fra le parti chiamate in causa dal valutatore. Le costruzioni che il valutatore è chiamato a studiare sono avvicinate per approssimazioni continue.

In un senso molto concreto le valutazioni creano la realtà piuttosto che scoprirla oggettivamente, ma lo fanno in relazione al contesto in cui gli evaluandi vengono individuati… e ai sistemi di valore dei diversi stakeholder che contribuiscono alla costruzione (GUBA, LINCOLN 2007:135)

Si può così meglio riepilogare l’approccio costruttivista riprendendo le caratteristiche che gli autori citano come distintive della quarta generazione. (GUBA, LINCOLN 2007:140 e sgg)

1) La Valutazione è un processo sociale e politico.

Valutare è un’attività intrinsecamente pubblica se si vuole salvaguardarne il senso e l’utilità. In quanto pubblica è intimamente politica, ha a che fare e produce il cambiamento sociale e ne deve pertanto essere consapevole. Il valutatore non può esimersi dall’affrontare le questioni valoriali che il confronto pubblico si porta dietro, nella continua ricerca di una posizione di equilibrio e di equidistanza tra le posizioni che i diversi stakeholder esprimono, anzi nella tensione permanente

2) La valutazione è un processo di apprendimento/insegnamento

Il Valutatore opera a partire da informazioni, più o meno robuste, sui costrutti mentali degli stakeholder coinvolti. Il suo ruolo, come abbiamo già sottolineato, è quello di far emergere i costrutti e permetterne la riconoscibilità agli stessi attori. La valutazione è perciò un percorso volto alla conoscenza non solo da parte del valutatore, ma anche da parte degli stessi stakeholder.

Lo scopo della valutazione non è quello di catturare l’evaluando “com’è veramente”, quanto piuttosto di esplorare il modo in cui esso è costruito dai diversi gruppi (GUBA, LINCOLN 2007)

La valutazione è un processo conoscitivo che nel suo farsi, insegna a formulare ulteriori domande.

3) La valutazione è un processo continuo, ricorsivo e divergente

La valutazione accetta l’incompletezza come paradigma della conoscenza. Non si pone l’obiettivo di chiudere con il raggiungimento di un ben definito obiettivo stabilito a priori, ma continuamente si trova a riaprire il ciclo di indagine e risposta fino a raggiungere un livello soddisfacente, anche se sempre provvisorio di comprensione.

Accettare questo elemento di causalità non lineare non significa abbandonarsi a un indefinito “anything goes”, ma piuttosto accettare che la complessità del reale non può essere indagata con strumenti riduzionistici, che necessariamente non ne possono cogliere che aspetti molto parziali e fuorvianti.

Questa caratteristica rende tuttavia la valutazione costruttivista particolarmente fragile nei confronti di committenze frettolose, che hanno spesso necessità di presentare risultati tangibili in tempi rapidi e sono disposti a sacrificare l’approfondimento in nome della spendibilità immediata. È evidente che questo elemento può creare profonda frustrazione nel valutatore, che tuttavia deve saper accettare di restituire elementi anche parziali del proprio lavoro di ricerca, cercando tuttavia di salvaguardare la propria indipendenza di azione.

4) La valutazione è un processo che crea “la realtà” La realtà non sono i fatti.

Questa fallacia è tipica dell’approccio del realismo ingenuo.

La realtà è piuttosto costituita da “fatti più narrazione”23. Non si dà realtà senza fatti, ma neanche senza parole e linguaggio che ne condivide il senso in un terreno comune. La realtà si costruisce nel dialogo intorno ai fatti e nel continuo lavoro di sense-making che gli attori producono. L’atto valutativo conduce e induce al confronto e attraverso questo scopre e crea la realtà.

5) La valutazione è un processo emergente

Negli approcci definiti tradizionali la valutazione si pone a priori gli obiettivi e su quelli orienta la sua azione di ricerca. Il disegno valutativo è rigorosamente impostato in maniera preordinata e come tale non può e non deve tener conto di circostanze intervenienti che ne possano deviare l’applicazione. Viceversa, la valutazione in questa diversa accezione propone disegni che non possono essere completamente definiti a priori perché si modellano su un evaluando che si definisce e letteralmente si scopre nell’atto stesso della valutazione.

Il coinvolgimento degli stakeholder, l’emergere dei loro costrutti mentali costruiscono il percorso e la conoscenza si accresce nel percorso stesso, attraverso l’emergere del costrutto ricercato. C’è un disegno che solo retrospettivamente appare chiaro.

6) La valutazione è un processo con esiti imprevedibili

Se l’evaluando è esso stesso non completamente evidente al momento dell’avvio della valutazione non si può nemmeno completamente prevedere quali saranno gli esiti della ricerca che su di esso si va ad intraprendere.

Non esistono esiti “giusti” o “oggettivi”. Anche quando sono state concluse, le valutazioni rappresentano al massimo costruzioni, valori e convinzioni in un dato momento nel tempo

7) La valutazione è un processo collaborativo

Il valutatore non è un giudice autocratico. I giudizi che emette sull’evaluando, e sul percorso effettuato, si combinano e si confrontano con tutti i soggetti esterni ed interni alla valutazione stessa, inevitabilmente, perché è così che sono stati costruiti. La negoziazione dei punti di vista non può essere evitata, sia perché, come si è detto, il confronto tra i valori espressi è inevitabile ed escluderne qualcuno dall’indagine significherebbe inficiarne completamente il senso stesso, sia perché è propriamente nell’arena dialogica che la valutazione scopre e costruisce il suo terreno stesso di indagine.

Gli stakeholder e il valutatore devono avere congiuntamente - collaborativamente - il controllo dell’intero processo (GUBA, LINCOLN 2007:142)

a differenza di quanto prevede il paradigma positivista che assegna il ruolo di osservatore neutrale ed esterno al ricercatore come condizione di indagine rigorosa.

8) La valutazione privilegia lo studio di caso

L’agenda per la negoziazione viene esemplificata al meglio nella forma dello studio di caso, in cui gli item che richiedono negoziazione vengono esposti in dettaglio in relazione alle peculiarità del caso.

Lo studio di caso presenta le caratteristiche dello “squarcio di vita”, della effettiva emergenza di uno spaccato concreto di quanto ricercato nel processo valutativo. La sua non replicabilità non si configura come una debolezza, ma al contrario testimonia l’esigenza dell’emersione nelle situazioni concrete di ognuno degli aspetti che la rendono peculiare.