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Agire nella complessità: modelli di governance

2.2 Dilemmi della governance

2.3.2 La Dimensione della Conoscenza ovvero Approfondimento vs Esplorazione

Un ultimo dilemma che appare particolarmente rilevante per la lettura della regolazione dei sistemi educativi è quello definito dalla Dimensione della Conoscenza. Il centro tematico è in questo caso quello dell’acquisizione e della

La necessità di fronteggiare ambienti a forte imprevedibilità può portare a focalizzare i propri sforzi nel rinforzare pratiche e saperi che hanno dato buona prova di sé in passato e che vengono riproposti anche in maniera acritica.

É il principio del “si è fatto sempre così”, che guida comportamenti organizzativi nei quali le best pratices diventano comportamenti imposti dalla routine, anche senza che necessariamente intervenga una spinta consapevole dal governo centrale. É un comportamento organizzativo che certamente scoraggia la ricerca di nuove soluzioni a problemi che, pur comparendo simili, sono in realtà sempre nuovi.6 Lo stock di conoscenze già acquisite, pur necessario a creare expertise, non è sufficiente ad affrontare l’emergenza del nuovo, che richiede capacità di ricalibratura e ridefinizione degli ambiti già noti.

É probabile che i sistemi sbilanciati sul lato dell’approfondimento tendano a stabilizzarsi su livelli di equilibrio subottimale, cioè in un certo senso si “accontentino” di quanto già in loro possesso.

Quelli sbilanciati sul lato dell’esplorazione, al contrario, rischiano di soffrire di uno squilibrato rapporto tra i costi e i benefici delle azioni intraprese. (MARCH 1991, cit. in DUIT, GALAZ 2008 p. 319). L’esplorazione costa infatti molto in termini di raccolta e analisi dei dati e sperimentazione e può essere vincolata fortemente dalla disponibilità di risorse umane e finanziarie.

La Dimensione della Conoscenza introduce all’analisi dell’attitudine di un sistema verso il cambiamento e l’innovazione: si tratta infatti di fronteggiare situazioni in

6 SNYDER (2013) propone un’interessante analisi sulla differenza tra problemi complicati e problemi complessi, che ben si adatta a descrivere le questioni che l’educazione si trova ad affrontare. I problemi complicati prevedono soluzioni difficili, ma replicabili in diversi contesti, mentre i problemi complessi vedono la necessità di riconsiderare di volta in volta tutto l’apparato di conoscenze già definito per affrontare casi che si presentano sempre diversi. I problemi complicati possono essere così affrontati utilizzando il bagaglio di conoscenze pregresse, accumulato nel patrimonio documentale di una istituzione o di una comunità: si tratta di adattare a nuovi contesti soluzioni che hanno dato buona prova di sé (What works). I problemi complessi si presentano invece come sempre nuovamente imprevisti e non standardizzabili. Le soluzioni passate servono a confrontarsi con l’esperienza e rimangono perciò come bagaglio utile, ma non sono mai sufficienti a rispondere ai nuovi problemi. Si tratta di situazioni comuni nella vita quotidiana, che spesso sono difficili, se non impossibili, da affrontare da soli. Lo scambio e il confronto con altri, se non aiuta sempre a trovare la soluzione migliore, nondimeno attutisce il senso di spaesamento e lo sconforto che tali situazioni recano al singolo che le affronta.

cui i cambiamenti non solo avvengono in regimi di più o meno alta prevedibilità, ma anche a velocità differenti.

I sistemi appaiono, secondo questo modello tanto più flessibili, quanto più disponibili a rinunciare ad aspetti di approfondimento e capitalizzazione del già noto, per andare verso l’esplorazione dell’ignoto e tanto più robusti quanto più capaci di inserire nell’esplorazione le competenze e le conoscenze già acquisite. Dall’altra parte si configurano sistemi rigidi e lenti nella risposta quanto più focalizzati sulla capitalizzazione delle conoscenze acquisite.

In base a questi aspetti DUIT e GALAZ (2008) propongono quattro tipi di sistemi.

Figura 3

Adattato da DUIT, GALAZ (2008)

RIGIDO

approfondimento

ROBUSTO

+

esplorazione

FLESSIBILE

FRAGILE

-

+

-

Il modello mostra come alti livelli di approfondimento ovvero di capitalizzazione delle conoscenze, accompagnati da un basso livello di esploratività siano accompagnati da una maggiore rigidità, che massimizza la stabilità perdendo in capacità di risposta a nuove circostanze. Questa situazione ha una buona capacità esplicativa di situazioni particolarmente bloccate istituzionalmente. La situazione per esempio di un sistema scuola fortemente centralizzato e guidato da una regia centrale molto normativa, che capitalizza le conoscenze passate, ma non sa dare indicazioni per le novità emergenti. (Primo quadrante).

Una situazione capace di risposta rapida e attenzione a quanto già attuato, di fronteggiare cambiamenti improvvisi ed emergenze e nello stesso tempo progettare su periodi di tempo medio-lunghi è indubbiamente la situazione in cui si trovano sistemi ad alta densità di concentrazione di conoscenza, ma estremamente flessibili e capaci di rapida riorganizzazione. Né le Istituzioni scolastiche, né la pubblica amministrazione sembrano rientrare pienamente in un questo quadro, ancora vincolate a sistemi di controllo burocratico e verticistico, ma indubbiamente si tratta di una prospettiva che il sistema dell’autonomia potrebbe e dovrebbe favorire. Come si è detto la debolezza di questa situazione è principalmente data dai costi delle risorse necessarie sia per lo stoccaggio delle conoscenze, sia per la ricerca di soluzioni innovative. (Secondo quadrante)

Al contrario delle situazioni che abbiamo definito robuste, le situazioni che si presentano fragili sembrano le più frequenti. In questo caso una scarsa capacità di capitalizzazione di quanto già raggiunto e un basso utilizzo del loro potenziale si accompagnano ad una scarsa attitudine anche all’esplorazione. Questi sistemi sono ancorati a gerarchie bloccate e procedurali, che si avvitano in circoli viziosi nei quali un basso interesse per l’innovazione, giustificato dagli alti costi per la ricerca, porta a non sfruttare al meglio le conoscenze potenzialmente già acquisite, le quali a loro volta decadono rapidamente, non permettendo di trovare le risorse utili ad avanzare e fronteggiare le novità. Questi sistemi spesso sono caratterizzati da presenza di relazioni interpersonali fortemente conflittuali e frustrate, e da comportamenti opportunistici che li rendono intrinsecamente fragili e a grande rischio di collasso. (Terzo quadrante).

Una quarta tipologia infine è data da sistemi flessibili, che si caratterizzano per una spinta verso l’innovazione, pur con la tendenza a non riuscire completamente a capitalizzare le conoscenze già acquisite. Tutta l’attenzione è spostata sul breve periodo, nella ricerca di soluzioni efficienti per problemi emergenti e contingenti. Meno forte è la capacità di progettazione a lungo periodo, la pianificazione strategica appoggiata a dati e conoscenze consolidate. Anche in questo caso la scarsa propensione a far tesoro di quanto appreso, di approfondirne gli esiti e valutarne le ricadute nel medio-lungo periodo porta a rischi di frammentazione dell’azione collettiva e a comportamenti opportunistici (Quarto quadrante).