residenza
Paola Galvan* L. Zanieri, L. Checchini, A. Cincinelli, L. Lepri, M. Del Bubba** G. Donzell*** C. Profeti, F. Belli**** *A.O.U. Meyer Firenze - **Dip. Chimica, Università di Firenze ***Dip. Pediatria, Università di Firenze - ****Banca Del Latte Umano Donato AOU Meyer (FI)
Obiettivi
I
n considerazione del fatto che il latte materno, per le sue peculia- ri caratteristiche, è l’alimento per eccellenza del neonato, risulta di grande importanza studiare la pre- senza di questi composti in tale ma- trice per valutare l’esposizione del neonato a tali composti mediante l’alimentazione e verificare anche gli eventuali rischi per la sua salute. uno studio di questi tipo condotto su una matrice che viene prelevata in maniera non invasiva, permette di stimare anche l’esposizione, indi- viduale e dell’intera popolazione, a questo tipo di inquinanti.Scopo di questa ricerca è stato quello di valutare la contaminazio- ne da idrocarburi policiclici aroma- tici di alcuni campioni di latte dona- to da madri toscane per verificare possibili correlazioni con partico- lari fonti di contaminazioni, quali il fumo di sigaretta e la zona di resi- denza. Sono stati anche stimati i va- lori medi di assunzione giornaliera ed il rischio per il bambino. ¢
Metodi
L
e analisi sulla matrice sono state effettuate con un metodo mes- so a punto da Del Bubba e collabo- ratori (1.2) La metodologia può es- sere brevemente riassunta: 10 g di latte vengono “spikerati” con stan- dard deuterati e agitati velocemen- te. La mistura viene estratta una pri- ma volta con 42 ml di una miscela cloroformio/metanolo/cloruro di sodio 0.7% (2:1:0.5) e una secon- da volta con 12 ml di cloroformio. gli estratti vengono riuniti e tratta- ti con 100 ml di una soluzione ac- quosa di NaCl allo 0.7% ed essicca-ti su Na2SO4. La fase organica viene evaporata fino a peso costante ed i grassi ottenuti vengono determi- nati per via gravimetrica. Viene poi realizzata una proceduta di clean up mediante SEC (exclusion chromato- graphy) utilizzando una Bio-Beads® S-X3 con una fase mobile costituita da Ch2Cl2 ad un flusso di 5 ml/min la procedura viene effettuata lavo- rando a bassa pressione utilizzando una strumentazione costituita da una pompa Shimadzu LC-10ADVP, un iniettore rheodyne, una preco- lonna in vetro (1x10 cm) e una co- lonna (2.5x50 cm) model Omnifit® (Alltech), un detector Shimadzu dio- de array (DAD) SPD-M10AVP e un de- tector a fluorescenza Shimadzu rF- 551. La frazione contenente i PAh viene poi evaporata in un rotavapor ed analizzata utilizzando un gC/MS (Shimadzu gCMS-qP 2010 Plus). ¢
Risultati
I
risultati ottenuti hanno dimostra- to che l’esposizione dei bambini ad IPA mediante l’allattamento di- pende dal numero di sigarette fu- mato dalle madri giornalmente e dal quantitativo di condensato in esse presente, ma risente anche del metabolismo individuale, della fre- quenza del fumo e del tempo in- tercorso fra l’ultima sigaretta fu- mata e l’inizio dell’allattamento. È stata inoltre evidenziata una cor- relazione tra concentrazione di IPA nel latte materno e zona di residen- ze con livelli maggiori nel latte del- le madri che risiedono in zone ur- bane rispetto a quello proveniente da zone rurali in relazione probabil- mente dovuta alla maggior intensi- tà di traffico veicolare.La valutazione dell’assunzione di IPA da parte del bambino deve essere affrontata con estrema cautela poi- ché questo gruppo di sostanze in- clude composti classificati come possibili o probabili cancerogeni; inoltre, la vulnerabilità del bambi- no durante il periodo prenatale e neonatale accentua l’importanza di questa valutazione.
Sulla base della quantità di Benzo(a)pirene equivalente (BaPyeq, composto avente potenziale cance- rogeno unitario) ritrovata nei cam- pioni, è stata calcolata l’esposizione del bambino ad IPA ed è stato va- lutato che esiste un certo rischio per la maggior parte dei bambini allattati da madri fumatrici che ri- siedono in città, poiché l’assunzio- ne giornaliera espressa in termini di BaPyeq è fino a 100-1000 volte su- periore a quella prevista per l’acqua potabile. La valutazione del rischio è stata valutata sulla base dei limi- ti previsti per le acque potabili poi- ché non esiste un corrispettivo per il latte. ¢
¢ Bibliografia
M.Del Bubba, P. galvan, g. P. Donzelli, L. Checchini e L. Lepri. “Simultaneous de- termination of polycyclic aromatic hy- drocarbons (PAhs) and total fats in hu- man milk”. Annali di Chimica, Vol. 95, pp. 629-641 (2005).
L. zanieri, P. galvan, L. Checchini, A. Cinci- nelli, L. Lepri, g. P. Donzelli e M. Del Bub- ba. “Polycyclic aromatic hydrocarbons (PAhs) in human milk from Italian wom- en: influence of cigarette smoking and residential area”. Chemosphere, Vol. 67, pp. 1265-1274 (2007). ¢
1. 2.
la pandemia sileziosa
il cesalpino
S
empre più evidenze scientifiche indicano nella qualità dell’am- biente, e negli stili di vita indotti dai consolidati scenari socio-economi- ci e produttivi, condizioni di rischi per la salute quali potenziali cause di mortalità precoce ed aumento di patologie. Il governo dei determi- nanti ambientali è comunque com- plesso e, come la stessa Strategia Europea Ambiente e Salute del 2003 evidenzia, necessita di un nuovo ap- proccio integrato. Il percorso indi- cato dalla stessa Strategia prevede:l’integrazione delle informazioni, l’integrazione delle attività di ricerca,
l’ulteriore integrazione del- le istanze ambientali e sanita- rie nelle politiche incidenti sui determinanti ambientali quali il trasporto, l’uso del territorio, la pianificazione urbana e le politi- che energetiche;
la comprensione integrata del ciclo degli inquinanti
l’intervento integrato (di cui va valutata la fattibilità tecnico ed economico, il rapporto costi benefici e le considerazioni di carattere etico), diretto verso la mitigazione dell’esposizione e/ o verso gli effetti sulla salute. Ma nella Strategia è evidenziato come sia fondamentale anche l’in- tegrazione dei soggetti interessati governativi (amministratori naziona- li, regionali e locali) e non governati- vi quali ad esempio il pubblico ed il mondo accademico. I successivi atti •
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europei (ad esempio, Piano d’Azio- ne Ambiente e Salute) confermano l’importanza dei meccanismi di faci- litazione e diffusione di una cultu- ra ambientale consapevole e soste- nibile nei cittadini e di formazione dei medici per le tematiche ambien- te e salute.
I cittadini stessi sono ormai stru- mento fondamentale della gover- nance ambiente e salute ed è atteso che trovino nella categoria medica un riferimento di conoscenza e di indirizzo per comportamenti indi- viduali di rilievo anche per la salute collettiva come già avviene per altri determinanti di salute.
In questo contesto la moderna (e pro-attiva) introduzione dell’art. 5 nel nuovo Codice deontologico dei Medici, quali operatori di tute- la della salute, apre nuove frontiere per gli Ordini professionali chiama- ti a programmare progetti operativi e formativi per la diffusione in pri- mo luogo tra gli stessi Medici del- la cultura ambiente e salute che, nel nostro Paese, ancora soffre an- che di una limitata preparazione accademica.
Tale prospettiva di attività è sotto molto punti di vista una sfida: gli scenari di rischio sono infatti mol- teplici, la gestione anche cultura- le del rischio percepito rispetto a quello reale non è un percorso sem- pre facile specie in condizioni di più
o meno latente sfiducia verso gli amministratori (se non addirittura verso risultanze scientifiche), l’at- tenzione alle popolazioni vulnera- bili quali i bambini ancora necessita di sostanziale attività di ricerca cosi come la comprensione dei rischi del built environment rispetto a quel- li derivati da inquinamento delle ri- sorse naturali, le metodologie di valutazione d’impatto sulla salute ancora richiedono perfezionamenti e substrati informativi di qualità. Tale sfida, promossa dalla Federazio- ne Nazionale, è accolta pienamente dall’Ordine dei Medici di roma, che intende avviare un primo program- ma per l’individuazione di progetti formativi ed operativi in applicazio- ne del nuovo dettato deontologi- co. ¢
¢ Bibliografia
Art. 5 del nuovo Codice deontologi- co dei Medici: “Educazione alla salute e rapporti con l’ambiente”:
“Il medico è tenuto a considerare l’am- biente nel quale l’uomo vive e lavora quale fondamentale determinante della salute dei cittadini. A tal fine il medico è tenuto a promuovere una cultura civi- le tesa all’utilizzo appropriato delle risor- se naturali, anche allo scopo di garanti- re alle future generazioni la fruizione di un ambiente vivibile. Il medico favorisce e partecipa alle iniziative di prevenzione, di tutela della salute nei luoghi di lavoro e di promozione della salute individuale e collettiva”. ¢ •
Iintegrazione
ambiente
e
salute
Luciana Sinisi Ordine dei Medici di Roma❚❘❘ Abstract
Ci sono numerosi e chiari indizi del fat- to che il cancro è una malattia essenzial- mente “ambientale” (in senso lato) e non genetica, come mostra sia la diversa fre- quenza dei tumori in diverse aree geo- grafiche sia il rischio di tumori nei mi- granti da aree ad alto rischio ad aree a basso rischio o viceversa. Il tentativo però di quantificare quanti tumori ab- biano origine ambientale è stato fino- ra insoddisfacente e stime molto diver- se sono state riportate (dall’1% al 20%). Vengono analizzati i motivi delle discre- panze. Per dirimere la questione sareb- be necessario iniziare con una rassegna sistematica di tutte le esposizioni a can- cerogeni che interessano la popolazione generale (cioè non aventi natura profes- sionale), considerando non solo i cance- rogeni umani ma anche quelli dimostrati negli animali da esperimento (per esem- pio le classi 1 e 2A della IArC), e inoltre una stima del numero di esposti in di- versi Paesi – sviluppati e in via di svilup- po. La storia recente mostra che avan- zamenti della ricerca consentono di mostrare associazioni (verosimilmen- te causali) anche per esposizioni a livel- li bassi: ne sono esempi il fumo passivo e il cancro del polmone e le malattie car- diovascolari; l’inquinamento atmosferi- co e il cancro del polmone (in sei studi prospettici nel mondo); i PCB e i linfo-
mi, solo alcuni degli esempi dei successi dell’epidemiologia ambientale. Va detto però che l’epidemiologia è anche affetta da numerosi limiti, primo fra tutti quel- lo di essere “post hoc”, quando cioè un danno è già stato prodotto, e che la ri- cerca in altri sistemi (non-umani) è per- tanto necessaria.
Q
uanti tumori siano dovuti alle esposizioni ambientali è una domanda che ha tenuto impegna- ta parte della comunità scientifica per molti anni. Stime molto eleva- te erano contenute in un documen- to (il cui primo autore era Bridbord) sottoscritto da alcuni eminenti epi- demiologi e che circolava nei primi anni ’70. Il documento venne aspra- mente contestato e indusse l’uffi- cio di Technology Assessment del governo americano a commissiona- re una monografia sulle “cause del cancro” a due epidemiologi inglesi, Doll e Peto. Da allora la polemica tra sostenitori di stime che si aggirano sul 20% e stime intorno all’1% dei tumori dovuti all’ambiente non si è sopita. Tra gli ultimi contributi me- rita citare quello di Prüss-Üstün e Corvalan, che giungono a una stima del 20% e, sull’altro versante, quel-lo di Boffetta e collaboratori (1-3%). uno dei motivi di discordanza risie- de in una diversa definizione di “am- biente”. Prüss-Üstün e Corvalan in- cludono infatti un ampio spettro di esposizioni, mentre Boffetta et al. danno una definizione molto più re- strittiva, che include essenzialmen- te gli inquinanti chimici dell’acqua, del cibo, del suolo e dell’aria. An- che i metodi sono alquanto diver- si. Prüss-Üstün e Corvalan si basano largamente sull’opinione di esperti, mentre Boffetta et al. si rifanno alle originali stime di Doll e Peto. En- trambi i contributi, di fatto, omet- tono una sistematica enumerazione delle esposizioni a cancerogeni nel mondo, e neppure citano casi cla- morosi di contaminazione ambien- tale massiva, come quella da arse- nico in Bangladesh, che interessa circa 70 milioni di persone ed è re- sponsabile di circa la metà dei casi di cancro del polmone, vescica e pel- le in quel paese (Chen and Ahsan, 2004). La stima dell’1-3% riecheggia quella originale di Doll e Peto, che era però riferita solo agli Stati uni- ti e non si vede come possa essere applicata a realtà così diverse come quelle dei paesi sviluppati, dell’ex