Luca Carneglia SNOP Toscana
torizzazioni in deroga. Tantomeno è escluso il contributo alla gestio- ne per quanto attiene a tutti i profi- li sanitari delle occasioni di gravi in- quinamenti ambientali.
E ancora ricordo i grandi progres- si che sono stati fatti nel migliora- mento delle condizioni degli am- bienti di lavoro, e che l’Italia è stata soltanto sfiorata da fenomeni quali la mucca pazza.
Allora va tutto bene per merito de- gli Operatori della Prevenzione? Certamente no, ma, oltre alle dove- rose denunce di tutte le nefandez- ze che quotidianamente vengono commesse ai danni dell’ambiente e a spese della salute, è anche giu- sto rammentare, con un messaggio anche positivo, che qualcosa si può fare e qualcosa è stato ottenuto! È altrettanto vero che il tema del- l’inquinamento viene affrontato, e lo si può affrontare, solo se e quan- do il decisore politico ci vuole dare la forza per farlo, con strumenti giuridici e finanziari adeguati. Se è corretto affermare i progressi nella lotta all’inquinamento di cer- te matrici ambientali, è anche vero purtroppo che nel frattempo l’am- biente e …quindi la salute ha do- vuto affrontare l’impatto con una quantità di nuove e diverse sostan- ze chimiche e agenti fisici inquinanti moltiplicatisi esponenzialmente nel corso degli anni, e i cui effetti sono spesso sconosciuti se non addirittu- ra conosciuti per la loro tossicità. Con questo intendo anche afferma- re che le attività dei servizi di pre- venzione, a mio avviso, sono anco- ra troppo ancorate su una cultura di tutela dell’ambiente in quanto uni- ca ottica di prevenzione primaria, più che di tutela della salute dall’in- quinamento. Cioè a dire su una cul- tura che è quella ante referendum 1993, che da molti è stato letto semplicemente come nel fatto che il SSN non doveva più occuparsi di ambiente: come una semplice sot- trazione algebrica di competenze. Se lo si vuole leggere sotto un’al- tra ottica ha voluto dire che, invece, doveva essere ridisegnata la strate- gia di intervento del SSN nella lotta all’inquinamento, e che il SSN dove- va occuparsi della salute: dei pro-
blemi di salute causati da inquina- mento ambientale.
Ed è stato detto efficacemente an- che nel corso dei lavori del Conve- gno da parte di un Collega dell’Isti- tuto Pascale di Napoli che non esiste ancora e dovrebbe invece esiste- re una attività strutturata di biomo- nitoraggio in continuo di certi trac- cianti su matrici biologiche umane sangue – urine a determinati che- ck - point ed è stato fatto, anche per analogia, l’esempio delle visi- te preventive e periodiche dei lavo- ratori e io aggiungerei anche l’oc- casione di certi momenti della vita scolastica, così come un tempo suc- cedeva per la valutazione dell’indice tubercolinico.
Negli ultimi due anni la regione Toscana ha finanziato e coordina- to direttamente un interessante progetto di rilevamento degli inqui- nanti indoor nelle scuole, i cui risul- tati sono di sicuro interesse. Basti appena accennare alla circo- stanza che certi inquinanti come aldeidi e benzene sono quantitati- vamente più elevati quando sono presenti i bambini (le rilevazioni sono state condotte in numerose scuole della regione Toscana nel- l’arco delle 24ore) piuttosto che in loro assenza. quali ne siano le ragio- ni è ancora da stabilire, e ovviamen- te non è esclusa nessuna ipotesi. un’altra lacuna esistente in questo settore di attività, si può evincere dalla analisi del vigente sistema in- formativo sanitario che ancora oggi copre sistematicamente solo le ma- lattie infettive, le malattie profes- sionali e gli infortuni sul lavoro, le SDO, le schede di morte.
Mentre non vengono censite le pa- tologie acute causate dall’inquina- mento (es. asma bronchiale, crisi di broncospasmo, crisi dispnoiche nell’anziano ecc.) se non quando si ricorre al ricovero ospedaliero o quando se ne ipotizza la loro con- correnza come causa di morte, op- pure, a posteriori, per motivi di ri- cerca con lavori il più delle volte non finanziati cioè dovuti solo alla buo- na volontà e alla passione dei singo- li, che di volta in volta studieranno il consumo di farmaci, o le assenze
dal lavoro, o gli accessi ambulatoria- li, ma ripetiamo sempre a posteriori e in maniera sporadica.
Ancora oggi il SSN non è in grado di fornire informazioni “continue e strutturali” su dati di incidenza di patologie correlabili all’inquinamen- to ambientale.
Al contrario un sistema informativo che prevedesse il monitoraggio dei dati di malattia, e di biomonitorag- gio, a mio avviso sarebbe utile ol- tre che alla gestione del problema anche alla sua pubblica comunica- zione, che, dati di “intossicazione subclinica o di contaminazione” in- dividuale o dati collettivi e attuali di malattia alla mano, propongono scenari di consapevolezza ben di- versi a ciascun cittadino.
Se noi avessimo la disponibilità di un sistema di notifica che consen- tisse in tempo reale la misura dei fe- nomeni noi saremmo in grado di ri- chiedere provvedimenti non in base al PM10 o al valore di ozono, ma in base al dato epidemiologico e il provvedimento sarebbe un provve- dimento sanitario a tutti gli effetti. E oggi fra una centralina per la ri- levazione della qualità dell’aria, e la conta tardiva dei ricoverati o dei morti non c’è altro a supportare un ragionamento sanitario foriero di cattive decisioni per i cittadini. Diversamente potrebbe aiutare molto nella comunicazione, perché un conto è sapere che si restringo- no degli spazi di libertà perché è stato superato un numero, un altro conto è
fornire ai cittadini l’evidenza che dal loro comportamento dipende la sa- lute o la malattia degli altri.
La disponibilità di informazioni sani- tarie consentirebbe oltretutto quel- lo che è considerato un limite delle attività di prevenzione basate sulla logica dei numeri dettati dalla leg- ge per le emissioni o le immissioni, perché anche giuridicamente il dato di salute consente di richiedere, al- l’occorrenza tutele di carattere su- periore a quelle garantite dal mero dato ambientale.
quando noi accettiamo un certo valore del PM10 o dell’ozono pri- ma di chiudere il traffico autoveico- lare, noi non applichiamo affatto il
buone pratiche per la riduzione dell’inquinamento
il cesalpino
principio di precauzione, noi appli- chiamo come politica cautelativa, al più, il principio ALArA, e con ciò ac- cettiamo un certo numero di casi di malattia.
Cioè a dire che questo ha sì a che
fare con la tutela ambientale aven- do come principio la cosiddetta “so- stenibilità dello sviluppo”, ma dal- l’altro lato ha anche molto a che fare con la “negoziabilità“ della sa- lute dei più deboli.
Tutte queste sarebbero forse buone pratiche “sanitarie” per la riduzione dell’inquinamento. ¢
Q
uanto segue vuol essere esclu- sivamente uno stimolo alla di- scussione su argomenti complessi, da affrontarsi con un’ottica mul- tidisciplinare e poliprofessionale, o perché presenti e “non visibili” o perché visibili, ma affrontati solo in occasioni eclatanti, mentre inve- ce dovrebbero essere quotidiana- mente considerati, osservati, capi- ti, contenuti e possibilmente risolti. Senza clamore, ma con determina- zione e razionalità, facendo chiarez- za, per prima cosa, proprio a parti- re da noi che siamo i primi ad essere coinvolti nel “sistema gestione” sin dagli atti preliminari.Nella materia oggetto della nostra discussione odierna, ritengo che per prima cosa si debba rispondere ad alcuni quesiti, tra cui ritengo che i più rilevanti siano:
quando si parla di inquinamen- to, è sempre “giusto” riferirsi alle norme o è solo “corretto”? • l’inquinamento produce ef- fetti solo sulla salute organica? l’antropocentrismo è stato so- stituito da altri “…ismo”? esiste un ruolo individuale quotidiano?
quale inquinamento?
Schematicamente ed in sintesi, la si- tuazione è la seguente. ¢ • • • • •
Il quadro programmatico
I
l Consiglio Europeo ha identifica- to quale questione centrale per i governi, nell’ambito del Sesto Pro- gramma quadro, il tema ambiente e salute che mantiene intatta la po- sizione di rilievo anche nell’ultima programmazione Comunitaria (FP7, 2007a), dove specifico risalto viene attribuito agli effetti ambientali sul- la salute.La tematica ambiente e salute rap- presenta inoltre uno degli obiet- tivi del servizio sanitario nazionale del Piano Sanitario Nazionale 2006- 2008 (PSN, 2006) in linea sia con gli obiettivi dell’OMS e dello sviluppo sostenibile che con il piano di azio- ne dell’unione Europea per il perio- do 2004-2010 (Eu, 2004). ¢