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R IFERIMENTI AL NAZIONALSOCIALISMO

3. D AS O PFER H ELENA DI HILDESHEIMER: L’OPERA

3.5. R IFERIMENTI AL NAZIONALSOCIALISMO

Il testo teatrale Das Opfer Helena è del 1959; quindi, nonostante sia passato più di un decennio dalla fine del nazismo, il riferimento a questa epoca è ancora molto forte. Infatti, con Das Opfer Helena, Hildesheimer comincia ad avvicinarsi a temi relativi alla seconda guerra mondiale: i crimini, la colpa e l’espiazione, la complicità, e l’innocenza.

113 Ibidem, pag. 382.

114 Ibidem, pag. 374. 115 Ibidem, pag. 380.

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Un primo riferimento al periodo nazista si trova nell’indicazione di regia («MENELAOS sich steigernd, aber bitte nicht wie Hitler!»)116, laddove è nominato esplicitamente Hitler, e ciò richiama i suoi comizi, la sua propaganda e la sua istigazione del popolo tedesco contro il presunto nemico ebreo. Anche il re spartano fa propaganda contro i troiani, ma Hildesheimer, con la sua nota di regia, vuole specificare che il personaggio da lui creato non può essere identificato col

Führer. Quello che probabilmente l’autore vuole affermare in modo implicito con

questa indicazione di regia è che cambiano le epoche storiche, cambiano le condizioni, cambiano i protagonisti, ma non cambiano gli obiettivi degli uomini assetati di potere. Infatti, essi giustificano le guerre e provocano orrori, dichiarando di agire per il “bene” delle generazioni future e proclamandosi paladini della civiltà, così come fa Menelao nel suo discorso agli spartani.

Un secondo richiamo al nazismo è il termine Massenmord (“massacro”) pronunciato da Elena, quando propone a Paride di fuggire via con lei:

HELENA Jetzt kommen wir zur Sache: wir wollen zusammen fliehen! PARIS Fliehen?

HELENA Ja. Fliehen! Pause. Du machst ein Gesicht, als wolle ich dich zum Massenmord anstiften.117

In questo contesto la suddetta parola è utilizzata da Elena in modo scherzoso, alludendo però all’inevitabile massacro che si verrebbe a creare con una guerra e che Elena vuole assolutamente evitare, fuggendo appunto con Paride su un’isola deserta: «Quasi zu sich: Aber gerade das will ich verhüten»118.

Più in generale, Massenmord fa riferimento – implicitamente – allo sterminio di massa compiuto dal regime nazista, ancora sicuramente ben impresso nella memoria di Hildesheimer, che aveva avuto la possibilità di seguire gli atti del processo di Norimberga e quindi di conoscere a fondo gli orrori del nazismo. Un ultimo importante riferimento presente nel testo, che rievoca il periodo bellico nelle sue conseguenze, è il termine Nachkriegsmenelaos (“il Menelao del dopoguerra”). Anche in questo caso l’autore ha ben presente la situazione della

116

Wolfgang Hildesheimer, Die Theaterstücke, Herausgegeben und mit einem Nachwort versehen von Volker Jehle, Suhrkamp Taschenbuch, 1989, pag. 339.

117 Ibidem, pag. 367. 118 Ibidem, pag. 367.

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Germania del dopoguerra (1945-1949), essendo tornato in questo periodo nella sua patria e avendo visto di persona la distruzione e la miseria.

Tuttavia, anche se è possibile leggere nell’opera dei riferimenti allusivi al nazionalsocialismo, non si può affermare con certezza che Hildesheimer li abbia inseriti intenzionalmente nel testo, anche se indubbiamente nella Germania degli anni Cinquanta del secolo scorso era ancora molto forte e condizionante la memoria del secondo conflitto mondiale, così come erano ancora molto vividi i ricordi personali dell’autore delle deposizioni ascoltate durante il processo di Norimberga.

È più probabile, però, che l’autore abbia voluto semplicemente diffondere un messaggio generalmente valido – tramite le già citate parole della protagonista della pièce: «Kriege gewinnt man nicht»119 –: si tratta di un appello contro chi sostiene a oltranza le guerre, ma anche di un modo per affermare che ciò che è accaduto nel passato non è necessariamente superato per sempre, ma al contrario può ripetersi nel presente e nel futuro.

Bisogna precisare che su Das Opfer Helena mancano a tutt’oggi degli studi critici approfonditi che confermino quanto affermato precedentemente; si ha però una diversa lettura offerta da Volker Jehle120, che sembrerebbe andare in una direzione opposta. Jehle, in un suo saggio degli anni Novanta, ritiene che Hildesheimer con quest’opera abbia provato a rapportare la figura dell’Elena del dopoguerra con i tedeschi non ebrei che avevano taciuto sui crimini commessi dai nazisti, anche se non ne erano direttamente responsabili. Questi tedeschi, così come Elena, sarebbero in realtà delle vittime del sistema, ma sarebbero anche colpevoli; in particolare avrebbero relativizzato la colpa e quindi, in pratica, l’avrebbero comunque ammessa. Secondo Jehle, Hildesheimer ha osato molto con questa opera, perché, estraniandosi dalla realtà e calandosi nel ruolo di una donna, ha tentato di ricercare la verità o almeno di capire le motivazioni e i comportamenti dei colpevoli, senza però arrivare a un giudizio conclusivo. Tuttavia, è difficile sostenere quest’ultima affermazione di Jehle, che sembra troppo azzardata, dal momento che lo scrittore non ha vissuto direttamente il nazismo, essendo

119 Ibidem, pag. 374.

120 Volker Jehle è archivista, curatore dell’opera omnia e biografo di Wolfgang Hildesheimer. Nel 1982 ha fondato l’archivio di Hildesheimer.

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immigrato in Palestina, e quindi non poteva giudicare in modo così obiettivo il popolo tedesco non ebreo121.

Solo con Tynset Wolfgang Hildesheimer attacca in modo diretto il popolo tedesco, soprattutto coloro che erano stati in qualche modo conniventi con il regime e che alla fine della guerra non erano stati puniti, ma continuavano a vivere indisturbati, come cittadini perbene, come se non fosse successo niente. L’accusa traspare soprattutto nell’episodio delle telefonate notturne che il protagonista fa a vicini di casa e a perfetti sconosciuti, il cui numero ricava dall’elenco telefonico; quando si accerta dell’identità dell’interlocutore, gli chiede se si senta “colpevole” (alludendo alle atrocità commesse dal regime nazista), e in genere percepisce uno stato di agitazione all’altro capo del telefono o addirittura vede dalla finestra fughe precipitose dei vicini nel cuore della notte, quasi a significare una colpevolezza generale.