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C ONSIDERAZIONI SULLA TRADUZIONE DEL SAGGIO D AS O PFER H ELENA D

4. COMMENTO ALLA TRADUZIONE

4.4. C ONSIDERAZIONI SULLA TRADUZIONE DEL SAGGIO D AS O PFER H ELENA D

VOLKER JEHLE

La traduzione del saggio Das Opfer Helena di Jehle mi ha fatto riflettere su alcuni punti. Talvolta si sono presentate difficoltà a causa di una sintassi ricca di ipotassi e di frasi incidentali, talvolta a causa del lessico. Proprio a livello lessicale, si può richiamare l’attenzione sul termine tedesco Reflekteur che è un calco dal termine francese Réflecteur, e che ho deciso di lasciare in francese nella traduzione, perché il pubblico italiano è abituato ai francesismi204. L’alternativa poteva essere sciogliere il sostantivo con una frase relativa, ad esempio “personaggio che riflette”, o usare un’espressione del tipo “istanza riflessiva”. Lo stesso vale per il termine Flaneur (flâneur), che ho lasciato in francese nella versione italiana.

Un sostantivo che ha causato all’inizio qualche problema per la traduzione è

Schlachtenbummler: dal portale Duden.de (http://www.duden.de/) si evince che è

un sostantivo che occorre con una bassa frequenza, fa parte del gergo sportivo e

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Dal portale Duden.de (http://www.duden.de/): Wendung, Redensart: «aus dem gleichen/aus anderem Holz [geschnitzt] sein (die gleiche/eine andere Wesensart, den gleichen/einen anderen Charakter haben)».

203 Significati di Blüte dal portale Duden.de (http://www.duden.de/): «1. in mannigfaltigen Formen und meist …2. das Blühen; 3. hoher Entwicklungsstand».

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Dalla pagina online http://www.treccani.it/enciclopedia/francesismi_(Enciclopedia- dell'Italiano)/: «i francesismi costituiscono il gruppo dei forestierismi non solo più stratificato nel tempo e meglio mimetizzato nella lingua [italiana], ma anche più cospicuo: si calcola che costituiscano il 3,9% circa del lessico italiano complessivo».

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indica il tifoso di calcio che segue la propria squadra nelle trasferte205. L’enciclopedia libera Wikipedia segnala un altro utilizzo: «Schlachtenbummler ist ein geflügeltes Wort und bezeichnet Zivilisten, die aus Neugierde die Kriegsfront besuchen»206. Indica cioè il civile che si reca al fronte spinto dalla curiosità. Per la traduzione del saggio ho scelto l’espressione “fanatico delle battaglie”, che ben si addice a un personaggio come Menelao, che si dà da fare per trovare il pretesto per dichiarare la guerra, e che esulta e si atteggia come se fosse già un vincitore. Per quanto riguarda invece i titoli di varie opere letterarie che ricorrono nel saggio, li ho lasciati tutti con i loro titoli originali, per uniformare la traduzione e per il fatto che alcune di queste opere non sono state ancora tradotte, nè pubblicate in italiano.

Un ultimo punto su cui prestare attenzione è la citazione «Bewundert viel und viel gescholten»207 (verso 8488), di cui Jehle non parla nelle note in piè di pagina, ma che si riferisce al famoso Faust (1808) di Johann Wolfgang von Goethe.

Nella prima parte del poema, il dottor Faust fa un patto col diavolo, Mefistofele, e insieme a lui viaggia alla scoperta dei piaceri e delle bellezze del mondo. Nella seconda parte, il protagonista sperimenta il fascino emanato dal potere e dalla ricchezza. Si innamora della donna più bella del mondo, Elena di Troia, e viene sedotto da lei. Insieme hanno anche un figlio, che però muore prematuramente e allora Elena, rassegnata, decide di ritirarsi negli inferi. Quando Elena appare in scena, pronuncia la suddetta frase (mia traduzione: “Tanto ammirata, quanto criticata”), che ben riassume il destino tragico di Elena: desiderata da tutti, ma amata da nessuno. Vittima della sua bellezza, Elena è stata usata solo come un pretesto per soddisfare le ambizioni e le glorie terrene degli esseri umani, ma anche la feroce cupidigia degli dèi. Per secoli è stata criticata da scrittori e poeti, in quanto ritenuta responsabile della guerra di Troia.

205 Definizione di Schlachtenbummler dal portale Duden.de (http://www.duden.de/): «Anhänger einer [Fußball]mannschaft, der zu einem auswärtigen Spiel seiner Mannschaft mitreist».

206 https://de.wikipedia.org/wiki/Schlachtenbummler_(Gefl%C3%BCgeltes_Wort).

207 Johann Wolfgang von Goethe, Faust, Traduzione di Giulio Manacorda, Bur, Milano, 2010, pag. 634. Traduzione: “Ammirata molto e molto infamata”.

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5. CONCLUSIONI

Il mito di Elena e la vicenda della guerra di Troia hanno affascinato intellettuali, poeti, drammaturghi, storici e semplici appassionati di mitologia nel corso dei secoli, fino ad arrivare ai giorni nostri, trovando terreno fertile nell’immaginario di tante generazioni.

I motivi della sempre rinnovata attualità della figura di Elena affondano le loro radici nell’indubbio fascino che questo personaggio esercita. Un primo elemento del successo del mito di Elena, e forse neppure quello principale, è rappresentato da una bellezza descritta come incomparabile e inarrivabile. Un secondo elemento può essere rappresentato dalla sua personalità, capace di accendere negli uomini passioni incontrollabili, fino a scatenare addirittura una guerra di dimensioni epocali.

Tuttavia, già nel passato, Stesicoro ed Euripide, sfruttando artifici teatrali (l’utilizzo dell’eidolon), permettevano di alleggerire la posizione di Elena e la sua responsabilità nei confronti di una guerra sanguinosa, allontanandosi dalla consueta iconografia di donna semplicemente adultera e insensibile al destino di migliaia di uomini.

Questa posizione viene ripresa, sostenuta e approfondita proprio da Wolfgang Hildesheimer, laddove la sua Elena diventa vittima (inizialmente) inconsapevole di un gioco di inganni condotto da due uomini manipolatori: il marito Menelao e l’ospite troiano Paride. Infatti, in un primo momento, la protagonista si presta al volere del marito, il quale la spinge a fuggire con Paride per ragioni di stato, ovvero per avere un valido motivo per dichiarare guerra a Troia. Il principe troiano, a sua volta, ha già pianificato la fuga con Elena, mosso anche lui da una sua opposta ragion di stato, ovvero muovere guerra contro i greci.

Anche nell’interpretazione di Hildesheimer la bellezza di Elena e la sua passionalità giocano un ruolo importante nella dinamica della vicenda, perché Elena appare fin da subito una donna sicura di sé, che conduce una vita libertina senza sotterfugi e si considera – anche in quanto figlia di Zeus – nettamente superiore al marito, da lei giudicato un uomo insignificante. Tuttavia, la

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passionalità di Elena non è condannata, anzi mostra il lato umano di Elena, che si riconosce come essere non perfetto. Il ritmo dell’opera teatrale Das Opfer Helena è scandito proprio da Elena, la quale si rivolge in modo alterno agli altri protagonisti della vicenda e al pubblico, come per coinvolgerlo e per carpirne la benevolenza.

Inizialmente, agli occhi del pubblico, forse Elena è ancora la donna adultera, calcolatrice e priva di scrupoli che conosciamo dalla tradizione classica; in un secondo tempo l’attenzione dello spettatore si sposta sul fatto che in realtà è ricattata dal marito, il quale sfrutta proprio la debolezza della donna, ovvero il suo amore per gli uomini. Elena inoltre viene ferita con la sua stessa arma – la seduzione – da Paride, che all’inizio sembra semplicemente un uomo innamorato di lei. La regina spartana diventa quindi vittima non solo dell’avidità di potere degli uomini e di conseguenza di una guerra che non avrebbe voluto, ma anche della sua illusione, di avere cioè pensato di poter trovare in Paride, e più in generale negli uomini, un amore non solo corporeo, ma anche spirituale.

Hildesheimer sembrerebbe riprendere in chiusura dell’opera la teoria di Platone, il quale, nel suo dialogo il Fedone (386-385 a.C.), tratta del difficile rapporto dell’anima con il corpo: mentre quest’ultimo si cura del mondo terreno, l’anima si innalza verso ciò che è puro e immutabile. Elena impara a sue spese che gli uomini sono più propensi al possesso delle ricchezze e a fare le guerre, e alla fine la protagonista si rassegna al fatto che poche persone danno tanta importanza all’anima quanto al corpo.

La modernità di Hildesheimer e la sua originalità derivano dal tentativo di combinare la sensualità con una più profonda dimensione spirituale, dalla sottile ironia con cui è condotta la vicenda, dalla leggerezza con cui è trattato il tema del tradimento e dal voler attribuire la responsabilità della guerra esclusivamente agli uomini, senza l’intervento del destino o degli dèi.

Inoltre, con quest’opera, Wolfgang Hildesheimer diffonde implicitamente un messaggio tutt’ora valido (emblematiche queste parole di Elena: «Le guerre non si vincono»208): si tratta di un appello contro i fanatici delle guerre, spesso dichiarate

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per pretesti inesistenti, ma in realtà sempre legate a interessi economici o ideologici.

La guerra è il filo conduttore anche delle altre tre rielaborazioni novecentesche del mito di Elena, scelte in questo elaborato per un confronto con l’opera di Hildesheimer. Tuttavia, la guerra ha un ruolo secondario in Die ägyptische Helena (1928) di Hugo von Hofmannsthal, che è più interessato a integrare la lacuna narrativa tra la storia di Elena così com’è narrata dall’Iliade e la scena del libro IV dell’Odissea, dove Menelao e Elena appaiono di nuovo riuniti e riconciliati a Sparta.

Jean Giraudoux, invece, in La guerre de Troie n’aura pas lieu (1935), tenta di leggere le motivazioni che spingono gli uomini a combattere; molto probabilmente Hildesheimer conosceva bene questa opera, perché le stesse motivazioni si ritrovano in Das Opfer Helena; tuttavia in Giraudoux è sempre presente l’intervento degli dèi nella vicenda. Lo stesso accade in Die schöne

Helena (1964) di Peter Hacks, che riprende (in chiave politica) l’antefatto della

guerra di Troia, collocandolo in un mondo diviso in classi sociali, in lotta tra loro per la sopravvivenza; la guerra, in questo caso, è voluta proprio dagli dèi che nell’opera rappresentano la classe dominante.

Nella proposta di traduzione italiana ho cercato di mantenermi fedele allo spirito di Das Opfer Helena, conservando la sottile ironia, le frasi interrotte a metà, il ritmo del racconto della vicenda, i messaggi impliciti che l’autore manda, in modo che un eventuale spettatore a teatro/lettore possa immaginare sulla scena o nella sua mente l’allestimento voluto inizialmente da Hildesheimer.

Nel commento alla traduzione è stata data particolare importanza alla costruzione dei dialoghi tra i personaggi e al loro modo di parlare. Sono stati anche presi in considerazione alcuni aspetti lessicali, come l’uso di espressioni idiomatiche e la ripetizione di alcuni termini (per esempio “Opfer”, “Schuld/schuldig”, “Seele”), che ricorrono in maniera frequente non solo nel testo di Das Opfer Helena, ma anche in altre opere dell’autore. Del resto, questi stessi termini avevano una forte connotazione storica nel periodo del dopoguerra tedesco, quando cominciarono i primi processi contro i criminali nazisti (da ricordare la presenza di Hildesheimer al processo di Norimberga): gli stessi colpevoli dopo la condanna si sentivano

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spesso vittime di un’ingiustizia, perché avevano obbedito a ordini superiori e quindi non si ritenevano direttamente responsabili dei crimini.

In questa opera sono inoltre già presenti le caratteristiche che costituiscono il teatro così come concepito da Hildesheimer nel suo saggio Über das Absurde

Theater (1960): a dispetto della forte presenza dei dialoghi, in realtà non c’è in Das Opfer Helena una vera e propria comunicazione tra i personaggi, si pensi per

esempio all’ottusità di Ermione e di Menelao. Il personaggio di Elena è quindi più incline al monologo e alla riflessione, e risponde con la rassegnazione al destino immutabile, ripetitivo e privo di risposte. Anche al lettore/spettatore di Hildesheimer non vengono date certezze, infatti la funzione del suo teatro è quella di porre il pubblico di fronte all’assurdità della vita.

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6. BIBLIOGRAFIA