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D IE SCHÖNE H ELENA DI P ETER H ACKS

3. D AS O PFER H ELENA DI HILDESHEIMER: L’OPERA

3.7. U N CONFRONTO CON LA RIELABORAZIONE DEL MITO DI E LENA IN ALTRI AUTORI DEL ‘900: VON H OFMANNSTHAL , G IRAUDOUX E H ACKS

3.7.3. D IE SCHÖNE H ELENA DI P ETER H ACKS

Die schöne Helena di Peter Hacks è cronologicamente successiva a Das Opfer Helena ed è anche l’opera più recente rispetto a quelle esaminate in precedenza,

tuttavia non può essere considerata la più “moderna” in termini di trama, infatti sono ancora gli dèi ad avere le redini del gioco e a manipolare il destino degli uomini. Il il mondo antico è solo un pretesto per rappresentare quello moderno, di cui Hacks dà una lettura in chiave politica (del tutto assente in Hildesheimer)145. Quest’opera è stata scelta proprio per la caratterizzazione politico-sociale, che rimanda al contesto della Germania del dopoguerra146.

Il testo inizia con il noto giudizio di Paride, che elegge Venere come la più bella delle dee. Quest’ultima, per ripagare il giovane troiano, gli promette l’amore della donna più bella del mondo, Elena. La regina spartana accoglie benevolmente questa notizia, felice che sia il destino a liberarla dalla vita noiosa che conduce con Menelao e a giustificare il suo futuro tradimento, salvaguardando in tal modo la sua reputazione.

Paride giunge quindi a Sparta e, su ordine di Venere, chiede aiuto a Calcante, l’augure del tempio di Giove, per sedurre Elena. Calcante vorrebbe negargli il suo aiuto, non per ragioni morali o di lealtà verso Giove, ma per motivi economici: se Paride avrà successo, Venere ne trarrà benefici e i fedeli verseranno tributi solo a lei e non più a Giove. L’augure prova quindi a sventare le intenzioni della dea: lascia che Paride si introduca nella camera da letto di Elena e poco dopo fa in modo che Menelao sorprenda i due amanti insieme. Calcante teme però la vendetta di Venere: l’unico modo per calmare la sua ira è quello di mandare Elena con l’augure della dea stessa a Citera e farle compiere dei sacrifici. Quindi Elena viene fatta partire, ma mentre la nave si allontana si scopre che l’augure di Venere è Paride in persona e che sta portando la donna a Troia. Per Menelao l’offesa subita è troppo grande e per questo motivo dichiara guerra alla città di Troia.

145 Da ricordare che Peter Hacks si trasferì su invito di Brecht nel 1951 nella Deutsche Demokratische Republik (DDR), ossia la Repubblica Democratica Tedesca, dove mise in scena drammi che affrontavano i problemi del socialismo reale.

146 Hacks riadatta nel 1964 l’operetta La Belle Hélène di Jacques Offenbach (su testo di Henri Meilhac e Ludovic Halévy), rappresentata a Parigi cento anni prima. Con questa parodia del mito di Elena, in realtà, Offenbach intendeva mettere in ridicolo la vita politica francese di allora.

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Caratteristica di quest’opera è la divisione della società in tre classi sociali, in lotta tra loro: l’aristocrazia, simboleggiata dagli dèi, la borghesia, rappresentata dai guerrieri greci e il proletariato.147 Gli dèi si preoccupano solo di mantenere il potere e il prestigio del loro rango e non devono affannarsi per i beni, come la salute o la ricchezza, ai quali la borghesia aspira e che sono negati del tutto al popolo. Anche la guerra compare alla fine dell’opera come uno dei tanti capricci degli dèi, le cui conseguenze vengono pagate maggiormente dai più deboli. Ogni guerriero è geloso del proprio stato sociale e vede con disprezzo i membri delle classi inferiori (per esempio, la prima impressione di Menelao riguardo a Paride, vestito da pastore, è negativa; la situazione cambia quando è svelata la sua vera identità). Inoltre, i combattenti greci sono caratterizzati da un vizio “borghese”: Achille è un prepotente preoccupato per la sua reputazione; Paride è un seduttore; Oreste è il giovane pigro; Menelao è il tipico uomo d’affari148

. Sia Paride che Menelao nell’opera di Hacks non provano un sentimento di amore per Elena, come peraltro i protagonisti maschili di Hildesheimer; inoltre, in entrambi gli autori, Paride conquista la regina spartana più tramite la sua arguzia (Witz) che con le sue qualità fisiche.

Elena rappresenta un personaggio secondario nel testo: ne emerge, però, una figura ridicola, vanitosa e consapevole della sua posizione sociale, infatti è difficile crederle quando, parlando della sua bellezza, Hacks le fa pronunciare queste parole: «am liebsten wäre ich eine ordentliche, ruhige Bürgerin»149. Inoltre, è alla continua ricerca di un’avventura, ma allo stesso tempo ne teme le conseguenze, che le farebbero perdere l’onore e lo status. Quando però fugge con Paride verso Troia, non ha più scrupoli morali.

Tutti i personaggi di Hacks, a differenza di quelli di Hildesheimer, sono superficiali, come la società in cui vivono, e non sono responsabili delle loro azioni, perché la loro vita è manipolata dall’intervento degli dèi.

147 Hacks portò sulla scena i problemi del socialismo anche nelle opere Die Sorgen und die Macht (1959) e Moritz Tassow (1965).

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Menelao è ben descritto in un’indicazione di regia, piena di ironia: «3000 Jahre später geboren, hätte einen ganz guten Versicherungskassierer angegeben; er wäre dann auch gehörnt worden, aber durchaus unschuldig am Ausbruch des Weltkrieges», ibidem, pag. 26.

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3.7.4. LA GUERRA

Le tre opere qui prese in esame, insieme a quella di Hildesheimer, rappresentano delle diverse raffigurazioni del personaggio di Elena e della guerra di Troia. In tutte e quattro le rielaborazioni è presente il tema della guerra (anche se in secondo piano) e traspare il riferimento alla realtà storica del tempo.

Nell’opera lirica di Hofmannsthal la guerra non viene condannata, ma diventa piuttosto un mezzo necessario alla riconciliazione finale tra i due protagonisti, che, in chiusura, vengono rappresentati in modo positivo, come degli eroi. Pur non essendo una commedia, questa è l’unica opera in cui è possibile un lieto fine, proprio perché la protagonista non è sopraffatta dagli eventi, ma riesce nel suo intento di riconquistare la fiducia e l’amore del marito.

La guerra rappresenta, invece, la massima espressione della violenza sia in Giraudoux che in Hildesheimer: sia Ettore di La guerre de Troie n’aura pas lieu che Elena di Das Opfer Helena smascherano le reali intenzioni dei fautori delle guerre, giustificate con falsi pretesti. Nella tragicommedia di Giraudoux, Ettore vuole risolvere in modo diplomatico la questione del rapimento di Elena, e paradossalmente Ulisse è d’accordo con lui, ammettendo che i greci non vogliono dichiarare guerra soltanto per la regina greca, ma che ci sono interessi economici (lo stesso vale per alcuni dei troiani), a cui si sommano questioni nazionalistiche. Anche nel dramma teatrale di Hildesheimer, si viene a sapere che la guerra è voluta da entrambe le parti.

Con queste opere gli autori denunciano, seppur implicitamente, le decisioni del singolo, dell’uomo solo al comando, capace di provocare atrocità. Giraudoux si concentra maggiormente sugli antefatti della guerra, scandagliandone le motivazioni; l’autore, del resto, ha vissuto a cavallo tra le due guerre mondiali e il suo testo viene rappresentato poco prima dell’ascesa al potere di Hitler, già percepito come una minaccia.

Il dramma di Hildesheimer, invece, è focalizzato sul dopoguerra e presenta la guerra come un problema radicato nel genere umano a cui non c’è soluzione; l’unica certezza è che combattere genera solo distruzione sia per i “vincitori” che per i vinti, ed è quindi incompatibile con la sopravvivenza dell’umanità.

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Anche il finale della commedia di Peter Hacks, come in La guerre de Troie

n’aura pas lieu, preannuncia un’imminente guerra, che in questo caso scoppia

perché voluta dalla classe dominante, quella degli dèi, che sfruttano senza pietà le classi inferiori. Hacks condanna un mondo capitalistico, diviso in classi, in lotta tra loro per la supremazia; smaschera lo sfruttamento operato dai potenti, i vizi dei nobili greci che non hanno più niente di eroico e l’ingenuità delle masse che si lasciano controllare e manipolare da chi comanda.

Tutte queste rielaborazioni, sotto le spoglie di un antico passato desunto dal mito, sono in realtà espressione del mondo contemporaneo (dominato da incertezza e distruzione, e completamente nelle mani dei potenti); tuttavia, Hildesheimer è l’unico di questi autori a eliminare del tutto la presenza e l’intervento degli dèi o degli elementi magici, dando la responsabilità delle guerre solo agli esseri umani. Questa è proprio la particolarità dell’opera di Hildesheimer: riconoscere le reali motivazioni per cui si ricorre alle armi e denunciare le atrocità causate da chi detiene il potere.

Con una sottile ironia, l’autore afferma implicitamente che il passato si ripete nel presente, infatti lo scenario di devastazione del postguerra è sempre lo stesso, qualsiasi sia l’epoca storica.

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