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C ONSIDERAZIONI GENERALI SULL ’ OPERA D AS O PFER H ELENA

4. COMMENTO ALLA TRADUZIONE

4.1. C ONSIDERAZIONI GENERALI SULL ’ OPERA D AS O PFER H ELENA

Come già affermato, Das Opfer Helena è costituita dai monologhi di Elena – nei quali la protagonista racconta e commenta i fatti antecedenti e successivi alla guerra di Troia – alternati con scambi di battute tra i personaggi.

Nel presente commento alla traduzione di Das Opfer Helena sono state analizzate alcune strutture sintattiche che si discostano dal tedesco scritto; infatti, è possibile che, nella produzione orale – ovvero nei monologhi in cui Elena si rivolge direttamente al pubblico o durante lo scambio di battute tra i personaggi – la sintassi presenti delle variazioni rispetto alla lingua letteraria scritta. Sono anche presi in considerazione il modo in cui sono costruiti i dialoghi tra i protagonisti e le scelte adottate nella traduzione. Per quanto riguarda il lessico, dapprima, sono considerate le parole che ricorrono maggiormente nel testo e che sono importanti dal punto di vista sia semantico che logico; in seguito, viene analizzato il linguaggio dei personaggi, cioè il loro caratteristico modo di parlare.

Infine, nel paragrafo 4.4., si prende in esame la traduzione di alcuni termini del saggio di Volker Jehle, dall’omonimo titolo Das Opfer Helena.

Prima di tutto, come è buona norma fare quando si legge un testo letterario in vista della traduzione, sono stati esaminati i seguenti parametri: il tipo di testo; il tipo di narratore; e il tipo di lettore.

4.1.1. IL TIPO DI TESTO

Nel caso di Das Opfer Helena siamo di fronte a un testo teatrale, contraddistinto da una natura ibrida: da una parte si basa su un testo scritto (e perciò si parla di letteratura); dall’altra, è costituito dalla componente della performance, ovvero dalla rappresentazione da parte degli attori che agiscono direttamente sulla scena. Per questo motivo, la traduzione di un testo teatrale avrà a sua volta caratteristiche

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multimediali, e dovrà tener conto non solo del profilo linguistico, ma anche di altre componenti. Infatti, nel tradurre, si deve considerare che la parola non è soltanto un segno verbale, ma ha anche una funzionalità pragmatica e un potenziale scenico, che prevedono ulteriori sistemi espressivi: mimico, gestuale, ecc… (ovvero tutto ciò che costituisce la componente non verbale)150

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Il traduttore non ha perciò solo il compito di tradurre, ma diventa anche, in un certo senso, il regista del testo. Anche nel caso in cui non si traduca in vista di un particolare spettacolo, come ha scritto Agostino Lombardo (linguista e critico letterario), “il traduttore deve pur sempre far vivere il testo su un palcoscenico della mente, diventando per così dire il regista di se stesso”151.

Il testo di Hildesheimer è stato scritto per essere messo in scena, quindi sono molto importanti le indicazioni di regia che aiutano a distinguere i momenti in cui Elena si sta rivolgendo al pubblico (i monologhi), da quando, invece, ci sono dei dialoghi tra la protagonista e gli altri personaggi. Altre indicazioni di regia riguardano la messa in scena dell’opera, in quanto indicano il luogo in cui si trova un personaggio, o l’attività in cui è impegnato, o, ancora, la posizione che questi assume.

4.1.2. IL TIPO DI NARRATORE

Il narratore, o meglio la narratrice, di Das Opfer Helena, è di tipo intradiegetico152: parla in prima persona ed è anche la protagonista della storia. Proprio all’inizio del dramma, si rivolge direttamente al pubblico con queste parole:

Originale: Guten Abend, meine Damen! Guten Abend, meine Herren! Ich will Ihnen etwas rzählen – von mir und dem trojanischen Krieg. Ich setze voraus, daß Ihnen allen der

150 Sara Soncini, Intersemiotic Complexities: Translating the Word of Drama, in Lexical Complexity: Theoretical Assessment and Translational Perspectives, Plus University Press, Pisa, 2007.

151 Agostino Lombardo, Tradurre La Tempesta, in Mettere in scena Shakespeare, Pratiche editrice, Parma, 1987, pagg. 91-104.

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Trojanische Krieg ein Begriff ist. […] Aber diese Version ist, wie alle historischen Wahrheiten, nur halbwahr, und daher unwahr.153

Traduzione: Buonasera, signore! Buonasera, signori! Vi voglio raccontare una storia, su di me e sulla guerra di Troia.Suppongo che tutti voi abbiate un’idea della guerra di Troia. […] Ma questa versione, come tutte le verità storiche, è solo una mezza verità, e perciò non vera.

Il punto di vista è quello della protagonista, la quale, rivolgendosi direttamente al pubblico, afferma di voler raccontare la verità sulla guerra di Troia, diversa da quella tramandata nei secoli, e dare così la “sua” versione dei fatti (è quindi anche una narratrice autodiegetica154).

4.1.3. IL TIPO DI LETTORE

Un altro punto da considerare, prima di tradurre, è il destinatario dell’opera. Nel caso di Das Opfer Helena non si può parlare di fruitore solo nel senso di lettore, ma anche nel senso di spettatore, perché questa opera, come già specificato, è un testo teatrale: in questo caso, il fruitore non è concentrato sulle parole stampate sul foglio, ma su altre componenti: spaziali, visive, corporee e acustiche.

Elena instaura una sorta di intimità tra lei e gli spettatori, rivolgendosi proprio a quel pubblico che è presente hic et nunc a teatro, e invitandolo a partecipare e a riflettere. In traduzione, al fine di mantenere il grado di intimità tra chi parla e chi ascolta, ho deciso di rendere il pronome plurale Sie (Ihnen, al caso dativo) con l’allocutivo non marcato “voi”, al posto del pronome “loro”. Esempio:

Originale: Ich will Ihnen etwas erzählen – von mir und dem trojanischen Krieg. Ich setze voraus, daß Ihnen allen der Trojanische Krieg ein Begriff ist. Vielen von Ihnen mag er sogar mehr als das sein […] Sie wissen auch – oder vielmehr, meine Damen und Herren – , Sie glauben zu wissen, wie es zu diesem Kriege kam: die Göttinnen Hera, Pallas Athene und Aphrodite […]155

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Traduzione: Vi voglio raccontare una storia, su di me e sulla guerra di Troia. Suppongo che tutti voi abbiate un’idea della guerra di Troia. Per molti di voi può perfino essere più di un’idea […]

153 Wolfgang Hildesheimer, Die Theaterstücke, op. cit., pagg. 337, 338. 154 Il narratore autodiegetico riporta fatti inerenti a se stesso.

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Voi sapete anche, o piuttosto, signore e signori, voi pensate di sapere, come si è giunti a questa guerra: le dee Era, Pallade Atena e Afrodite […].

A parte il fatto che nella lingua italiana corrente si usa il “voi” piuttosto che il pronome “loro” (corrispettivo plurale di “lei”), la scelta di usare il pronome non marcato “voi” evita, oltretutto, possibili fraintendimenti156. Infatti, un’espressione

come “loro pensano di sapere”, al posto di “voi pensate di sapere”, creerebbe dei problemi, perché potrebbe riferirsi sia agli spettatori presenti a teatro, sia ai personaggi di cui si sta parlando nella vicenda. Nel caso specifico, il pronome “loro” potrebbe erroneamente essere riferito alle tre dee.