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Il bilancio sociale nelle realtà non profit

Capitolo 2. La responsabilità sociale e il bilancio sociale

2.4 Il bilancio sociale nelle realtà non profit

Il mondo non profit è molto vasto e diversificato, si va dalle piccole associazioni lo- cali, autofinanziate dalle quote dei soci, alle fondazioni, bancarie e non, dotate alle volte di enormi mezzi finanziari. L' unico elemento che le accomuna sta negli scopi perseguiti che non sono mai rivolti all' ottenimento di risultati economici ma in gene- rale ad altre finalità: culturali, sociali, di rappresentanza di particolari categorie di cittadini, assistenziali, eccetera.

É una realtà di grandissima entità con obiettivi e modi di funzionamento molto variegati; spesso rappresenta una vera ricchezza in quanto migliora la qualità di vita di tutti basando il proprio lavoro sull' opera di volontari che vogliono dare alla socie- tà un contributo personale e che sempre più spesso integra quanto fatto dalle istitu- zioni pubbliche.

Quest' aspetto del valore sociale del mondo non profit diventerà sempre più rilevan- te: “il sogno che vedeva lo Stato provvedere a fornire gratuitamente a tutti ogni ser- vizio e coprire ogni necessità si sta rilevando illusorio”55; per cui le risorse nazionali verranno direzionate verso gli interventi essenziali e le situazioni più degradate men-

55 Corrocher A. (2005) Il bilancio sociale. Come realizzarlo nelle aziende profit, nelle organizzazioni

tre al resto dovrà provvedere il reticolo di organizzazioni non a scopo di lucro.

Fare bilancio sociale in questa realtà è, quindi, importante tanto quanto farlo nel mondo profit perché rimane identica la necessità di far conoscere ed apprezzare la propria attività: la trasparenza e l' informazione fanno crescere il consenso e la legit- timazione da parte della comunità.

Gli stakeholder, in questo tipo di attività, sono solitamente esterni ad esse; anche se può sembrare ripetitivo è importante ipotizzare quali siano i vari destinatari del bi- lancio sociale perché spesso essi stessi non sono coscienti di essere portatori di inte- resse, al contrario di quanto accade nell' ambito profit.

Per semplificare questo complesso mondo descriveremo la redazione del bilancio so- ciale e relativi stakeholder in tre tipologie di attività non profit: un' associazione, una cooperativa sociale ed una fondazione perché il suo scopo, che resta in generale quello di documentare i comportamenti socialmente apprezzabili, varia a secondo della realtà che intende realizzarlo. In questo modo si comprenderà la generalità dell' importanza del bilancio sociale in questo tipo di attività.

Le associazioni nascono dall' iniziativa di alcune persone che, accomunate da uno scopo comune, si uniscono ed organizzano la loro attività per la propria comunità o parte di essa; le finalità possono essere le più disparate, di tipo culturale, assistenzia- le, ricreativo, sociale, ambientale, sportivo eccetera. Le problematiche che solitamen- te incontrano riguardano il farsi conoscere e conquistare la fiducia della collettività, soprattutto dei diretti destinatari della loro opera; avere un' adeguata organizzazione per svolgere con efficacia il proprio lavoro (e se si tratta di associazioni di tipo sani- tario ad esempio si dovrà ottenere il riconoscimento del servizio sanitario nazionale o delle Aziende Sanitarie Locali per poter operare); ed infine si deve sviluppare una governance appropriata per avere la giusta coordinazione nello svolgere il fine co- mune degli associati. La redazione di un bilancio sociale da parte di un' associazione garantirebbe ad essa la soluzione di queste problematiche genetiche: spiegare ad altri come funziona la nostra organizzazione ci costringe a diventare più consapevoli e a definire le risposte operative necessarie.

Difatti la pubblicazione di un bilancio sociale porta con sé importanti vantaggi: la concreta legittimazione della loro esistenza; un potenziamento dell' azione di proseli- tismo56; delle possibili convenzioni con le autorità che riconosceranno il merito della loro funzione integrativa all' azione statale; un maggiore consenso da parte della col- lettività e quindi una maggiore gratificazione per i soci, per i partecipanti e per i so- stenitori che in fondo è la più bella affermazione dell' attività di qualunque associa- zione.

Gli stakeholder delle associazioni sono: le persone potenzialmente interessate ad as- sociarsi, le istituzioni pubbliche che scorgono in esse i benefici e le opportunità che portano alla comunità, le persone che beneficiano del loro lavoro, le organizzazioni che collaborano con le associazioni ed infine i soci sostenitori.

Le cooperative sociali fanno un passo in più rispetto alle associazioni: sono degli organismi in cui si mettono in comune risorse umane, competenze e mezzi finanziari per dare alla comunità dei servizi che altrimenti sarebbero insufficienti o addirittura assenti grazie ad un' organizzazione ben delineata; oltre all' elemento sociale qui pos- siamo trovare anche quello economico nel risultato finale. Questo tipo di organizza- zione non profit è quindi molto simile a quelle a scopo di lucro tranne che per la de- terminante differenza della finalità sociale che la allontana dall' esclusivo persegui- mento del successo economico.

Anche qui la pubblicazione del bilancio sociale consente di ottenere gli stessi risulta- ti già citati per le associazioni: legittimazione, gratificazione per i componenti della cooperativa, riconoscimento dalle istituzioni per l' opera svolta; la problematica del proselitismo non sussiste perché gli operatori vengono scelti dagli amministratori ma fondamentale è la ricerca del consenso tramite la sensibilizzazione della collettività e delle istituzioni alle problematiche trattate.

Gli stakeholder nelle cooperative sociali sono principalmente i soci fondatori che promuovono l' iniziativa, i soci operatori che vi lavorano, gratuitamente o meno, i

56 Il proselitismo è un elemento basilare solo nelle associazioni poiché il numero dei soci costituisce una misura dell' efficacia della loro azione. Realtà profit, cooperative sociali, fondazioni o enti pubblici perseguono questo obiettivo solamente in rari casi, come le raccolte fondi.

soci sostenitori e quelli beneficiari dell' attività; poi ancora le famiglie di questi ulti- mi, le istituzioni pubbliche o sanitarie o altre organizzazioni, profit e non, che colla- borano con esse; se queste cooperative producono dei beni saranno portatori di inte- resse i fornitori, i clienti, le banche ecc..

Le fondazioni sono delle istituzioni di carattere privato riconosciute come persone giuridiche, caratterizzate dall' esistenza di un fondo patrimoniale destinato dalla vo- lontà del fondatore a raggiungere nel tempo un determinato scopo, senza perseguire fini di lucro. Per quanto riguarda gli scopi anche per loro il bilancio sociale è uno strumento ideale per far conoscere la propria opera, per rendere trasparente la gestio- ne e l' attività che comunque è rivolta a tutta la comunità.

L' azione di proselitismo, come per le cooperative sociali, non è perseguita mentre diventa importante il percorso verso la legittimazione e quindi il rendere conto del proprio operato e le risorse utilizzate; far conoscere la loro realtà, le origini e il loro funzionamento agli stakeholder perché molto spesso gli unici informati sono sola- mente i membri dei consigli direttivi. Il bilancio può diventare strategico per lo svi- luppo, l' accettazione e soprattutto il controllo sociale di questo tipo di organizzazio- ni.

Gli stakeholder delle fondazioni sono anche qui numerosi: troviamo i soci sostenito- ri, che hanno partecipato alla costituzione del patrimonio o che comunque ne sosten- gono l' attività; i beneficiari diretti ed indiretti; le istituzioni pubbliche coinvolte; le organizzazioni operative che lavorano grazie al loro finanziamento; ed, infine, se i mezzi a disposizione provengono da gestioni di interesse pubblico allora diventano stakeholder le comunità e per esse anche gli enti interessati al buon uso di queste ri- sorse.

In generale, nel mondo non profit il bilancio sociale viene anche chiamato “bilancio di missione” perché qui non ci sono bilanci tradizionali, di tipo economico, ed è per- ciò il solo mezzo di rendicontazione, l' unico in grado di descrivere la condotta, l' operato e quanto sia stata realizzata la missione che lo statuto ha definito; missione che, ovviamente, non può che essere sociale. Questa definizione è stata formulata per

la prima volta nel 199657 in occasione della proposta di bilancio delle fondazioni bancarie; è divenuto poi un concetto fatto proprio sia dal mondo accademico, sia da quello delle Fondazioni e più in generale da tutto il settore non profit.

Di seguito si propone un esempio di indice di bilancio sociale in riferimento ad una qualsiasi organizzazione non profit, dando degli spunti generali per comprendere come portare avanti un lavoro di questo tipo che, si ricorda, si basa sulle peculiarità dei singoli casi, dopo di che se ne analizzeranno i diversi punti singolarmente.

1. Presentazione della realtà non profit:

• l' origine, le motivazioni ed il contesto nel quale l' organizzazione è nata • la storia e l' evoluzione fino alla data del bilancio

• i valori e i principi guida ai quali s' ispira, vale a dire la “vision”

• l' attività e gli obiettivi nei quali si concretizza l' azione dell' organizza- zione, ovvero la “mission”

• la dimensione strutturale e finanziaria • l' organizzazione e la governance • gli stakeholder di riferimento

• l' appartenenza a raggruppamenti simili, consorzi, federazioni, associazio- ni di rappresentanza, ecc.

• la dimensione operativa

2. I risultati raggiunti dall' organizzazione.

3. Gli indicatori che li analizzano e la loro misurazione nel tempo. 4. La valenza dei risultati: testimonianze e conferme.

5. Conclusioni.

Il bilancio sociale deve cominciare con la presentazione formale della realtà: nome,

57 Rusconi G., Dorigatti M. (2004) Teoria generale del bilancio sociale e applicazioni pratiche. Franco Angeli, Milano (p. 127).

indirizzo della sede principale e, se vi fossero, di quelli secondari e la forma giuridi- ca. Tutta questa parte deve essere scritta dal vertice dell' organizzazione o comunque da quella persona che ne rappresenta un po' la coscienza storica poiché è qui che vie- ne spiegato il motivo per cui, ad un certo momento, alcune persone hanno deciso di far nascere la realtà in oggetto del bilancio sociale e le motivazioni che ne stanno alla base. A questo proposito, per poter comprendere la “mission”, è importante conosce- re il contesto nella quale è nata inquadrandola dal punto di vista temporale, spaziale e nelle situazioni sociali specifiche; inoltre si può accennare agli obiettivi storici che l' organizzazione intendeva perseguire inizialmente: in questo modo il lettore può ac- quisire lo spirito che ha guidato i fondatori.

Dopo aver capito il senso profondo e le ragioni dell' iniziativa si procede descriven- do brevemente l' evoluzione che ha avuto perché potrebbero essere cambiati gli obiettivi iniziali o i problemi sociali del contesto in cui sorge.

Questi aspetti sono molto meno significativi nelle realtà profit perché focalizzate sui contenuti economici; qui ci troviamo di fronte a sentimenti e principi che hanno por- tato alla nascita e allo sviluppo di questo tipo di attività e senza conoscerli non si può capire tutto il loro lavoro.

A questo punto si può definire la “vision” ovvero le fondamenta etiche e morali che stanno oggi alla base dell' organizzazione in questione come l' esigenza d' uguaglian- za sociale, portare aiuto ai meno fortunati, far prendere coscienza dei rischi ambien- tali per le generazioni future, sviluppare attività trascurate, eccetera. Ancora una vol- ta il bilancio sociale si dimostra uno strumento non solo di comunicazione verso l' esterno ma anche di trasparenza e dialogo verso l' interno: spesso infatti queste infor- mazioni si danno per scontate mentre invece costituiscono la motivazione principale per la quale si è deciso di collaborare al progetto di queste attività non a scopo di lu- cro.

Si arriva quindi a spiegare la “mission” dell' ente cioè tutti quegli obiettivi che logic- amente conseguono dai principi appena descritti, come l' organizzazione intende concretizzarli nonché quali scopi decide di perseguire.

Importanti, per far conoscere ai lettori del bilancio sociale questa realtà, sono i dati numerici ed economici: si presenta l' organico, magari suddividendolo in categorie (soci fondatori, soci operatori, soci sostenitori, soci onorari, soci finanziatori, ecc.), ma anche dei dati finanziari, magari includendo un piccolo bilancio o rendiconto. In alcuni casi è possibile che vi siano altre informazioni che qui devono essere inserite come la disponibilità di un patrimonio immobiliare, particolari capacità o competen- ze oppure la posizione occupata nelle graduatorie del proprio settore (basti pensare alle associazioni sportive).

Conoscere la governance è un' altra questione molto delicata perché molto spesso la concreta amministrazione, i meccanismi decisionali e i comportamenti operativi non sono conosciuti neanche dai soci stessi dell' ente. La trasparenza del loro modo di funzionamento, i rapporti che ci sono tra le varie componenti, il metodo seguito per coinvolgere e motivare tutti coloro che partecipano all' attività, è basilare se trattia- mo l' attenzione ai comportamenti socialmente rilevanti e, quindi, ottenere consenso e legittimazione dagli stakeholder.

Il bilancio sociale deve pertanto dare una chiara descrizione dell' organizzazione in- terna della società non profit in questione, esplicitando come si articolano le varie funzioni e quale sia la partecipazione dei suoi membri nei diversi momenti dell' atti- vità. É possibile riportare qui ad esempio lo statuto interno in modo sintetico per ca- pire come viene gestita e come vengono prese le scelte.

Per completare la presentazione è necessario indicare tutte le partecipazioni dell' ente ad associazioni, consorzi, gruppi di rappresentanza ecc. per poter capire quanto è in- serito nel mondo non profit ma anche quanto è consolidato nel proprio contesto terri- toriale.

Infine si deve poter conoscere la dimensione operativa cioè il modo in cui material- mente si realizza la “mission” attraverso dei dati quantitativi del lavoro svolto e con tutte le indicazioni per comprenderla e poterla valutare, ad esempio, si inseriscono delle descrizioni del modo di agire oppure dati numerici sull' azione svolta nell' anno in corso e in quelli precedenti. Allo stesso modo si devono spiegare gli aspetti econo-

mici e finanziari dell' attività nonché gli investimenti in mezzi materiali e in capitale umano.

Dopo la presentazione si arriva al nucleo centrale del bilancio sociale: si delineano i risultati che si ritiene aver raggiunto; ovviamente saranno quelli pertinenti alle finali- tà e agli obiettivi esposti oltre che significativi per gli stakeholder e, in generale, per tutti i lettori di questo bilancio. Soprattutto nella prima edizione è importante defini- re i risultati realizzati che meglio esprimano la “ mission ” dell' ente, rimandando alle edizioni successive eventuali ampliamenti della sua opera. Naturalmente è ne- cessario dimostrare i traguardi compiuti con degli adeguati indicatori: tabelle, grafi- ci, diagrammi, elenchi di operazioni portate a termine eccetera.

In generale tenere presente le finalità del bilancio sociale è una guida nel decidere, caso per caso, di quali aspetti rendere conto al lettore e con quali strumenti spiegarli. La chiarezza, la facilità e l' immediatezza di lettura dei dati è fondamentale per esse- re apprezzati e non cadere nell' autoreferenzialità anche perché questa parte del bi- lancio è dedicata a testimoniare ciò che l' ente ha fatto ed a rispondere alle curiosità degli stakeholder.

Indicativamente deve contenere almeno quattro o cinque temi, od argomenti, inerenti ai risultati sottoposti al lettore e fornire per ciascuno alcuni indicatori esaustivi che saranno poi supportati ed eventualmente valutati dalle testimonianze.

Come nelle aziende profit le testimonianze nel bilancio sociale delle società non a scopo di lucro costituiscono un valore aggiunto importante perché vanno oltre le sole dichiarazioni interne della parte interessata; molto spesso la loro disponibilità ad ac- cettare di aprire la loro gestione ad un esame esterno è minima.

Un buon bilancio sociale può non includere questa parte ma il risultato di trasparen- za e dialogo ne sarebbe compromesso perché solo grazie ad un controllo esterno gli amministratori accettano di confrontarsi coi destinatari delle loro attività e con tutti coloro che in qualche modo sono interessati e/o coinvolti dalla loro azione. Questo è sicuramente l' atteggiamento che gli stakeholder si aspettano da chi gestisce questo tipo di attività non profit e allo stesso tempo: “è un atteggiamento che possiamo defi-

nire sociale. Essere pronti, non solo, a presentare l' attività svolta ed a vantare i pro- pri risultati, ma anche al dialogo con i propri stakeholder e disponibili a raccoglierne i pareri ed a rispondere alle loro domande senza reticenze o riserve.”58.

La raccolta di testimonianze segue la stessa metodologia già spiegata per le aziende profit. É possibile confermare i risultati e gli indicatori del documento attraverso del- le misurazioni tecniche, oggettive per definizione, che possono essere convalidate da terzi (professionisti esterni, enti che attuano questo tipo di rilievi o gli stessi portatori di interesse); attraverso questionari, che dovranno essere brevi, con domande precise e naturalmente in forma anonima; ed infine tramite focus group riunendo gli stake- holder delle specifiche problematiche che si vuole esaminare. Per salvaguardare la trasparenza e la credibilità dell' organizzazione le testimonianze dovranno essere ri- portate per intero nel documento finale anche se presentano delle critiche; l' amministratore, nelle conclusioni del documento, può eventualmente controbatterle o approfondirle nelle edizioni successive.

L' ultima parte del bilancio sociale è anche qui affidata al vertice dell' organizzazio- ne. Gli argomenti a conclusione del bilancio sociale sono diversi; essenziale è ribadi- re gli scopi delineati nell' introduzione in modo da chiarire quelli raggiunti e quelli in via di realizzazione, raccogliere i suggerimenti emersi dalle testimonianze, esplicita- re le scelte fatte nei vari argomenti analizzati rimandando ai prossimi bilanci sociali quelli non presi in considerazione ed ovviamente prendere impegni per il futuro. Le finalità principali di questo documento, soprattutto in questo tipo di settore, come si è già detto, sono: dialogo, conoscenza diffusa, coinvolgimento, legittimazione, proselitismo e consenso quindi di vitale rilevanza è la sua divulgazione, deve avere la massima diffusione, non solo tra gli stakeholder diretti ma in tutta la comunità in cui opera.

Il terzo settore ed il volontariato in generale, occupa nel nostro Paese una posizione importantissima sia in termini di persone coinvolte sia come volume d' attività svolte

58 Corrocher A. (2005) Il bilancio sociale. Come realizzarlo nelle aziende profit, nelle organizzazioni

sia, infine, in termini economico-finanziari per cui una maggiore trasparenza nelle gestioni ed un maggior controllo da parte della comunità non può che migliorare la loro legittimazione presso tutta la collettività.