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Le linee guida del bilancio sociale

Capitolo 2. La responsabilità sociale e il bilancio sociale

2.2 Le linee guida del bilancio sociale

Il bilancio sociale è, come si è già detto, il risultato di un processo con cui l' azienda, l' organizzazione o l' amministrazione rende conto delle scelte, delle attività, dei ri- sultati e dell' impiego di risorse in un dato periodo, in modo da consentire ai cittadini e ai diversi interlocutori di conoscere e formulare un proprio giudizio su come l' azienda, l' organizzazione o l' amministrazione interpreta e realizza la sua attività o la sua missione istituzionale. Nasce dalla consapevolezza che esistono diverse categorie di persone (stakeholder) che hanno un diritto riconosciuto, o interesse, a conoscere quali ricadute, o effetti, l' azione dell' azienda, dell' organizzazione o dell' ente produ- ce nei propri confronti: si tratta dei soggetti influenti nei confronti di un' iniziativa economica, sia essa un' azienda o un progetto, come ad esempio i clienti, i fornitori, i

finanziatori (banche e azionisti), i collaboratori, ma anche gruppi di interesse esterni, come i residenti nel territorio o gruppi di interesse locali.

Ne consegue pertanto che si tratta di un documento consuntivo43 che attesta la di- mensione sociale dell' attività aziendale o di quella dell' ente, attraverso il quale si in- dividuano e si misurano i benefici prodotti verso tutti i soggetti direttamente o indi- rettamente coinvolti, dell' operato aziendale o dell' ente. Ovviamente per l' azienda privata il fine sociale è condizionato dal fine economico mentre nell' organizzazione non profit e nell' azienda pubblica il fine sociale è prioritario e riguarda il benessere economico e sociale di tutta la collettività.

L' adozione del bilancio sociale comporta dei vantaggi sia per quanto attiene l' aspet- to della comunicazione, sia come ausilio delle scelte operative e gestionali, in quanto rappresenta un efficace strumento di comunicazione per tutti i tipi di organizzazione che, perseguendo il proprio interesse prevalente, contribuiscono a migliorare la qua- lità della vita dei membri della società in cui sono inserite. Tale strumento permette quindi la rappresentazione del concetto di eticità e consente alle organizzazioni di spendere questo concetto in termini di marketing e di immagine, come valore ag- giunto che consente una maggiore competitività.

Di seguito si elencano i principali punti di riferimento per la redazione di un bilancio sociale.

. Le linee guida del Global Reporting Initiative (GRI) per la redazione del bilancio di sostenibilità. Il GRI è un network nato nel 1997 il cui scopo è quello di migliorare la qualità, il rigore e l' utilità dei report di sostenibilità, costruendo un set di linee guida per il bilancio universalmente accettate e condivise.

La struttura del Rapporto di sostenibilità è articolata in cinque parti: 1. Vision e strategia.

2. Profilo dell' organizzazione.

3. Struttura di governo e sistema di management. 4. Indicatori di performance.

5. Informazioni aggiuntive discrezionali.

Lo standard GRI vuole dunque essere un modello universalmente accettato per il bi- lancio della performance economica, ambientale e sociale di un' organizzazione; tut- te possono utilizzarlo, indipendentemente da dimensione, settore di attività o paese di appartenenza.

. Il Gruppo di studio per il Bilancio Sociale (GBS): è un' iniziativa italiana che nel nostro Paese ha dato vita alle linee guida per la redazione del bilancio sociale, la cui prima edizione risale al 2001.

Il modello proposto prevede una struttura articolata in tre parti obbligatorie: 1. Identità aziendale.

2. Produzione e distribuzione del valore aggiunto. 3. Relazione sociale.

La prima parte del bilancio sociale, riservata all' identità aziendale, fa riferimento a quell' insieme di condizioni che si riflettono sul modo di essere dell' azienda, dalla scelta degli obiettivi, al modo di realizzarli, al rapporto con gli stakeholder. Gli ele- menti che la definiscono sono: l' assetto istituzionale, i valori di riferimento, la mis- sione, le strategie e le politiche.

La sezione dedicata al calcolo e alla distribuzione del valore aggiunto serve per an- corare il bilancio sociale ai dati contabili, i quali hanno una loro autonoma valenza sociale che non traspare dal bilancio di esercizio e che deve essere comunque esplici- tata. Infine, la terza parte del bilancio sociale è destinata alla descrizione dei risultati connessi all' attività aziendale, che vengono osservati sotto tre dimensioni:

• ciò che l' azienda si proponeva di conseguire; • ciò che l' azienda ha realizzato;

• ciò che i destinatari dei risultati ritengono di avere ottenuto.

Il modello GBS si contraddistingue per lo sforzo di definire la struttura e il contenuto minimo del bilancio sociale, quale presupposto per la validità del documento e per la comparabilità spaziale e temporale delle informazioni che esso contiene.

elaborato nel 1999 dall' Institute of Social and Ethical Accountability ed identifica i principi guida da osservare nel processo di rendicontazione sociale con l' obiettivo di rendere l' organizzazione capace di essere trasparente verso i propri stakeholder. Esso si pone come obiettivo il “miglioramento della responsabilità e della perfor- mance delle organizzazioni”, e focalizza l' attenzione sulla qualità dell' impegno eti- co e sociale verso i vari interlocutori dell' azienda dettando una serie di principi gui- da da osservare in questo processo. Quest' ultimo si articola in cinque fasi fondamen- tali:

1. La pianificazione. 2. La rilevazione.

3. La verifica delle informazioni e la comunicazione. 4. L' integrazione nel più ampio sistema di gestione. 5. Il coinvolgimento degli stakeholder.

Principio ispiratore del modello è il concetto di accountability, ovvero la capacità dell' azienda di spiegare o dare giustificazione delle azioni delle quali essa è respon- sabile verso gli stakeholder.

I principi enunciati dallo standard sono, in sintesi, i seguenti:

• completezza, rilevanza, regolarità e tempestività; con riferimento allo scopo e alla natura del processo.

• verifica esterna da parte di terzi indipendenti, accessibilità e qualità dell' informa- zione (in termini di comparabilità, verificabilità, comprensibilità, utilità) con riferi- mento alla significatività dell' informazione.

• integrazione nei sistemi di gestione e miglioramento continuo in una prospettiva di- namica.

Trattandosi di uno standard di processo, l' AA1000 non arriva a dare una definizione del contenuto di un reporting sociale; non detta, infatti, indicazioni circa la definizio- ne della struttura di un modello di rendicontazione sociale, né circa le informazioni minime che esso deve riportare, consentendo, anzi, la più ampia personalizzazione degli strumenti ad opera della singola azienda.

Queste linee guida, pur essendo rivolte alla generalità delle organizzazioni che si ac- cingono a redigere un bilancio sociale, vedono tuttavia come principali destinatarie le imprese.

Nel settore non profit il decreto legislativo n. 460/9744 ha introdotto un nuovo princi- pio che potrebbe essere il preludio di una sorta di bilancio delle attività sociali com- piute. Il bilancio sociale diventa, quindi, il mezzo migliore per rendicontare come i fondi sono stati spesi e quali iniziative sono state finanziate.

Inoltre il Ministero del Tesoro ha emanato il 19 aprile 2001 “L'atto di indirizzo re-

cante le indicazioni per la redazione, da parte delle fondazioni bancarie, del bilan- cio relativo all'esercizio chiuso il 31 dicembre 2000” che introduce il concetto di bi-

lancio di missione e ne indica il contenuto: per la prima volta le fondazioni dovranno predisporre questo tipo di documento45. Il bilancio di missione deve indicare i criteri di individuazione e di selezione delle iniziative da finanziare, ma anche prevedere un insieme di rendiconti e di relazioni che illustrino con efficacia la missione, i pro- grammi di sviluppo dell' attività sociale e gli obbiettivi relazionali perseguiti.

Questi atti governativi costituiscono il presupposto normativo del bilancio sociale nel settore non profit ma va anche segnalata un' interessante iniziativa dell' Agenzia per il terzo settore (agenzia soppressa nel marzo del 2012 e le cui funzioni sono state tra- sferite al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali) che nel 2010 ha pubblicato le

Linee guida per la redazione del bilancio sociale delle organizzazioni non profit46. Grazie a questa pubblicazione le organizzazioni del terzo settore possono cimentarsi nella redazione del bilancio sociale, avendo come punto di riferimento delle linee guida appositamente studiate tenendo conto delle loro caratteristiche e peculiarità.

44 Il decreto legislativo n. 460/97 ha inoltre istituito le ONLUS (Organizzazioni non governative di utilità sociale), è possibile leggere la normativa sul sito

http://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubbli- cazioneGazzetta=1998-01-02&atto.codiceRedazionale=097G0489&elenco30giorni=false 45 Per le leggere il povvedimento si rimanda al sito http://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_genera-

le/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2001-04-26&atto.codiceReda- zionale=001A4448&elenco30giorni=false

46 Per leggere la comunicazione si rimanda al sito http://www.lavoro.gov.it/AreaSociale/AgenziaTer- zoSettore/Documents/Linee_Guida_Bilancio_organizzazioni_nonprofit.pdf

Infine, per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione in materia di trasparenza il riferimento normativo di base è costituito dalla legge n. 241/90 sulla trasparenza

nella Pubblica Amministrazione (modificata dalla legge n. 98/13 e successivamente

dalla legge n. 9/14)47. Qui sono contenuti i principi per l' inquadramento del rapporto tra cittadini e Amministrazione.

L' assunto di base, apparentemente superfluo, è la necessità che ogni atto della Pub- blica Amministrazione sia motivato: devono cioè essere comprese le motivazioni per le quali il determinato atto è stato assunto. Il secondo principio fa riferimento alla contrattazione, nel senso che si desidera un rapporto dialettico e paritario tra cittadi- no e Amministrazione. Si tratta sostanzialmente di una legge che abbatte la barriera (innanzitutto psicologica) che impediva ai cittadini di conoscere i meccanismi ammi- nistrativi nascosti dietro il segreto d' ufficio: è, infatti, qui che nasce il diritto d' ac- cesso agli atti amministrativi.

Un secondo passo importante sul terreno della partecipazione dei cittadini alla vita della Pubblica Amministrazione è stato l' introduzione della legge n. 142/90 sull' or-

dinamento delle autonomie locali48 (modificata dalla legge n. 127/97, dalla legge 265/99 e successivamente nel Testo Unico delle leggi sull' ordinamento degli enti lo- cali, D.L. n. 267/00). Anche in questa legge si sviluppano gli stessi principi della pre- cedente: partecipazione popolare, diritto di accesso e informazione, pareri obbligato- ri e responsabilità.

Successivamente è stata promulgata la legge 150/00 sulla Disciplina delle attività di

informazione e comunicazione nelle Pubbliche Amministrazioni49. Grazie a questa norma si legittima, per la prima volta, il ruolo del comunicatore pubblico; la comuni- cazione assume una funzione strategica ed essenziale, anche per l' Ente pubblico,

47 Per ulteriori informazione è possibile leggere la norma sul sito della Gazzetta Ufficiale http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/2/21/14G00023/sg

48 E' possibile leggere la norma sul sito http://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDet- taglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=1990-06-12&atto.codiceRedazionale=090- G0189&elenco30giorni=false

49 Per leggere la normativa si rimanda al sito http://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/cari- caDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2000-06-

tanto da richiedere in maniera espressa, che venga affidata a soggetti particolarmente qualificati. La comunicazione pubblica prende in prestito dal privato le funzioni, gli scopi e i metodi, le tecniche e gli strumenti, ma ne differisce ovviamente per le mo- dalità di approccio, i temi e il linguaggio con cui si esprime.

I principali punti di riferimento per la redazione del bilancio sociale sono stati dati dal Dipartimento della funzione pubblica tramite la Direttiva del 17 febbraio 2006 sulla rendicontazione sociale nelle Amministrazioni Pubbliche che ha dato le linee guida e i principi generali cui uniformare il bilancio sociale, poiché fino ad allora la sua realizzazione nelle Amministrazioni Pubbliche è stato più l' esito di sperimenta- zioni realizzate dai singoli enti che il risultato di una politica nazionale. Come si leg- ge dalla Direttiva: “La rendicontazione sociale delle Amministrazioni Pubbliche ri- sponde alle esigenze conoscitive dei diversi interlocutori, siano essi singoli cittadini, famiglie, imprese, associazioni, altre istituzioni pubbliche o private, consentendo loro di comprendere e valutare gli effetti dell' azione amministrativa. Essa può essere considerata come una risposta al deficit di comprensibilità dei sistemi di rendiconta- zione pubblici in termini di trasparenza dell' azione e dei risultati delle Amministra- zioni Pubbliche, di esplicitazione delle finalità, delle politiche e delle strategie, di misurazione dei risultati e di comunicazione.”50

Grazie alla Direttiva il governo ha inoltre avviato una serie di iniziative nell' ambito del programma Cantieri, finalizzato a supportare e favorire processi di cambiamento nelle Amministrazioni pubbliche. L' obiettivo è stato quello di aiutarle a comprende- re meglio le logiche e gli strumenti della rendicontazione sociale e a fornire una gui- da metodologica e operativa per la sperimentazione. In particolare, il tema della ren- dicontazione e del bilancio sociale sono stati oggetto di un Laboratorio di innovazio- ne, che ha prodotto un manuale di riferimento51, ed un Cantiere di innovazione, che ha permesso a molte amministrazioni di sperimentare concretamente, all' interno del-

50 Per leggere la Direttiva si rimanda al sito http://www.funzionepubblica.gov.it/TestoPDF.aspx? d=16887

51 Tanese A. (2004) Rendere conto ai cittadini. Il bilancio sociale nelle amministrazioni pubbliche Edizioni Scientifiche Italiane Spa, Napoli, Roma.

la propria organizzazione, il modello proposto dal programma Cantieri.

Nei paragrafi successivi si entra nel vivo della questione descrivendo come i diversi settori (privato, pubblico e non profit) si approcciano e costruiscono un bilancio so- ciale; è necessario tenere presente che sono solo delle indicazioni generali che non pretendono di diventare delle istruzioni vincolanti.