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4. ANALISI STATISTICO-DESCRITTIVA DELLE COSCHE

4.1. Il campione completo

Il primo passo della nostra ricerca, come già detto, è stato creare dalla lettura delle ordinanze un primo database completo – inclusivo di tutti i soggetti citati nei documenti – ottenendo un campione iniziale di 670 soggetti che, successivamente a una prima scrematura dei casi, si è ridotto a 598 soggetti.

Racchiuse nel database le informazioni dettagliate sui soggetti, è stata operata una prima ricodifica dei soggetti sulla base di alcune caratteristiche ricorrenti (vedi capitolo 3, tabella 1) e il calcolo delle frequenze della variabile Categoria dei soggetti ha delineato una distribuzione del campione così articolata:

Tabella 2 – Distribuzione di frequenza dei soggetti per categoria

Categorie dei soggetti % Valori Assoluti

Affiliato Doc 27,9 167

Vittima 20,4 122

Affiliato Acquisito 12,2 73

Affiliato altra cosca 9,7 58

Estraneo 6,6 40 Non classificabile 5,3 32 Amico 5 30 Aiutante 4,1 25 Concorrente esterno 3,8 23 Criminale occasionale 3,1 19 Minorenne 1,5 9 Totale 100 598

Da una prima lettura, interessanti sembrerebbero i dati riferiti agli estranei e alle

vittime: secondo la definizione di estraneo proposta – l’idea è di considerali “vittime

inconsapevoli” in quanto coinvolti senza saperlo in attività illecite e, quindi, in qualche modo strumentalizzati dalla mafia – questa categoria di soggetti potrebbe essere sommata a quella delle vittime rappresentando una considerevole percentuale del campione (circa il 27%). Un simile dato suscita grande interesse perché, per un verso, conferma l’alto controllo del territorio esercitato sul comune di Lamezia Terme dalle cosche mafiose, per altro verso, dimostra che il controllo del territorio non si manifesta solo in forma esplicita attraverso azioni coercitive sulla comunità (estorsioni, atti intimidatori, usura, etc.), ma anche indirettamente con la strumentalizzazione degli

individui per fini criminali. È bene precisare, comunque, che l’alta percentuale della categoria delle vittime di mafia, consapevoli o meno, potrebbe dipendere dalla fonte scelta per la raccolta dei dati – è chiaro che l’obiettivo degli inquirenti è indagare su specifici crimini commessi su un dato territorio, quindi, è per loro necessario riportare abbondanti informazioni sulle vittime. Nonostante ciò, la presenza delle dichiarazioni di ben 18 collaboratori di giustizia racchiuse in queste ordinanze permette di ottenere informazioni su fatti e persone che non rientrano negli obiettivi originari del magistrato e, quindi, forniscono un quadro più ampio rispetto alle specifiche indagini condotte. I soggetti appartenenti a queste due categorie – così come i minorenni44 – sono stati inseriti solo per completezza nell’archivio delle informazioni ma, dati gli obiettivi della ricerca, non saranno utilizzati come casi del campione per le successive analisi.

Volgiamo, adesso, uno sguardo analitico alle categorie di soggetti che a vario titolo collaborano con le cosche mafiose o le sostengono con il loro consenso. Innanzitutto, possiamo notare che la metà del campione è composta da affiliati di vario genere: del tutto prevedibile è la prevalenza degli affiliati doc – dato che conferma la nota conformazione sulla base dei legami familiari delle cosche mafiose italiane – seguita dagli affiliati acquisiti, che sommati ai primi raggiungono circa il 40% del campione; il restante 10%, invece, sono affiliati appartenenti a cosche diverse da quelle analizzate. Di quest’ultima categoria oltre la metà appartengono a cosche alleate operanti nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria - a dimostrazione del fatto che la mafia lametina, benché poco riconosciuta tra gli studiosi, sia in realtà parte integrante del più ampio sistema ‘ndranghetista calabrese – e la restante metà si divide tra affiliati di altre cosche di minore rilevanza presenti sul territorio lametino e affiliati di cosche presenti nel nord Italia tra Milano e Giussano – queste sono distaccamenti perlopiù autonomi della cosca Giampà e della cosca Gellace attiva a Guardavalle (Cz). In ultimo, è possibile fare qualche considerazione sui dati riferiti alle categorie Aiutante,

Occasionale e Amico che sommate raggiungono appena il 12,5% del campione.

Innanzitutto, la presenza di soggetti criminali non affiliati può dirci due cose: in primo luogo, è un indicatore utile dell’apertura delle cosche verso la comune criminalità,

44 I soggetti di questa categoria non verranno riportati nel campione, in quanto, la loro scarsa numerosità

(1,5 % dei casi) dipende, con buona probabilità, dal fatto che negli atti giudiziari in nostro possesso i soggetti con età inferiore ai diciotto anni vengono citati solo in rari casi – ad esempio, quando sono presenti durante le intercettazioni ambientali o telefoniche – e fornendo solo poche informazioni necessarie – l’appartenenza familiare e in alcuni casi l’età.

ovvero, della propensione a collaborare con altre realtà criminali locali; in secondo luogo, potrebbe dare informazioni utili sulla incidenza della cosca nel contesto criminale in cui agisce – presumibilmente maggiore è il dominio di una data cosca sul territorio di pertinenza e minori saranno le possibilità di insediamento per altri gruppi criminali non integrati nel sistema mafioso. Ovviamente, è possibile indagare questa specifica “condizione di esclusività” solo integrando lo studio con una mappatura completa della criminalità in un dato territorio, operazione analitica che non verrà svolta in questa sede, limitandoci a trovare conferma di quanto detto all’interno delle relazioni semestrali della DIA sulla provincia di Catanzaro: da tali documenti emerge che in quelle zone in cui le cosche ricoprono un ruolo minoritario dal punto di vista della più ampia organizzazione mafiosa calabrese – queste cosche non sono del tutto indipendenti, in quanto, subiscono una fortissima influenza da parte di cosche più potenti attive nelle province limitrofe di Crotone e Vibo Valentia – sono presenti altri gruppi criminali non ‘ndranghetisti o il livello di microcriminalità è più elevato rispetto ad altre zone in cui operano ‘ndrine importanti – è quanto si riscontra, ad esempio, nel comune di Catanzaro in cui ‘ndrine locali convivono da sempre con il gruppo criminale degli zingari (DIA 2009, I semestre, p. 108).

Per quanto riguarda il territorio di nostro interesse, un’analisi più approfondita delle informazioni riportate dall’ordinanza45 ci permette di ipotizzare che la scarsa presenza di soggetti criminali o compiacenti non integrati nell’organizzazione possa dipendere dalla situazione di contesa del territorio tra le due cosche rivali – un contesto che non lascia spazio all’azione di criminali comuni i quali, tendenzialmente, o rinunciano dietro intimidazione alle loro attività criminose o vengono integrati nelle cosche come bassa manovalanza.

Leggendo più attentamente i dati a nostra disposizione scopriamo che dei 25 soggetti collocati nella categoria Aiutante la maggior parte sono parenti (11 casi) o persone che hanno relazioni sentimentali con affiliati acquisiti (3 casi), i quali sono a conoscenza dell’appartenenza dei loro parenti/amanti alla cosca ma non hanno alcun ruolo nelle vicende criminali o associative né hanno conoscenza di specifici fatti. I restanti 14 soggetti intrattengono relazioni di amicizia con un affiliato (7 casi) o sono professionisti a conoscenza di alcuni eventi legati alla cosca; inoltre, alcuni di loro, pur non prendendo

45 Se si utilizzano fonti come queste, è molto importante integrare all’occorrenza con un’analisi di tipo

qualitativo dei dati, che permetta l’approfondimento di particolari aspetti come questo che potrebbero rivelarsi molto interessanti nello studio del Network mafioso.

parte ad alcuna attività criminale, si rivolgono agli affiliati per ottenere piccoli favori di mediazione – ad esempio, chiedono l’intervento nella risoluzione di piccole dispute o per ottenere trattamenti privilegiati in trattative di compra-vendita. Questo ultimo aspetto ci permette di confermare empiricamente l’esistenza di servizi di mediazione quotidiana offerti dalla mafia, accettati e richiesti da soggetti esterni; dinamiche di mediazione convenienti per tutte le parti coinvolte che alimentano quel «processo di vicendevole riconoscimento» e legittimazione sociale basati sul principio di reciprocità, dimostrando la grande forza attrattiva esercitata dalla mafia (Sciarrone 2006, p. 387). I Criminali occasionali, invece, sono soggetti sfruttabili occasionalmente dalle cosche ma non ritenuti all’altezza di entrare a far parte dell’organico, neanche per svolgere mansioni di bassa manovalanza; gli amici, al contrario, sono soggetti di una certa caratura criminale, “professionisti” in diversi settori criminali e per questo tenuti in gran considerazione dalle cosche.

A conferma della “condizione di esclusività” ipotizzata poc’anzi, i dati relativi alla categoria Amico ci dicono che, tra questi 30 casi, sono presenti specialisti nel traffico di droga o di armi (9 casi) che, in realtà, non risiedono nel territorio lametino ma sono soggetti indipendenti, di provenienza vibonese, che conducono trattative con diverse cosche calabresi senza interferire con le attività criminali-associative46. I restanti casi, residenti e attivi a Lamezia Terme, sono truffatori, usurai e rapinatori: 13 soggetti, perlopiù professionisti nel settore di riparazione e smaltimento automobili, implicati in un giro di truffe assicurative con una delle cosche – tra questi è presente un gruppo di sei fratelli, indipendente dal punto di vista criminale, che collabora occasionalmente per diverse attività con tutte le cosche presenti sul territorio mantenendo, però, un legame privilegiato con la cosca Giampà; tre specialisti rapinatori che, però, non svolgono la propria attività criminale sul territorio lametino e solo su richiesta delle cosche offrono servizi e/o consulenze; infine, due usurai indipendenti che all’occorrenza collaborano con gli affiliati gestori del settore dell’usura.

Da tali dati si evince che la convivenza delle cosche con gruppi di criminali comuni è scarsamente possibile, eccezion fatta per pochi casi in cui il criminale comune può accordarsi con le cosche stipulando con esse collaborazioni vantaggiose o, nel rispetto di precise regole di convivenza, tenendo informati i vertici mafiosi delle proprie attività.

46 Tra questi un unico trafficante, di origine lametina, ha operato in modo indipendente sul territorio

finché non è entrato in contrasto con una delle cosche; circostanza che lo ha costretto ad abbandonare le attività su Lamezia Terme mantenendo solo i traffici attivi su Roma.