• Non ci sono risultati.

La collocazione degli affiliati nel contesto mafioso

4. ANALISI STATISTICO-DESCRITTIVA DELLE COSCHE

4.3. La collocazione degli affiliati nel contesto mafioso

Per quanto riguarda la posizione degli affiliati all’interno della cosca di appartenenza, l’analisi delle variabili dote e legame di comparatico o rituale, non ha prodotto risultati apprezzabili a causa dell’alta percentuale di risposte mancanti dovuta, con buona probabilità, alle fonti scelte per la raccolta dei dati: è plausibile che la bassa percentuale di informazioni in nostro possesso non indichi in questo caso una scarsa ritualità delle cosche ma una semplice carenza informativa all’interno delle fonti utilizzate50 – l’aspetto rituale è, infatti, confermato e descritto in diversi casi dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia di rango superiore riportate negli atti giudiziari.

Per compensare la carenza d’informazioni sulla dote acquisita dai soggetti nel corso della loro carriera ‘ndranghetista, come già accennato in precedenza, si è deciso di

49 Ricordiamo che le percentuali appena lette sono calcolate facendo riferimento al sotto-campione dei

soli affiliati, allo scopo di disegnare un quadro preciso della distribuzione degli affiliati tra le cosche. In un secondo momento, analizzando il network mafioso, le percentuali sull’appartenenza verranno ricalcolate sull’intero campione.

50 Si ritiene sia questa la causa del deficit informativo, in quanto, generalmente le informazioni sugli

“attributi rituali” degli affiliati sono difficili da reperire – è il caso delle informazioni sulle doti o sulle copiate degli affiliati che gli inquirenti possono ottenere perlopiù attraverso dichiarazioni offerte, consapevolmente o meno, da soggetti intranei alla cosca e difficilmente tramite il reperimento di manoscritti o testimonianze di soggetti estranei al circolo di sodali o, ancora, attraverso l’osservazione sul campo – o vanno al di là degli interessi giudiziari – come nel caso delle informazioni sui legami di comparatico reperibili attraverso i documenti ecclesiastici redatti dal sacerdote officiante dopo le cerimonie religiose (ad esempio il libro dei battezzati).

generare una variabile alternativa – status mafioso – che permettesse di studiare il posizionamento degli affiliati all’interno della gerarchia della cosca. La variabile è costruita tenendo conto di una serie d’informazioni che lette insieme possano agevolare la collocazione dei soggetti: in primis, le informazioni sulle attività svolte dal soggetto per conto della cosca – ad esempio, se un soggetto svolge solo mansioni di bassa manovalanza sarà identificato come sottoposto di basso livello, viceversa, i componenti della Commissione, che svolgono attività dirigenziale, saranno identificati come vertici. Com’è possibile intuire, questi sono casi piuttosto semplici da interpretare, diverso è per i sottoposti di livello intermedio e alto livello che spesso svolgono molteplici attività di vario genere e non è facile collocarli solo con questo tipo di informazioni. In questi casi, qualora presente, abbiamo tenuto in considerazione le informazioni sulla dote rituale (vedi Tabella 5) e creato una nuova variabile numero di attività svolte – l’ipotesi è che svolgere molte attività, anche di natura diversa, vuol dire avere accesso a molte informazioni riguardanti le attività criminose o meno della cosca, quindi, godere di un certo grado di fiducia da parte dei vertici.

Tabella 5 - Dote-status mafioso

Status mafioso Dote

Nessuno Nessuna dote posseduta

Sottoposto basso livello Giovane d’onore, Picciotto d’onore, Camorrista Sottoposto livello intermedio Camorrista, Sgarrista

Sottoposto alto livello Santista (mamma santissima)

Vertice Santista, Vangelo, Trequartino, Quartino, Padrino

Come già accennato, nella maggior parte dei casi è necessario leggere insieme le informazioni sulle attività svolte, sulla dote rituale posseduta e sul numero di attività svolte per attribuire al soggetto una posizione gerarchica all’interno della cosca51. Le percentuali emerse rispetto alla posizione dei soggetti all’interno della cosca (Tabella 6), da una parte, confermano la struttura piramidale della gerarchia ‘ndranghetista – la numerosità diminuisce all’aumentare del livello gerarchico – d’altra parte, indicano la tendenziale chiusura del gruppo verso soggetti che non godono di particolare considerazione all’interno della cosca – elemento che emerge dalla scarsa numerosità

51 Chiaramente, quella che si sta proponendo è una variabile sensibile alla discrezionalità del ricercatore,

in quanto, elaborata grazie a una lettura approfondita dei documenti, che permette di cogliere sfumature invisibili con un’analisi puramente quantitativa.

degli affiliati con nessuno status mafioso (circa il 17%).

Tabella 6 – Posizione dei soggetti all’interno della cosca

Status mafioso Valori assoluti % % valida

Nessuno status 41 17,1 17,8

Sottoposto basso livello 91 37,9 39,6

Sottoposto livello intermedio 48 20,0 20,9

Sottoposto alto livello 30 12,5 13,0

Vertice 20 8,3 8,7

Totale 230 95,8 100

Risposte mancanti 10 4,2

Totale 240 100

Ulteriori conferme di quanto sappiamo già sulla mafia si ottengono incrociando lo status mafioso con il genere e con l’età: da una parte, infatti, la minore presenza femminile nei gradini più alti della scala gerarchica conferma l’atteggiamento tendenzialmente maschilista delle organizzazioni di tipo mafioso (Tabella 7); d’altra parte, la presenza di un maggior numero di giovani nelle classi di status inferiori e il raggruppamento del maggior numero di soggetti con più di 60 anni ai vertici dell’organizzazione confermano la tendenza delle organizzazioni mafiose a configurarsi come strutture patriarcali (Tabella 8). Su quest’ultimo aspetto, però, il dato statistico è di gran lunga meno incisivo – la distribuzione percentuale è decisamente poco significativa rispetto a quella ottenuta incrociando lo status mafioso con il genere – e la distribuzione dei vertici su più classi d’età lascia supporre che il dato indichi più una sorta di retaggio tradizionale che una vera e propria regola comportamentale. Troviamo conferma di ciò se osserviamo più da vicino i 5 soggetti con più di 60 anni che ricoprono posizioni di potere nell’organizzazione: di questi, infatti, solo due sono pienamente attivi nella cosca – il “boss storico” della famiglia Giampà, che co-dirige la cosca dal carcere insieme al figlio, e una donna di gran carisma, riconosciuta e tenuta in gran conto da tutti gli affiliati, che dirige dalle retrovie la cosca Torcasio (la settantacinquenne è moglie del capostipite della famiglia Torcasio, madre e suocera dei membri della commissione e sorella del capostipite della famiglia Cerra); il boss storico della famiglia Cerra gode di un prestigio riconosciuto tra i propri affiliati come tra i propri nemici ma, in seguito ad una lunga detenzione, ha perso parte del suo potere decisionale – per queste ragioni negli ultimi anni ha avviato una sorta di accordo con il boss avversario permettendo la creazione del gruppo delle nuove leve di cui abbiamo parlato in precedenza; mentre i

restanti due soggetti godono di un certo rispetto all’interno della ‘ndrina di appartenenza ma partecipano solo occasionalmente alle attività illecite.

Tabella 7 – Posizione nella cosca e genere Status mafioso/Genere

% sul totale

Femmine Maschi Totale

Nessuno status 12,2 5,7 17,8

Sottoposto basso livello 4,3 35,2 39,6

Sottoposto livello intermedio 3,5 17,4 20,9

Sottoposto alto livello 2,2 10,9 13

Vertice 0,9 7,8 8,7

Totale 23 77 100

Tabella 8 – Posizione nella cosca ed età