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2. LO STUDIO DI CASO

2.3. Gli schieramenti in campo

Dalle ricostruzioni della storia della ‘Ndrangheta lametina proposte in importanti atti giudiziari e dalla lettura delle relazioni semestrali redatte dalla DIA dal 2000 fino ad oggi – l’ultima relazione presentata fa riferimento al primo semestre del 2016 – si può disegnare l’immagine di una mafia lametina segnata da profondi e continuativi conflitti – più o meno aspri a seconda dei periodi – che nascono dal bisogno di riconoscimento delle posizioni di dominio e da pretese di controllo del territorio: da oltre un ventennio, infatti, il comune di Lamezia Terme è caratterizzato da un alto livello di conflittualità generato da ripetute scissioni interne alle cosche, che nel tempo hanno prodotto cruente e costanti faide alimentate da antiche rivalità e giochi di affermazione del potere.

La storia delle cosche lametine gira attorno alla figura di Francesco Giampà U

professura, una persona carismatica dotata di «spiccate doti e attitudini strategiche e

delinquenziali» che, alla fine degli anni ottanta, con l’obiettivo di sovvertire il preesistente regime criminale e «di instaurarne uno nuovo, marcatamente più pericoloso e sotto la propria direzione», dà avvio al suo «disegno criminale oltranzista» conducendo – e vincendo – un’importante guerra di mafia (Ord. Medusa, p. 72). Con l’omicidio dell’allora boss Tranganiello nel 1992, Francesco Giampà – sostenuto e affiancato da Nino Cerra e Giovanni Torcasio, capostipiti di altre due famiglie mafiose

26 In diverse occasioni, i redattori delle relazioni semestrali della Direzione Investigativa Antimafia hanno

sottolineato l’importante differenza, dal punto di vista mafioso, del comune di Lamezia Terme rispetto alla più ampia provincia catanzarese: «la conformazione del fenomeno mafioso nella provincia – si legge nella relazione del secondo semestre del 2002 – è disomogenea e contraddittoria, in quanto permangono tuttora notevoli differenze tra capoluogo e fascia ionica, da un lato, ove le famiglie locali non sono ancora riuscite a raggiungere livelli organizzativi e strutturali tali da consentire loro di affrancarsi dall’influenza delle più potenti famiglie delle province confinanti (Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria), e l’area di Lamezia Terme dall’altro, ove i clan hanno da tempo assunto connotati strutturali e organizzativi di tutto rilievo» (vol. 2, pp. 86-87. Si vedano anche DIA 2001, II sem. pp. 31-31; DIA 2003, I sem. vol. 2 p. 106).

locali – prende le redini della criminalità organizzata lametina, diventando «capo del nascente locale criminale CERRA - TORCASIO - GIAMPA', che veniva all'epoca riconosciuto anche dalle altre 'ndrine calabresi per quello di riferimento sulla zona di Nicastro27» - il locale era «originariamente costituito dalla partecipazione di soli soggetti intranei al ceppo familiare (fratelli, cognati, nipoti e altri soggetti ad essi legati

da acquisiti rapporti di parentela, affinità e comparaggio)» (ibidem). Con le sue abilità

direzionali, organizzative e strategiche – e non senza un uso audace della violenza – Giampà Francesco ha in poco tempo elevato il potere e il prestigio della nuova cosca: conquistando la dote di padrino e assumendo gli incarichi di capo locale e crimine, ha permesso al gruppo di conquistare riconoscimento e stima da parte delle cosche calabresi più antiche e rilevanti28 – continuando, peraltro, a dirigere la cosca dal carcere dopo aver ricevuto una condanna all’ergastolo.

La stabilità raggiunta dalle tre famiglie, però, fu relativamente breve e dopo pochi anni lasciò il posto a una lunga e cruenta faida della quale, ancora oggi, se ne accusano gli effetti. Come si legge nell’Ordinanza Chimera (pp. 39-40):

Siffatta situazione perdurava dai primi anni 90 fino all'anno 2000; a partire da tale momento, infatti, gli organi di vertice del locale di `ndrangheta "CERRA — TORCASIO — GIAMPA', costituente fino ad allora come detto un'unica organizzazione criminale, a seguito di una grave scissione interna, divenivano i protagonisti di una cruenta guerra di mafia che letteralmente insanguinava le strade della città di Lamezia Terme, destando terrore nella popolazione civile e che ha visto contrapporsi per più di un decennio i GIAMPA' e i CERRA-TORCASIO (a cui si univano i GUALTIERI, anche a seguito di alcuni matrimoni incrociati). Difatti, il 29 settembre del 2000 Giovanni Torcasio cl. 1964, capo della famiglia TORCASIO, veniva trucidato assieme al suo autista Matarazzo Cristian.

La risposta a tale fatto di sangue si registrava il 22 agosto 2001, con l’uccisione di GIAMPA' Pasquale, inteso "Buccaccio", fratello del Professore, ritenuto, all'epoca, uno degli elementi di maggiore caratura criminale della famiglia GIAMPA'. Da lì in poi iniziava una spirale di efferati omicidi che — con qualche breve intervallo — è giunta sino al luglio del 2011.

27 Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia Lamezia erano comuni autonomi, finché, nel 1968, sono stati

accorpati in un unico comune. Le tre zone sono allo stato attuale tre circoscrizioni comunali della città di Lamezia Terme.

28 Come già accennato, ricoprire la carica di crimine dà accesso agli annuali summit di ‘Ndrangheta

durante i quali si riunisce il Crimine (l’organo interprovinciale), che, per tradizione, si tengono a Polsi (San Luca – RC) i primi di settembre, in occasione della festa patronale in onore della Madonna della Montagna.

La scissione interna alla cosca Cerra-Torcasio-Giampà parrebbe essere sorta a causa del differente atteggiamento che la fazione dei Torcasio e la fazione dei Giampà intendevano tenere nei confronti di un’altra cosca presente nel comune di Lamezia Terme, la famiglia Iannazzo, operante nella zona di Sambiase e Sant’Eufemia Lamezia – mentre i Torcasio puntavano all’affermazione sull’intero territorio lametino entrando in conflitto con la cosca Iannazzo, al contrario, i Giampà optavano per un’alleanza con la stessa.

È in questo contesto di perdurante conflitto, quindi, che negli anni successivi si ridefiniscono gli assetti mafiosi che vedono affermarsi e contrapporsi i seguenti schieramenti: Giampà-Iannazzo, due cosche alleate ma indipendenti, alle quali si affianca la cosca «satellite» Cannizzaro-Da Ponte e che ricevono l’appoggio esterno della cosca Anello di Filadelfia (VV); Torcasio-Cerra, due famiglie che continuano a costituire un’unica cosca, alla quale si affiancano le cosche «satellite» Pagliuso e

Gualtieri – quest’ultima verrà poi ufficialmente integrata alla cosca principale – e che

ricevono l’appoggio esterno delle cosche Giorgi e Pizzata di San Luca (RC) (DIA 2003, II sem., vol. 2, p. 106).

Negli anni successivi, la cosca Iannazzo acquisterà sempre maggiore rilevanza e indipendenza – pur mantenendo viva l’alleanza con la cosca Giampà – ed emergeranno nuove famiglie al fianco dei Giampà, definendo, così, l’attuale configurazione territoriale – che sarà, come vedremo, il quadro di riferimento della nostra ricerca: • la cosca Giampà-Cappello-Notorianni «che predomina in diverse aree di Nicastro

controllando in particolar modo ed in maniera indisturbata via del Progresso, che risulta essere una delle aree più ricche di attività economiche e commerciali di Lamezia Terme, nonché Via Marconi e altre zone limitrofe, quali ad es. Pianopoli, Feroleto Antico» (Ord. Medusa, p. 71);

• la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri «in attività nell'area del centro storico di Nicastro ed in località Capizzaglie» (ibidem);

• la cosca Iannazzo che «domina in maniera incontrastata la zona di Lamezia Terme Sambiase e Sant'Eufemia gestendo di fatto l'area industriale, ubicata in questa frazione di San Pietro Lametino, denominata Ex SIR, luogo dove insistono i più importanti stabilimenti industriali della città di Lamezia Terme» (ibidem).

La guerra tra i due schieramenti è stata perlopiù brutale e permanente, eccezion fatta per alcuni periodi di minor violenza – dovuti, probabilmente, al timore di nuocere a importanti affari economico-criminali attirando l’attenzione delle forze dell’ordine sul territorio (DIA 2009, II sem. p. 119) – e un fallimentare tentativo nel 2006 di instaurare una sorta di pax mafiosa tra i due clan: in questa circostanza si tennero due summit mafiosi – a cui presero parte i vertici delle famiglie in conflitto e due rappresentati delle cosche reggine in qualità di mediatori – che, però, a causa della diffidenza del boss della famiglia Iannazzo e della malafede del boss della famiglia Cerra – che infranse i patti stabiliti durante la prima riunione – non risolsero le controversie, bensì, inasprirono ulteriormente i conflitti (Ord. Perseo, pp. 1018-1019).

In questo contesto, la cosca Iannazzo – nonostante il suo coinvolgimento nella faida per via dell’alleanza con i Giampà – ha mantenuto una sua indipendenza acquisendo sempre maggiore potere, in parte rafforzato dall’aspro conflitto tra le altre due ‘ndrine; mentre la cosca Giampà ha predominato la scena mafiosa mantenendo una «posizione di netta supremazia su tutta Nicastro (zona di Lamezia) e Via Del Progresso» (Ord. Medusa, p. 41).

La situazione è cambiata rapidamente negli ultimi anni a seguito della decisione del boss Giuseppe Giampà di collaborare con la giustizia (settembre 2012), una collaborazione preceduta e seguita da altre fondamentali scelte collaborative di esponenti apicali della cosca Giampà, che hanno permesso all’attività giudiziaria di condurre le importanti operazioni Perseo (agosto 2013) e Chimera (maggio 2014) ottenendo la disarticolazione delle cosche Giampà e Torcasio, circostanza che non esclude il mutare degli equilibri mafiosi nel breve periodo (DIA 2014, I sem, p. 80).