• Non ci sono risultati.

Parte II: UNA PROPOSTA INTERPRETATIVA PER IL PAESAGGIO CHIANTIGIANO

Capitolo 3. Il mondo materiale: la forma del paesaggio

3.1 Il Chianti: regole paesaggistiche e obiettivi di qualità

Il Chianti, vasta regione montuosa e collinare estesa tra Firenze e Siena, è un territorio vario e articolato, oggi considerato l’archetipo del “bel paesaggio” toscano. La sua immagine tipica è formata dall’alternarsi di vegetazione boschiva e superfici coltivate - per lo più a vigneti e oliveti – su rilievi dalla morfologia più o meno accidentata, coronati da borghi rurali, pievi, castelli e fattorie. Il paesaggio agrario reca l’impronta dell’organizzazione mezzadrile leggibile soprattutto nella diffusione dell’insediamento sparso e nella relativa diversificazione degli assetti colturali e della maglia agraria, sottolineata da un corredo vegetazionale di siepi, alberi isolati e in filari variamente presente e distribuita. Questa configurazione paesaggistica poggia su una struttura di fondo leggibile come insieme di relazioni tra elementi di origine antropica e naturale. Esse definiscono un complesso di regole che presiedono all’organizzazione del paesaggio e gli conferiscono identità estetica e riconoscibilità. Questi rapporti fondativi o caratteri strutturali del paesaggio chiantigiano, che presentano gradi di integrità variabile nel territorio studiato, sono così sintetizzabili103:

- Il sistema insediativo storico dispone i nuclei abitati principali e la viabilità matrice sulle dorsali dei rilievi collinari o su poggi isolati, in posizione di controllo del territorio circostante. La forma degli insediamenti (borghi accentrati o nuclei a sviluppo lineare) è compatta e definita, con i manufatti edilizi addossati l’uno all’altro spesso lungo il filo della strada. Il secondo livello del sistema insediativo, funzionale originariamente alla conduzione dell’agricoltura, si stacca dal supporto morfologico principale e occupa dorsali e piccoli poggi meno elevati.

- La vegetazione forestale riveste in maniera uniforme le sommità dei rilievi strutturali e si distribuisce in modo discontinuo anche nel tessuto agricolo sui suoli collinari più acclivi (in genere con pendenze superiori al 30%). Fasce di vegetazione di ripa affiancano inoltre i corsi d’acqua strutturando il paesaggio sia sul piano ecologico che visivo.

- La distribuzione delle colture sui versanti è tradizionalmente organizzata per fasce altimetriche: l’oliveto, coltura arborea tipica dell’intero contesto collinare toscano, si trova di solito nella parte più alta del versante a contatto con la viabilità di crinale e i nuclei edificati; i vigneti coprono la porzione di pendio sottostante mentre il fondovalle è occupato ora dai seminativi (quando sufficientemente aperto) ora da lingue di bosco (nel caso di forre più incise).

- I versanti coltivati con pendenze superiori approssimativamente al 15% sono sistemati con terrazzamenti o ciglioni che, collegati agli acquidocci e a un complesso sistema di manufatti per lo smaltimento delle acque, assicuravano la stabilità dei versanti. Quando non più funzionanti, come oggi nella maggior parte dei casi, la conservazione dei manufatti di questo sistema ha finalità culturali ed estetiche.

- La tessitura agraria è caratterizzata da una certa diversificazione colturale e strutturata da un insieme di elementi come le sistemazioni idraulico-agrarie, la rete scolante, la

103

L’individuazione delle regole fondative dell’identità del paesaggio chiantigiano qui sintetizzate discende dalla lettura dei Piani territoriali di coordinamento delle Province di Firenze e Siena, del Piano d’indirizzo territoriale della Regione Toscana (in particolare l’”Atlante dei paesaggi toscani” e le “Schede dei paesaggi con individuazione degli obiettivi di qualità”) e del rapporto finale della già citata Carta del Chianti (“Ricerca finalizzata alla definizione di una carta per la gestione sostenibile del territorio in agricoltura”) coordinata da Paolo Baldeschi.

viabilità campestre, la vegetazione non colturale (siepi, alberi isolati o in filari). Quest’ultima svolge un ruolo di primaria importanza sia sotto il profilo paesaggistico che ambientale sottolineando l’articolazione della maglia agraria e costituendone rete ecologica.

L’individuazione degli obiettivi di qualità paesaggistica, formulati segnatamente nel PIT della Regione Toscana e nella ricerca per la Carta del Chianti104, deriva in buona parte dal riconoscimento di queste regole e dalla loro presa in considerazione come valori riattualizzabili nella pianificazione e gestione del paesaggio chiantigiano. Gli obiettivi di qualità paesaggistica per il Chianti possono essere riassunti come segue105:

a) Tutelare i crinali principali e secondari con la loro struttura insediativa storica, elementi identitari di primaria importanza nel paesaggio chiantigiano.

b) Controllare l’espansione degli insediamenti lungo le antiche direttrici stradali.

c) Porre particolare attenzione alle caratteristiche morfologiche di nuove edificazioni come cantine e annessi agricoli.

d) Tutela della percezione visiva dalle strade di interesse paesistico, storico e di crinale evitando addizioni edilizie lungo il loro tracciato.

e) Tutela e recupero di brani della tessitura agraria tradizionale (come vigneti tradizionali o appezzamenti a coltura promiscua) laddove ancora presente con valore di testimonianza culturale e paesaggistica.

f) Tutela della stabilità dei suoli e riduzione dei livelli di erosione in particolare per i terreni destinati alla viticoltura. Questo obiettivo può essere raggiunto tramite la predisposizione di elementi di interruzione della continuità dei pendii come scarpate, muri, scogliere.

g) Favorire la diversificazione colturale, in particolare privilegiando gli oliveti per il loro ruolo di contenimento dei fenomeni erosivi.

h) Rinfittire gli oliveti tradizionali e ripristinare quando possibile le relative sistemazioni idraulico-agrarie.

i) Conservare la fascia di oliveti che spesso correda il sistema insediativo e la viabilità di crinale e ripristinarne la continuità nei punti in cui presenta cesure nette ed evidenti come quelle create dai seminativi.

j) Nelle ristrutturazioni agricole realizzare confini il più possibile morbidi e articolati tra le diverse colture e tra queste e le macchie di bosco.

k) Ridisegnare una maglia agraria compatibile con le esigenze della meccanizzazione agricola tramite siepi arboree e arbustive, filari e alberi isolati, lingue di vegetazione riparia, viabilità poderale e interpoderale.

l) Assicurare una adeguata manutenzione e valorizzazione al sistema della viabilità campestre e ai sentieri.

104

Entrambi gli strumenti tengono conto evidentemente delle recenti evoluzioni del quadro normativo, in particolare del Codice dei beni culturali e del paesaggio (DL 42 del 22 gennaio 2004) e della legge della Regione Toscana n. 1/2005 che formulano la richiesta di individuazione degli obiettivi di qualità

paesaggistica.

105

Tra gli obiettivi di qualità paesaggistica enunciati nelle “Schede dei paesaggi” del PIT sono stati qui riportati solo quelli che contengono un riferimento esplicito alle componenti morfologiche del paesaggio omettendo di riportare gli obiettivi che coincidono con principi di carattere generale o che rimandano alla messa in atto di politiche specifiche. I punti a)-e) sono desunti dal PIT mentre i punti f)-m) sono rielaborazioni degli obiettivi di qualità proposti nella Carta del Chianti (vd. P. Baldeschi, “Rapporto finale della ricerca finalizzata alla definizione di una carta per la gestione sostenibile del territorio in agricoltura”, non pubblicato).

m) Per la realizzazione di nuovi vigneti predisporre confini degli appezzamenti articolati e armoniosi rispetto al pendio e alle colture adiacenti, sistemazioni di traverso del terreno, una rete di viabilità interna equipaggiata di siepi e filari, vegetazione puntuale alta e isolata in corrispondenza di nodi o intersezioni del disegno dei campi.

Nei paragrafi che seguono tre campioni territoriali assunti come casi studio (Panzano in Chianti, Volpaia e Lamole) vengono analizzati in relazione all’integrità dei rapporti fondativi del paesaggio precedentemente descritti. Alle rappresentazioni cartografiche relative al rispetto o all’alterazione di queste regole si è scelto di aggiungere un’ulteriore carta sulle caratteristiche degli appezzamenti viticoli (in ragione della loro rilevanza nel paesaggio chiantigiano) volta a evidenziare l’orientamento dei filari rispetto al suolo e il grado di articolazione interno dato dalla presenza di una rete di viabilità di servizio e di vegetazione di corredo. Queste letture sono funzionali alla formulazione di indirizzi e criteri per il miglioramento del paesaggio esaminato - individuati a partire dagli obiettivi di qualità sopra elencati - espressi in una rappresentazione di sintesi che coniuga la forma scritta con quella grafica.