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Parte II: UNA PROPOSTA INTERPRETATIVA PER IL PAESAGGIO CHIANTIGIANO

Capitolo 4. Il mondo delle immagini: figure paesaggistiche, metafore, topoi vis

4.1 Il paesaggio chiantigiano e toscano nell’occhio dei viaggiatori 1 Delimitazione del campo di ricerca

4.1.2 Itinerari verso il Chiant

Il Chianti, fino all’Ottocento inoltrato territorio periferico anche perché solo lambito dalle grandi direttrici di viaggio, non è sempre stato come oggi l’archetipo del “bel paesaggio toscano”. Lo è diventato attraverso un processo che, dalla seconda metà del Settecento ai primi anni del Novecento, ha progressivamente fornito ai viaggiatori nuove categorie interpretative della realtà naturale e rilevanti innovazioni tecnologiche nei mezzi di trasporto; un processo che ha visto l’affermarsi di un crescente interesse per il paesaggio rurale e di conseguenza l’estensione degli itinerari di viaggio verso mete meno prossime alle città.

Una verifica sui documenti di viaggio ma anche sui prodotti destinati ai grands tourists prima, e poi ai turisti veri e propri, conferma quanto detto. Si osserverà per esempio come tra le Vedute delle ville e di altri luoghi celebri della Toscana, pubblicate nel 1744 e disegnate da Giuseppe Zocchi su commissione del Marchese Gerini, solo poche ritraggono manufatti collocati al di fuori dagli immediati dintorni di Firenze come le ville poste tra gli

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Un imponente archivio di materiale letterario relativo al viaggio in Toscana è compreso all’interno del Fondo Fiammetta Olschki, custodito presso il Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze.

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Non solo il Chianti fiorentino è compreso nell’area definita da Carlo Pazzagli del “paesaggio dell’albero” ma anche “il Chianti senese e la media Valdelsa sembrano appartenere piuttosto all’area classica della mezzadria facente capo a Firenze e al suo contado, della quale tali zone rappresentano in qualche modo le propaggini meridionali, come riconosceva esplicitamente lo stesso Cosimo Ridolfi in una sua celebre analisi dell’agricoltura della Valdelsa” (C. Pazzagli, La terra delle città. Le campagne toscane nell’Ottocento, Ponte alle Grazie, Firenze 1992, pag. 153). Le principali caratteristiche strutturali di quest’area sono l’influenza urbana (non solo in termini culturali ma soprattutto fondiari essendo la città di fatto proprietaria di gran parte del territorio rurale), l’alta densità del popolamento, la diffusione della mezzadria classica. E infatti “un altro aspetto del legame privilegiato che univa l’Alto Chianti a Firenze, e che ne ha determinato il perdurare nel tempo, è costituito dal peso rilevante che da sempre ha esercitato nell’assetto fondiario della zona la possidenza fiorentina” (C. Pazzagli, “Territorio ed economia nelle campagne chiantigiane della prima metà dell’Ottocento”, in I. Moretti (a cura di), Il Chianti tra geografia e storia. Atti della I giornata di studi

attuali comuni di Scandicci, di Impruneta e Bagno a Ripoli, questi ultimi oggi considerati porte d’accesso del Chianti109(figg. 1-2).

Figg. 1-2: Villa La Tana a Candeli e Villa Ricci a Pozzolatico (da G. Zocchi, Vedute delle ville e di altri

luoghi celebri della Toscana).

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Sono nella fattispecie Villa I Collazzi sulla strada volterrana, Villa La Tana a Candeli, la Villa di Lappeggi e la Villa Ricci a Pozzolatico.

Più di cinquant’anni dopo, il Viaggio pittorico della Toscana di Francesco Fontani e Antonio Terreni, batte a tappeto la regione per presentare ai “viaggiatori che sogliono assai lodare il costume dei Chinesi” – cioè agli inglesi – “quello che illustra e rende superiore a molte province la deliziosa Toscana”110. Trovano così posto, presumibilmente per la prima volta in un’opera importante, sistematica e dai chiari intenti divulgativi, i centri minori tra i quali, per avvicinarci al territorio oggetto del nostro studio, San Gimignano, Colle Val d’Elsa, Certaldo, il castello di Lucardo posto al centro di “una vaga, deliziosa e aperta campagna, seminata di Ville signorili e di ragguardevoli palagi, situati in amena collina che per lungo tratto pianeggia nell’alto”111(fig. 3).

Figg. 3-4: “Veduta di Lucardo” (da A. Terreni, Viaggio pittorico della Toscana) e acquerello di R.C. Goff pubblicato nel volume di C. Goff, Florence and some Tuscan cities (1905).

Da questo momento in poi, con qualche approssimazione dai primi dell’Ottocento, gli itinerari dei viaggiatori incominciano progressivamente ad addentarsi nella campagna, prima solo in quella più prossima alla città, poi nelle zone più interne della regione come faranno nel 1887 Elizabeth Robins e Joseph Pennell che nel loro viaggio in velocipede toccano Poggibonsi, Colle Val d’Elsa, San Gimignano, Staggia; o Maurice Hewlett che, nell’intraprendere anni dopo il suo percorso di scoperta della Toscana più autentica che lo condurrà anche nel cuore del Chianti, dichiara di voler schivare le grandi città per conoscere il vero volto della regione.

Le guide turistiche dell’epoca registrano questa evoluzione: in quella del 1884 di Susan e Joanna Horner una delle escursioni più piacevoli che è possibile compiere partendo da Firenze conduce a Greve in Chianti e a San Casciano112. Parallelamente anche i documenti figurativi cambiano registro per concentrarsi non più solo sulle emergenze architettoniche

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F. Fontani, cit. in C. Greppi, “Sulla qualità dei luoghi. Il viaggio pittorico di Francesco Fontani e Antonio Terreni (1801-1803)”, in M. Bossi., M. Seidel (a cura di), op. cit., pag. 69. Il “Viaggio pittorico della Toscana”, costruito sul modello del voyage pittoresque francese, esce in tre volumi tra il 1801 e il 1803 presso l’editore Tofani a Firenze e comprende oltre duecento tavole disegnate e incise.

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F. Fontani, Viaggio pittorico della Toscana (ristampa anastatica), Cassa di Risparmio di Firenze, Firenze 1968-1971 (I ed.: 1801-1803), pag. 111.

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S. Horner, J. Horner, Walks in Florence and its environs, Smith, Elder, & Co., Londra 1884, vol. II, pag. 413. Nella guida del 1906 di Grant Allen si legge che “la ferrovia che conduce da Firenze a Greve attraversa una campagna deliziosa e da Greve un buon camminatore può piacevolmente raggiungere Poggibonsi, San Gimignano o Monteriggioni” (G. Allen, Florence, Grant Richards, Londra 1906, pag. 289).

consacrate dalla tradizione vedutista: Robert Charles Goff ritrae comuni casolari immersi nella campagna coltivata (fig. 4), l’artista americano Joseph Pennell, alla cui produzione di disegni e acquerelli si deve in buona parte la diffusione dell’immagine della Toscana nei paesi di lingua anglosassone, affianca ai soggetti architettonici i paesaggi naturali113 (figg. 5-6).

Figg. 5-6: J. Pennell, due vedute nei dintorni di Poggibonsi (1883-1906, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi).

Tra le pagine delle riviste francesi, inglesi e americane della seconda metà dell’Ottocento114 si rintracciano articoli dedicati alla Toscana rurale e corredati di illustrazioni che ritraggono il paesaggio fluviale della Greve e il castello di Sezzate nel Chianti, oltre che S. Gimignano, Certaldo, la campagna senese.

In questo corpus di testimonianze la descrizione del paesaggio segue due registri: uno topografico, che illustra i luoghi e le loro caratteristiche materiali; l’altro più astratto che, di questo paesaggio, riporta soprattutto l’atmosfera e servendosi non di rado di metafore. Proviamo allora a individuare quali sono gli oggetti e gli attributi principali di questo quadro paesistico.

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Pennell è soprattutto illustratore di libri di viaggio, fatto che assicurò alla sua produzione di disegni e acquerelli una notevole diffusione. Tra i volumi da lui illustrati tra 1883 e 1908 gli articoli della serie

Florentine Mosaic e il diario di viaggio Italian Journeys - entrambi di W.D. Howells -, Italian Hours di

Henry James, The road in Tuscany di Maurice Hewlett, An Italian pilgrimage, scritto dalla moglie Elizabeth Robins come diario del loro viaggio in velocipede.

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Si fa riferimento a riviste come Le tour du Monde, The English Illustrated Magazine, Harper’s New

Monthly Magazine, The Pall Mall Magazine, The Strand Magazine custodite presso il Gabinetto Scientifico