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Il compatibilismo della sequenza attuale.

Fra le teorie compatibiliste che prendono spunto dagli esempi à la Frankfurt quella di John Martin Fischer e di Mark Ravizza42 si presenta come la più ambiziosa e la più elaborata: questo loro tentativo riposa su assunzioni significativamente differenti rispetto a quelli di una teoria del Vero Io.

Fischer e Ravizza si definiscono infatti « semi-compatibilisti: » vale a dire, essi sostengono che il determinismo non è compatibile con la libertà umana, mentre d’altra parte è compatibile con la responsabilità morale. I due autori dunque mirano a focalizzare la loro indagine su quest’ultimo tema, lasciando invece cadere ogni tentativo di ridefinire la libertà umana in maniera alternativa rispetto alla concezione del potere di scelta propria al senso comune. D’altra parte però, Fischer e Ravizza dichiarano di voler sistematizzare in una cornice compatibilista precisamente le intuizioni ordinarie sui fenomeni connessi alla responsabilità morale. Così la loro teoria intende restituire i contorni delle nostre pratiche morali, avvicinandosi quanto più possibile ad un equilibrio riflessivo ampiamente condivisibile.43 La teoria semi-compatibilista prende le mosse dalla distinzione tra guidance control e regulative control, cui si è già accennato nella discussione sui flickers of freedom. Il guidance control è esercitato dal protagonista degli esempi à la Frankfurt nella sequenza attuale, in cui egli agisce spontaneamente, per conto proprio, vale a dire per le sue ragioni. Secondo Fischer e Ravizza il guidance control normalmente è associato al regulative control, che è la possibilità di esercitare un guidance control per ogni alternativa d’azione disponibile: se una persona può agire spontaneamente, essa potrà agire spontaneamente anche realizzando altre possibilità d’azione. Ma gli esempi à la Frankfurt, come sappiamo, alterano questa configurazione ordinaria, e dunque mostrano che è il guidance control, e non il regulative control, a costituire il requisito fondamentale della responsabilità morale.

Fischer e Ravizza dunque si propongono di analizzare le caratteristiche della sequenza attuale in cui il guidance control viene esercitato, intendendo in questo modo raggiungere l’equilibrio riflessivo ampiamente condivisibile che essi si propongono di ottenere sui giudizi di responsabilità. Se si considera una varietà di casi in cui le persone sono sollevate dalla responsabilità, come i casi di azione compulsiva, costrizione, manipolazione, etc., appare, secondo Fischer e Ravizza, che in essi la sequenza attuale presenta dei fattori che

42 Fischer, John Martin, Ravizza, Mark, Responsibility and Control. A Theory of Moral Responsibility,

Cambridge University Press, Cambridge 1998.

costituiscono un ostacolo al normale svolgimento del processo deliberativo dell’individuo. Quando un agente è ipnotizzato, manipolato o costretto, egli non è sensibile alle ragioni (« reasons-responsive ») sulla base delle quali dovrebbe orientare il suo comportamento. Un agente che non è sensibile alle ragioni è un individuo che non regola il suo comportamento in base alle ragioni per agire che coglie nell’ambiente che lo circonda.

Quando consideriamo il normale funzionamento del processo deliberativo umano, supponiamo dunque che l’agente sia sensibile alle ragioni. Così, sembra ragionevole e naturale supporre che la differenza tra gli agenti moralmente responsabili e quelli che non lo sono consiste nella sensibilità alle ragioni, e dunque nella loro capacità di fare altrimenti. Ma negli esempi à la Frankfurt gli agenti sono moralmente responsabili pur non essendo sensibili alle ragioni, in virtù del fatto che non possono agire altrimenti. Così gli esempi à la Frankfurt,

secondo Fischer e Ravizza, ci spingono a spostare la nostra attenzione dagli agenti ai « meccanismi deliberativi: » nella situazione degli esempi, infatti, anche se l’agente non è

sensibile alla ragione, il « meccanismo » che conduce la persona ad agire nella sequenza attuale mostra una sensibilità alle ragioni.

Fischer e Ravizza insistono col precisare che nella nozione di « meccanismo » non bisogna vedere implicata alcuna reificazione dello psichico o delle persone: con questo termine si tratta solamente di designare « the way the action come about. » Il meccanismo che conduce all’azione identifica il modo in cui essa viene eseguita, la fisionomia del comportamento. Il punto fondamentale della teoria di Fischer e Ravizza è che il meccanismo deliberativo, nella sequenza attuale, può essere sensibile alle ragioni, anche se l’agente non lo è.44

La sensibilità alle ragioni (« reason-responsiveness ») ascritta ai meccanismi deliberativi è trattata dal semi-compatibilista come una proprietà modale o disposizionale: una corretta analisi della sensibilità alle ragioni implica infatti il riferimento a scenari alternativi o a « mondi possibili » non realizzati. Tuttavia, per la corretta predicazione di una proprietà disposizionale non è necessario che lo scenario alternativo venga effettivamente realizzato. Un esempio di proprietà disposizionale è la solubilità: un cristallo di sale resta solubile anche se di fatto non si scioglie, perché non viene mai posto in un liquido. Similmente, la sensibilità alle ragioni è una proprietà che si può ascrivere ai meccanismi deliberativi degli agenti anche se il determinismo è vero, e dunque le persone non possono scegliere diversamente da come di fatto avviene.45

44 Fischer, John Martin, Ravizza, Mark, Responsibility and Control, pp. 34-41. 45 Fischer, John Martin, Ravizza, Mark, Responsibility and Control, p. 53.

Possiamo assumere che le scelte di una persona siano la conseguenza di eventi remoti e delle leggi di natura: tuttavia, perché queste decisioni manifestino l’operare di un meccanismo sensibile alle ragioni, occorre solo stipulare che, se la persona fosse stata determinata da cause differenti, e se si fosse trovata di fronte a differenti ragioni per agire, nel suo comportamento sarebbe stato riconoscibile all’opera lo stesso meccanismo, ed infine essa avrebbe agito diversamente.

Per analizzare in termini disposizionali la sensibilità alle ragioni occorre infatti poter riconoscere uno stesso meccanismo deliberativo all’opera in situazioni diverse, così come per ascrivere la solubilità al sale occorre mantenere ferma la specie « cloruro di sodio, » al fine di assicurare la verità ad un enunciato controfattuale rilevante: « Poiché questo cristallo è cloruro di sodio, se fosse posto in acqua si scioglierebbe. »

Fischer e Ravizza ritengono però che la validità della loro teoria non richieda un criterio univoco ed assolutamente determinato per stabilire l’identità dei meccanismi. Essi infatti scrivono: « Nothing in our intuitive conception of a kind of mechanism leading to action or in our judgements about clear cases of moral responsibility requires us to say that sameness of kind of mechanism implies sameness of micro-details. »46

Poiché il concetto di meccanismo deliberativo vuole restituire le nostre intuizioni ordinarie in materia di responsabilità morale, esso non richiede di venire precisato in misura maggiore a quanto lo siano i criteri ordinari che impieghiamo per fissare e riconoscere la fisionomia del comportamento umano. L’identità del meccanismo non richiede l’identità di ogni dettaglio – fino ad un micro-livello – così come due sorrisi o due case possono rappresentare lo stesso tipo di sorriso o lo stesso tipo di casa senza condividire ogni micro-dettaglio. Fischer e Ravizza dunque procedono a delineare il tipo di sensibilità alle ragioni che è condizione necessaria della responsabilità morale. I primi due candidati sono la sensibilità di tipo forte e la sensibilità di tipo debole.

La sensibilità forte è propria ad un meccanismo deliberativo quando quest’ultimo conduce ad un’azione differente in tutti gli scenari alternativi possibili in cui è presente una ragione per agire altrimenti. Il nesso condizionale per definire la sensibilità debole è invece il seguente: esiste almeno qualche sequenza alternativa in cui lo stesso meccanismo operante nella sequenza attuale condurrebbe ad un’azione differente, in presenza di una ragione per agire altrimenti.47

46 Fischer, John Martin, Ravizza, Mark, Responsibility and Control, p. 52. 47 Fischer, John Martin, Ravizza, Mark, Responsibility and Control, pp. 41-44.

Si consideri l’esempio di Jennifer, la quale deve scegliere se andare ad una partita di basket o restare a casa a terminare i compiti per il giorno dopo. Jennifer sceglie di andare alla partita, e trascura così i suoi doveri; tuttavia, se Jennifer venisse a sapere di dover pagare 100 euro per assistere alla partita, allora sceglierebbe di restare a casa. Il meccanismo di Jennifer dunque non è dotato di una sensibilità forte, perché in uno scenario in cui vi è una ragione per fare altrimenti (finire i compiti), essa si comporta come se questa non ci fosse; d’altra parte il suo meccanismo deliberativo è dotato invece di una sensibilità debole, perché esiste almeno qualche scenario in cui una ragione per fare altrimenti (pagare 100 euro) costituisce un efficace contro-incentivo.

Ecco invece l’esempio di Leonard: egli entra in una libreria e ruba un volume, nonostante sia conscio del fatto che si tratta di un’azione moralmente sbagliata, e che se venisse preso dovrebbe affrontare dei fastidi di varia natura – una disputa con il libraio, ed una probabile denuncia alle autorità. Il meccanismo deliberativo di Leonard, come quello di Jennifer, non è dunque dotato di una forte sensibilità alle ragioni. Tuttavia, in uno scenario alternativo, Leonard sa che il furto del libro condurrebbe alla sua morte (magari perché il libraio è un giustiziere senza scrupoli): in questo scenario alternativo opera lo stesso meccanismo, e Leonard effettua comunque il furto.

Mentre il caso di Jennifer rappresenta un esempio di debolezza di volontà, quello di Leonard può verosimilmente rappresentare un’istanza di comportamento compulsivo: Jennifer è responsabile delle sue azioni anche se il suo meccanismo deliberativo non è dotato di una sensibilità forte alle ragioni, mentre Leonard non è responsabile, perché egli è anche privo di una sensibilità debole alle ragioni.

Sembra dunque che la sensibilità di tipo debole costituisca il requisito della responsabilità morale, e che la teoria di Fischer e Ravizza sia così riuscita ad identificare, mediante questo criterio disposizionale, la differenza tra compulsione e debolezza della volontà, la quale, come si è notato nel paragrafo precedente, sfuggiva invece alla teoria del Vero Io di Frankfurt. Tuttavia la teoria necessita ancora di un aggiustamento, motivato dalla possibilità per cui un agente debolmente sensibile alle ragioni risponda ad una ragione incomprensibile, oppure ad un complesso di ragioni incoerente. Possiamo riprendere l’esempio di Jennifer: si è già detto che essa sceglie di non finire i compiti per andare alla partita, ma che, se dovesse pagare 100 euro per assistere a quest’ultima, allora resterebbe a casa. E se decidesse comunque di andare alla partita, sapendo stavolta che dovrebbe pagare 101 euro? Sicuramente rimarremmo perplessi nell’apprendere ciò, così come se sapessimo che Jennifer deciderebbe di assistere all’incontro dovendo pagare qualsiasi cifra inferiore o superiore, ma non uguale, a 100 euro.

Penseremmo probabilmente ad una strana superstizione. Si possono anche immaginare casi in cui un meccanismo deliberativo risponde in maniera assolutamente incoerente ed incomprensibile: ad esempio, Jennifer potrebbe decidere di andare alla partita solo se dovesse pagare una cifra non inferiore a mille euro, oppure se incontrasse per la strada un uomo con una maglietta rosa. In casi del genere vi è sicuramente motivo di dubitare della responsabilità della persona, anche se essa, nel senso appena stabilito, è debolmente sensibile alle ragioni. Infatti, Jennifer reagisce almeno a qualche ragione per fare altrimenti: ma non riusciamo a capire perché, ed il controllo che essa esercita sul suo comportamento non sembra per niente del tipo adatto ad una persona responsabile.

Per integrare questa intuizione nella loro teoria Fischer e Ravizza distinguono dunque tra la ricettività e la reattività alle ragioni. La ricettività alle ragioni è la capacità di riconoscere le ragioni per agire che si presentano; la reattività invece è la capacità di tradurre il riconoscimento delle ragioni nelle scelte corrispondenti.48 Fischer e Ravizza sostengono che la responsabilità morale richiede una ricettività forte ed una reattività debole alle ragioni: questa asimmetria caratterizza così l’esito finale della loro analisi, che consiste nella tesi per cui i meccanismi deliberativi degli agenti responsabili devono essere dotati di una sensibilità moderata alle ragioni.49

Perché un meccanismo sia dotato di ricettività forte non occorre solamente che questo stesso meccanismo, in un’unica occasione, riconosca una ragione per fare altrimenti; occorre anche che la persona esibisca un appropriato schema di ricognizione delle ragioni. In altre parole, occorre stabilire se la persona (agendo con lo stesso meccanismo attuale) riconosca in che modo le ragioni si accordano tra di loro, capisca quando una ragione è più forte di un’altra, e comprenda come l’accettazione di una ragione sufficiente per agire implichi che anche un’altra ragione deve essere considerata sufficiente. In altre parole, perché un agente sia responsabile il suo meccanismo deliberativo deve essere regolarmente ricettivo alle ragioni.50 Per questo, innanzitutto, occorre che lo schema di ricognizione delle ragioni sia comprensibile. Per stabilire questa regolarità o comprensibilità occorre gradare la forza che le ragioni hanno per l’agente, tenendo conto da una parte del suo set di credenze, desideri e valori, e dall’altra della percezione che l’agente ha della realtà. Infatti, uno schema coerente di ricognizione delle ragioni può appartenere ad un individuo che però vive in un suo mondo

48 Fischer, John Martin, Ravizza, Mark, Responsibility and Control, p. 69. 49 Fischer, John Martin, Ravizza, Mark, Responsibility and Control, p. 63. 50 Fischer, John Martin, Ravizza, Mark, Responsibility and Control, pp. 70-71.

privato, essendo vittima di allucinazioni od altre forme di delirio. Così, la ricettività regolare alle ragioni richiede uno schema di ricognizione delle stesse che, oltre ad essere coerente, sia minimamente ancorato nella realtà.51

Fischer e Ravizza d’altra parte sostengono che per fondare la responsabilità morale sia sufficiente una reattività alle ragioni solamente debole: questa tesi è fondata – secondo gli autori - sull’intuizione fondamentale per cui « la reattività è tutta d’un pezzo. »52 Se un meccanismo può reagire ad almeno qualche incentivo per fare altrimenti, allora può reagire ad ogni incentivo per fare altrimenti. Cruciale per questa assunzione – la reattività è tutta d’un pezzo - è il fatto che il meccanismo, nello scenario alternativo, rimanga lo stesso. Fischer e Ravizza riconoscono l’esistenza di casi in cui l’agente acquisisce maggiore forza o attenzione sulle ragioni rilevanti, ma quando ciò avviene, essi sostengono, è perché il meccanismo cambia. A questo punto però il compatibilismo della sequenza attuale incappa in un problema importante.

Uno dei critici che ha messo in luce questo problema è Gary Watson, prendendo specialmente di mira la tesi per cui « la reattività è tutta d’un pezzo. »53 D’altra parte uno dei contributi più significativi di Watson al tema della responsabilità morale verte sulle nozioni di azione compulsiva e desiderio irresistibile, che egli considera segnate da un’oscurità irrimediabile.54 Le persone affette da comportamento compulsivo sono spesso sensibili ad incentivi di varia natura, e nonostante ciò, secondo Watson, non possono essere considerate responsabili. L’agorafobico che non esce di casa per aiutare una persona in difficoltà uscirebbe se la casa fosse in fiamme: ma da ciò non segue necessariamente che egli poteva uscire di casa per aiutare la persona in difficoltà – in assenza di un incentivo adeguato. Non è dunque possibile stabilire sulla base di una pretesa « intuizione fondamentale » che la reattività alle ragioni è tutta d’un pezzo.

Si immagini il caso di una persona dipendente da eroina, la quale può astenersi da essa solo se l’assunzione è collegata a conseguenze spaventose – ad esempio, il venire bruciato vivo. Ma la suscettibilità a questo incentivo non indica che la dipendenza da eroina è sotto il controllo della persona: al contrario, se il desiderio per la droga può essere constrastato solo da un

51 Fischer, John Martin, Ravizza, Mark, Responsibility and Control, pp. 72-73. 52 Fischer, John Martin, Ravizza, Mark, Responsibility and Control, p. 73.

53 Watson, Gary, « Reasons and Responsibility », in Agency and Answerability. Selected Essays, Clarendon

Press, Oxford 2004, pp. 289-317.

54 Watson, Gary, « Disordered Appetites: Addiction, Compulsion, and Dependence » ed anche « Excusing

disincentivo così terribile, ciò indica che il soggetto in questione è un caso esemplare di comportamento compulsivo.55

Fischer e Ravizza replicano a questa obiezione affermando che l’esposizione a forti incentivi o disincentivi può dare luogo al sorgere di un meccanismo deliberativo differente rispetto a quello attuale. Bisogna però ricordare che Fischer e Ravizza ammettono di non avere un criterio preciso per stabilire l’identità dei meccanismi, ma anzi sostengono che ciò costituisce un pregio della loro teoria, in quanto permetterebbe ad essa di risultare più malleabile nel ricalcare le nostre intuizioni ordinarie sulla responsabilità. Tuttavia su questo punto la mancanza di un metodo teorico per individuare i meccanismi si presenta come un grave difetto.

Watson sostiene appunto che la nozione di meccanismo, di « processo che risulta nel comportamento » è troppo amorfa per supportare il lavoro di perfezionamento richiesto da una teoria della responsabilità, perché questa giunga a comprendere la varietà dei casi concreti.56 L’assunzione di Fischer e Ravizza è che « la reattività è tutta d’un pezzo: » se il meccanismo può reagire ad una qualsiasi ragione per fare altrimenti, allora può reagire a tutte queste ragioni. Watson trova questa tesi modale « sconcertante. » Le proprietà disposizionali in genere non si manifestano in questo modo. Se una sostanza è solubile in un tipo di liquido, ciò non indica che essa sia solubile in ogni tipo di liquido. Perché la reattività alle ragioni dovrebbe essere diversa?57

A mio parere il punto più debole del semi-compatibilismo di Fischer e Ravizza sta però nel suo fondamento, gli esempi à la Frankfurt. Si è precedentemente ricordato come Fischer ammetta di non avere a disposizione un argomento definitivo contro l’obiezione dei flicker: eppure l’intero edificio del compatibilismo della sequenza attuale riposa sulla supposta irrilevanza di questi baluginii.