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La teoria della responsabilità di Joel Feinberg 1 I «tre stadi » del giudizio di responsabilità.

III. RESPONSABILITÀ E COLPA: IL MORAL RECORD 1 Il « registro morale »

3. La teoria della responsabilità di Joel Feinberg 1 I «tre stadi » del giudizio di responsabilità.

Nella prefazione alla raccolta Doing and Deserving, Joel Feinberg propone di denominare come « teoria della responsabilità » un settore della filosofia che accoglie contributi dall’etica, dalla filosofia della mente e dalla filosofia del diritto. Questo settore ha a che vedere con i concetti di azione, causa, danno (harm), biasimo, e simili. Il concetto di colpa ha senza

dubbio un’importanza centrale in questa teoria della responsabilità, perché si situa all’intersezione dell’etica e della teoria della causalità – se si vuole, della causalità agenziale, del modo in cui le persone, decidendo ed agendo, possono essere delle cause.155

Feinberg dà della colpa una definizione tanto generale quanto sono ampi i possibili utilizzi del termine: « A fault is a shortcoming, that is, a failure to conform to some norm or standard.»156 In « Action and Responsibility » Feinberg considera come gli enunciati che ascrivono delle azioni irregolari ad una persona si possano dividere in due classi: rivedibili e non rivedibili (defeasible e undefeasible). Questa distinzione è stata elaborata da H.L.A. Hart,157 e può essere intesa per analogia con la nozione che nella giurisprudenza anglosassone designa i «casi prima facie. » In essi l’evidenza di colpevolezza si mostra sufficiente per poter avviare gli ulteriori gradini di un processo: per stabilire se vi è un caso prima facie il tribunale non ha bisogno di consultare la difesa dell’imputato; quest’ultima interviene ad uno stadio successivo di giudizio.

Esempi di accuse non-rivedibili di colpevolezza sono: « Ha sorpassato il limite di velocità, » « Non ha detto la verità, » « Ha un asso nascosto nella manica! »; sono invece accuse

rivedibili: « Ha guidato in maniera spericolata, » « Ha mentito, » « Ha barato! » A proposito

di questa differenza Feinberg scrive: « What is the basis of the distinction between defeasible and non-defeasible ascriptions of faulty performance? Both kind of ascriptions express blame, at least in the very general sense that they attribute to an agent a performance somehow defective or subpar. The distinctive feature of the defeasible ascriptions is that they express a blame above and beyond the mere defectiveness of the ascribed action. »158

Le accuse non-rivedibili consistono semplicemente nel notare l’irregolarità di un’azione – potrebbe anche trattarsi di stabilire un nesso causale tra un evento nefasto e l’azione irregolare di una persona. Se si può dire che anche questo genere di enunciati esprime del biasimo, cio é da intendersi in un senso molto largo e generale: in alternativa, infatti, Feinberg afferma che le imputazioni di biasimo vere e proprie sono solo quelle che implicano un’attribuzione

rivedibile di colpevolezza. In questi casi il comportamento irregolare può essere annotato sul registro personale dell’agente.

155 Feinberg, Joel, Doing and Deserving, p. vii. 156 Feinberg, Joel, « Sua Culpa, » p. 189.

157 Hart, H.L.A., « The Ascription of Responsibility and Rights, » pp. 171-194; in: Proceedings of the Aristotelian Society, New Series, Vol. 49 (1948-1949); vedi p. 175.

158 Feinberg, Joel, « Action and Responsibility, » pp. 119-151; in: Doing and Deserving. Essays in the theory of responsibility, Princeton University Press, Princeton (N.J.) 1970, vedi p. 124.

Feinberg insiste molto sul fatto che il termine « registro » ha il suo impiego primario in ambito istituzionale: « Our formal records are found in office of employement, schools, banks, and police dossiers, and they are full of grades and averages, marks and points, merits, demerits, debits, charges, credits, and registered instances of “fault.” These records have a hundred different uses, from determining the value of a baseball player to his team to dictating decisions about whether to trust, hire, fire, reward, or punish someone. Without all these records and their informal analogue (reputation), there would be no point to talk of being “to blame” and no need for the defeasible ascriptions of fault. »159

Il moral record equivale dunque alla reputazione di una persona: bisogna notare che per Feinberg le ascrizioni morali di colpevolezza sono solo un sottoinsieme delle ascrizioni o accuse rivedibili, le quali hanno tutte in comune il riferimento ad un « registro personale. » In generale, infatti, la ragione per cui un’azione irregolare non va annotata su di un record personale – e quindi non è da considerarsi come una colpa – è che l’annotazione sarebbe furorviante, vale a dire non risponderebbe allo scopo pratico per cui il registro viene tenuto. Feinberg richiama il baseball, e fa l’esempio di come ad ogni giocatore venga associato un registro su cui annotare le sue performances – positive o negative - sul campo da gioco. Lo scopo per cui viene tenuto un simile registro è quello di valutare con la massima accuratezza il contributo che ogni giocatore ha fornito al successo o all’insuccesso della squadra. Così, se un giocatore non riesce a prendere la palla perché quest’ultima, nella sua traiettoria, viene deviata da qualche fattore casuale, il registro del giocatore non viene intaccato. Se infatti attribuiamo al giocatore la conseguenza di un evento fortuito, non avremo una stima esatta delle sue capacità, ed il registro perderebbe dunque la propria utilità: secondo Feinberg una spiegazione simile può essere data riguardo la rationale delle annotazioni su altri tipi di registri, professionali, legali ed anche quelli « morali. »160

Conviene misurare qui la distanza tra la concezione del record di Feinberg e quella di Zimmerman, che utilizza questa immagine per costruire una concezione puramente teoretica dei giudizi di responsabilità. Nel suo Essay on Moral Responsibility infatti egli mette in guardia dall’assimilare in tutto e per tutto il registro morale ideale ed i registri impiegati quotidianamente: « Normally, when an ordinary person keeps a ledger, he makes the entries and he has a purpose in doing so; the entries are not somehow automatically recorded in the ledger, he being simply its custodian. But, if there were a ledger of life, its entries would not

159 Feinberg, Joel, « Action and Responsibility, » pp. 124-125. 160 Feinberg, Joel, « Action and Responsibility, » pp. 125.

be made by anyone, nor would there be a purpose to the entries. (In saying this, I am again ignoring theological issues.) Rather, the entries would be automatically recorded; they would appear simply by virtue of certain events occurring (events of which the person’s moral worth is a function). In this connection, we must particularly guard against thinking that inward praising and blaming are analogous to the making of entries in the ledger; on the contrary, they are analogous to judging there to be such entries. »161

L’unico modo, per Zimmerman, in cui si potrebbe ammettere che il moral record ha uno scopo pratico sarebbe quello di chiamare in causa Dio: solo la sua esistenza potrebbe situare i registri morali all’interno di una pratica; mandare le persone in inferno o in paradiso! Invece, per Feinberg, se la metafora del record è opportuna, è proprio perché il registro morale (come i registri istituzionali, ad esempio) è tenuto da certe persone in funzione di uno scopo; esso, lo si ricordi, per Feinberg coincide con la reputazione di un individuo, ed è verosimile riconoscere che, se le persone hanno una reputazione, è perché delle altre vorranno tenerne conto.

Si consideri uno degli esempi di accusa non rivedibile fornito in precedenza: « Jones ha superato il limite di velocità, » assieme all’accusa rivedibile: « Jones ha guidato sconsideratamente. » Si immagini che Jones ha superato il limite di 10 km orari, in una strada senza traffico, perché stava portando un malato grave in ospedale. Sicuramente Jones ha infranto le regole della strada: tuttavia le circostanze in cui è avvenuta l’infrazione sono speciali, poiché nel loro contesto, scrive Feinberg, il comportamento di Jones non rivela le sue

tendenze predominanti. Il record di cui si parla in questo esempio serve a stabilire se Jones è

un buono o un cattivo guidatore: prudente e capace oppure sconsiderato e pericoloso; in questo caso l’accusa rivedibile (« Jones ha guidato sconsideratamente ») non tiene, l’azione irregolare non va annotata sul registro, perché quest’annotazione non risponderebbe allo scopo per cui il registro viene tenuto. Feinberg conclude: « In general, I should think, a person’s faulty act is registrable only if it reveals what sort of person he is in some respect about which others have a practical interest in being informed. »162

Brandt portava come esempio di biasimo non-morale quello di un ingegnere-progettista che è colpevole del crollo di un ponte: per utilizzare la terminologia di Feinberg, si tratta di un’accusa rivedibile – egli non si è rivelato un buon ingegnere, e dunque questo fallimento

161 Zimmerman, Michael J., An Essay on Moral Responsibility, Rowman and Littlefield Publishers, Totowa

(New Jersey) 1988; vedi p. 39.

merita di essere annotato sul suo record. L’ingegnere non sarebbe colpevole se, ad esempio, si stesse parlando di un ponte costruito due secoli fa, in un ambiente eccezionalmente ostile, nel quale la costruzione di opere simili necessita di conoscenze o tecnologie che all’epoca non erano ancora state elaborate – così si può dire che il progetto alla base dell’opera era carente, ma d’altra parte l’ingegnere ha fatto tutto quello che un buon ingegnere (dei suoi tempi) avrebbe potuto fare.

Le accuse non-rivedibili, invece, sono quelle che possono accomunare le ascrizioni di colpa personali e quelle impersonali: riguardo queste ultime Brandt faceva l’esempio – che non abbiamo citato per semplicità – di un meccanico il quale sostiene che l’automobile non parte « per colpa delle candele. » Ciò che è evidenziato nelle accuse non-rivedibili, che siano dirette a persone o a cose, è unicamente il nesso causale tra un parametro irregolare ed un evento nefasto.

Le ascrizioni di colpa rivedibili invece vanno al di là dell’individuazione di un parametro irregolare in una particolare azione fuori norma: qui si passa inoltre a giudicare l’autore dell’azione – poiché egli deve corrispondere ad un ideale (egli deve essere un buon ingegnere, un buon guidatore, un buon giocatore di baseball): il riferimento a questo ideale, a mio parere, si lascia intendere solo nel contesto di una relazione interpersonale. Un modo naturale di sviluppare i suggerimenti di Feinberg sarebbe dunque questo: colui che tiene il registro partecipa in una relazione con la persona sotto esame, e certe qualità di quest’ultima – quelle che vanno annotate sul record – motivano in prima istanza (o rendono necessarie) delle

iniziative pratiche comprensibili nel contesto della relazione. Nel caso dell’ingegnere, può

trattarsi di un trasferimento o di una rimozione, nell’interesse dell’azienda o dell’organo per cui lavora. Nel caso del giocatore, si può pensare alla sua relazione con il resto della squadra e l’allenatore. Quindi, se questi vari « registri, » come ricorda Feinberg, sono di svariati tipi ed hanno ognuno uno scopo pratico diverso, pare doveroso sviluppare il contesto nel quale il

record morale - la reputazione - acquisisce il suo scopo, cioé – come si potrebbe dire

riallacciandosi a Strawson - nella relazione tra i membri della comunità morale.

Infine, possiamo concludere precisando dunque come il modello della responsabilità morale di Joel Feinberg comprenda tre stadi:

1) imputazione non-rivedibile di un’azione irregolare;

2) imputazione rivedibile di una colpa (o di una nota di merito) sul registro;

3) deliberazione attorno alle iniziative da adottarsi nei confronti della persona a cui è associato il record. sulla base del record.

Con il terzo stadio, scrive Feinberg, il giudizio di responsabilità diviene propriamente una «ascription of liability »: « [...] we may stop at the second stage (register that the actor is “to blame” for the fault) where there are no persons granted the right or authority by relevant rules to respond overtly and unfavorably to the actor for his registered fault. Finally, where there are such rules, we may proceed to the third stage and properly judge the actor liable to such response as censure, demotion, or punishment. »163

Contrariamente a Zimmermann, per il quale il biasimo e la lode sono solo « ciò che sta scritto sul record, » per Feinberg lo stadio (3) è chiaramente altrettanto importante dei precedenti: se

il record ha uno scopo pratico i giudizi di responsabilità sono essenzialmente delle « ascription of liability, » nelle quali la persona giudicata è tenuta a rispondere. Inoltre, si

noterà come Zimmerman si riferisse al moral record parlando di un « ledger of life, » una sorta di registro capace di totalizzare tutti gli aspetti eticamente rilevanti della vita di una persona. Vediamo che invece Feinberg affida al moral record una funzione più limitata, relativa alla possibilità di un tipo di relazione interpersonale – la funzione che ha la

reputazione nella vita di ogni giorno: Feinberg specificherà questo punto analizzando la

nozione di « obbligo morale. »

3.2. La responsabilità per le conseguenze.

Conviene precisare un’ulteriore aspetto del concetto di colpa, che ha a che vedere con la nozione di causalità. Nei giudizi di responsabilità largamente intesi si dà a qualcuno la colpa per certi eventi che ha provocato: « Questo è colpa sua! » Feinberg nota che il termine colpa è ambiguo: può appunto denotare un evento nefasto così come un tratto di carattere: avarizia, malizia, negligenza, etc.

Su questa ambiguità poggia la frase del giudice nell’Erewhon di Samuel Butler: « Whether your being in a consumption is your fault or no, it is a fault in you, and it is my duty to see that against such fault as this the commonwealth shall be protected. »164 Nella prima occorrenza del termine, la colpa denota il fatto che la persona ha causato un certo evento (l’essere malato); nella seconda occorrenza la colpa è un difetto nella persona.

163 Feinberg, Joel, « Action and Responsibility, » p. 128.

164 Feinberg, Joel, « Problematic Responsibility in Law and Morals, » pp. 25-37; in: Doing and Deserving. Essays in the theory of responsibility, Princeton University Press, Princeton (N.J.) 1970, vedi p. 33, nota 10.

Come si è già notato, spesso l’accadere di un evento si può spiegare in base alla presenza o all’assenza di molteplici fattori; le accuse di colpevolezza individuano un fattore causale rilevante che è un venire meno di certi standards: ad esempio, l’infrazione di certe norme da parte di una persona. Ma stabilire la responsabilità per le conseguenze delle azioni a volte può essere difficile: questo genere di problemi interessa fondamentalmente la giurisprudenza. Secondo Feinberg l’imputazione di responsabilità per un evento deve soddisfare tre condizioni:

1) La condizione causale. Feinberg cita il caso immaginario e scherzoso di un ispettore che indaga sulla causa dell’incendio in una abitazione, per conto di una compagnia di assicurazioni: dopo aver fatto un sopralluogo egli riporta che l’incendio è stato dovuto « alla presenza di ossigeno nell’aria. » Questo fattore rappresenta una condizione necessaria dell’incendio, ma ovviamente non è quello che la compagnia di assicurazioni sta cercando: d’altra parte, è possibile immaginare dei casi nei quali la spiegazione fornita dall’ispettore risulterebbe perfettamente appropriata. Ad esempio, può trattarsi di qualche esperimento in laboratorio o di qualche complicata procedura di fabbricazione, dove un’atmosfera senza ossigeno è normalmente richiesta per ragioni di sicurezza. L’indagine sulle cause dunque deve spesso individuare un fattore anormale, e ciò che rientra nella norma oppure no dipende dal contesto;165

2) La condizione della colpa. Come si è già ricordato, la causa deve essere l’azione (o l’omissione) colpevole di una persona. Ma ciò non è sufficiente; per una corretta imputazione di responsabilità occorre che sia soddisfatta anche una terza condizione:

3) La condizione della rilevanza causale: l’aspetto che sancisce la colpevolezza del comportamento deve essere anche uno degli aspetti in virtù del quale il comportamento ha causato l’evento nefasto. Si consideri il seguente caso giuridico: l’imputato, proprietario di un ristorante, sistema una tanica di veleno per topi nella sua cucina, accanto ai fornelli ed ai generi alimentari. La vittima entra nella cucina per fare una consegna al ristorante, e rimane uccisa da un’esplosione della tanica di veleno, che era troppo vicina a fonti di calore. L’imputato, mettendo il veleno nella sua cucina, ha agito con negligenza, poiché ha causato un rischio di intossicazione; però, si suppone anche che egli non avesse alcuna ragione di credere che la tanica di veleno potesse esplodere se esposta al calore.

La condizione della causa è soddisfatta: l’azione dell’imputato costituisce una deviazione dalla norma che ha fornito un contributo decisivo per il verificarsi del danno. Anche la

condizione della colpa è soddisfatta: il proprietario ha agito con negligenza sistemando il veleno nella cucina. Tuttavia, il proprietario non è colpevole per aver creato un rischio di esplosione, ma solo un rischio di avvelenamento. L’aspetto riguardo al quale si può dire che il comportamento in questione è colpevole non è quello che ha causato la conseguenza nefasta, e quindi il proprietario non è responsabile di quest’ultima.166

Questa analisi tri-condizionale non risolve però tutti i problemi in materia. Feinberg cita un fatto di cronaca discusso da J.L. Mackie.167 Un motociclista supera il limite di velocità e viene avvistato da un poliziotto, anch’egli in moto, che si mette alle sue costole. Un pedone distratto, scendendo dall’autobus, incappa nel poliziotto lanciato nell’inseguimento del trasgressore, e viene ucciso all’istante. I giornali, riporta Mackie, si riempirono di dibattiti volti a stabilire la vera causa dell’incidente: il problema è quello di stabilire quale comportamento ha costituito l’intrusione meno ragionevole – meno giustificabile – nel normale corso degli eventi. È possibile individuare come tale la condotta del motociclista spericolato; ma è altrettanto possibile sollevare dubbi sulla ragionevolezza, da parte della polizia, di proseguire gli inseguimenti in aree densamente popolate.168

Spesso, nota Feinberg, sembra impossibile valutare se un danno è stato causato da una certa azione, senza prima stabilire in che misura l’agente si è mostrato colpevole. Infatti, nell’esempio di Mackie, sembra che la vera causa dell’incidente possa essere situata là dove la colpa è più grave: resta da decidere se si tratta di quella del poliziotto o del motociclista. In questo modo la coerenza dell’analisi tri-condizionale di Feinberg appare minata: essa richiede infatti che la verifica della condizione causale sia precedente ed autonoma rispetto alla verifica della condizione di colpevolezza.

Questo basti per dare un’idea della complessità della questione: d’altra parte qui non mi sembra opportuno scendere nel dettaglio di simili analisi. Occorre evidenziare che la colpevolezza per le conseguenze sembra interessare prima di tutto i giudizi legali di responsabilità, e solo in maniera secondaria i giudizi di responsabilità morale. In un contesto legale i problemi sopra-accennati – che sono un ibrido tra questioni di fatto e questioni di valore – devono trovare una soluzione. Feinberg ricorda che i tribunali applicano delle regole convenzionali, al fine di stabilire la responsabilità per certe conseguenze: nella common law un imputato risulta colpevole di omicidio se la sua vittima muore prima di un anno ed un

166 Feinberg, Joel, « Sua Culpa, » p. 196.

167 Mackie, J.L., « Responsibility and Language, » pp. 143-159; in: Australasian Journal of Philosophy, 33 (3),

1955; vedi p. 145.

giorno a partire dall’aggressione – o da un’altra azione colpevole dell’imputato. Questa regola si applica nei casi in cui la responsabilità per un evento è essenzialmente incerta, dove quindi si richiede che una linea sia tracciata da qualche parte.169

Feinberg insiste sul fatto per cui il giudizio legale, per via dei suoi scopi istituzionali, deve essere assolutamente portato a termine. Invece, niente ci obbliga in maniera simile a dirimere delle questioni di responsabilità morale; in occasioni simili possiamo benissimo pensare che l’alternativa più saggia, nei casi problematici, sia quella di « sospendere il giudizio. » Con ciò Feinberg fa riferimento agli scopi pratici del giudizio legale, che sono propri all’istituzione in cui è codificato: la certezza del fatto che verrà emessa una sentenza è garantita ai cittadini dalla legge. Sarebbe un errore però pensare che i giudizi morali, perché non istituzionalizzati,