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Il funzionalismo

La ricerca sociologica, sviluppatasi nella prima metà degli anni 60 negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, si muove al suo esordio nell’ambito della corrente di pensiero del funzionalismo.

Il rapporto fra struttura sociale e istituzione scolastica è spiegato dalla teoria della Sociologia funzionalista la quale attribuisce grande rilevanza all’educazione nel processo di modernizzazione. Per i funzionalisti la società è concepita come una struttura caratterizzata da un insieme di parti interconnesse tra loro. Nessuna di esse può essere compresa se isolata dalle altre, ma solamente all’interno della struttura sociale e nella loro interdipendenza è possibile individuare un modello interpretativo. Le relazioni che intercorrono tra le parti della società sono di tipo funzionale, ovvero ogni elemento svolge un particolare compito che, unito a tutti gli altri, concorre a creare e mantenere funzionante ed in equilibrio l'apparato sociale stesso. Tale teoria si basa sull’assunto che l’esistenza di uno stato di equilibrio nella società si ha quando ogni parte svolge correttamente il proprio compito. Quando interviene un cambiamento all’interno di una delle sue parti, si genera nella struttura sociale un disequilibrio che è compensato da un processo di adattamento delle altri parti, fino ad arrivare a una loro riorganizzazione. L’equilibrio è considerato dai funzionalisti un fattore dinamico derivante da un processo che permette e concentra il mutamento sociale.

Per il funzionalismo, che si interessò della stratificazione sociale e del rapporto tra sistema economico e sistema scolastico, le disuguaglianze sociali sono un fenomeno universale riscontrabile in ogni società, in ogni periodo storico, necessario alla sopravvivenza dei sistemi sociali stessi. Secondo questo punto di vista, il sottosistema scolastico assolve alla fondamentale funzione di occuparsi dell’addestramento necessario a convertire le capacità in competenze e la scuola è in stretto rapporto con l’economia. La diffusione dell’istruzione è spiegata dai funzionalisti con l’aumento della domanda di qualificazione tecnica da parte del sottosistema economico.

Le due ideologie alla base del funzionalismo degli scienziati sociali, l’istruzione come “strumento di progresso sociale”, come mezzo per aumentare la mobilità e l’uguaglianza sociale e l’istruzione come mezzo per favorire e accelerare lo

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sviluppo economico pur avendo origini diverse hanno in comune l’obiettivo di dare un rapido impulso allo sviluppo dell’istruzione.

Secondo la prima, diffondere l’istruzione significa favorire i giovani intellettualmente dotati, indipendentemente dalle condizioni economiche e sociali di origine. La seconda ideologia si rifaceva alla teoria del “capitale umano”, per la quale l’istruzione è una forma d’investimento produttivo. La teoria si sviluppa negli stati Uniti verso la fine degli anni ’50, nel periodo, cioè, in cui il Paese conosce una rapida ascesa economica. L’ideologia dell’istruzione come mezzo per favorire lo sviluppo economico trova piena espressione nel contesto in cui l’accesso all’istruzione è finalizzato all’acquisizione delle conoscenze necessarie ad aumentare la produttività sul lavoro e le remunerazioni future attese. Scultz,94 uno dei principali sostenitori della teoria, afferma che è lecito considerare l’istruzione di un individuo una forma di capitale perché diventa un servizio produttivo per l’economia. La teoria del capitale umano, dagli Stati Uniti esportata nel resto del mondo, ha esercitato una grande influenza sulla politica scolastica di molti governi. Anche i governi dei Paesi sottosviluppati si sono ispirati alla nuova teoria riconoscendo all’istruzione la funzione di leva del livello di benessere di ciascun paese.

Bernbaum95 osserva che se la scuola favorisce la mobilità sociale e lo sviluppo economico perché è in grado di convertire le capacità nelle competenze richieste dal mercato del lavoro, è necessario studiare i motivi che ostacolano l’accesso dei giovani “dotati” ai livelli culturali più elevati. Dai numerosi studi e ricerche effettuati dai sociologi dell’educazione inglesi e americani negli anni ’50 e ’60 in questo campo, emerge una correlazione positiva tra origine sociale e durata della carriera scolastica. La conclusione a cui si giunge, sulla base dei risultati di questi studi, è che in genere una grande quantità di capacità non veniva convertita in competenza (Floud, Halsey, Martin96; Douglas97).

94 Theodore W. Schultz, “Capital Formation by Education” in Journal of Political Economy, pp.

571-572; trad. It. “Istruzione e formazione del capitale”, in L’istruzione come investimento, a cura del CENSIS, Roma, 1960, pp. 106-121.

95 Gerald Bernaum, Knowledge and Ideology in the Sociology of Education, London, Macmillan

Press, 1977.

96

J. Floud, A. H. Halsey, F.M. Martin, Social Class and educational Opportunities, London, Heinemann, 1956.

97

James W. B. Douglas, The Home and the School; A Study of Ability and Attainment in the

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La teoria del funzionalismo, dunque, si ispira ad una concezione egualitaria della società. Le disuguaglianze delle opportunità educative sono considerate inaccettabili, sia nella prospettiva dell’equità sia nella prospettiva della produttività sociale. Una società che fonda il suo progresso sulle competenze deve utilizzare al meglio le potenzialità degli individui, senza spreco di capitale umano. L’uguaglianza è considerata funzionale al buon andamento della società e quindi gli interventi sulla politiche scolastiche dovrebbero mirare all’eliminazione degli ostacoli di natura socio-economica e culturale che impediscono lo sviluppo dei talenti.

L’ottimismo di questa impostazione è ridimensionato dai risultati delle ricerche che hanno rilevato l’insuccesso delle politiche educative incentrate sullo sviluppo dell’uguaglianza di opportunità. Già con la pubblicazione del Rapporto Coleman98 negli Stati Uniti, si comincia ad abbandonare l’interpretazione del successo scolastico alla luce del talento naturale. La nuova linea di ricerca si orienta verso lo studio della relazione tra origine sociale e probabilità di successo scolastico e si incentra sullo svantaggio culturale degli individui che appartengono ad ambienti sociali sfavoriti.

Dalle ricerche dei sociologi che cercano di spiegare la relazione tra la classe sociale di appartenenza della famiglia e il livello d’istruzione raggiunto dai figli, interessate ad individuare i fattori che ostacolano la mobilità sociale da una parte e la creazione di talenti dall’altra, emergono la “teoria della privazione culturale” e il programma “di educazione compensatrice”.