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Liceo classico Roma periferia: insegnante di Storia e

1.3. Le interviste agli insegnanti

1.3.2. Liceo classico Roma periferia: insegnante di Storia e

1. Ostacoli

Tra le principali cause di difficoltà nei primi due anni degli studi secondari, rientra una scelta superficiale da parte dei ragazzi e delle famiglie. Un orientamento reale potrebbe contribuire a ridurre il tasso di insuccesso.

Il secondo ostacolo, in ordine di importanza, è rappresentato dai modelli didattici che spesso si rivelano inadeguati ed obsoleti. Noi insegnanti siamo portati a proporre gli stessi modelli di apprendimento che hanno portato noi al raggiungimento dei nostri obiettivi. Dovremmo insegnare in una maniera che risulti intellettualmente più coinvolgente, cioè in modo più riflessivo e tenendo conto della diversità dei singoli alunni. E inoltre, per garantire a tutti una reale uguaglianza delle opportunità, ritengo sia fondamentale non abbassare i livelli qualitativi e le richieste. Esiste nella scuola un gruppo di lavoro impegnato nell’analisi del cambiamento del modo di avvicinarsi alla scuola da parte degli studenti. I ragazzi, nell’era in cui tutte le informazioni sono raggiungibili con un semplice click, considerano lo sforzo un danno da

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evitare, e non vedono più alcuna relazione tra sforzo e risultato. Noi insegnanti dovremmo tenere ben presente il cambiamento che coinvolge tutta la società e cercare di far appassionare i nostri studenti alle proposte culturali che siamo in grado di offrire, dando importanza non solo alla dimensione cognitiva ma anche a quella affettivo relazionale. Disarticolare l’attività didattica, facendo notare a ciascuno ogni piccolo miglioramento, stimolare in ciascuno il desiderio di raggiungere e superare un proprio traguardo rappresenterebbe una forte motivazione e consentirebbe di trovare la giusta determinazione per affrontare anche i compiti più difficili. Se manca un obiettivo da perseguire, o se questo è troppo lontano nel tempo, è facile per i ragazzi spostare l’impegno e l’interesse verso situazioni più gratificanti.

Nella nostra scuola, gli studenti che ottengono ottimi risultati scolastici, che vanno al’università e che riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro con successo sono prevalentemente coloro che hanno un retroterra familiare socio-economico e culturale elevato.

Di fatto, ci rendiamo conto che operiamo una selezione perché trascuriamo “il popolo degli studenti”, e cioè tutti coloro che rientrano nella fascia media dei risultati. Molte energie sono spese per il recupero degli alunni più deboli, che sono sempre una minoranza, attraverso corsi di recupero e “sportelli educativi”, e per gli studenti “eccellenti”, sempre una minoranza, attraverso proposte di progetti extra-curricolari. In questo modo, però, trascuriamo la maggior parte degli studenti che si attesta su risultati mediocri o sufficienti.

Noi insegnanti non abbiamo la “ricetta” giusta ma, forse, una maggiore attività laboratoriale integrata nell’attività didattica curricolare consentirebbe, in primo luogo, a noi stessi di uscire dall’automatismo anche intellettuale in cui spesso agiamo. Come dice Rousseau, dovremmo cercare di stare a due passi di distanza dai nostri allievi: se siamo troppo lontani da loro corriamo il rischio di perderli ma se ci “schiacciamo” su di loro rischiamo di non dargli niente. La giusta distanza ci consentirebbe di guidarli nel percorso di sviluppo delle loro potenzialità.

Infine, abbiamo registrato negli ultimi anni una crescente richiesta di nulla osta per trasferimenti in altre scuole. Circa il 9% degli studenti, in questo

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anno scolastico, ha cambiato scuola. Nella maggioranza dei casi gli studenti hanno scelto solo un istituto diverso e non un indirizzo di studi alternativo, perché ha dichiarato di non riuscire a vivere serenamente in un ambiente severo e selettivo. Ciò che colpisce è il fatto che non cambiano solo gli studenti in difficoltà, ma anche coloro che riportano ottime valutazioni. 2. Situazioni problematiche

Non abbiamo nella scuola situazioni di reale difficoltà create da manifestazioni di diversità che rendono difficile la convivenza. Gli studenti di origine non italiana presenti nella scuola si comportano esattamente come tutti gli altri.

3. Idea di scuola democratica

La scuola deve dare a tutti le stesse opportunità affinché ognuno possa far valere il proprio talento nella società.

Un’istruzione di base uguale per tutti garantisce la mobilità e la coesione sociale. La scuola, il luogo del dialogo fra le varie culture, è democratica solo se laica e pubblica. Se rimane chiusa in un confine ideologico o religioso non può dare vita al confronto. Il suo ruolo fondamentale è quello di compensare le disuguaglianze mettendo tutti nelle condizioni in cui ciascuno possa acquisire le competenze chiave per migliorare il proprio benessere individuale e quello della società.

4. Sono reali le opportunità di sviluppo per tutti?

Per rendere reali le stesse opportunità di sviluppo per tutti si dovrebbe, in primo luogo, abbandonare l’organizzazione oraria di tipo taylorista. Bisognerebbe adottare un modello più fluido e più flessibile, ma l’organizzazione va ripensata a partire da un’idea di scuola diversa.

5. Solidarismo o competizione?

A livello di proposizioni esplicite, in questa scuola si parla di solidarismo, ma nei fatti si mette in atto un sistema competitivo che coinvolge i ragazzi nell’attività didattica quotidiana e stimola la loro individualità.

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1.3.3. Liceo psico-pedagogico - Roma periferia: insegnante di Italiano e Latino

1. Ostacoli

Il fatto di avere scelto senza conoscere bene il percorso che li attendeva, costituisce per gli studenti uno dei frequenti motivi di insuccesso scolastico. Tuttavia, ancora più importante, sono la poco abitudine dei ragazzi ad usare la logica e la difficoltà ad impegnarsi nella costruzione del pensiero a costituire un vero ostacolo. I ragazzi arrivano al primo anno delle scuole superiori senza un patrimonio culturale di base e il divario tra ciò che noi chiediamo e quello che loro riescono a dare si rivela spesso incolmabile. In alcuni casi, classi intere arrivano al diploma senza riuscire ad acquisire le competenze di base.

Spesso i ragazzi non accettano lo sforzo sui libri, perché il messaggio che la società trasmette rispetto al legame tra impegno e risultati è diametralmente opposto a ciò che noi proponiamo. Per noi insegnanti, riuscire ad invertire la rotta è veramente un’impresa ardua. È troppo poco il tempo che trascorrono a scuola, perché il nostro lavoro possa condurre a vere trasformazioni di abitudini e disposizioni e il nostro modello costituire per i ragazzi un’alternativa apprezzabile rispetto al fascino che esercitano su di loro trasmissioni televisive come “Uomini e donne”.

Inoltre, i nostri studenti, che provengono da famiglie di ambiente socio- culturale ed economico medio basso, sono convinti che i loro sforzi e il loro impegno non bastano per avere successo nella vita e per intraprendere carriere molto diverse da quelle dei loro genitori, perché la società non accoglie i meritevoli.

Dal canto nostro, noi insegnanti non siamo sempre disponibili a realizzare percorsi individualizzati e in questo modo è più difficile mantenere alto l’interesse e la motivazione di tutti gli studenti.

2. Situazioni problematiche

In questa scuola ci sono molti alunni diversamente abili, ma sono ben inseriti anche grazie al contributo del personale specializzato nel sostegno. In sostanza quando la difficoltà è certificata, il sistema interviene, tutela e sostiene.

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Gli stranieri si inseriscono abbastanza facilmente e le difficoltà linguistiche sono nella maggioranza dei casi superate nel giro di un anno scolastico, anche attraverso di corsi di rinforzo linguistico.

La vera difficoltà consiste nel cercare le soluzioni alle difficoltà non dichiarate, non certificate.

Ad esempio, abbiamo molti studenti che, costretti a lavorare per sostenere le famiglie, scelgono di frequentare saltuariamente e non riescono a stare al passo con gli altri.

La diversità economica è difficile da gestire, e noi non siamo organizzati a livello di sistema per affrontare questo ostacolo.

La scuola dovrebbe essere aperta lungo tutto l’arco della giornata per offrire un’alternativa flessibile alla strada, ma questo non è sempre possibile perché manca la disponibilità degli insegnanti.

3. Idea di scuola democratica

Una scuola democratica è il luogo in cui le inclinazioni individuali possono trovare lo spazio e il modo per raggiungere il pieno sviluppo, indipendentemente dal tipo di scuola e dalla collocazione territoriale dei singoli istituti. In una scuola democratica i percorsi d’istruzione dovrebbero essere confrontabili e comparabili, non solo nella forma ma anche nella sostanza.

Certo, l’impatto delle caratteristiche sociali, culturali ed economiche degli ambienti di provenienza degli studenti è molto forte, ma il sistema scolastico e gli insegnanti in prima persona non dovrebbero adeguarsi alle differenze e alle difficoltà abbassando il livello della qualità del loro insegnamento. L’approccio all’insegnamento non dovrebbe essere vincolato all’indirizzo di studi, ma prefiggersi sempre obiettivi elevati per tutti. In un quartiere disagiato, inoltre, è ancora più forte l’esigenza di una scuola aperta, intesa non solo come luogo di studio o di attività facoltative extra- curricolari, ma come uno spazio libero a disposizione per attività di socializzazione. Uno spazio in cui i ragazzi possano anche trascorrere del tempo con gli adulti che possono offrire loro un modello positivo in una dimensione di vita quotidiana.

4. Sono reali le opportunità per tutti?

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L’organizzazione oraria più flessibile, una scuola aperta tutto il giorno e le classi strutturate per livelli potrebbero costituire un passo in avanti verso la realizzazione delle stesse opportunità per tutti. Il tempo scuola è troppo rigido e lascia poco spazio alla creatività e allo sviluppo delle inclinazioni individuali.

5. Solidarismo o competizione?

La competizione fra i ragazzi è forte, ma andrebbe utilizzata anche in modo positivo. Coinvolgere gli studenti in attività di gruppo spesso in evidenza competenze inimmaginabili da parte soprattutto di coloro che generalmente si mostrano disinteressati.